Female subservience
To impervious male dominance
Male subservience to the cuntries' defence
It's a mans world
So you'd better act like one!
God give me strength
Women suck my length
"Enemy" do you have the balls
To challenge my masculinity?
Just discard your sensitivity
And you'll play the part well.
Cunt-born some more
To be big and strong like daddy
Drill them to perpetuate
Into the ultimate form of stupidity.
To impervious male dominance
Male subservience to the cuntries' defence
It's a mans world
So you'd better act like one!
God give me strength
Women suck my length
"Enemy" do you have the balls
To challenge my masculinity?
Just discard your sensitivity
And you'll play the part well.
Cunt-born some more
To be big and strong like daddy
Drill them to perpetuate
Into the ultimate form of stupidity.
envoyé par Bernart Bartleby - 15/3/2016 - 15:05
Ho sempre trovato il manesco géims bràun un personaggio repellente da ogni punto di vista, al pari dello stuolo di suoi epigoni, ammiratori e "trattori di ispirazione", che con il trattore dovrebbero a mio avviso avere rapporti più diretti e fisici nel senso che sarebbero per loro auspicabili un presente ed un futuro da braccianti.
Questo non significa apprezzare per contrasto i suoi detrattori, qualsiasi cosa dicano o facciano.
Tra il 1986 e il 1993 circa è ucita la rivista HM - Heavy Metal, edita a Roma. Pubblicità di dischi in uscita e, soprattutto, recensioni di album e concerti. Nel format della rivista una recensione occupava una colonna, mi pare ci fossero tre colonne per pagina.
Per i Napalm Death ne bastò mezza: una delle più perentorie stroncature di cui abbia contezza. Solo in un altro caso, (mi pare per i Terrorizer) il recensore affermò che dopo il primo ascolto aveva scaraventato il disco "a descrivere un'elegante parabola" fuori da una finestra della propria abitazione.
NAPALM DEATH - From Enslavement To Obliteration (Earache)
Questo disco fa schifo in maniera completa ed irrimediabile. Dopo aver pubblicato un debut-album ("Scum" dell'anno scorso) che difinire immondizia e' limitativo, i quattro scadentissimi thrashcores britannici
sono riusciti a fare i questo "From Enslavement.." un prodotto ancora peggiore, che si candida di diritto - e con buone possibilita' di vittoria - come uno dei peggiori dischi rock di tutti i tempi.Ventidue brani pervasi da una vena compositiva idiota, sparati a velocita' assurde con una tecnica inesistente, cantati da un dilettante in perenne tonalita' "vomitata" sono i pilastri di un disco di cui vinile sarebbe stato utilizzato in maniera assai piu' proficua per la costruzione di giocattoli per bambini.I Napalm Death (insieme ad altri derelitti come Carcass ed Electro-Hippies) sono purtroppo uno dei simboli della rinascita del movimento hardcore (e prendiamo il termine con un'accezione molto larga...) in Gran Bretagna, e incarnano le estreme conseguenze di un'attitudine sbagliata nei riguardi di questo movimento: la velocita' nei brani e' un mezzo, non il fine ultimo a cui bisogna mirare; non serve a nulla comporre brani hyper-speed quando oltre alla velocita' non si ha nulla di altro da offrire. Il fatto che i Napalm Death possano vantare in patria un nutrito stuolo di sostenitori mi preoccupa non poco: se questa e' la futura direzione del thrash o dell'harcore torno volentieri a riascoltare i miei vecchi dischi dei Kiss, dei Blue Oyster Cult, dei Sex Pistols e dei New York Dolls, senz'altro superiori, e di molto, a questa m...a maldestramente camuffata. E per quanto si possa camuffare, il cattivo odore rimane sempre. (P.P.)
Questo non significa apprezzare per contrasto i suoi detrattori, qualsiasi cosa dicano o facciano.
Tra il 1986 e il 1993 circa è ucita la rivista HM - Heavy Metal, edita a Roma. Pubblicità di dischi in uscita e, soprattutto, recensioni di album e concerti. Nel format della rivista una recensione occupava una colonna, mi pare ci fossero tre colonne per pagina.
Per i Napalm Death ne bastò mezza: una delle più perentorie stroncature di cui abbia contezza. Solo in un altro caso, (mi pare per i Terrorizer) il recensore affermò che dopo il primo ascolto aveva scaraventato il disco "a descrivere un'elegante parabola" fuori da una finestra della propria abitazione.
NAPALM DEATH - From Enslavement To Obliteration (Earache)
Questo disco fa schifo in maniera completa ed irrimediabile. Dopo aver pubblicato un debut-album ("Scum" dell'anno scorso) che difinire immondizia e' limitativo, i quattro scadentissimi thrashcores britannici
sono riusciti a fare i questo "From Enslavement.." un prodotto ancora peggiore, che si candida di diritto - e con buone possibilita' di vittoria - come uno dei peggiori dischi rock di tutti i tempi.Ventidue brani pervasi da una vena compositiva idiota, sparati a velocita' assurde con una tecnica inesistente, cantati da un dilettante in perenne tonalita' "vomitata" sono i pilastri di un disco di cui vinile sarebbe stato utilizzato in maniera assai piu' proficua per la costruzione di giocattoli per bambini.I Napalm Death (insieme ad altri derelitti come Carcass ed Electro-Hippies) sono purtroppo uno dei simboli della rinascita del movimento hardcore (e prendiamo il termine con un'accezione molto larga...) in Gran Bretagna, e incarnano le estreme conseguenze di un'attitudine sbagliata nei riguardi di questo movimento: la velocita' nei brani e' un mezzo, non il fine ultimo a cui bisogna mirare; non serve a nulla comporre brani hyper-speed quando oltre alla velocita' non si ha nulla di altro da offrire. Il fatto che i Napalm Death possano vantare in patria un nutrito stuolo di sostenitori mi preoccupa non poco: se questa e' la futura direzione del thrash o dell'harcore torno volentieri a riascoltare i miei vecchi dischi dei Kiss, dei Blue Oyster Cult, dei Sex Pistols e dei New York Dolls, senz'altro superiori, e di molto, a questa m...a maldestramente camuffata. E per quanto si possa camuffare, il cattivo odore rimane sempre. (P.P.)
Io non sto con Oriana - 16/3/2016 - 10:16
Hai perfettamente ragione, InscO, ho contribuito il brano solo nel quadro delle reazioni ad un paio di famose canzoni machiste, ma avrei fatto bene a limitarmi a Neneh Cherry e Koko Taylor… Mi pento quasi sempre quando contribuisco brani heavy metal ed oltre, è musica che non sta nelle mie corde… A mia parziale discolpa posso solo dire che in genere mi trovo nella condizione di contribuire un testo senza poter ascoltare la canzone… Se avessi potuto farlo, in questo caso certamente mi sarei astenuto.
Quanto a James Brown, non sono invece d’accordo con te: l’essere umano sarà anche stato sgradevole ma l’artista era immenso… “Live at the Apollo” del 1962 è un disco che non smetterei mai di ascoltare...
Comunque prometto che d’ora in avanti lascerò perdere l’extreme metal, il grindcore, eccetera, non fanno proprio per me…
Saluti
Quanto a James Brown, non sono invece d’accordo con te: l’essere umano sarà anche stato sgradevole ma l’artista era immenso… “Live at the Apollo” del 1962 è un disco che non smetterei mai di ascoltare...
Comunque prometto che d’ora in avanti lascerò perdere l’extreme metal, il grindcore, eccetera, non fanno proprio per me…
Saluti
B.B. - 16/3/2016 - 11:45
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Nell’album intitolato “From Enslavement to Obliteration”
La più oltraggiosa e “grind” tra le canzoni – vedi Woman e I’m a Woman – che fanno riferimento alle famose ma sessiste “I’m a Man” di Bo Diddley e “It's a Man's Man's Man's World” di James Brown...