The grass is green what a beautiful thing
When the grass is green I feel like a king
The river is clear dear friend of mine
If the river is clear we can live without fear
I can’t hear the sound of my footsteps on the ground
Because there is no more rain, no more grass
I’m getting older, I don’t wanna be here
In the light through your fingers you see no dreams fulfilled
Because you’re sick the world got dark in the darkness it’s dying
I don’t wanna be here
Let’s save the world
Let’s save the world
The sky is clear dear friend of mine
When the sky is clear we can live without fear
When the grass is green I feel like a king
The river is clear dear friend of mine
If the river is clear we can live without fear
I can’t hear the sound of my footsteps on the ground
Because there is no more rain, no more grass
I’m getting older, I don’t wanna be here
In the light through your fingers you see no dreams fulfilled
Because you’re sick the world got dark in the darkness it’s dying
I don’t wanna be here
Let’s save the world
Let’s save the world
The sky is clear dear friend of mine
When the sky is clear we can live without fear
envoyé par dq82 - 29/2/2016 - 11:00
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The War Is Not Over
feat. Tony Levin
Mike 3rd, a soli sette mesi di distanza dal suo debutto come solista con In the woods, ricorda e celebra i caduti di tutte le guerre e lo fa con un album davvero particolare, non solo per la realizzazione ma anche per la struttura, grazie all’aiuto di un manipolo di musicisti di livello assoluto. Undici brani che si alternano a dieci intermezzi strumentali, definiti “march”, ovvero la realtà, nella sua crudezza “guerresca” che si avvicenda con il ricordo, il desiderio, le aspirazioni a che questi dipinti non trovino più paesaggi di morte dai quali trarre ispirazione, in uno schema che “si ispira ai celebri Quadri di un'esposizione di Mussorgsky e alle battaglie pacifiste di John Lennon e Yoko Ono”.
Raccontare la guerra non è mai operazione semplice: farlo attraverso la musica può risultare decisamente complesso e comunque necessita di molto spazio per riuscire ad esprimere tutta la gamma di sensazioni che un fatto così traumatico può trasmettere. The war is not over riesce a mantenere, lungo tutto il suo percorso una estrema delicatezza, quasi una sorta di rispetto verso un argomento così sensibile, e lo fa attraverso la dinamica dei brani. L’enfasi, quando necessaria, si esprime attraverso sonorità aspre e taglienti, la riflessione utilizza registri più lievi e melodici; le “marce”, dieci in tutto, sono lì a ricordare di cosa si parla, a segnare, a scandire come altrettanti paletti lo sviluppo della narrazione.
Ovviamente, considerando l’argomento, il parallelo con un album epocale quale The Wall viene quasi spontaneo, anche se in effetti, oltre ad alcuni punti di contatto musicali, ci sono in verità sostanziali differenze: laddove il lavoro di Waters risente, come ovvio, del coinvolgimento personale, quello di Mike 3rd risulta essere un lavoro più distaccato, più emozionale e meno emotivo, caratterizzato da una riverenza che toglie spazio al rimpianto ed allo struggimento personale. The war is not over risulta essere un album dalla grande dinamica e dai suoni davvero centrati, capace di alternare passaggi quasi psichedelici a vere e proprie “tirate” hard rock; si respira un’aria, come dire, “analogica” e non “digitale”, complice forse l’atmosfera vintage che la strumentazione utilizzata riesce a ricreare. Il cantato lascia spesso spazio a lunghi fraseggi strumentali in cui la chitarra, vera e propria protagonista del lavoro, assume quasi il ruolo di “voce” solista attraverso i numerosi timbri che riesce a proporre. Nel contempo va notato quanto la base strumentale sia ricca, nei suoni e nelle ritmiche, contribuendo ad arrangiamenti bilanciati ma ricchissimi di variazioni.
Se le atrocità della guerra immediatamente ispirano in tutti noi concetti come violenza, deflagrazione, distruzione, le sonorità che Mike 3rd sceglie per esprimere queste sensazioni sono l’esatto opposto: delicate, rarefatte e, soprattutto, estremamente raffinate. Innanzitutto ci troviamo di fronte a un album chitarristico: questo strumento è principe in tutti i costrutti armonici e melodici delle singole tracce e infonde in esse un'enorme gamma di colori. C’è un incedere quasi funky nella meravigliosa Night with a thousand furry animals, nella quale a un cantato intriso di blues fa da contraltare un arrangiamento per archi struggente e melanconico che ci porta sui territori del progressive rock. C’è invece davvero molto di pinkfloydiano nel cantato di In the twilight – Part I, che inevitabilmente spinge l’ascoltatore a un parallelismo: anche la band di Waters e Gilmour, infatti, aveva scritto un monumentale concept-album sugli orrori della guerra, anche se in quel caso la fonte di ispirazione non era la Prima ma la Seconda Guerra Mondiale (e in particolare la battaglia di Anzio, nella quale il bassista ancora bambino aveva perso il padre).
Semplicemente meravigliosa è Lost, a cavallo tra i languori dei francesi Air e le più recenti espressioni del neo-prog. A fare da trait-d’union tra i brani cantati, dieci intermezzi strumentali (intitolati March e numerati progressivamente), di lunghezza variabile ma mediamente brevi, affidati a intrecci di chitarre dal gusto molto post-rock (si potrebbe pensare a certi lavori di Jim O’ Rourke). Un’opera intensa, struggente, commovente, nella quale il polistrumentista veneto offre il meglio di sé, coadiuvato da un esercito di ospiti illustri: due nomi su tutti Tony Levin e Pat Mastellotto (e non hanno certo bisogno di ulteriori commenti!), ma anche Benny Greb, Iarin Munari, Alberto Stocco, Andrea Tombesi, Roberta Canzian, Filippo Galvanelli e Sofia Borgo. Straordinaria, infine, la limpidezza sonora offerta dalla produzione di Ronan Chris Murphy. Chi avrebbe mai immaginato che una tragedia come la 1a Guerra Mondiale potesse esse raccontata con tanta delicatezza? Un disco di gran classe e di inconsueta raffinatezza.
lisolachenoncera.it
distorsioni.net
Aggiungo un'ultima nota alle recensioni di distorsioni e L'Isolachenonc'era, edè prettamente grafica: copertina in B/N, scarna, che illustra una serie di lapidi, ricorda molto un cimitero militare, ma è un particolare che fa la differenza, che si raccorda più di ogni altra immagine al titolo, ed è qulla lapide in basso a destra che manca, come a dire "La guerra non è finita", ci saranno altre persone da seppellire...