In questa oscura cella
Sotto le basse arcate
Son doppie le inferriate
Si aumenta in me il dolor
Mi s'impietrisce il cuor
Addio bella pianura
Addio monti e colline
Vedrete in me la fine
Ma io non vi vedrò più
Rinchiuso son quaggiù.
E tante notti in sogno
Mi trovo risvegliato
Sogno bugiardo, ingrato
Mi pareva d'esser colà
In braccio alla libertà.
Bagnate son le pietre
In questa cruda terra
Dove il mio cuor si serra
Nessun di me ha pietà
Nessun di me ha pietà
Addio famiglia, addio
Vi lascio in abbandono
Quando in esilio sono
Pregate per pietà
Pietà del mio soffrir.
Addio mio bel Livorno
Addio compagni, addio
Non più farò ritorno
Io parto al primo albor
Il mare varcherò.
Io sento un orologio
E il suon d'una campana
Venir dalla lontana
Nell'orrido bujor
Strazio dolente il cuor.
Con la catena ai piedi
Mi trovo carcerato
Domando al creato
Se questo è il mio soffrir
Il ciel mi maledì.
E quando il duro anello
E' chiuso al destro piede
La mia innocenza vede
Colui che mi condannò
Soffre dolente il cuor.
Non pianger, mia famiglia
Non far per me preghiera
Quando imbruna la sera
Pensate al mio destin
Sono in carcere a soffir.
Accompagnate, o lacrime
Il mio lungo dolore
Spasimi del mio cuore
E strazio del dolor
Qual è il commesso error?
Basta, farò coraggio,
Fra poco è la partenza
Addio Livorno, Fiorenza
Ci rivedremo un dì
Ci rivedremo un dì.
Sotto le basse arcate
Son doppie le inferriate
Si aumenta in me il dolor
Mi s'impietrisce il cuor
Addio bella pianura
Addio monti e colline
Vedrete in me la fine
Ma io non vi vedrò più
Rinchiuso son quaggiù.
E tante notti in sogno
Mi trovo risvegliato
Sogno bugiardo, ingrato
Mi pareva d'esser colà
In braccio alla libertà.
Bagnate son le pietre
In questa cruda terra
Dove il mio cuor si serra
Nessun di me ha pietà
Nessun di me ha pietà
Addio famiglia, addio
Vi lascio in abbandono
Quando in esilio sono
Pregate per pietà
Pietà del mio soffrir.
Addio mio bel Livorno
Addio compagni, addio
Non più farò ritorno
Io parto al primo albor
Il mare varcherò.
Io sento un orologio
E il suon d'una campana
Venir dalla lontana
Nell'orrido bujor
Strazio dolente il cuor.
Con la catena ai piedi
Mi trovo carcerato
Domando al creato
Se questo è il mio soffrir
Il ciel mi maledì.
E quando il duro anello
E' chiuso al destro piede
La mia innocenza vede
Colui che mi condannò
Soffre dolente il cuor.
Non pianger, mia famiglia
Non far per me preghiera
Quando imbruna la sera
Pensate al mio destin
Sono in carcere a soffir.
Accompagnate, o lacrime
Il mio lungo dolore
Spasimi del mio cuore
E strazio del dolor
Qual è il commesso error?
Basta, farò coraggio,
Fra poco è la partenza
Addio Livorno, Fiorenza
Ci rivedremo un dì
Ci rivedremo un dì.
inviata da Bernart Bartleby - 2/4/2015 - 09:59
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Versi di autore anonimo.
E’ sull’aria di questa canzone toscana che Pietro Gori compose poi il suo Canto dei coatti
Trovo la canzone nella terza sezione (“La condizione politica del carcere”) del disco “Canti e racconti di prigione” raccolti da Sergio Boldini (coordinatore della sezione culturale centrale del PCI) negli anni 60 e pubblicati nel 1969 dall’etichetta I Dischi del Sole.