La Sicilia persi a vuci
e parrava cu le mani
ora pari un gran supranu
un tinuri addivintò.
A la mafia dici no!
e riformi dici si!
a li scoli dici si!
o travagghiu dici si!
a li dighi dici si!
A la mafia dici no!
a la guerra dici no! no! no!
La Sicilia persi i pedi
non puteva caminari
ora vola senza ali
ca li pedi li truvò.
A la mafia dici no!...
La Sicilia era signura
e faceva lavapiatti
ora i pugna stringi e batti
ca la testa la isò.
A la mafia dici no!...
La Sicilia era orba
caminava muru muru
ora vidi puro o scuru
e cu l'occhi fa un falò.
A la mafia dici no!...
La Sicilia era na vecchia
una prevula d'affanni
ora è giuvina a vint'anni
che la vita s'abbrazzò.
A la mafia dici no!...
La Sicilia era ‘nta cascia
avia datu l'arma a Diu
la Sicilia arrivisciu
vist’a morti e dissi no!
A la mafia dici no!
e riformi dici si!
a li scoli dici si!
o travagghiu dici si!
a li dighi dici si!
A la mafia dici no!
a la guerra dici no!
A la mafia dici no!
a la guerra dici no! no! no!
e parrava cu le mani
ora pari un gran supranu
un tinuri addivintò.
A la mafia dici no!
e riformi dici si!
a li scoli dici si!
o travagghiu dici si!
a li dighi dici si!
A la mafia dici no!
a la guerra dici no! no! no!
La Sicilia persi i pedi
non puteva caminari
ora vola senza ali
ca li pedi li truvò.
A la mafia dici no!...
La Sicilia era signura
e faceva lavapiatti
ora i pugna stringi e batti
ca la testa la isò.
A la mafia dici no!...
La Sicilia era orba
caminava muru muru
ora vidi puro o scuru
e cu l'occhi fa un falò.
A la mafia dici no!...
La Sicilia era na vecchia
una prevula d'affanni
ora è giuvina a vint'anni
che la vita s'abbrazzò.
A la mafia dici no!...
La Sicilia era ‘nta cascia
avia datu l'arma a Diu
la Sicilia arrivisciu
vist’a morti e dissi no!
A la mafia dici no!
e riformi dici si!
a li scoli dici si!
o travagghiu dici si!
a li dighi dici si!
A la mafia dici no!
a la guerra dici no!
A la mafia dici no!
a la guerra dici no! no! no!
inviata da Bernart Bartleby - 23/5/2016 - 21:47
Lingua: Italiano
Traduzione italiana tratta da Cultura siciliana, il sito curato da Nicolò La Perna.
LA SICILIA CAMMINA
La Sicilia ha perduto la voce
e parlava con le mani
ora sembra un gran soprano
un tenore diventò.
Alla mafia dice no!
alle riforme dice sì!
alle scuole dice sì!
al lavoro dice sì!
alle dighe dice sì!
Alla mafia dice no!
alla guerra dice no! no! no!
La Sicilia ha perduto i piedi
non poteva camminare
ora vola senza ali
perchè i piedi li trovò.
Alla mafia dice no!...
La Sicilia era signora
e faceva la lavapiatti
ora i pugni stringe e batte
perchè la testa alzò.
Alla mafia dice no!...
La Sicilia era cieca
camminava toccando il muro
ora vede pure al buio
e con gli occhi fa un falò.
Alla mafia dice no!...
La Sicilia era una vecchia
una persona lamentevole per gli affanni
ora è giovane a vent'anni
e la vita si abbracciò.
Alla mafia dice no!...
La Sicilia era in una cassa da morto
aveva dato l'anima a Dio
ma la Sicilia è rinata
vide la morte e disse no!
Alla mafia dice no!
alle riforme dice sì!
alle scuole dice sì!
al lavoro dice sì!
alle dighe dice sì!
Alla mafia dice no!
alla guerra dice no!
Alla mafia dice no!
alla guerra dice no! no! no!
La Sicilia ha perduto la voce
e parlava con le mani
ora sembra un gran soprano
un tenore diventò.
Alla mafia dice no!
alle riforme dice sì!
alle scuole dice sì!
al lavoro dice sì!
alle dighe dice sì!
Alla mafia dice no!
alla guerra dice no! no! no!
La Sicilia ha perduto i piedi
non poteva camminare
ora vola senza ali
perchè i piedi li trovò.
Alla mafia dice no!...
La Sicilia era signora
e faceva la lavapiatti
ora i pugni stringe e batte
perchè la testa alzò.
Alla mafia dice no!...
La Sicilia era cieca
camminava toccando il muro
ora vede pure al buio
e con gli occhi fa un falò.
Alla mafia dice no!...
La Sicilia era una vecchia
una persona lamentevole per gli affanni
ora è giovane a vent'anni
e la vita si abbracciò.
Alla mafia dice no!...
La Sicilia era in una cassa da morto
aveva dato l'anima a Dio
ma la Sicilia è rinata
vide la morte e disse no!
Alla mafia dice no!
alle riforme dice sì!
alle scuole dice sì!
al lavoro dice sì!
alle dighe dice sì!
Alla mafia dice no!
alla guerra dice no!
Alla mafia dice no!
alla guerra dice no! no! no!
inviata da Bernart Bartleby - 23/5/2016 - 21:48
Beh, questa la dedico a Giorgio il siciliano, collaboratore delle CCG per lungo tempo, sparito però un paio d'anni fa senza più dar notizia di sè, e ne ignoro il motivo...
Ciao Giorgio, un saluto (se per caso segui ancora).
Ciao Giorgio, un saluto (se per caso segui ancora).
Bernart Bartleby - 24/5/2016 - 15:50
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Parole di Ignazio Buttitta
Musica di Ignazio Buttitta e Lulli Madonia (?)
Cantano Ciccio Busacca e Lulli Madonia
Testo trovato su Cultura siciliana, il sito curato da Nicolò La Perna
Doveva trattarsi originariamente di un brano scritto per uno spettacolo di pupi portato più volte in scena tra la fine degli anni 50 e la metà dei 60 dal celebre puparo Antonino Mancuso, inventore di un teatro mobile montato sopra un camion, e da suo figlio Nino. La compagnia esiste ancora e si chiama “Carlo Magno”. Le prime rappresentazioni vedevano la presenza del cantastorie Vito Arcangelo, il quale oltre ai testi di Buttitta (questa “La Sicilia camina”, Li pirati a Palermu, “La cantata cuntra la mafia” e Lu trenu di lu suli), raccontava anche le storie del poeta dialettale seicentesco Pietru Fudduni.
Credo, mi pare di capire, che l’incisione di Busacca sia appena successiva a quel periodo, risalente con tutta probabilità alla fine degli anni 60. E nel marzo 1970 il brano finì nella colonna sonora di un evento memorabile, la prima (ed ultima) trasmissione della prima radio libera italiana, la Radio Libera di Partinico.
Il progetto era stato ideato da Danilo Dolci e da due suoi amici, Franco Alasia e Pino Lombardo, per protestare per l’abbandono del Belice dopo il terremoto del 1968 e denunciare il dirottamento degli aiuti di Stato nelle tasche di politici corrotti e mafiosi locali.
Nella più assoluta segretezza i tre allestirono una stazione trasmittente all’interno dei locali del “Centro studi ed iniziative” di cui Dolci era responsabile. Quando fu il momento - era il 25 marzo del 1970 - organizzarono una manifestazione che doveva servire da diversivo e per raccogliere la gente, si barricarono nell’edificio perchè l’inevitabile intervento delle forze dell’ordine fosse il più possibile ritardato, tirarono su l’antennone e cominciarono a trasmettere:
S O S
Qui parlano i poveri cristi della Sicilia occidentale, attraverso la radio della nuova resistenza.
S O S
S O S
Siciliani, italiani, uomini di tutto il mondo, ascolte: si sta compiendo un delitto, di enorme gravità, assurdo: si lascia spegnere un’intera popolazione.
La popolazione delle Valli del Belice, dello Jato e del Carboi, la popolazione della Sicilia occidentale non vuole morire.
Siciliani italiani, uomini di tutto il mondo, avvisate immediatamente i vostri amici, i vostri vicini: ascoltate la voce del povero cristo che non vuole morire, ascoltate la voce della gente che soffre assurdamente.
Siciliani italiani, uomini di tutto il mondo, non possiamo lasciar compiere questo delitto: le baracche non reggono, non si può vivere nelle baracche, non si vive di sole baracche. Lo Stato italiano ha sprecato miliardi in ricoveri affastellati fuori tempo, confusamente: ma a quest’ora tutta la zona poteva essere già ricostruita, con case vere, strade, scuole, ospedali.
Le mani capaci ci sono, ci sono gli uomini con la volontà di lavorare, ci sono le menti aperte a trasformare i lager della zona terremotata in una nuova città, viva nella campagna con i servizi necessari, per garantire una nuova vita.
Gli uomini di tutto il mondo protestino con noi: L’Italia, il settimo paese industriale del mondo, non è capace di garantire un tetto solido e una possibilità di vita ad una parte del proprio popolo.
Uomini di governo: lasciate spegnere bambini, donne, vecchi, una popolazione intera. Non sentite la vergogna a non garantire subito case, lavoro, scuole, nuove strutture sociali ed economiche a una popolazione che soffre assurdamente? Se si vuole, in pochi mesi una nuova città può esistere, civile, viva.
Chi lavora negli uffici: di burocrazia si può morire. I poveri cristi vanno a lavorare ogni giorno alle quattro del mattino. Occorrono dighe, rimboschimenti, case, scuole, industrie, strade, occorrono subito.
Questa è la radio della nuova resistenza: abbiamo il diritto di parlare e di farci sentire, abbiamo il dovere di farci sentire, dobbiamo essere ascoltati.
La voce di chi è più sofferente, la voce di chi è in pericolo, di chi sta per naufragare, deve essere intesa e raccolta attivamente, subito, da tutti.
S O S
S O S
Qui si sta morendo.
La nostra terra pur avendo grandi possibilità sta morendo abbandonata. La gente è costretta a fuggire, lasciando incolta la propria terra, è costretta ad essere sfruttata altrove.
S O S
S O S
Qui si sta morendo.
Si sta morendo perché si marcisce di chiacchiere a di ingiustizia. Galleggiano i parassiti, gli imbroglioni, gli intriganti, i parolai: intanto la povera gente si sfa.
S O S
S O S
Qui si sta morendo.
E’ la cultura di un popolo che sta morendo: una cultura che può dare un suo rilevante contributo al mondo. Non vogliamo che questa cultura muoia: non vogliamo la cultura dei parassiti, più o meno meccanizzati. Vogliamo che la cultura locale si sviluppi, si apra, si costruisca giorno per giorno sulla base della propria esperienza.
S O S
S O S
Qui si sta morendo.
Ciascuno che ascolta questa voce, avverta i propri amici, avverta tutti. La popolazione della Sicilia occidentale non vuole morire.
S O S
S O S
Facciamo appello all’ONU e a tutti gli organismi internazionali che hanno a cure la vita dell’uomo e lo sviluppo pacifico del mondo: premano sul governo italiano affinché sia costretto ad agire subito e bene.
S O S
S O S
Il mondo non può svilupparsi in vera pace finché una parte degli uomini è costretta alla disperazione.
S O S
S O S
Qui parlano i poveri cristi della Sicilia occidentale attraverso la radio della nuova resistenza.
S O S
S O S
Costituzione italiana, articolo 21:
"Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione".
Cosa significa "tutti"? Vi deve essere esclusa la gente che lavora più faticosamente? Vi deve essere esclusa la gente che più soffre?
Il diritto-dovere alla verità, da esigenza morale, diviene via via nella storia, riguardandola nelle sue linee essenziali pur tra contraddizioni, diritto-dovere anche in termini giuridici. Il diritto alla comunicazione, alla libertà di espressione, all’informazione, non vi è dubbio sia determinante allo sviluppo di una società democratica: deve essere garantito attraverso i moderni strumenti audiovisivi che il progresso scientifico e tecnologico ci mette a disposizione. Non possiamo non valerci, non episodicamente ma strutturalmente, di quanto ci viene garantito – sta a noi conquistarlo di fatto – dalla Carta dell’uomo alla Costituzione, alla parte più avanzata del Diritto internazionale e non.
Nelle attuali condizioni storiche italiane, se ha un senso preciso l’impegno affinché la radio – televisione sia affidata allo Stato , occorre:
ottenere precise garanzie affinché si possano esprimere attraverso questo strumento, monopolio dello Stato, le diverse posizioni culturali e politiche democratiche;
e soprattutto portare avanti la possibilità concreta, attraverso mezzi idonei, della comunicazione dell’attuale "basso": le voci dei lavoratori, di chi più soffre ed è in pericolo.
Una precisa conquista in questo senso non ha solo significato locale, può riuscire a produrre reazioni a catena.
S O S
S O S
Amici, organizzate gruppi di ascolto e diffusione nelle fabbriche, nelle università, nelle scuole, nelle piazze dei Comuni, nei Circoli culturali, nelle case del popolo, nelle cooperative, dovunque sia utile.
Chi vuole documentarsi esattamente, ci richieda documentazione.
Discutete l’iniziativa.
Documentate i giornali di ciascuna delle vostre iniziative.
S O S
S O S
Qui la voce della Sicilia che non vuole morire.
S O S
S O S
S O S
S O S
Questa lettera è stata trasmessa minuti fa al Capo dello Stato italiano, al Capo del Governo e al Ministero degli Interni.
La trasmissione era interamente registrata e fu riproposta più volte, nelle 27 ore prima dello sgombero. “La Sicilia camina” di Buttitta e alcune composizioni classiche di Alessandro Scarlatti furono la colonna sonora. L’appello sopra riportato - con tanto di SOS fatto con un flauto - era l’introduzione, letta da Danilo Dolci.