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Il battello del Lago d'Iseo

Giorgio Cordini
Lingua: Italiano


Giorgio Cordini

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Giorgio Fantoni, iseano impegnato nella Resistenza, ci presentò nella primavera del 2011 due sopravvissuti alla strage del battello del 5 novembre 1944, quando sul lago d'Iseo calarono alcuni aerei inglesi e mitragliarono l'imbarcazione, uccidendo decine di persone. 41 i morti, 80 i feriti.
Luigi Foresti e Giovanni Archetti ci hanno raccontato la vicenda così come l'hanno vissuta, memoria lucida e particolari l'uno, già diciottenne calciatore in viaggio per una partita a Lovere, racconti riportati l'altro, all'epoca bimbo di tre anni, in braccio alla mamma, il cui viso sereno, "pensavo si sarebbe svegliata da un momento all'altro", è l'unico ricordo di prima mano. Indelebile.
Ci ha colpito la serenità, il senso di ineluttabile destino, di umile accettazione, che traspariva da tutti e due i racconti.
"Il battello del Lago d'Iseo" è per noi la canzone simbolo di tante uccisioni di civili, considerate "effetti collaterali" della guerra in cronache fredde, e del fuoco amico, alleato, che troppe volte ha colpito persone inermi.

Banale dire che la musica è fatta dai musicisti, eppure lo stile e la mano di ogni artista firma ogni singola battuta: così Ellade Bandini, con pochi tocchi del suo sapere, regala a questa storia una cadenza da brivido. Questa canzone è nata alcuni anni fa ed era stata già eseguita più di una volta dal vivo. Credevo ormai di averla assimilata e di avere le idee molto chiare su ogni dettaglio dell’arrangiamento. Ma ti assicuro che quando l’abbiamo suonata in studio e Ellade Bandini ha inventato quel tempo nel ritornello, sono rimasto sbalordito dalla sua capacità di immergersi nel pezzo dandogli una veste nuova, un colore inaspettato, aggiungendovi tutto il suo talento di grande maestro della batteria.
fingerpicking.net
E' una piccola storia la mia storia
è una storia così piccola la mia
dentro la grande storia
quella che fa le guerre
prende lo spazio
di un breve viaggio
questa storia
è un viaggio sull'acqua del mio lago
pochi metri per raggiungere l'altra riva
su brevi onde lucide di sole
prende solo il tempo di un pensiero
è il novembre del '44
un batter di ciglia sull'acqua
il tuffo di un pesce davanti a prua
poi l'aria posata sul lago
stretta nel cerchio delle montagne
si riempie del rombo oscuro di ali
che il mio tempo è un tempo di guerra

E questa guerra è una guerra grande
di quelle che fa la grande storia
che sulle mani alzate a salutare
fa mitraglia e sangue
e quasi ancora non ci si crede
di entrare anche noi nella grande storia
col nostro sangue senza nome
che si mescola all'acqua

E ci raggiunge la guerra prima dell'altra riva
si porta via il mio pallone di cuoio
strappa il figlio all'abbraccio di sua madre
ferma per sempre il viaggio di tanta gente
nessuna divisa di soldato tra i caduti
su quel battello ormai alla deriva
e nessuno a salutare il ritorno
degli aerei inglesi verso le montagne
poi le onde ritornano blu,
calme tra il legno e la riva
e il cielo le aiuta a lavare
il sacrificio di tanti innocenti

Ma come saprete dalla storia
non si è fatto buio sulla terra
da mezzogiorno alle tre quella domenica
e non è ancora giunto il tempo
di quando le piccole storie
avranno il fiato che basta
a cambiare la storia, la storia

E' una piccola storia la mia storia
è una storia così piccola la mia
dentro la grande storia
quella che fa le guerre
E' una storia da piccolo la mia
che quasi non riesco a raccontare
ma che non posso scordare
perché non si può scordare

inviata da dq82 - 23/6/2015 - 10:17




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