Caltanissetta fa quattru quarteri,
la megghiu giuvintù, li surfarara.
La duminica su' tutti cu’ dinari,
a lu luni a la pirrera hannu a calari.
C’un tintu pani e na trista lumera,
tutta la simanedda hannu a passari
la megghiu giuvintù, li surfarara.
La duminica su' tutti cu’ dinari,
a lu luni a la pirrera hannu a calari.
C’un tintu pani e na trista lumera,
tutta la simanedda hannu a passari
Contributed by Bernart Bartleby - 2015/4/13 - 08:46
Language: Italian
Traduzione italiana da Cultura Siciliana di Nicolò La Perna.
CALTANISSETTA CONTA QUATTRO QUARTIERI
Caltanissetta conta quattro quartieri,
la migliore gioventù, i solfatari.
La domenica sono tutti con i denari,
il lunedì nella zolfara devono scendere.
Con pane duro e una triste lucerna
tutta la settimana devono trascorrere
Caltanissetta conta quattro quartieri,
la migliore gioventù, i solfatari.
La domenica sono tutti con i denari,
il lunedì nella zolfara devono scendere.
Con pane duro e una triste lucerna
tutta la settimana devono trascorrere
Contributed by Bernart Bartleby - 2015/4/13 - 08:46
[Fine anni 50, inizio 60]
Parole e musica di Giuseppe Ganduscio (1925-1963), poeta e ricercatore folklorico siciliano nativo di Ribera.
Trovo il brano interpretato innanzitutto da Rosa Balistreri nel disco "Canti folk d'ogni tempo dalle terre del sud" del 1968. Ma esiste una registrazione dello stesso Ganduscio, accompagnato alla chitarra da Fausto Amodei, nel disco "I canti del lavoro vol. 2" pubblicato dalla I Dischi del Sole nel 1971. Ovviamente si tratta di incisione precedente al 1963, anno della prematura scomparsa di Ganduscio.
Parole e musica di Giuseppe Ganduscio (1925-1963), poeta e ricercatore folklorico siciliano nativo di Ribera.
Trovo il brano interpretato innanzitutto da Rosa Balistreri nel disco "Canti folk d'ogni tempo dalle terre del sud" del 1968. Ma esiste una registrazione dello stesso Ganduscio, accompagnato alla chitarra da Fausto Amodei, nel disco "I canti del lavoro vol. 2" pubblicato dalla I Dischi del Sole nel 1971. Ovviamente si tratta di incisione precedente al 1963, anno della prematura scomparsa di Ganduscio.
B.B. - 2018/10/4 - 22:48
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Testo trovato su Cultura Siciliana, sito curato da Nicolò La Perna, autore della biografia “Rosa Balistreri - Rusidda... a Licatisa”.
Nel disco “La voce della Sicilia" del 1967, riedito nel 1973 con il titolo "La cantatrice del Sud”.
“Questa canzone fa parte dei canti di protesta dei lavoratori. Il lavoro in miniera, un tempo comune in Sicilia, per l’estrazione dello zolfo, (miniera di Pasquasia a Enna, miniera di Passarello a Licata e miniere ad Agrigento) e del sale (Realmonte, Racalmuto) impiegava molti lavoratori che conducevano una triste esistenza alla luce delle lucerne per l’estrazione dei minerali che venivano convogliati nel porto di Licata o di Porto Empedocle da dove venivano esportati in tutto il mondo.
La disagiata vita dei minatori, pirriaturi, dalla parola siciliana “pirrera” miniera, ha dato spunto a molte poesie e canzoni su questo tema.
Questo tipo di lavoro oggi è scomparso perché l’estrazione dello zolfo con altri sistemi ha reso non competitivo l’estrazione tradizionale dalle miniere che pertanto sono state chiuse e con le miniere è terminato il periodo d’oro di Licata che vedeva nell’immagazzinamento, nel raffinamento e nell’imbarco di questo minerale una fonte lauta di guadagno per i lavoratori e per gli imprenditori.
Molti giovani di Caltanissetta lavoravano una volta nelle miniere vicino Enna, il lunedì scendevano in miniera forniti di pane e companatico da utilizzare per tutta la settimana o più che restavano sottoterra e che veniva conservato in gabbiette di ferro per evitare che i topi lo mangiassero. I topi erano naturali commensali durante i loro pasti e non venivano uccisi perché in caso di esalazioni di gas, grisou, i minatori seguivano il percorso di fuga dei topi. Il verso è endecasillabo con accento tonico sulle sillabe 4/6/8/10.” (Nicolò La Perna)