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Spilltur heimur

Óðmenn
Lingua: Islandese


Óðmenn

Lista delle versioni e commenti


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[1970]
Lag og ljóð: Jóhannes Jóhannesson
Testo e musica: Jóhannes Jóhannesson
Lyrics and music: Jóhannes Jóhannesson
Album: Spilltur heimur

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Islanda. Cos'è l'Islanda, in musica? Björk, i Sigur Rós, i Sugarcubes. Mettiamoci anche Emilíana Torrini, con quel suo nome che di islandese ha assai poco. Già se si comincia a virare verso Bubbi Morthens, inizieranno i primi interrogativi; figurarsi quando si va a scovare una band progressive fondata nel 1966. Nel 1966, in Italia, si credeva generalmente che l'Islanda fosse soltanto una grossa isola sperduta tra i ghiacci boreali, abitata perlopiù da orsi polari, trichechi ed altri misteriosi animali detti saghe . Nel 1966, invece, in Islanda (che si accingeva a festeggiare il 1100° anniversario della sua colonizzazione, avvenuta nell'anno 874), c'erano dei giovani musicisti che formavano band di musica progressive: gli Óðmenn.

La storia degli Óðmenn è raccontata fin nei dettagli dal loro fondatore e leader, Jóhannes Jóhannesson, in questa lunga intervista in inglese: la scena musicale islandese, seppure sconosciuta allora al resto del mondo, era vivace. Scrivevano e cantavano canzoni d'amore e di protesta, satiriche e contro la guerra; erano gli "uomini del canto", i "cantori". Questo significherebbe il loro nome in islandese, senonché con la lingua islandese bisogna fare sempre i conti. La parola islandese óð (imparentata anche col nome di Odino, o Wotan) indica anche la "divina follia", la "collera degli dei", che si esprimeva col canto: è un'antichissimo termine indoeuropeo imparentato anche col tedesco Wut "collera, ira" e col greco odes "canto sacro" (e con "aedo", il sacro cantore com'era Omero). Il nome del gruppo vorrebbe quindi dire qualcosa come "i cantori divinamente pazzi".

Nel 1970, gli Óðmenn incisero questo disco, che non si può nemmeno considerare un LP. E' un 45 contenente due brani, questo qui che presentiamo e una canzone d'amore, Komdu heim ("Vieni a casa"). Lo andarono a incidere agli Olympic Sound Studios di Londra, con George Chris come tecnico del suono e Derek Wordsworth come produttore. Uscì però presso una piccola casa discografica locale, la "SG Hljómplötur". Non finirà naturalmente qui, coi "Cantori divinamente pazzi"; nel frattempo, per cominciare, questo brano talmente famoso in Islanda da meritarsi un articolo apposito sulla Wikipedia islandese.

Probabilmente la prima canzone scritta da islandesi dove all'Islanda e alla sua società venivano rivolte delle accuse molto gravi, di egoismo e di menefreghismo. In un "mondo in rovina" dove la guerra, gli affari e la fame la fanno da padroni, gli islandesi si godono il loro piccolo mondo tranquillo, fanno quattrini e se ne fregano. Del resto, come si sa, gli islandesi non sopportano il sangue (sono una delle due nazioni al mondo -l'altra è la Costarica- che non hanno un esercito); ma, in fondo, tutto il mondo è paese e sarà meglio che ognuno guardi la propria coscienza, perché anche noi che diciamo queste cose non siamo in fondo diversi dagli altri...

Nel 1970, in Islanda, parole del genere erano forti assai. Ma testimoniavano anche che l'Islanda era tutt'altro che "fuori dal mondo", come del resto non lo è mai stata. E sarà bene quindi anche conoscere delle voci di protesta che sono del tutto contemporanee a quelle che, in quegli anni, si levavano in tutto il mondo. Anche in lingue parlate da trecentomila persone scarse. La lingua, in realtà, era la stessa di tutti.

Jóhannes Jóhannesson, che era generalmente l'autore dei testi, era il leader e il bassista del gruppo. C'erano poi il chitarrista Finnur Stefánsson e il percussionista Ólafur Garðarsson. [RV]
Við lifum öll í spilltum heimi, sem gefur engum grið,
þar sem samvizka er engin til og lítil von um frið,
þar sem tortryggni og sjálfselska sér eiga engin mörk,
þar sem janfrétti og bræðralag eru orð á hvítri örk.

Bisnessmenn þeir vilja stríð svo seljist þeirra vopn,
af þeirra völdum er heimurinn sem skíðlogandi ofn,
og saklaust fólk fyrir þeirra náð er myrt eða svelt í hel,
en hvaða máli skiptir það meðan okkur líður vel.

Við Íslendingar erum þjóð, sem þolir ekki blóð,
Látum hundraðkall í sjóð og teljum okkur góð,
og allar þjóðir eru eins, þær hugsa bara um sig,
og sömu sögu er hægt að segja bæði um þig og mig.

Því þetta er spilltur heimur, spilltur heimur,
Já, þetta er spilltur heimur, spilltur heimur.

inviata da Ríkarður V. Albertsson [Riccardo Venturi's Twin Brother from Iceland] - 19/7/2015 - 00:26




Lingua: Italiano

Traduzione italiana di Riccardo Venturi
19 luglio 2015

Gli Óðmenn nel 1970. Óðmenn árið 1970.
Gli Óðmenn nel 1970. Óðmenn árið 1970.
UN MONDO IN ROVINA

Viviamo tutti in un mondo in rovina, che non dà tregua a nessuno,
dove non esiste coscienza, e c'è poca speranza di pace,
dove la diffidenza e l'egoismo non hanno alcuno scopo,
dove uguaglianza e fratellanza sono solo parole vuote. [*]

Gli affaristi vogliono la guerra perché si vendano le loro armi,
per le loro violenze, il mondo è come una fornace ardente
e a causa loro la gente innocente è uccisa o affamata a morte,
ma a noialtri che c'importa, se a noi va tutto bene.

Noi islandesi siamo un popolo che non sopporta il sangue,
facciamo soldi a palate e ci riteniamo buoni,
e tutti i popoli sono uguali, pensano solo a sé,
e lo stesso si può dire anche di te e di me.

Perché questo è un mondo in rovina, un mondo in rovina,
sì, questo è un mondo in rovina, un mondo in rovina.
[*] lett.: "parole su un foglio bianco"

19/7/2015 - 01:47




Lingua: Inglese

English translation by Riccardo Venturi
July 19, 2015

Óðmenn.
Óðmenn.
What's Iceland, as far as music is concerned? Björk, Sigur Rós, the Sugarcubes. Well, let's also mention Emilíana Torrini, with her rather un-Icelandic name. If we turn, say, to Bubbi Morthens, we're quite sure many will start asking some questions; just fancy now an Icelandic progressive band formed in 1966. In 1966, and not only in Italy, it was common belief that Iceland was a huge, out-of-the-way island somewhere in the Arctic ocean, mostly populated by polar bears, walruses and other mysterious beasts called sagas. On the contrary, Iceland (that would soon celebrate the 1100th anniversary of its settlement, occurred in the year 874) was also populated by young musicians and progressive rock bands: Óðmenn.

Óðmenn's story is told in detail by its founder and leader, Jóhannes Jóhannesson, in this long interview in English: though mostly unknown to the rest of the world, the Icelandic musical scene was definitely vivid. Óðmenn wrote love, protest, satyrical and antiwar songs; they were "singing men" or, simply, "singers". This is the meaning of their Icelandic name, but one should always consider the nature of the Icelandic language. The Icelandic word óð (closely related to the German word Wut "wrath, rage" and to Greek odes "sacred song" -and also to aoidos, a "sacred singer" like Homer) also denotes the "divine madness" or the "gods' wrath" expressed by singing. So, the true meaning of the band's name is something like "the singers inspired by divine madness".

In 1970, Óðmenn cut this 2-track record including the song shown in this page and a love song, Komdu heim ("Come home"). The record, produced by Derek Wordsworth, was made in London's Olympic Sound Studios with George Chris as sound engineer, but was issued by a small Icelandic record company, "SG Hljómplötur". Our story with the "Divine Crazy Singers" has just begun; meanwhile, here's a song so well known in Iceland as to deserve a special is.wikipedia page.

It is probably one of the first songs ever written by Icelanders, where Iceland and its society are heavily criticized as a people wrapped up in its own selfishness and couldn't-care-less attitude. In a "decaying world" where war, business and hunger dominate, the Icelanders enjoy their small quiet world, make money and mind only their business. Well, it is well known that the Icelanders can't stand the blood and that Iceland is one of the two countries in the world with no army -the other one is Costa Rica; but, after all, it is the same the whole world over and we'd better looking inside our conscience because we aren't different from the others...

Such words were really strong in 1970 Iceland, but also witnessed that Iceland wasn't so "out of the way" as it never had been in its long history. So, it's definitely worth learning its protest songs coming from the same years when they were written and sung the world over and in all languages. Even in a language spoken by 300,000 people in a far-off island. As a matter of fact, the language was the same as for all youths in the world.

Jóhannes Jóhannesson was the band's bass guitarist and wrote most of the songs. Other members of the band were the guitarist Finnur Stefánsson and the drummer Ólafur Garðarsson. [RV]
A DECAYING WORLD

We all live in a decaying world giving nobody any respite,
where conscience is absent and there are few hopes for peace,
where suspect and selfishness have no purpose,
where equality and brotherhood are only empty words. [*]

The businessmen want war to sell their weapons,
due to their violence, the world's like a glowing furnace
because of them, innocent people are killed or starved out,
but why should we care about all this when everything goes well for us?

Well, we Icelanders cannot stand the blood,
we make piles of money and think we are so good,
but all peoples are the same, they care about themselves
it's the same old story, also with you and me.

Because this is a decaying world, a decaying world,
yes, this is a decaying world, a decaying world.
[*] lit. "words written on a blank sheet"

19/7/2015 - 11:27




Lingua: Finlandese

Traduzione finlandese / Finnish translation / Suomennos: Juha Rämö
RAPPION MAAILMA

Elämme kaikki rappion maailmassa, joka ei anna kenellekään armoa,
jolta omatunto puuttuu ja jossa rauhasta ei juuri ole toivoa,
jossa epäluulo ja itsekkyys ovat merkitystä vailla,
ja jossa tasa-arvo ja veljeys ovat vain tyhjiä sanoja

Liikemiehet haluavat myydä aseitaan,
heidän väkivaltansa takia maailma on kuin hehkuva pätsi,
ja heidän tähtensä syyttömät ihmiset kuolevat ja nääntyvät nälkään.
Mutta miksi me piittaisimme tästä kaikesta, kun meillä on kaikki hyvin?

Me islantilaiset olemme kansa, joka ei voi sietää verta.
Me teemme kasapäin rahaa ja uskomme olevamme hyviä.
Mutta kaikki kansat ovat samanlaisia ja välittävät vain itsestään,
nyt ja aina, niin sinä kuin minäkin.

Sillä tämä on rappion maailma, rappion maailma,
tämä on rappion maailma, rappion maailma.

inviata da Juha Rämö - 20/7/2015 - 09:54


Nota linguistica. Il testo è presentato nella cosiddetta "Grafia Z", vale a dire quella che, fino al 4 settembre 1973, prescriveva nella lingua islandese l'uso (per motivi storici) della lettera "z". Essendo però del tutto omofona di "s", la "z" fu abolita per decreto (è per questo che in molti testi di questa canzone, la parola "samvizka" (coscienza) è scritta "samviska". In realtà, poco dopo il decreto fu ritirato avendo provocato quasi una sollevazione: moltissimi continuano ancora, in Islanda, a usare la "z".

Ríkarður V. Albertsson [Riccardo Venturi's Twin Brother from Iceland] - 19/7/2015 - 02:15




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