ما عاد بدو .. هوية
ما عاد يعنيلو ..
إسمو الثلاثي و الجنسية
كل ال بدّو ياه .. و عم يفكر فيه
ما يموتوا رفقاتو ..
و أهلو و إخواتو يكونوا ب أمان
ما عاد يعنيلو ..
إسمو الثلاثي و الجنسية
كل ال بدّو ياه .. و عم يفكر فيه
ما يموتوا رفقاتو ..
و أهلو و إخواتو يكونوا ب أمان
envoyé par Bernart Bartleby - 16/2/2016 - 09:41
Langue: anglais
Traduzione inglese dei Khebez Dawle
DON’T WANT ANYMORE
He doesn't want an ID card anymore!
His full name, his nationality
Don't mean anything to him anymore!
All that he wants and thinks about
His people not dying one after the other.
And for his folks, brothers and sisters, to just stay safe.
He doesn't want an ID card anymore!
His full name, his nationality
Don't mean anything to him anymore!
All that he wants and thinks about
His people not dying one after the other.
And for his folks, brothers and sisters, to just stay safe.
envoyé par Bernart Bartleby - 16/2/2016 - 09:42
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[2014]
Scritta da Anas Maghrebi / أنس مغربي
Nell’album d’esordio eponimo di questa formazione di giovani siriani, tutti esuli dal loro paese in guerra.
Testo presente sul sito ufficiale del gruppo ma ripreso da Soundcloud
Nel 2011, all’inizio delle proteste di piazza contro il regime di Assad, Anas Maghrebi aveva già creato una sua band, gli “Ana” (“Io”). Il batterista, Rabia al-Ghazzi, uno che credeva molto nella “primavera” e che aveva partecipato attivamente a molte manifestazioni, un giorno fu seguito da alcuni uomini ed ucciso a sangue freddo, un’esecuzione. Il chitarrista fu chiamato sotto le armi e Anas fu costretto a chiudere col suo progetto, e smise anche di studiare e di lavorare. La Siria stessa, travolta dalla guerra, smise di poter fare qualsiasi cosa se non cercare di sopravvivere, o morire, o uccidere. Anas Maghrebi vide la morte in faccia in un paio di occasioni e fu allora che scrisse “عايش / Aayesh”, cioè sopravvissuto, ancora vivo - poi diventata la nona traccia dell’album.
Poi la fuga in Libano e lì la fondazione dei Khebez Dawle, letteralmente “Stato Pane”, un nome che credo abbia direttamente a che vedere con il testo di un’altra sua canzone, بتعمّر / Beta'ammer, laddove qualcuno chiede all’autore: “Che cosa è cambiato in te? Non ti basta più il pane e dormire?”. Risposta: “Non è il pane che tiene in vita un uomo e il sonno non lo sveglia. E’ solo un’anima libera che può costruire una casa.”
(fonte: intervista di Isabelle Niu ad Anas Maghrebi, pubblicata su Fusion)
Nel frattempo la band ha compiuto lo stesso tragitto di tanti rifugiati siriani, dal Libano alla Turchia alla Grecia alla Croazia, un viaggio appena un po’ più fortunato di quelli toccati a tanti altri loro conterranei... Oggi fanno base a Berlino e girano suonando per l’Europa.
Si legga “Una rock band porta in Europa la voce dei siriani”, di Naomi Larsson, The Guardian, Regno Unito, tradotto in italiano per Internazionale.