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Berceuse du « dormant »

Gaston Couté
Lingua: Francese


Lista delle versioni e commenti


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[1911]
Versi di Gaston Couté, pubblicati sul settimanale socialista ed antimilitarista “La Guerre Sociale” (numero dal 15 al 21 febbraio 1911), poi nel quarto volume de “L’Intégrale du Vent du Ch’min”, pubblicazione integrale in cinque volumi delle opere di Couté realizzata dalle edizioni “Le vent du ch'min” tra il 1976 ed il 1977 e riedita nel ‎‎2013 dalle edizioni “La Matière Noire”.
Sull’aria di “Le p'tit quinquin”, canzone in ch’ti (la lingua parlata nell'estremo nord della Francia, nel Nord-Pas-de-Calais e in Piccardia, nonché nell'ovest del Belgio francofono) scritta nel 1853 dal poeta Alexandre Desrousseaux.

Copertina del quarto volume de L’Intégrale du Vent du Ch’min

Il testo della canzone è introdotto come segue:

“Dans toute la région du Nord, les mamans pauvres ont l'habitude de confier leurs bébés à une soigneuse. Puis elles s'en vont gagner leur vie à la fabrique, à l'usine, dans les tissages.
La soigneuse a beaucoup d'enfants à garder. Pour ne pas être dérangée elle leur fait boire le « dormant » qui est une décoction de tête de pavot ! Le petit bébé gorgé d'opium... s'endort.”


Il frammento - tratto da un articolo di Marcel Sembat pubblicato su “Les Hommes du Jour”, settimanale libertario vissuto tra il 1908 ed il 1919 – ci racconta di quando il “Welfare” era molto lontano da venire. Se i papà non guadagnavano abbastanza – o non c’erano proprio, come spesso capitava – le mamme erano costrette al lavoro in fabbrica, e mica concedevano loro part-time, congedi e permessi! I bambini piccoli venivano affidati in massa a qualche vecchia balia che, incapace di assisterli e sfamarli tutti adeguatamente, li metteva semplicemente a nanna aiutandosi con biberon caricati a pozione oppiacea. Questo facevano le “soigneuses”.



Couté prende spunto da questa pratica per riflettere sul fatto che il popolo, i lavoratori, sono messi “a nanna” per la più parte della vita, mica solo da piccoli, per impedir loro di piangere, di reclamare una vita degna, di protestare contro la miseria che li affligge: prima i preti li imboniscono con la religione; poi la Patria li intorta con la retorica dell’onore e della gloria della bandiera; e alla prime elezioni saranno i “rappresentanti” eletti a tenerli calmi e buoni, e ben pagati per questo, “quinze mille francs par an”, almeno… Infatti, come abbiamo visto in On est en République di un altro Gaston, Gaston Montéhus, nel 1910 il presidente Fallières (quello che rifiutò di candidarsi alla rielezione commentando “Il posto non è male, ma non c’è da guadagnarci”) pose dei limiti ai compensi dei dirigenti pubblici e dei deputati, che comunque ‎continuarono a guadagnare decine di migliaia di franchi l’anno mentre i lavoratori venivano pagati ‎in “sous”, in ventesimi, arrivando a guadagnare tra i 15 e i 75 franchi al mese: cifre da capogiro!... ‎
Voyant pour l'usin' partir sa mère,
Le pauvr' ‘tit « quinquin » abandonné,
Dans ses langes gris de la Misère
S'débat en gueulant comme un damné !
Alors la vieille « soigneuse »,
En manière de berceuse
Grogn' tout en faisant
Téter sa drogue à c't'innocent !

Tiens, vlà du « dormant »
Ch'tit garnement
Qui gueul' tout l'temps...
Tu ne gueul'ras plus
Lorsque tu l'auras bu !

Voyant les richess's qui sont sur terre,
L'« gosse au dormant » ayant grandi,
Devant l'injustic' de sa misère
Commence à r'sauter comme un maudit :
Alors, arrive le Prêtre
Qui sert au malheureux être
Une décoction
De tous les pavots d’la R'ligion...

Tiens, vlà du « dormant »
Ch'tit garnement
Qui gueul' tout l'temps...
Tu ne gueul'ras plus
Lorsque tu l'auras bu !

A vingt ans, n'ayant rien su' la terre,
Qu'est-c'qu'il irait faire au régiment ?
Se battr' contr' des frèr's de misère :
Ça ne lui sourit aucunement !
Mais on l'saoûl' comme un' bourrique
De sottis's patriotiques !
Nom de dieu, qu'c'est beau
La gloire et l'honneur du drapeau !

Tiens, vlà du « dormant »
Ch'tit garnement
Qui gueul' tout l'temps...
Tu ne gueul'ras plus
Lorsque tu l'auras bu !

Plus tard, sombre esclav', noir prolétaire,
Sentant en son cœur l'orag' monter,
A bout d'injustice, à bout d'misère,
Il est sur le point de s'révolter ;
Pour le fair' tenir tranquille
Son député, brave « quinz'-mille »
A coups d'boniments
Vient lui foutre encor du « dormant »

Tiens, vlà du « dormant »
Ch'tit garnement
Qui gueul' tout l'temps...
Tu ne gueul'ras plus
Lorsque tu l'auras bu !

inviata da Bernart Bartleby - 12/6/2015 - 11:18



Lingua: Italiano

Traduzione italiana / Traduction italienne / Italian translation / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 26-02-2020 16:58
NINNANANNA DELL' "ADDORMENTABIMBI"

Quando vede sua madre andare in fabbrica,
il povero piccolo abbandonato [1]
nelle sue fasce grigie di miseria
si agita strillando come un dannato!
Allora la vecchia baliasciutta
a mo' di ninananna
grugnisce facendo poppare
la sua droga a quell'innocente !

Ecco, piglia 'sto addormentabimbi,
mia piccola peste
che strilli sempre...
Quando l'avrai bevuto
non strillerai più !

Quando vede le ricchezze che stanno sulla terra
il “bimbo addormentato”, oramai cresciuto,
di fronte all'ingiusta sua miseria
comincia a incazzarsi come una jena:
allora arriva il prete
che serve allo sventurato
un decotto fatto
con tutto l'oppio della religione... [2]

Ecco, piglia 'sto addormentabimbi,
mia piccola peste
che strilli sempre...
Quando l'avrai bevuto
non strillerai più !

A vent'anni, visto che non ha niente di niente,
che ci dovrebbe andare a fare, nel reggimento?
A battersi contro fratelli nella miseria,
proprio non gli va giù per il gozzo !
Ma lo si imbriaca come una scimmia
di stronzate patriottiche !
Madonnarbùio, come son belli
la gloria e l'onore della bandiera !

Ecco, piglia 'sto addormentabimbi,
mia piccola peste
che strilli sempre...
Quando l'avrai bevuto
non strillerai più !

E dopo, cupo schiavo, proletario tetro,
nel cuore sentendosi salir la buriana,
stanco d'ingiustizia, stanco di miseria,
è sul punto di ribellarsi ;
ma, per tenerlo buono buono,
il suo deputato, un bel “15.000 franchi”,
a forza d'imbonirlo
gli ammannisce ancora l'addormentabimbi...


Ecco, piglia 'sto addormentabimbi,
mia piccola peste
che strilli sempre...
Quando l'avrai bevuto
non strillerai più !
[1] Quinquin è una delle parole-simbolo dello ch'ti (o ch'timi), il dialetto piccardo del Nord-Pas de Calais. Poiché da quelle parti ho vissuto per un po' di tempo, e proprio al tempo in cui questo sito nasceva, non sfuggirete alla classica venturata etimologica. Come c'è da aspettarsi in quelle plaghe di frontiera linguistica, il termine quinquin è di origine fiamminga (neerlandese). Si tratta appunto del fiammingo kenken, a sua volta derivato da kindeken, diminutivo di kind “bambino”. In tutto e per tutto corrisponderebbe al tedesco Kindchen, insomma. Nella traduzione non l'ho tradotto: basta gia “piccino”.

[2] Nell'originale sarebbe: “un decotto fatto coi papaveri della religione”. Ovvio che resistere alla tentazione della “religione oppio dei popoli” era impossibile. Infatti non ho resistito. Zio Carletto non aveva certo torto!

26/2/2020 - 16:58




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