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Lampedusa

Acindeva
Langue: italien



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(2011)
lampedusa

Composto nell'autunno del 2011, nel momento in cui le placide notti mediterranee di Lampedusa venivano illuminate a giorno dai roghi dei migranti clandestini (allora poco più di un migliaio), il brano già presagiva il successivo divampare dell'incendio di fronte all'incapacità dei governi europei di affrontare la situazione se non lavandosene le mani e tornando a trincerarsi dietro le frontiere nazionali."Lampedusa" è ormai diventato un nome-simbolo di quelle esistenze effimere che si spengono ai margini della società, mercificate nelle strade o accatastate nelle carceri. Esistenze "in transito", svuotate e senza valore, che trovano la propria legittimazione di "esseri umani" nel pregiudizio e nell'odio alimentati da partiti politici o governi che cercano di deviare l'attenzione dell'opinione pubblica dalle proprie responsabilità e incapacità, rispolverando l'antico e ben rodato sistema del "capro espiatorio".
dal commento al video ufficiale
Luci troppo deboli
per illuminare,
fiamme troppo effimere
anche solo per bruciare margini.
Essere o esistere?
Il confine è il pregiudizio, è l'odio,
è l’unico diritto a vivere.

Non ci sono scuse
se ogni porta è chiusa,
non si spegnerà,
la notte sembra un’alba a Lampedusa.

A che serve Etica
se la libertà è carcere?
Meglio darsi al crimine
per tre pasti ed una cella sudicia.
Tanto è tutto un transito
come il rosso e il verde di un semaforo,
tanto il giallo è inutile
perché brucia in fretta.

Non ci sono scuse
se ogni porta è chiusa,
non si spegnerà,
la notte sembra un’alba a Lampedusa.

Corpi messi in vendita,
ma qual è il prezzo per un grammo d’anima?
Basta elemosina! Tanto brucia in fretta.

Non ci sono scuse
se ogni porta è chiusa,
non si spegnerà,
la notte sembra un’alba a Lampedusa.

14/3/2016 - 15:27




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