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La beata

Lou Dalfin
Langue: occitan


Lou Dalfin

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[2016]

Album : Musica endemica

lou dalfin musica endemica 1

Il pezzo è La beata, che significa proprio la ghigliottina. La storia è vera, la gang imperversava a metà Ottocento e fu ghigliottinata nel 1868. Oggi si punta il dito contro nordafricani e zingari, considerati bacini di arruolamento per la bassa manovalanza criminale, ma allora quel ruolo nel Sud della Francia era spesso rivestito dai Piemontesi. Spesso erano ex soldati incapaci di reinserirsi nella società dopo le guerre. Erano dei poco di buono, ma rappresentavano a modo loro la natura posticcia dei confini tra Italia e Francia. Le nostre vallate sono un mondo unico, di qua e di là dallo spartiacque, per lingua, cultura, storia e musica.
Da questa pagina"
Es par ma vesto da festo
Per l’eslusi de moun coutel
Per na moustro d’or sal cor
I barbis e lou chapel
Per na danço boù na framo
Per lou troun de mou fusil
Per la tubo de ma sigalo
Que siou devengù bandit

Sem Piemounteis, souldats de Soulferin
Lou temp de guero
Per nous es pas fenit
Es nosto vito courage sang e vin
E camaradas bandits de grand chamin.

Sus las pistats tranças dai caris
Dal Countat de Niço a la Crau
Roudo na bando de lups
Que fai afre ai Prouvençau
Jausè Coda los coumando
Mans al siel e tut vai bin
Doui minutes de paour e parten
Al galop aboù l’argent

Amagats dins la garigo
Atendem per vous panar
Mentre que i vioulaires chanten
Nostas glorias si marchats
Piemounteis que gent sarvage
Soun na raso de gavot
Quora calen de la mountanho
L’es per carcanhar i barots

Dins lou siel freid de Marseiho
Pas de vòus nhanco de vols
An dreisat jò la beato
Plaço de Sebastopol
I an menats d’Ais de Prouvenço
Per murir esto matin
Jause Coda e I Piemounteis
An fenit lou siou chamin.

envoyé par adriana - 10/5/2016 - 09:36



Langue: italien

Versione italiana di Silvia

Premetto che alcune parole le ho tradotte "a naso": non è provenzale, non quello che conosco io quantomeno, quindi potrei essermi sbagliata.

Un'osservazione storica, invece: quella dei soldati di Solferino è una licenza di Berardo, che è un poeta: nulla infatti dimostra - almeno a quanto ne ho potuto sapere io - che Coda-Zabetta (Giuseppe Coda Zabetta, questo il nome completo del capobanda torinese) abbia combattuto a Solferino, 7 anni prima di essere ghigliottinato, senza contare che al momento della morte aveva 35 anni, cioè 29 all'epoca della battaglia di Solferino; un po' troppi, forse, per un soldato. I suoi due complici erano originari del torinese (forse canavesano), Antonio Quaranta e di Bari Felice Nardi.

Di sicuro c'è solo il massiccio afflusso di piemontesi nel Var durante la seconda metà dell'ottocento (ed oltre); emigravano per sfuggire alla miseria ed alcuni per sfuggire alla giustizia sabauda: dato che questi ultimi erano specializzati, per così dire, in attività criminali, verosimilmente continuavano in Francia la strada intrapresa in piemonte.

Quello dei soldati talmente provati dalla guerra da non saper praticare altro mestiere, anche in tempo di pace, è una favola romantica - almeno per quanto riguarda l'Italia e sicuramente per quanto riguarda le guerre risorgimentali. Altra cosa è la storia dei Black and Tan, corpo creato appositamente per reprimere l'indipendentismo irlandese dopo la prima guerra mondiale e composto - questo si - di reduci ormai talmente avvezzi ai massacri da non essere più in grado di reinserirsi normalmente nella vita civile.

Un'ultima nota a proposito dell'intervista a Berardo: che c'entra mail la TAV con le valli occitane? O qualcuno oserebbe dire che l'alta Val di Susa fa parte delle valli occitane?

Per quello che riguarda infine le notizie sull'esecuzione di Coda, Quaranta e Nardi, si veda qui e qui la cronaca della stessa.

Altre notizie sulla "banda dei piemontesi" si possono trovare qui
LA BEATA

E' per il mio vestito della festa
per rilucere del mio coltello
per un orologio d'oro sul cuore
i baffi ed il cappello
per il ballo con una donna
per lo scoppio del mio fucile
per il fumo del mio sigaro
che sono diventato bandito

[rit]
Siamo Piemontesi, soldati di Solferino
il tempo di guerra
per noi non è finito
è la nostra vita: coraggio, sangue e vino
e amici, banditi di strada.

Sulle piste tracciate dai carri
dal Comtat de Nice a La Crau
scorrazza una banda di lupi
che fa paura ai Provenzali
li comanda Giuseppe Coda
mani al cielo e tutto va bene
due minuti di paura e partono
al galoppo con i soldi

Nascosti nella garrigue
aspettiamo di ripulirvi
mentre i cantastorie [lett. i violinisti] cantano
le nostre glorie in giro per i mercati
Piemontesi, genti selvagge,
sono una razza di montanari
quando scendono dalle montagne
per tormentare i contadini

Nel cielo freddo di Marsiglia
né voci, né voli (?)
hanno già alzato la beata [la ghigliottina]
in Place de Sebastopol
Li hanno portati da Aix-en-Provence
per morire questa mattina
Giuseppe Coda e i piemontesi
hanno finito il loro cammino

envoyé par silvia - 10/6/2018 - 19:14


i viulaires non sono i violinisti ma i suonatori di ghironda (la viola in piemontese o lu violu in occitano.)

vol penso stia per volti (nè voci nè volti)

25/8/2018 - 22:25




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