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Celui qui a mal tourné

Georges Brassens
Langue: français


Georges Brassens

Liste des versions


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brasschat
[1957]
Parole e musica di Georges Brassens
Nel suo quinto album, comunemente identificato con il titolo della canzone d’apertura, “Oncle Archibald”

Oncle Archibald

E’ per via della fame e della miseria che un poveraccio è finito sulla strada del crimine e, dopo poco, in prigione. Tutti i “comuni mortali” avrebbero goduto a vederlo appeso sulla forca, per poi magari farsi dei bei pendagli portafortuna con la corda del cappio… Ma, dopo un secolo di galera, ecco che il nostro ha espiato la sua condanna e, ormai vecchio e malfermo sulle gambe, non può far altro che tornare sui suoi passi, nelle stesse strade dove ebbe inizio la sua disavventura terrena. E non si aspetta nulla, anzi, intimorito, occhi bassi, rasente ai muri, s’immagina che la gente lo scansi o lo prenda a calci… E invece, “Ehilà, sei tornato finalmente? Quasi non ti si aspettava più! Come stai?”… Il poveraccio, rinfrancato e commosso, scoppia in un pianto liberatorio… Nonostante tutto c’è ancora qualche essere umano a questo mondo!

Fin dal titolo chiarissimi echi di Gaston Couté e della sua “chanson d'un gâs qu'a mal tourné”, come non a caso fu intitolata la raccolta in 5 volumi delle sue opere complete.
Il y avait des temps et des temps
Que je ne m'étais pas servi de mes dents,
Que je ne mettais pas de vin dans mon eau
Ni de charbon dans mon fourneau.
Tous les croque-morts, silencieux,
Me dévoraient déjà des yeux:
Ma dernière heure allait sonner...
C'est alors que j'ai mal tourné.

N'y allant pas par quatre chemins,
J'estourbis en un tournemain,
En un coup de bûche excessif,
Un noctambule en or massif.
Les chats fourrés, quand ils l'ont su,
M'ont posé la patte dessus
Pour m'envoyer à la Santé
Me refaire une honnêteté.

Machin, Chose, Un tel, Une telle,
Tous ceux du commun des mortels
Furent d'avis que j'aurais dû
En bonne justice être pendu
A la lanterne et sur-le-champ.
Y se voyaient déjà partageant
Ma corde, en tout bien tout honneur,
En guise de porte-bonheur.

Au bout d'un siècle, on m'a jeté
A la porte de la Santé.
Comme je suis sentimental,
Je retourne au quartier natal,
Baissant le nez, rasant les murs,
Mal à l'aise sur mes fémurs,
M'attendant à voir les humains
Se détourner de mon chemin.

Y'en a un qui m'a dit: "Salut!
Te revoir, on n'y comptait plus..."
Y'en a un qui m'a demandé
Des nouvelles de ma santé.
Lors, j'ai vu qu'il restait encore
Du monde et du beau monde sur terre,
Et j'ai pleuré, le cul par terre,
Toutes les larmes de mon corps.

envoyé par Bernart Bartleby - 15/10/2015 - 13:49




Langue: italien

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
25 ottobre 2015


La canzone interpretata da Renaud. Ma l'ha interpretata, e in una versione molto bella, anche Maxime Le Forestier.
QUELLO CHE È FINITO MALE

Era ormai da tanto tempo
che non adoperavo i denti,
che non mettevo vino nella mia acqua
né carbone nel mio fornello.
Tutti i becchini, in silenzio
già mi divoravan cogli occhi:
stava per suonar la mia ultima ora,
ed è allora che son finito male.

Non pigliandola alla leggera
feci fuori in un batter d'occhio
con una randellata troppo forte
un nottambulo d'oro massiccio.
I giudici quando lo han saputo
mi han messo le grinfie addosso
per spedirmi in gattabuia
a rifarmi un'onestà.

Tizio, Caio, Sempronio e Sempronia,
insomma, tutti i comuni mortali,
ritennero che avrei dovuto
giustamente essere impiccato
a un lampione e seduta stante.
E si vedevan di già a spartirsi
la mia corda equamente e da amici
come fosse un amuleto.

Dopo un secolo, m'hanno sbattuto
fuori di galera, e siccome
io sono un sentimentale
me ne torno al quartiere natale.
A testa bassa, rasente ai muri,
e malfermo sulle gambe
aspettandomi di veder la gente
schivarmi per la strada.

Ce n'è uno che mi ha detto: "Salve!
Di rivederti, non ci si contava più..."
Ce n'è un altro che mi ha chiesto
notizie sulla mia salute.
Allora ho visto che ce n'era ancora
di gente, e di brava gente al mondo,
e ho pianto col culo per terra
tutte le lacrime che avevo dentro.

25/10/2015 - 22:41




Langue: russe

La versione russa di Aleksandr Avanesov
Русский перевод: Александр Аванесов

ТОТ, КТО СВЕРНУЛ С ПУТИ

Помню я совсем изнемог
Чуть подует - валился с ног
От среды до другой среды
Не водилось во рту еды
Гробовщики, чуя заказ
Измеряли меня на глаз
И собравшись в последний путь
Я решился с него свернуть.

Не ища извилистых троп
Дал ночному гуляке в лоб
Я поленом, не рассчитал
Толстосум сразу дуба дал
Местный жандарм, взявши мой след
Нацепил на меня браслет
И отправил навек в тюрьму
Чтоб я понял там, что к чему

Но приличной с виду толпе
Я уж виделся на столбе
Дескать, плачет по мне петля
Что не жалко веревки для
Шеи моей. Грезили вслух
Как, едва испущу я дух
Каждый сунет себе в карман
Часть веревки, как талисман

Ровно век прошел до звонка
Меня вышибли, дав пинка
Я с собою не совладал
И подался в родной квартал
Полуживой, прячась, как вор
Шел домой я, потупив взор
Так и ждал, что народ честной
Повернется ко мне спиной

Но один сказал мне: "Привет!
Не видали тебя сто лет"
А другой все мне руку жал
Говорил, что, мол, рад, не ждал
Знать, еще есть и не одна
Человеческая душа
Сел я наземь едва дыша
И все слезы излил до дна.

envoyé par Riccardo Venturi - 25/10/2015 - 22:50


Ricordo ancora la prima volta che sentii, alla radio, questa canzone di Brassens. Rimasi fulminata. E,senza sapere chi fosse, comprai tutta la collezione dei suoi dischi e armata di vocabolario, cominciai a tradurre. Così amai Brassens e il francese.Lo avevo studiato a scuola, con una prof. che non aveva voglia di insegnare e che ci faceva fare solo dettati-verbi e passava l'ora a correggerli. Ogni accento, un punto, ogni errore, altro punto. Quanti 2! Si può mai imparare una lingua così? t

23/10/2019 - 17:00




Langue: italien

Traduzione di Giuseppe Setaro (2004)
da Brassens in italiano

IL POVERO ASSASSINO

Era da tempo immemore che
Non avevo pane per me,
Non mettevo nell’acqua il vinello
Né il carbone nel mio fornello.
I beccamorti pregustavan la gioia
Di vedermi stender le cuoia:
Il mio momento era arrivato…
Ed allor mi son ribellato.

Non andando per il sottile
Accoppai con un badile
Un tizio fatto d’oro colato
Con un colpo ben assestato.
Per me la giustizia arrivò lesta,
E alla sentenza si fece festa:
Carcere a vita mi fu comminato,
Così la colpa avrei espiato.

Ma questo rese scontenti dei tali,
Molti dei comuni mortali,
Che avevano già sentenziato
Che dovevo essere impiccato.
Senza indugio, immantinente,
Si preparava, ‘sta brava gente,
A contendersi un pezzo di corda,
Da tenere come ricordo.

Dopo un secolo fui buttato
Fuori prigione, fui scarcerato.
Dato che sono un sentimentale,
Tornai al quartiere natale:
A testa bassa, rasente il muro,
Sulle mie gambe malsicuro,
Certo che sarei stato disprezzato,
E forse anche in faccia sputato.

Invece, uno mi ha salutato,
Poi un altro mi ha parlato,
E un altro ancora ha voluto
Chiedermi della mia salute.
Capii allora che, in fondo in fondo,
C’è tanta gente brava in questo mondo,
E versai, senza pudore,
tutto il pianto che avevo in cuore.

envoyé par Andy - 30/6/2023 - 12:05




Langue: italien

Traducanzone di Andrea Buriani

Era già ormai dalla notte dei tempi, che non mi servivo dei miei quattro denti,
che non bevevo del succo dell’uva, nè aggiungevo carbone alla stufa.
Tutti i becchini, che ho incontrato avean lo sguardo interessato:
già figuravan il mio funerale e son da allor finito male..

Tanto per non andare di fino ho fatto secco di primo mattino,
dandogli in testa un colpo assestato, un perdinotte d’oro colato.
Quando i gendarmi l’hanno Saputo in gattabuia mi hanno sbattuto
sol per rifarmi, marcendo colà, l’onesta perduta verginità.

Tizio, Caio, Sempronio e una tale, per dire, tutti i comuni mortali
avrebber di certo allora pensato: Sarebbe giusto vedermi impiccato
ad un lampione, così poi finito tra tutti quanti avrebber spartito
quel pezzo di corda che, come nessuna, avrebbe portato buona fortuna.

Passato un secolo m'hanno sbattuto fuori nel mondo e pagato il dovuto,
poichè io sono un sentimentale sono tornato al quartiere natale.
A testa bassa, rasento ai muri, treman le gambe, faccio scongiuri.
m’aspetto soltanto che quella gente mi scansi per strada, indifferente.

Invece un tale mi ha detto :"Buongiorno! Mi fa piacer rivederti qui intorno."
Un altro poi mi ha detto : “Ma dai! Ti vedo bene, or tu come stai ?”.
Mi sono accorto, soltanto allora che brava gente ce ne sta ancora.
Allora ho pianto, chissà perchè, tutte le lacrime che avevo in me.

7/11/2024 - 14:42




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