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Il precario

Valerio Mastandrea
Lingua: Italiano


Valerio Mastandrea

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2010
Parole Note
Parole Note

testo di Valerio Mastandrea
Io sono un precario e me ne vanto
Io c’ho er tempo libero
Me la suono e me la canto
Passo le ore a ragionare
Non faccio conti, non ho preoccupazioni
Io non vivo in funzione delle rotture di coglioni
Il sole nascere lo vedo tutti i giorni
E seduto al bar lo aiuto a tramontare
L’unica fatica è il videopoker, per il resto è tutto un osservare
La gente che cammina, che corre a lavorare
Migliore amico è il Tavor, un po’ l’auricolare
Chi ha bisogno di progettare
Chi si deve manifestare
Chi vuole comunicare
Io al massimo passo le ore a ragionare
Io sono un precario e sto da Dio, me ne vanto
Mi godo il tempo libero
Vivo sano e me la canto
Dal fabbisogno sto lontano
Nei sondaggi non presenzio
Sono invisibile, interinale
Non produco, non sporco
Non ho un massimale
L’assicurazione non m’ha mai cercato
Il canone non l’ho mai pagato
Non ho reddito, non vivo, non esisto
Che condizione mitica!
Non capisco chi la critica
Che male c’è a sopportare
Che danno fanno a non farmi lavorare
Io ho il privilegio di poter ragionare
Io c’ho il dono, c’ho il tempo per pensare
Al bancone sorseggio col padrone
Vedo quanto soffre, quanto si lamenta
La cena di lavoro lo tormenta
La moglie, l’amica, la cognata
Neanche un’ora libera per darsi un’abbronzata
Beh, io il sole non lo pago ce l’ho sempre in calendario
E co le donne c’ho lo sconto, se capisce, so precario
Non ho una posizione o meglio ce ne ho tante
Seduto, sdraiato, sdraiato e poi seduto, seduto e poi sdraiato
Ho il futuro a corto raggio
Quando c’è dura due mesi, si realizza in un istante
Altrochè tutta una vita, che attesa sfiancante
Io ho tanti sogni, in tanti cassettini
Li apro li socchiudo li tolgo li rimetto
Mica un unico grande sogno nel cassetto
Io poi so fortunato:
C’è chi ha studiato
C’è chi l’ha conosciuto il lavoro salariato
Io no, per carità
Io sono nato in cattività
Ho un dono di natura
Per me il posto fisso è sulla croce o è in questura
Interessi mille o se voglio nessuno
Niente orari per l’urbana resistenza
Niente mi riguarda in fatto di scadenza
In fatto di responsabilità
Non rendo a regole nè a modelli di qualità
Non m’entra in testa la flessibilità
L’ozio non è un vizio, ma un’opportunità
A quarant’anni ancora dormo da papa’
Pensionato, pessimo esempio di normalità
Qui l’unico normale sono io
Che faccio i conti solo cor pensiero mio

Non voto, non entro in merito
Ma contribuisco all’evoluzione del paese intero
Non sono razzista: amo er lavoro nero

La mia fede è la natura del giorno e delle cose
Il tempo per godere del cielo e di un bel thé
Dopo co.co.co. per me c’è co co dé
Da lontano guardo il libero mercato
Mietere dannati a tempo determinato
Distruggere la vita a colpi d’ambizione:
Farsi una posizione
Non è meglio godere di mancanza di potere
E il mio potere unico è quello di non fare
Quello di pregare il mio santo protettore
Anche lui lavora ad ore
E lo prego di lottare, per me che non mi va
Lo prego di strillare la parola libertà

San Precario esaltato e tanto invocato
Continua la tua lotta anche per me che io so sfiancato
Vegliami, usa la penna dove io ho usato la matita
Rendimi esente dalla leva della vita

La vita non la delego, la vita è solo mia
Allora perché ieri ho risposto all’agenzia?
Mi sembrava giusto non rifiutare
Ero stanco di pensare
Il tempo libero a volte è micidiale
Unico motivo questo della mia iscrizione interinale
Che intrusione brusca ed efficiente
Che ho fatto nel mondo della gente
L’impatto secco, duro:
Ferito il primo giorno di lavoro
E solo adesso che sto peggio
Caduto da un ponteggio
Solo ora che sto per salutare
Mi merito un consulto, un veloce esaminare
Solo ora capisco di che innocente sopportare
E’ stata piena la mia vita in cui potevo camminare
Il sogno a breve termine può essere malsano
Si avvera in un attimo, si avvera invano
Perché non lo scegli il cassetto che va aperto
E’ lui che sceglie te, se esisti nel deserto
Son precario e veramente tanto
Me la suono me la canto
A volte mi riascolto
Faccio fatica a credere di crederlo davvero
Ma è l’unico modo per essere sincero
L’unico motivo per cui restare acceso
E’ quello di gridare che non m’hanno mai preso
Mai preso la vita, la voglia, la rabbia
Il nome mio io non l’ho mai scritto sulla sabbia
E anche se valgo poco davanti a un chirurgo
E anche se domani sarò due righe su un quotidiano
Anche se non cammino più, già prima annavo piano
Anche se preoccupo un’azienda per il mio incidente
Non fa niente
Anche se ho sperato di stare in busta paga
L’ho sognato, l’ho pianto, l’ho implorato ad una maga
Anche se ho sonato, me so cantato tante stronzate
Non sono mai caduto vittima di una lavatrice a rate
Io ero precario quanto peso non valgo oro
L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro

inviata da dq82 - 13/1/2016 - 15:32


DQ, ti ho corretto il nome dell'autore: si chiama "Mastandrea", non "Mastrandrea". Salud!

Riccardo Venturi - 13/1/2016 - 17:48


E ti confesso che non è una svista, ma ignoranza, l'ho sempre, convintamente chiamato Mastrandrea

dq82 - 13/1/2016 - 19:06


Ma guarda che ti capisco: è successo pure a me. Forse per questo sono stato punito: una sera a Roma, mentre fuori da un teatro chiacchieravo con Ascanio Celestini, uno che passava per caso sul marciapiede mi è venuto addosso inavvertitamente buttandomi quasi per terra. Era Valerio Mast(r)andrea, pensa te. Però da allora ci sto attento e lo chiamo Mastandrea... :-P

Riccardo Venturi - 13/1/2016 - 19:10


E daje Valerio, quanno ce vole, ce vole!
Co' 'sto core!

Cri Cri - 14/1/2016 - 22:18


ascoltando il testo dal video, e' un po' diverso da quello riportato (versione preliminare?)

CCG Staff - 15/1/2016 - 10:34


Ma se je venuta così mentre cantava? Importante che Don dq 82 'a trovato er testo completo.
Saludissimi : )

Cri Cri - 15/1/2016 - 19:58


Se no, 'a arricchito il testo con i versi propria... non sacci. È Don Quichote che er solo che lo sa :)

Cri - 15/1/2016 - 22:46




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