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Syn marnotrawny

Jacek Kaczmarski
Langue: polonais


Jacek Kaczmarski

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[1991]
Parole di Jacek Kaczmarski (17 dicembre 1991)
Musica e canto di Przemysław Gintrowski
Al piano Zbigniew Łapiński
Dall'album "Wojna postu z karnawałem" uscito nel 1993. Presente anche sulla cassetta "Wojna postu z karnawałem vol.1" dello stesso anno.
Dal sito kaczmarski.art.pl


http://www.kaczmarski.art.pl/wp-conten...http://www.kaczmarski.art.pl/wp-conten...



Il "Trio" in Syn Marnotrawny: Jacek Kaczmarski alla chitarra, Przemysław Gintrowski al canto e Zbigniew Łapiński al piano


Il brano ispirato da due quadri.
"Venditore ambulante" di Hieronymus Bosch (1494 circa). Conosciuto anche con il titolo "Il figliol prodigo".

https://upload.wikimedia.org/wikipedia...


"Il ritorno del figliol prodigo" di Rembrandt Harmenszoon van Rijn (1668 circa).

https://upload.wikimedia.org/wikipedia...
Jestem młody, nie mam nic i mieć nie będę,
Wokół wszyscy na wyścigi się bogacą,
Są i tacy, którym płacą nie wiem za co,
Ale cieszą się szacunkiem i urzędem,
Bo czas możliwości wszelakich ostatnio nam nastał…

Mogę włóczyć się i żyć z czego popadnie,
Mogę okraść kantor, kościół czy przekupkę,
Żyć z nierządu albo doić chętną wdówkę,
Paradować syty i ubrany ładnie –
A chyłkiem, jak złodziej o zmroku wymykam się z miasta…

Mogłem uczyć się na księdza lub piekarza
(Duch i ciało zawsze potrzebują strawy),
Na wojaka mogłem iść i zażyć sławy,
Co wynosi i przyciąga – bo przeraża,
A młodość to ponoć przygoda, a wojsko to szkoła…

Mogłem włączyć się do bandy rzezimieszków,
Niepodzielnie rządzić lasem lub rozstajem,
Zostać mnichem i dalekie zwiedzać kraje
Rozgrzeszając niespokojne dusze z grzeszków,
A chyłkiem przez życie przemykam się i drżę, gdy ktoś woła…

Jestem młody, jestem nikim – będę nikim,
Na gościńcach zdarłem buty i kapotę.
Nie obchodzi mnie co będzie ze mną potem,
Tylko chciałbym gdzieś odpocząć od paniki,
Co goni mnie z miejsca na miejsce o głodzie i chłodzie…

Ludzie, których widzę – stoją do mnie tyłem:
Ten pod bramą leje, ów na pannę czeka,
Nawet pies znajomy na mój widok szczeka…
Sam się z życia nader sprawnie obrobiłem,
Więc chyłkiem powracam do domu o zmroku – jak złodziej.

Jakaś ciepła mnie otacza cisza wokół,
Padam z nóg i czuję ręce na ramionach,
Do nóg czyichś schylam głowę, jak pod topór.
Moje stopy poranione świecą w mroku,
Lecz panika – nie wiem skąd wiem – jest już dla mnie skończona.
Lecz panika – nie wiem skąd wiem – jest już dla mnie skończona.

envoyé par Krzysiek Wrona - 9/5/2016 - 02:10




Langue: italien

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
(con alcune correzioni di Krzysztof Wrona)
11/13 maggio 2016



Due parole del traduttore. Per farmi tradurre qualcosa dal polacco, ci vogliono notoriamente le binde. O meglio, ci vuole una canzone come questa, di quelle che fanno venire i bordoni. Eppure lo sapete che cos'è? Non è una „metafora”, è proprio la storia del figliol prodigo del Vangelo, ma il Vangelo a volte, come dire, è un po' vago. E' tutto incentrato sul ritorno del figliol prodigo a casa, dove verrà accolto a braccia aperte...ma non racconta molto bene, il Vangelo, quel che il figliol prodigo ha fatto e visto durante il suo vagabondare. Ce lo racconta Jacek Kaczmarski in questa canzone per la quale vorrei spendere l'appellativo di duramente straordinaria. Una canzone ispirata da due quadri, uno di Hieronymus Bosch e uno di Rembrandt, si pensi un po; ha un andamento che, almeno a me, ha ricordato quello di un grande film di Luis Buñuel, Nazarín. Solo che ho un altro sospetto: quello che questa canzone, del 1991, parli in qualche modo della Polonia dei primi anni dopo la fine del regime, quando era magari piena di giovani „figlioli prodighi” al „tempo di ogni possibilità”, di gente che si arricchiva così come di povertà spaventose... una Polonia che, come è noto, disilluse ben presto Jacek Kaczmarski, forse lui stesso „figliol prodigo” che se ne andò persino a vagare in Australia prima di morire prematuramente. Magari però mi sbaglio; e allora, in fondo, non lo so. So solo che, dal momento in cui l'ho ascoltata per la prima volta, tre giorni fa, mi sono deciso a tutta una serie di cose insolite. Tradurre dal polacco, innanzitutto. Tirare fuori il „Great Polish-English Dictionary” sepolto sotto una pila di libri, che per cavarlo di lì devo fare le piroette. Canticchiare sul tram in un polacco da fare pietà con la gente che mi guarda con aria interrogativa. E forse, anche, pensare, che quel „figliol prodigo”, quel vagabondo che sgattaiola come un ladro, lo sono anch'io. Solo che tornare da mio padre significherebbe andare dentro una tomba. La stessa dove si trova il figliol prodigo Kaczmarski, dinanzi al quale mi tolgo il cappello che non porto.
IL FIGLIOL PRODIGO

Sono giovane, non ho e non avrò mai nulla
Qua attorno, tutti fanno a gara ad arricchirsi
Ci son pure quelli che li pagano per non so per cosa,
Però godono di rispetto e autorità
Perché, alla fine, è sorto per noi il tempo di ogni possibilità...

Posso vagabondare e vivere di quel che capita,
Posso derubare un ufficio, una chiesa o un ambulante,
Vivere di puttane o andare con una vedova ben disposta,
Sfilare per le strade ben sazio e ben vestito
E di nascosto, come un ladro nella penombra, sgattaiolo via dalla città...

Potevo imparare a fare il prete o il panettiere
(Lo spirito e il corpo hanno sempre bisogno di nutrimento),
Potevo andare soldato e godermi la gloria,
Una cosa che esalta e attira, perché fa paura
E poi la gioventù, si dice, è un'avventura, e l'esercito è una scuola...

Potevo unirmi a una banda di teppisti,
Comandare in capo una foresta o un incrocio,
Farmi frate o esplorare paesi lontani
Assolvere anime inquiete e peccati
E sgattaiolo via per la vita, e tremo quando qualcuno chiama...

Sono giovane, sono niente – e non sarò niente,
Sulle strade ho consumato via le scarpe e il cappotto.
E in fondo non me ne importa di che cosa sarà di me,
Vorrei solo un posto dove avere tregua dal terrore
Che mi perseguita da un posto a un altro, di freddo e di fame...

Le persone che vedo mi voltano il culo: [1]
Chi piscia sul portone, chi si prende cura di una signorina... [2]
Persino un cane che conosco ringhia quando mi vede...
Ho fatto proprio presto a derubarmi da solo della vita...
E di soppiatto me ne torno a casa al tramonto, come un ladro.

Mi avvolge il silenzio, quasi fosse calore,
Sono stanco morto e sento le sue mani sulle spalle,
Ai piedi di qualcuno chino il capo come sotto la scure.
I miei piedi feriti risplendono nel buio,
E il terrore, non so come, per me è già finito,
E il terrore, non so come, per me è già finito.
[1] Qui viene descritto con precisione il quadro di Hieronymus Bosch.

[2] Lett. "Chi aspetta una signorina"; ma da quel che si vede nel quadro ho preferito rendere così.

13/5/2016 - 17:20




Langue: anglais

English translation by Riccardo Venturi
May 13, 2016 21:05

This splendid song, written 1991 by the Polish songwriter Jacek Kaczmarski and sung by Przemysław Gintrowski (who is the author of the music, too) accompanied on the piano by Zbigniew Łapiński, was inspired to its author by two pictures, The Pedlar (also known as The Prodigal Son) by Hieronymus Bosch (ca. 1494) and The Return of the Prodigal Son by Rembrandt van Rijn (ca. 1668).
THE PRODIGAL SON

I am young, I have nothing and will never have nothing,
All around here are competing to grow rich,
There are some who are paid I really don't know what for
But they are granted respect and power
And finally, the time of all possibilities has come for us...

I can rove and live on what I happen to find,
I can rob an office, a church or a pedlar,
Pimp on women or go with a willing widow,
Parade in the streets full up and elegantly dressed,
Stealing secretly away from the town like a thief in darkness.

I could learn to be a priest or a baker
(The spirit and the body alway need food),
I could join the army and enjoy my glory -
This thrills and attracts because it's frightening
And then, they say, youth is adventure and the army is a school...

I could join a street gang of hooligans,
Rule as a chief over a forest or a junction,
Become a monk or explore remote countries
Absolve unquiet souls and sinners
Stealing away from life, and trembling when someone calls me...

I am young, I am nothing and will never be nothing,
I've worn out my shoes and my coat on the road.
And then, I don't care about what's to become of me,
I'd like only someplace to rest from fear
That runs after me everywhere with cold and hunger...

The people I meet turn their back on me,
One's pissing on the gate, another's fondling a girl,
Even a dog I know growls when he sees me,
Well, it took me really short time to rob myself of life...
And I secretly come back home like a thief at sunset.

Now silence shrouds me and I feel somewhat warmer,
I am tired to death and feel his hands on my shoulders,
I bow my head at someone's feet as under the axe.
My wounded feet shine in the darkness,
And my fear is over, and I don't know why.
And my fear is over, and I don't know why.

13/5/2016 - 21:05


Ti ringrazio di cuore Rick, specialmente per la nota con la quale spieghi in maniera perfetta le circostanze in cui nacque quest'opera di Kaczmarski, l'ispirazione che ha tratto dalla situazione che si era creata nei primi anni 90' in Polonia, dove è ritornato dopo un lungo esilio.

È una canzone strana, quella di "Figiol prodigo", ripudiata dal suo autore, forse a causa del finale che non suona molto bene in polacco, ma cantata dopo spesso dal suo collaboratore Przemysław Gintrowski che ne ha composto la musica. Ecco, il finale. Lo hai reso bene, e come prevedevo, funziona meglio in italiano. Il motivo? Dire in polacco che "il panico è finito" non sia proprio il modo più felice per esprimersi correttamente, la parola "terror" ha invece da noi le connotazioni leggermente diverse.

Ti consiglierei soltanto tre correzioni che riguardano il senso del testo nelle rispettive strofe:
- il terzo verso della prima strofa - nel senso "Ci son pure quelli che VENGONO pagati non so per cosa";
- il quarto verso della sesta strofa - "Son proprio conciato perbene dalla vita..." nel senso "Mi sono spicciato bene nel derubarmi da solo dalla vita";
- il secondo verso dell'ultima strofa "Cado ai suoi piedi e sento le sue mani sulle spalle" nel senso di essere stanco morto; in polacco l'espressione "cadere dai piedi" significa essere sfinito, esaurito, morto dalla stanchezza.

E "dulcis in fondo", bisognerebbe correggere la mia svista nella parola "cassetta", perché non intendevo "la piccola casa :) MA SOPRATTUTTO: l'autore della musica e la persona che la cantava era Przemysław Gintrowski alla chitarra, Zbigniew Łapiński nel trio suonava il piano e cantava di rado, quasi mai direi :)

Un abbraccio
Krzysiek

Krzysiek - 13/5/2016 - 21:20


Oh, shit. Mi dispiace di non essere un po' più tempestivo :)

Krzysiek - 13/5/2016 - 21:34


Per Riccardo
E ti dico un'altra cosa. Noi due almeno siamo riusciti a tornare a casa... e rimanerci : |
Stammi bene e grazie ancora
Kris

k - 13/5/2016 - 21:41


E io ora mi metto (pant pant, puff puff) a fare tutte le correzioni ma prima devo raccontare una cosa pressoché incredibile appena successa. Due ore fa sono andato a mangiare una pizza alla pizzeria qui all'angolo, cento metri da casa. Mentre stavo per andarmene, è entrato un tipo trafelato perché la pizzeria stava per chiudere; ebbene, giuro, era Jacek Kaczmarski in persona. Uguale. Non è una "suggestione" perché sono stato due giorni a tradurre, era veramente identico a Jacek Kaczmarski. Sono rimasto basito e, per la cronaca, Jacek Kaczmarski ha ordinato una prosciutto e funghi e due birre...

Riccardo Venturi - 13/5/2016 - 23:28


càpita

k - 22/10/2021 - 06:41




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