Ήλιος θα βγει
Μέσ' από τους κόρφους που στενάζουν.
Ήλιος θα βγει
Απ' τις φυλακές και τις χαράδρες.
Καθώς τα μυρμήγκια βγαίνουν
Απ' τα υπογεία τους κελιά.
Ήλιος τετράγωνος
Στόματα των κανονιών να τον σκοτώσουνε.
Τον σημαδεύουν στου φρυδιού του το δρεπάνι
Κι όλο σκοντάφτουν στο νταμάρι του.
Λεβέντες θα βγουν από τις δίπλες του πόνου μας
Λεβέντες με χοντρές παλάμες
Θα χαρακώσουν τους μοχλούς και τα βαριά μας όνειρα
Χαράζοντας στο κούτελο της μέρας·
Θέλουμε να ζήσουμε.
Βιολιά θα βγουν απ' τα τυραννισμένα στέρνα μας,
Βιολιών χορδές θα γίνουν τα συρματοπλέγματα.
Φλογέρες θα γίνουν τα κόκκαλα τα τρυπημένα
Και θα στηθεί χορός ανεβαστός.
Παντρεύουμε την αλήθεια
Παντρεύουμε τη γη
Την καταφρονεμένη, τη μονάκριβη.
Παντρεύουμε το γέλιο της,
Το γάλα της, τις φλέβες της,
Με τα παιδιά μας.
Είχε χαράξει
Όταν πήρανε την αδελφή μας Αθηνά
Για εκτέλεση.
Από βραδύς της δώσαμε κρυφά δυο πορτοκάλια
Μα δεν τα 'φαγε.
Τα φίλησε με τόση λατρεία
Σα να κρύβαν στο χυμό τους
Όλη την Άνοιξη
Όλα τα ζουμερά νιάτα της γης.
Κι ύστερα τα 'κρυψε στο στήθος της
Στου κελιού της την άκρη είχε ζαρώσει σα φοβισμένο σκυλί
Ο θάνατος.
Κι αυτή του φώναζε·
Έλα Τίγρη, Αράπη, Τζακ!
Ψάχνοντας να βρει
Το σκυλίσιο του τ'όνομα.
Έλα να σου δείξω τα χνάρια της αλήθειας.
Έλα να μυρίσεις τα πορτοκάλια
Που έχω μέσα στο στήθος μου.
Είχε χαράξει.
Με πέντε ριπές κάρφωσαν
Ένα μεγάλο στήθος χωρίς να προσέξουν
Τα πορτοκάλια που χρυσίζαν
Κι ο χυμός τους ανακατώθηκε με το αίμα
Και τα κουκούτσια τους
Βρήκανε γη τιμημένη
Και γιόμισε ο τόπος πορτοκαλιές
Να κόβεις να κόβεις να μησώνονται
Τη Πρώτη Συμφωνία.
Μέσ' από τους κόρφους που στενάζουν.
Ήλιος θα βγει
Απ' τις φυλακές και τις χαράδρες.
Καθώς τα μυρμήγκια βγαίνουν
Απ' τα υπογεία τους κελιά.
Ήλιος τετράγωνος
Στόματα των κανονιών να τον σκοτώσουνε.
Τον σημαδεύουν στου φρυδιού του το δρεπάνι
Κι όλο σκοντάφτουν στο νταμάρι του.
Λεβέντες θα βγουν από τις δίπλες του πόνου μας
Λεβέντες με χοντρές παλάμες
Θα χαρακώσουν τους μοχλούς και τα βαριά μας όνειρα
Χαράζοντας στο κούτελο της μέρας·
Θέλουμε να ζήσουμε.
Βιολιά θα βγουν απ' τα τυραννισμένα στέρνα μας,
Βιολιών χορδές θα γίνουν τα συρματοπλέγματα.
Φλογέρες θα γίνουν τα κόκκαλα τα τρυπημένα
Και θα στηθεί χορός ανεβαστός.
Παντρεύουμε την αλήθεια
Παντρεύουμε τη γη
Την καταφρονεμένη, τη μονάκριβη.
Παντρεύουμε το γέλιο της,
Το γάλα της, τις φλέβες της,
Με τα παιδιά μας.
Είχε χαράξει
Όταν πήρανε την αδελφή μας Αθηνά
Για εκτέλεση.
Από βραδύς της δώσαμε κρυφά δυο πορτοκάλια
Μα δεν τα 'φαγε.
Τα φίλησε με τόση λατρεία
Σα να κρύβαν στο χυμό τους
Όλη την Άνοιξη
Όλα τα ζουμερά νιάτα της γης.
Κι ύστερα τα 'κρυψε στο στήθος της
Στου κελιού της την άκρη είχε ζαρώσει σα φοβισμένο σκυλί
Ο θάνατος.
Κι αυτή του φώναζε·
Έλα Τίγρη, Αράπη, Τζακ!
Ψάχνοντας να βρει
Το σκυλίσιο του τ'όνομα.
Έλα να σου δείξω τα χνάρια της αλήθειας.
Έλα να μυρίσεις τα πορτοκάλια
Που έχω μέσα στο στήθος μου.
Είχε χαράξει.
Με πέντε ριπές κάρφωσαν
Ένα μεγάλο στήθος χωρίς να προσέξουν
Τα πορτοκάλια που χρυσίζαν
Κι ο χυμός τους ανακατώθηκε με το αίμα
Και τα κουκούτσια τους
Βρήκανε γη τιμημένη
Και γιόμισε ο τόπος πορτοκαλιές
Να κόβεις να κόβεις να μησώνονται
Τη Πρώτη Συμφωνία.
inviata da Riccardo Venturi - Ελληνικό Τμήμα των ΑΠΤ "Gian Piero Testa" - 23/8/2015 - 00:43
Lingua: Italiano
Traduzione integrale di Riccardo Venturi
Piacenza, 23 agosto 2015
Piacenza, 23 agosto 2015
NOSTRA SORELLA ATHINÀ
Sorgerà il sole
Dai petti che gemono.
Sorgerà il sole
Dalle prigioni e dai baratri.
Come escono le formiche
Dai cunicoli sotto terra.
Un sole tetragono
Non possono ammazzarlo bocche di cannoni.
Mirano alla sua arcata sopracciliare
Ma rimbalzano sulla pietra angolare.
Giovani arditi sorgeranno dalle pieghe del mio dolore,
Giovani dalle larghe palme.
Solleveranno come piume i nostri pesanti sogni
Incidendo sulla fronte del giorno:
Vogliamo vivere.
Usciranno violini dai nostri petti torturati,
In corde di violino si muteranno i fili spinati.
Diventeranno flauti le nostre ossa crivellate
E si farà un ballo sfrenato.
Sposiamo la verità
Sposiamo la terra,
Lei, disprezzata e unica amata.
Sposiamo il suo sorriso,
Il suo latte, le sue vene,
con i nostri figli.
Era già l'alba
Quando presero nostra sorella Athinà
E la portarono alla fucilazione.
La sera prima le avevamo dato, di nascosto, due arance;
Ma non le aveva mangiate.
Le aveva baciate come a venerarle,
Quasi nascondessero nel loro succo
Tutta la Primavera,
Tutta la polposa giovinezza della Terra.
Poi se le era nascoste in seno;
In un angolo della cella stava rannicchiata, come un cane spaventato,
La Morte.
E allora lei le gridò:
Vieni qua! Tigre, Kira, Jack!,
Cercando di indovinare
Il suo nome in cagnesco.
Vieni qua, ché ti mostro le tracce della Verità.
Vieni a annusare le arance
Che tengo in seno.
Era già l'alba.
Con cinque fucilate trafissero
Quel petto smisurato, senza curarsi
Delle arance che scoppiavano
Mentre il succo si mischiava al sangue
E i loro semi
Cadevano in una terra nobile
Che si riempiva di aranci
Fino a rigurgitarne, per onorare
La Prima Sinfonia.
Sorgerà il sole
Dai petti che gemono.
Sorgerà il sole
Dalle prigioni e dai baratri.
Come escono le formiche
Dai cunicoli sotto terra.
Un sole tetragono
Non possono ammazzarlo bocche di cannoni.
Mirano alla sua arcata sopracciliare
Ma rimbalzano sulla pietra angolare.
Giovani arditi sorgeranno dalle pieghe del mio dolore,
Giovani dalle larghe palme.
Solleveranno come piume i nostri pesanti sogni
Incidendo sulla fronte del giorno:
Vogliamo vivere.
Usciranno violini dai nostri petti torturati,
In corde di violino si muteranno i fili spinati.
Diventeranno flauti le nostre ossa crivellate
E si farà un ballo sfrenato.
Sposiamo la verità
Sposiamo la terra,
Lei, disprezzata e unica amata.
Sposiamo il suo sorriso,
Il suo latte, le sue vene,
con i nostri figli.
Era già l'alba
Quando presero nostra sorella Athinà
E la portarono alla fucilazione.
La sera prima le avevamo dato, di nascosto, due arance;
Ma non le aveva mangiate.
Le aveva baciate come a venerarle,
Quasi nascondessero nel loro succo
Tutta la Primavera,
Tutta la polposa giovinezza della Terra.
Poi se le era nascoste in seno;
In un angolo della cella stava rannicchiata, come un cane spaventato,
La Morte.
E allora lei le gridò:
Vieni qua! Tigre, Kira, Jack!,
Cercando di indovinare
Il suo nome in cagnesco.
Vieni qua, ché ti mostro le tracce della Verità.
Vieni a annusare le arance
Che tengo in seno.
Era già l'alba.
Con cinque fucilate trafissero
Quel petto smisurato, senza curarsi
Delle arance che scoppiavano
Mentre il succo si mischiava al sangue
E i loro semi
Cadevano in una terra nobile
Che si riempiva di aranci
Fino a rigurgitarne, per onorare
La Prima Sinfonia.
Segnalo il II movimento della Settima Sinfonia: "L'esecuzione di Athinà". 1983.
Vasiloukos - 8/9/2015 - 00:48
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(15/5/1968)
Poesia di Giorgos Foteinos [Giorgos Kouloukis] (1955)
Musica: Mikis Theodorakis
Vrachati, 1968
Στίχοι: Γιώργος Φωτεινός [Γιώργος Κουλούκης] (1955)
Μουσική: Μίκης Θεοδωράκης
Βραχάτη, 1968
Arance e Filo spinato
Nel maggio del 1968, Mikis Theodorakis si trova, sotto stretta sorveglianza dopo essere stato rilasciato una prima volta dal carcere della dittatura dei Colonnelli, nella sua casa di vacanze di Vrachati, presso Corinto. Per caso, ritrova in quella casa alcune lettere e ricordi di un suo compagno di prigionia di quasi vent'anni prima nel lager dell'isola di Makronissos, il maestro elementare Giorgos Kouloukis. Giorgos Kouloukis, nato a Nafplio nel 1924 e facente parte dell'EPON durante la guerra civile del 1945-48, era stato condannato a morte ma era riuscito a sfuggire all'esecuzione; sorte che non era toccata ad una sua collega e compagna di prigionia, la maestra Athinà Benekou, che nel 1947 era stata torturata e fucilata nel carcere sotterraneo di Megaros, a Tripolis. Kouloukis e Theodorakis si conobbero a Makronissos nel 1949; a volte, come ricorda Theodorakis nel suo “Diario del carcere”, erano insieme di corvée ed altre volte toccava invece loro il cosiddetto “lavoro di rieducazione”, che consisteva nel trasportare rotoli di filo spinato. Scrive Theodorakis: “Eravamo molto sporchi, con la barba di qualche settimana. Il vento del nord che soffia con violenza su quellì'isola falciava tutto sotto i nostri piedi. Ci tiravamo su il bavero, ci calavamo la visiera sulla fronte, sicché si vedevano soltanto i nostri occhi. Quando ci vedevamo, lasciavamo cadere i rotoli e ci gettavamo l'uno nelle braccia dell'altro.” Il 26 marzo 1949 Theodorakis fu trasferito con il primo gruppo che doveva subire le sevizie più atroci; fu in queste condizioni che compose mentalmente la sua Prima Sinfonia, eseguendone poi una prima versione nella tenda in cui si trovavano i comandanti della Resistenza (Serafis, capo dell'ELAS, Mandakas, Avgeropoulos e altri). “Come gli altri”; scrive ancora Theodorakis, “avevo diritto anch'io a una razione quotidiana di colpi sulla testa, ma invece di svanire dal mio spirito, le note della sinfonia prendevano via via sempre più forza.”
Nel 1955, la Prima Sinfonia fu eseguita dall'Orchestra Nazionale di Atene. Mikis Theodorakis si trovava allora a Parigi, mentre Giorgos Kouloukis aveva ripreso a fare il maestro elementare e si trovava in qualche sperduto villaggio della Grecia. Ebbe modo di sentire per caso la trasmissione della Sinfonia alla radio, e di getto, in un momento di emozione, scrisse la poesia Nostra sorella Athinà (con lo pseudonimo di “Giorgos Foteinos”, vale a dire "Luminoso"), legando la Sinfonia e le torture di Makronissos alla fucilazione della sua amica e collega Athinà Benekou; “una poesia ricolma di filo spinato e di aranci”, come la definì Theodorakis nel riceverla. Ritrovandola tra le sue carte di Vrachati in quel nuovo e drammatico momento della sua vita, Theodorakis volle come chiudere il cerchio; una poesia nata da ricordi tragici e dall'ascolto di una sinfonia fu quindi a sua volta musicata.
Giorgos Kouloukis continuò a fare il maestro e a scrivere poesie pubblicate qua e là; non molto si sa della sua vita ed è morto nell'aprile del 2003. La sua splendida poesia non è nemmeno facilmente reperibile in rete nel suo testo completo, e abbiamo dovuto trascriverla anzi di sana pianta dallo spartito completo della composizione di Theodorakis presente fortunatamente sul blog Παίξε, μπουζούκι, παίξε... Come sempre, ci assumiamo il gradito, ancorché non facile, compito di rimetterla in circolo con le sue parole e la sua musica, scritte in due diverse fasi dell'interminabile tragedia della storia greca moderna. Arance e filo spinato. [RV]