Lingua   

Ballade n° 1 en Sol Mineur, opus 23

Fryderyk Chopin
Lingua: Strumentale


Fryderyk Chopin

Lista delle versioni e commenti


Ti può interessare anche...

O welche Lust
(Ludwig van Beethoven)
Tabula rasa
(Arvo Pärt)
Train de vie
(Goran Bregović / Горан Бреговић)


[1835/36]

opus23


Composta nel 1835/36 da Fryderyk Chopin a Parigi, la Ballata n° 1 in Sol Minore opus 23 è la prima delle sue quattro ballate per pianoforte solo. Dedicata à monsieur le baron de Stockhausen, la ballata -secondo quanto dichiarato dallo stesso Chopin- gli fu ispirata, come le altre tre, dall'opera del poeta Adam Mickiewicz, su particolare suggestione del Konrad Wallenrod. Il pezzo (considerato tra i più difficili come esecuzione dell'intera opera chopiniana) è costruito da due temi centrali, il primo introdotto nella settima battuta dopo la breve introduzione, e il secondo nella battuta 69. Entrambi i temi si ripresentano in diverse forme. La ballata è nel tempo composto di 6/4 ad eccezione dell'introduzione (in 4/4) e della coda (in 2/2). Sezioni del brano sono tecnicamente impegnative, e la sua complessa struttura combina idee dalla forme della sonata e della variazione.

La presenza della ballata chopiniana in una raccolta di canzoni e brani musicali contro la guerra è legata però indissolubilmente a un celebre film: Il pianista (The Pianist), diretto nel 2002 da Roman Polański. Il brano di Chopin è suonato dal protagonista in una indimenticabile scena, che qui viene riprodotta (assieme al film completo, seppure a mezzo schermo e con doppiaggio in lingua spagnola, l'unica disponibile).



Il film Il pianista, che ottenne nel 2003 tre premi Oscar (per la migliore regia a Roman Polański, per il miglior attore protagonista a Adrien Brody e per la migliore sceneggiatura non originale a Ronald Harwood), fu presentato in prima visione al Festival di Cannes il 24 maggio 2002, ma la prima vera e propria avvenne a Varsavia il 6 settembre del medesimo anno. Si basa sul racconto di quanto vissuto dal pianista ebreo polacco Władysław Szpilman (nato a Sosnowiec il 5 dicembre 1911 e morto a Varsavia il 6 luglio 2000) a partire dallo scoppio della seconda guerra mondiale con l'invasione della Polonia da parte delle truppe tedesche, l'occupazione di Varsavia, la creazione del ghetto, la vita e la sopravvivenza nel ghetto e la sua fuga e sopravvivenza fuori dal ghetto, fino all'ingresso in città dell'Armata Rossa.

Władysław Szpilman.
Władysław Szpilman.

La scena durante la quale Szpilman (nel film l'attore Adrien Brody, che non è un musicista, viene sostituito allo strumento dal grande pianista polacco Janusz Olejniczak, di cui sono inquadrate solo le mani) esegue la ballata n°1 opus 23 di Chopin avviene al momento dell'Insurrezione di Varsavia (iniziata il 1° agosto 1944). Con l'approssimarsi delle truppe sovietiche Władysław Szpilman, scampato miracolosamente alla distruzione della città, rientra in ciò che resta delle macerie del ghetto vagando solo, ed ormai allo stremo delle forze, alla ricerca di cibo. Trovato riparo in una soffitta in una delle poche case rimaste ancora in piedi (al n° 223 della Aleja Niepodległości) scopre un barattolo di cetrioli ma, incapace di aprirlo servendosi degli attrezzi per un caminetto, lo porta nel suo nascondiglio.

Il giorno dopo, mentre cerca di aprire il barattolo con mezzi di fortuna, viene scoperto da un ufficiale tedesco che, venuto a conoscenza della sua antica professione, lo conduce in una stanza dove c'è un pianoforte e lo invita a suonare; Władysław lo accontenta eseguendo la Ballata Op.23 di Chopin (nel film in una forma abbreviata). L'ufficiale, rimanendo colpito dalla sua esecuzione, decide di aiutarlo e per i mesi successivi lo nutrirà fino a quando i tedeschi, sotto la spinta dell'attacco russo, non abbandoneranno la città e, in quel momento, l'ufficiale si congeda da Władysław chiedendogli il suo nome ma senza dirgli il proprio.

Una mattina Władysław sente risuonare le note dell'inno polacco, esce dal nascondiglio e corre incontro ai soldati sovietici, rischiando di essere ucciso in quanto indossa ancora il cappotto lasciatogli dall'ufficiale tedesco per ripararsi dal freddo, ma riesce a salvarsi. L'ufficiale, catturato e portato in un campo di prigionia in attesa di essere trasferito in Unione Sovietica, incontra un ex deportato polacco che sta facendo ritorno a casa e, dopo avergli riferito che ha aiutato Władysław durante l'ultimo periodo di occupazione, gli chiede di informarlo che lui si trova lì ma mentre dice il suo nome viene zittito da un soldato sovietico. Tempo dopo Władysław, che nel frattempo ha ripreso il suo posto alla radio di Varsavia, torna con l'amico nel luogo indicatogli, ma il campo è stato smantellato e non vi è più traccia dei prigionieri tedeschi.

Il film è basato sull'autobiografia di Władysław Szpilman e, di conseguenza, in tutte le edizioni della pellicola, in qualsiasi lingua, la scena si svolge in tedesco: Ich bin...ich war Pianist. La vicenda si dipana fra il dolore e la memoria dell'esperienza umana sperimentata dal protagonista. Il pianista sopravvive soprattutto grazie alla forza datagli dalla sua passione per la musica: ideale di sopravvivenza.

Wilm Hosenfeld.
Wilm Hosenfeld.
Soltanto molti anni dopo la guerra, l'ufficiale della Wehrmacht che aveva salvato la vita al pianista ebreo Szpilman fu identificato. Si chiamava Wilhelm Adalbert Hosenfeld, detto “Wilm”. Era nato a Mackenzell il 2 maggio 1895.

Si potrebbe forse pensare al caso, non raro, di un' “eccezione” dettata dalla passione tutta tedesca per la musica; non fu così per il capitano Wilm Hosenfeld. Dopo accurate indagini sulla sua vita, si scoprì infatti che aveva salvato la vita a numerose persone perseguitate dai nazisti in Polonia. Dai suoi diari e dai documenti rinvenuti è stato redatto un libro in cui il suo operato viene interamente alla luce.

Wilm Hosenfeld fu catturato il 17 gennaio 1945 dai soldati sovietici a Błonie, non lontano da Varsavia, e fu condannato a 25 anni di lavori forzati per crimini di guerra semplicemente sulla base della sua unità militare d'appartenenza. Nonostante vari ebrei polacchi avessero firmato petizioni in suo favore, i sovietici continuarono a ritenerlo responsabile di crimini di guerra. Morì il 13 agosto 1952 intorno alle 10:00 del mattino, per rottura dell'aorta toracica probabilmente mentre era sottoposto a tortura in un campo di lavoro presso Stalingrado.

Il figlio di Szpilman, Andrzej, ha lungamente chiesto che lo Yad Vashem annoverasse Hosenfeld come Giusto tra le nazioni, cosa avvenuta nel dicembre del 2008.

Sebbene Władysław Szpilman abbia più volte confermato di aver suonato la Ballata n° 1 opus 23 di Chopin al capitano Hosenfeld nella Varsavia in rovine, non ci sono pervenute registrazioni successive nelle quali egli la esegue in pubblico. Rimase in Polonia dopo la guerra, dove divenne, tra le altre cose, un popolarissimo autore di canzoni (ne scrisse una cinquantina anche per l'infanzia). Nella sua produzione rientra anche parecchia musica per film. La sua autobiografia, intitolata in origine Una città muore, era uscita per la prima volta nel 1946 passando pressoché inosservata; solo nel 1998 suo figlio scoprì una copia del libro e la fece ristampare in lingua tedesca con il titolo Das wunderbare Überleben (“La sopravvivenza miracolosa”), aggiungendo parti del diario di Wilm Hosenfeld e una postfazione di Wolf Biermann.

inviata da Riccardo Venturi - 21/4/2015 - 23:07


k - 1/4/2018 - 20:53




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org