Ο Διγενής ψυχομαχεί
κι η γης τόνε τρομάζει
κι η πλάκα τον ανατριχιά
πως θα τόνε σκεπάσει
γιατί από `κειά που κοίτεται
λόγια `ντρειωμένου λέει:
Νάχεν η γης πατήματα
κι ο ουρανός κερκέλια
να πάτουν τα πατήματα
να `πιανα τα κερκέλια
ν’ ανέβαινα στον ουρανό,
να διπλωθώ να κάτσω
να δώσω σείσμα τ’ ουρανού.
κι η γης τόνε τρομάζει
κι η πλάκα τον ανατριχιά
πως θα τόνε σκεπάσει
γιατί από `κειά που κοίτεται
λόγια `ντρειωμένου λέει:
Νάχεν η γης πατήματα
κι ο ουρανός κερκέλια
να πάτουν τα πατήματα
να `πιανα τα κερκέλια
ν’ ανέβαινα στον ουρανό,
να διπλωθώ να κάτσω
να δώσω σείσμα τ’ ουρανού.
inviata da Riccardo Venturi - Ελληνικό Τμήμα των ΑΠΤ "Gian Piero Testa" - 14/4/2015 - 01:14
Lingua: Italiano
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
14 aprile 2015
14 aprile 2015
Lingua: Inglese
English translation / Μετέφρασε στα αγγλικά / Traduzione inglese / Traduction anglaise / Englanninkielinen käännös: Andreas Cretensis (Στίχοι)
Note. The following translation by the Στίχοι user Andreas Cretensis is included in a note to another English translation by the user Μιλτος Μπ (26-11-2005), who totally misunderstood the meaning of the Greek verses. "Συγγνώμη η αγγλική μετάφραση δεν αποδίδει το νόημα. Η συντακτική της αγγλικής δεν τόσο ευλύγιστη όπως στα ελληνικά. Ιδιαίτερα στο πρώτο στίχο έχετε κάνει τα ονομαστικά αιτιατικά και αντίθετα."
DIGENES
Digenes is in his death throes
And earth is afraid of him
And the gravestone shudders before him
How will it cover him?
For from where he lies
He speaks words befitting a brave man:
"Would that the earth had steps
And the heaven rungs
For me to tread the steps
To grasp the rungs
To mount to heaven
To stoop down and sit
To make heaven shake."
Digenes is in his death throes
And earth is afraid of him
And the gravestone shudders before him
How will it cover him?
For from where he lies
He speaks words befitting a brave man:
"Would that the earth had steps
And the heaven rungs
For me to tread the steps
To grasp the rungs
To mount to heaven
To stoop down and sit
To make heaven shake."
inviata da Riccardo Venturi - Ελληνικό Τμήμα των ΑΠΤ "Gian Piero Testa" - 7/2/2020 - 07:11
Lingua: Francese
Traduction française / Μετέφρασε στα γαλλικά / Traduzione francese / French translation / Ranskankielinen käännös: Olivier Goetz (Στίχοι), 27-11-2010
DIGÉNIS
Digénis est entré en agonie
la terre l'effraie
et la pierre qui va le recouvrir
le fait frémir
mais à partir de là il regarde et
il profère ces paroles d'homme vaillant :
Si la terre avait des marches
et que le ciel avait des poignées
je franchirais les marches
je saisirais les poignées
je gravirais le ciel
afin de m'y asseoir
pour faire trembler le ciel !
Digénis est entré en agonie
la terre l'effraie
et la pierre qui va le recouvrir
le fait frémir
mais à partir de là il regarde et
il profère ces paroles d'homme vaillant :
Si la terre avait des marches
et que le ciel avait des poignées
je franchirais les marches
je saisirais les poignées
je gravirais le ciel
afin de m'y asseoir
pour faire trembler le ciel !
inviata da Riccardo Venturi - Ελληνικό Τμήμα των ΑΠΤ "Gian Piero Testa" - 7/2/2020 - 07:21
Però, prima, se mi ricordo bene i cretesi cedessero ai achai... o chi lo sa a chi?
(krzyś)
(krzyś)
Cedessero cosa....? (rv)
×
Origini: XII secolo (Creta)
Ρίζες στο ΧΙΙ αιώνα (Κρήτη)
Rizitiko cretese / Κρητικό ριζίτικο
Canto della Resistenza cretese
Τραγούδι της κρητικής Αντιστάσεως
Προσαρμογή και ενορχέστρωση του Γιάννη Μαρκόπουλου
Ερμηνεία του Νίκου Ξυλούρη
'Αλμπουμ: Ριζίτικα [1971]
Arrangiamento e orchestrazione di Yannis Markopoulos
Interpretazione di Nikos Xylouris
Album: Rizitika [1971]
Terminati i probabili bordoni che vi saranno presi ascoltando questo brano dal video (bordoni aumentati a dismisura dall'interpretazione di Nikos Xylouris, chi altri?), la sua storia non ne provoca di meno.
Le sue origini risalgono con tutta probabilità agli albori del greco vernacolare, nel XII secolo. Ancor prima che il grande poema epico della Grecia medievale, il Digenis Akritas (Διγενής Ακρίτας), fosse composto e messo per iscritto (l'inizio riconosciuto della letteratura neogreca), i cosiddetti Canti Acritici (canzoni popolari cretesi dalle quali il poema senz'altro deriva) segnarono l'insorgere della lingua popolare. Siamo ancora in epoca bizantina, ed il background è il conflitto arabo-bizantino che si protrasse, a fasi alterne, tra il VII e l'XI secolo.
Gli Acriti (Ἀκρίται), da una parola che significava “abitanti di zone di frontiera”, erano soldati scelti dell'esercito bizantino posti a guardia delle frontiere dell'Impero; il loro ruolo non si limitava però alla difesa, dato che erano addetti alle scorrerie e alle incursioni nei territori islamici confinanti. Ben presto, le loro gesta ispirarono l'epopea nazionale bizantina.
Il poema Digenis Akritas si apre con un emiro arabo che invade la Cappadocia e rapisce la figlia di un generale bizantino. L'emiro accetta poi di convertirsi al cristianesimo insieme alla sua gente e di stabilirsi nella Romania (cioè nelle terre dell'impero bizantino), prendendo in moglie la figlia del generale. Si ha così la riconciliazione tra i due popoli, con il matrimonio che sta a simboleggiare il trionfo del Cristianesimo sull'Islam. Il resto del racconto è dedicato al periodo successivo, dominato da un clima di pacifica coesistenza tra i due popoli. Dal matrimonio tra l'emiro e la nobildonna bizantina nasce l'eroe eponimo del testo, sulla cui figura si concentra la seconda parte del poema. Il suo nome proprio è trasparente: significa infatti 'di due stirpi' e 'dei confini'. Giovane di grande forza capace di numerose prodezze, Digenis, come suo padre, finisce con il rapire e poi sposare la figlia di un generale bizantino. Dopo aver ucciso un drago, si unisce agli apelates, un gruppo di banditi, per poi sconfiggere in un solo combattimento i tre capi della banda. Nessuno dei suoi avversari riesce infatti ad avere la meglio sul giovane eroe, neppure la potentissima guerriera Maximou con la quale, però, Digenis commette adulterio. Dopo aver vinto tutti i suoi nemici, Digenis costruisce un lussuoso castello sulle rive dell'Eufrate, dove trascorre pacificamente i suoi ultimi giorni.
Il Digenis Akritas continuò ad essere letto nei secoli successivi e il testo venne tramandato in diverse versioni, le più recenti delle quali risalgono al XV secolo. Il poema fece inoltre da spunto per un ciclo di poesie acritiche, delle quali soltanto alcune ci sono pervenute. Secondo la tradizione dei secoli successivi, Digenis fu sconfitto solo dalla personificazione della Morte, che assunse le sembianze di Thanatos/Charos, durante un duello sull' "aia di marmo".
L'epica popolare di ogni tempo, anche quando affiora alla scrittura in forma organizzata, non può naturalmente essere separata dai canti popolari che continuano a circolare. L'isola di Creta, sia per la sua struttura sociale che per la sua storia di terra ellenica rimasta sempre indipendente nel profondo nonostante le varie dominazioni che vi si sono succedute (tra tutte: quella bizantina, quella veneziana e quella ottomana; l'isola si riunì alla Grecia solo nel 1913), si è dimostrata nei secoli una vera e propria fucina di canto epico popolare, che ha sempre accompagnato le sue lotte. Il Canto Acritico, unito alla particolare forma musicale del rizitiko, è sempre stato presente a Creta (un esempio è, con tutta probabilità, anche Αγρίμια κι αγριμάκια μου).
Canti che risuonarono sulle montagne cretesi ai tempi della guerra d'indipendenza del 1821, così come lo risuonarono durante l'occupazione nazifascista. Il 20 maggio del 1941 le truppe tedesche occupavano Creta con un fulmineo sbarco aereo navale, l' "Operazione Mercurio" costringendo le truppe britanniche ad una precipitosa ritirata. L'intervento costituiva il completamento dell'occupazione della penisola balcanica e della Grecia realizzato dalle truppe tedesche che avevano invaso la Grecia per via della presenza di truppe inglesi. Il 1º giugno 1941 l'isola era completamente in mano all'Asse; rimase presidiata da Tedeschi e Italiani fino all'8 settembre 1943. In seguito all'armistizio dell'Italia e alla cattura della guarnigione da parte germanica, l'isola rimase presidiata dai Tedeschi sino al maggio del 1945; in tutto questo periodo la Resistenza cretese fu accanita, anche in seguito ai numerosi episodi di stragi e massacri compiuti dagli occupanti nazisti (uno dei quali, particolarmente sanguinoso, colpì proprio Anogia, il paese natale di Nikos Xylouris).
Questo antichissimo canto, come altri, risuonò tra i resistenti Cretesi e di altre parti della Grecia. Tra gli andartes non pochi scelsero proprio Digenis come nome di battaglia, tanto forte era la tradizione del combattente acrita medievale. Nella sua forma abbreviata riprende addirittura una parte ben precisa del poema, Ο θάνατος του Διγενή (La morte di Digenis), ed è assolutamente fuori dal comune immaginare partigiani combattenti che intonavano, nella loro dura lotta quotidiana contro i nazifascisti, canti medievali che i loro predecessori avevano intonato contro altri oppressori e invasori. Fuori dal comune altrove, ma non in Grecia. Lo stesso Xylouris, come è noto, intonò un rizitiko per gli studenti del Politecnico in lotta a Atene nel novembre del 1973. [RV]
Yannis Markopoulos
Nikos Xylouris
Nel 1971 il genio di Yannis Markopoulos incontrò Nikos Xylouris, che del rizitiko, il canto tradizionale cretese delle “pendici” (ρίζες) delle alte montagne, era il massimo interprete vivente con la sua lira. Ne nacque un album storico, e non solo a Creta o in Grecia.
L'intero album
01. Πότε θα κάνει ξαστεριά
02. Ίντα ’χετε γύρου γύρου
03. Αγρίμια κι αγριμάκια μου
04. Μάνα κι αν έρθουν οι φίλοι μου
05. Ο χορός του Σήφακα
06. Από την άκρη των ακριώ
07. Κόσμε χρυσέ
08. Σε ψηλό βουνό (O αητός)
09. Ο Διγενής
10. Τον πλούσιο Γιώργη ήβρηκα [Ο Πλουσιογιώργης]
11. Μαδάρα [Κρητικό κανάλι]