Attila József: Most a jövendő férfiakról szólok
GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCGLanguage: Hungarian
Ők lesznek az erő és szelidség,
Szétszaggatják a tudás vasálarcát,
Hogy az arcán meglássák a lelkét.
Megcsókolják a kenyeret, a tejet
S amely kezükkel simogatják gyermekük fejét,
Ugyanavval kifacsarják az érckövekből
A vasat és minden fémeket.
Városokat raknak a hegyekből,
Nyugodt és roppant tüdejük a vihart,
A fergeteget magába szívja
S megcsöndesülnek mind az óceánok.
Mindig várnak váratlan vendégre,
Az ő számára is teríttetnek
És megterítik a szívüket is.
Az Isten szerető öccsei ők.
Legyetek hasonlók hozzájuk,
Hogy kisgyerekeitek liliomlábaikkal
Ártatlanul mehessenek át
Az előttük álló vértengeren.
Szétszaggatják a tudás vasálarcát,
Hogy az arcán meglássák a lelkét.
Megcsókolják a kenyeret, a tejet
S amely kezükkel simogatják gyermekük fejét,
Ugyanavval kifacsarják az érckövekből
A vasat és minden fémeket.
Városokat raknak a hegyekből,
Nyugodt és roppant tüdejük a vihart,
A fergeteget magába szívja
S megcsöndesülnek mind az óceánok.
Mindig várnak váratlan vendégre,
Az ő számára is teríttetnek
És megterítik a szívüket is.
Az Isten szerető öccsei ők.
Legyetek hasonlók hozzájuk,
Hogy kisgyerekeitek liliomlábaikkal
Ártatlanul mehessenek át
Az előttük álló vértengeren.
Contributed by Bernart Bartleby - 2016/5/19 - 15:44
Language: Italian
Traduzione italiana da “Attila József. Poesie - 1922-1937”, Oscar Mondadori, 2002, a cura di Edith Bruck
GLI UOMINI DELL’AVVENIRE
Essi saranno la mitezza e la forza
Strapperanno la maschera di ferro
del sapere, perchè sul volto l'anima
si veda. Baceranno il pane, il latte:
carezzeranno il capo dei bambini
ed estrarranno con le stesse mani
ferro ed altri metalli dalle pietre.
Formeranno città dalle montagne
ed i loro polmoni quieti e immensi
assorbiranno tempeste, uragani;
si placherà ogni oceano. Saranno
sempre in attesa d’ospite imprevisto:
anche per lui prepareranno il desco
e gli apriranno il cuore.
Siate simili ad essi, perchè i vostri
piccoli, che han di giglio i piedi, il mare
di sangue che dinanzi a loro giace,
possano da innocenti attraversare.
Essi saranno la mitezza e la forza
Strapperanno la maschera di ferro
del sapere, perchè sul volto l'anima
si veda. Baceranno il pane, il latte:
carezzeranno il capo dei bambini
ed estrarranno con le stesse mani
ferro ed altri metalli dalle pietre.
Formeranno città dalle montagne
ed i loro polmoni quieti e immensi
assorbiranno tempeste, uragani;
si placherà ogni oceano. Saranno
sempre in attesa d’ospite imprevisto:
anche per lui prepareranno il desco
e gli apriranno il cuore.
Siate simili ad essi, perchè i vostri
piccoli, che han di giglio i piedi, il mare
di sangue che dinanzi a loro giace,
possano da innocenti attraversare.
Contributed by Bernart Bartleby - 2016/5/19 - 15:45
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Versi di Attila József (1905-1937), poeta ungherese.
Quarto movimento del poema intitolato “Tanítások”
Testo trovato in “József Attila, összes költeménye” (“Tutte le poesie”)
Qualche giorno fa ho visto un bellissimo film ungherese. S’intitola “Fehér isten”, ossia “Dio bianco” ma sul nostro mercato è uscito come “White God - Sinfonia per Hagen”. La regia è di Kornél Mundruczó. Il film ha vinto un prestigioso premio a Cannes nel 2014.
Hagen è un bellissimo cane “meticcio di strada”, un bastardo. La sua giovanissima padrona, Lili, suonatrice di tromba in un orchestra classica, lo adora. I suoi genitori sono separati, lei e il cane vivono con la madre. Quando questa deve partire per un congresso all’estero, bimba e cane vengono parcheggiati a casa dell’ostico e severissimo papà, un veterinario che lavora in un macello della città, che è poi Budapest.
Negli stessi giorni, il governo nazionale vara un decreto per cui possono essere solo più detenuti cani di razza ungherese. Per i possessori di “meticci di strada” scattano salatissime multe. I canili e le strade si riempiono di cani abbandonati. Il padre, al quale del cane importa poca, in uno scatto d’ira, lo abbandona lungo una trafficatissima strada.
A questo punto il regista comincia a seguire le vicende parallele di Lili, alla ricerca del suo cane e anche di sè stessa, e di Hagen, che si aggrega ad un branco di cani abbandonati e conosce tutta la brutalità del “Dio bianco”, l’uomo, tra accalappiacani e combattimenti clandestini. Hagen viene infatti acquistato da un addestratore di cani da combattimento, che vede subito in lui, che pure non è affatto un cagnaccio, una bestia speciale (“Tu hai ancora un cuore”, gli dice quando lo prende) e la addestra con ferocia all’odio e al sangue. Ma dopo il suo primo incontro, durante il quale uccide il suo possente rivale e poi però lo piange, Hagen riesce a fuggire, a liberare centinaia di cani dal canile e, postosi alla testa dell’enorme branco, a mettere in atto la sua vendetta, seminando morte e distruzione nella città, uccidendo deliberatamente tutti i suoi aguzzini, senza che le autorità riescano a fermare l’orda inferocita...
L’epilogo non si racconta mai e ve lo andate a vedere, se vi è venuta voglia.