Estoy muy solo y triste acá en este mundo abandonado [orig de mierda]
Tengo la idea la de irme al lugar que yo más quiera.
Me falta algo para ir pues caminando yo no puedo
Construiré una balsa y me iré a naufragar.
Tengo que conseguir mucha madera
Tengo que conseguir, de donde pueda.
Y cuando mi balsa esté lista partiré hacia la locura
Con mi balsa yo me iré a naufragar.
Tengo que conseguir mucha madera
Tengo que conseguir, de donde pueda.
Y cuando mi balsa esté lista partiré hacia la locura
Con mi balsa yo me iré a naufragar
Con mi balsa yo me iré a naufragar
A naufragar, a naufragar, a naufragar...
Tengo la idea la de irme al lugar que yo más quiera.
Me falta algo para ir pues caminando yo no puedo
Construiré una balsa y me iré a naufragar.
Tengo que conseguir mucha madera
Tengo que conseguir, de donde pueda.
Y cuando mi balsa esté lista partiré hacia la locura
Con mi balsa yo me iré a naufragar.
Tengo que conseguir mucha madera
Tengo que conseguir, de donde pueda.
Y cuando mi balsa esté lista partiré hacia la locura
Con mi balsa yo me iré a naufragar
Con mi balsa yo me iré a naufragar
A naufragar, a naufragar, a naufragar...
Contributed by Bernart Bartleby - 2016/3/20 - 23:06
Language: Italian
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
21 marzo 2016
21 marzo 2016
LA ZATTERA
Sto tutto solo e triste qui in questo mondo derelitto [orig. di merda]
Ho in mente di andarmene nel posto che più mi piacerà
Mi manca qualcosa per andarmene, a piedi certo non posso,
Costruirò una zattera e me ne andrò alla deriva.
Dovrò trovare molto legno,
Dovrò trovarlo dove potrò.
E quando la mia zattera sarà pronta partirò per la pazzia,
Con la mia zattera me ne andrò alla deriva.
Dovrò trovare molto legno,
Dovrò trovarlo dove potrò.
E quando la mia zattera sarà pronta partirò per la pazzia,
Con la mia zattera me ne andrò alla deriva
Con la mia zattera me ne andrò alla deriva
Alla deriva, alla deriva, alla deriva...
Sto tutto solo e triste qui in questo mondo derelitto [orig. di merda]
Ho in mente di andarmene nel posto che più mi piacerà
Mi manca qualcosa per andarmene, a piedi certo non posso,
Costruirò una zattera e me ne andrò alla deriva.
Dovrò trovare molto legno,
Dovrò trovarlo dove potrò.
E quando la mia zattera sarà pronta partirò per la pazzia,
Con la mia zattera me ne andrò alla deriva.
Dovrò trovare molto legno,
Dovrò trovarlo dove potrò.
E quando la mia zattera sarà pronta partirò per la pazzia,
Con la mia zattera me ne andrò alla deriva
Con la mia zattera me ne andrò alla deriva
Alla deriva, alla deriva, alla deriva...
Da notare che, almeno secondo la targa apposta dentro "La Perla del Once", che Tanguito doveva allora essere "Ramses VII" (Ramsete VII), faraone della XX dinastia di cui si sa molto poco; ma ne abbiamo una mummia.
Riccardo Venturi - 2016/3/21 - 16:46
Ramsés VII è lo pseudonimo con cui Tanguito pubblicò il suo primo 45 giri nel 1968, un fiasco.
Nel suo unico LP “Tango”, pubblicato postumo dalla Mandioca nel 1973, c’è un brano improvvisato, non sense ma geniale, in cui lui canta “Oh, me había olvidado que, que soy, yo soy Ramsés, Ramsés VII...”. S’intitola “La balada de Ramsés VII”.
In realtà gli pseudonimi di quel mattacchione di José Alberto Iglesias furono molti (es.wikipedia ne riporta altri, come Tangho, Susano Valdez, Dónovan el Protestón, Drago,...) ma quello con cui è passato alla storia è senza dubbio Tanguito...
Grazie, Ricardito, per tutte le traduzioni e le note. Muy obligado.
Nel suo unico LP “Tango”, pubblicato postumo dalla Mandioca nel 1973, c’è un brano improvvisato, non sense ma geniale, in cui lui canta “Oh, me había olvidado que, que soy, yo soy Ramsés, Ramsés VII...”. S’intitola “La balada de Ramsés VII”.
In realtà gli pseudonimi di quel mattacchione di José Alberto Iglesias furono molti (es.wikipedia ne riporta altri, come Tangho, Susano Valdez, Dónovan el Protestón, Drago,...) ma quello con cui è passato alla storia è senza dubbio Tanguito...
Grazie, Ricardito, per tutte le traduzioni e le note. Muy obligado.
Bernart Bartleby - 2016/3/21 - 20:55
Prego, Bernardito. Sai che quando vedo in giro León Gieco & co., io pianto tutto quel che sto facendo e mi metto a pigia' sui tasti, persino per scovare foto di vecchi amplificatori valvolari impolverati... Certo che questa canzone sembra davvero anticipare il destino di tutta la vita del Tanguito, è impressionante. Composta nel cesso...viene a mente il "gentile compromesso" del Giromini & co., che per poco non toccava assai gentilmente a me (quello di morire dentro al cesso, quando mi colse una certa cosetta il 21 settembre dell'Undici, così facevo pure io la "Perla del Once"). Salud!
Riccardo Venturi - 2016/3/21 - 21:29
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Scritta da José Alberto Iglesias, in arte Tanguito, e Litto Nebbia, membro fondatore de Los Gatos, gruppo precursore del rock argentino.
Il testo fu ispirato a Tanguito dall’ascolto de “La barca” del cantautore portoricano José Feliciano.
Del brano esistono due versioni originali, quella più “exitosa” de Los Gatos, esplosa come una bomba nel 1967, e quella più intima, improvvisata con la sola chitarra, che Tanguito registrò nel 1969 o 1970 e che fu pubblicata solo dopo la sua tragica morte (sopravvenuta dopo una tragica vita) nel 1973, nell’LP intitolato “Tango”.
All’inizio ho pensato di proporre questa canzone epocale, il primo grande successo del rock argentino, come Extra, solo per il fatto che è l’unico titolo citato da León Gieco nel suo poema narrativo “rap” Los Salieris de Charly. Ma già questo ne fa qualcosa di eccezionale, al di là del testo.
E poi ho ascoltato la bella versione di Tanguito e ho pensato alla sua vita e alla sua morte, alla persecuzione che subirono i giovani come lui, rockettari, cappelloni, inconformi, insubordinati, tossici, da parte di un regime militare clerico-fascista come quello del generale Onganía, assurto al potere con il solito golpe nel 1966, la dittatura che fu solo l’assaggio di quello che sarebbe poi accaduto tra il 1976 ed il 1982, quando 30.000 “tanguito” scomparvero nel nulla...
E ancora, in una sua intervista Litto Nebbia racconta quanta influenza aveva “La balsa”, ancora molti anni dopo, con riferimento alla guerra delle Falklands/Malvinas: “Un sobreviviente del crucero General Belgrano me contó que mientras escapaban del hundimiento del buque en la Guerra de Malvinas, iban a borde de una balsa cantando la canción para sobreponerse al frío y al difícil momento.”: i pochi marinai argentini sopravvissuti all’affondamento dell’incrociatore General Belgrano da parte di un sommergibile britannico il 30 aprile 1982 cantavano “La balsa” sulle scialuppe di salvataggio!
E così alla fine mi pare che questo monumento del rock argentino ci staia proprio bene tra le CCG/AWS... Mi permetto ancora di contribuire, come per le altre canzoni di Tanguito, la sua significativa biografia:
Tanguito è stato uno dei precursori del rock argentino, uno degli artisti cresciuti ad “asado” ed Elvis Presley che già nei primi anni 60 si esibivano a La Cueva, il mitico locale dei bassifondi portuali di Buenos Aires. A partire dal 1966 la polizia del dittatore di turno, il generale Onganía, dichiarò guerra alla “gioventù inconforme” ed hippies e rockettari erano le vittime preferite. La Cueva fu attaccata diverse volte finchè nel 1967 fu costretta a chiudere definitivamente. Ma Tanguito e compagni non si diedero per vinti: se la polizia chiudeva i loro spazi, loro sarebbero andati a cantare e a ballare nelle piazze. Fu proprio grazie ad una sua esibizione improvvisata in Plaza San Martín, in mezzo a centinaia di giovani, che Tanguito ebbe il suo momento di popolarità e pure un contratto televisivo ed uno discografico. Ma mentre gli si aprivano le porte di un ipotetico successo, Tanguito cominciò ad imbottirsi di droghe e di alcool e a vivere per strada, isolandosi o essendo allontanato dai vecchi compagni de La Cueva. Persone come Tanguito erano allora i soggetti ideali su cui i poliziotti potevano liberamente sfogare il proprio sadismo… Presero a perseguitarlo in ogni momento, e lui non fece che incoraggiarli, sempre sverso e molesto. Lo chiudevano in gattabuia un giorno sì e l’altro pure, lasciandolo senza assistenza durante le terribili crisi di astinenza. Poi lo assegnarono ad una nuova unità neuropsichiatrica dove fu sottoposto ad elettroshock e all’ancora più terribile shock insulinico che allora veniva ancora usato nella cura dei disturbi mentali. Dopo questo trattamento il cervello ed il corpo di Tanguito andarono definitivamente in pappa.
Nel 1972 fu internato nella sezione destinata ai criminali psicopatici.
Ma la mattina del 19 maggio 1972 Tanguito (o quel che ne restava) trovò la forza di fuggire…
Poco dopo il suo corpo fu trovato maciullato sotto le ruote di un treno alla stazione Palermo…
Della sua morte nemmeno una riga sui giornali…
Si disse che si suicidò, o che fu un incidente, ma alcuni testimoni riferirono che Tanguito era salito su di un treno e che un poliziotto l’aveva poi trascinato giù…
Naturalmente non ci fu nessuna inchiesta per la morte di un giovane rockettaro, matto, drogato e alcolista…