Keenen Sechser in der Tasche,
bloß 'n Stempelschein.
Durch die Löcher der Kledage
kiekt de Sonne rein.
Me'sch, so stehs'de vor der Umwelt
jänzlich ohne was;
wenn dein Leichnam plötzlich umfällt,
wird keen Ooge naß.
Keene Molle schmeißt der Olle,
wenn er dir so sieht.
Já! - Die Lage sieht sehr flau aus,
bestenfalls im Leichenschauhaus
haste noch Kredit.
Stells'de dir zum Stempeln an
wird det Elend nich behoben.
Wer hat dir, Du Armermann,
abjebaut so hoch da droben?
Ohne Arbeit, ohne Bleibe
biste null und nischt.
Wie 'ne Fliege von der Scheibe
wirste wegjewischt.
Ohne Pinke an der Panke
stehste machtlos da,
und der Burschoa sagt: Danke!
rückste ihm zu nah.
Äußerst schnell schafft
die Jesellschaft Menschen uff 'n Müll.
Wenn de hungerst, halt de Fresse;
denn sonst kriegste 'ne Kompresse,
und das mit Jebrüll.
Stells'de dir zu pampich an,
setzt et jleich'n Wink von oben,
denn es hab'n dich Armenmann
abjebaut die hoch da droben.
Und so kieken dir de Knochen
sachte aus der Haut,
und du bist in wen'gen Wochen
völlig abjebaut.
Und du koofst dir een paar Latten
für 'ne letzte Mark;
denn für eenen dünnen Schatten
reicht 'n dünner Sarg.
Nur nich drängeln
zu den Engeln
kommste noch zur Zeit.
„Hol-de Ra-tio-na-li-sie-rung!“
singt dir de Jewerkschaftsführung
sinn'ich zum Jeleit.
Stell dir vorsichtshalber dann
Jleich zum Stempeln an - auch oben –
denn du bleibst, als Armermann,
abjebaut auch hoch da droben.
bloß 'n Stempelschein.
Durch die Löcher der Kledage
kiekt de Sonne rein.
Me'sch, so stehs'de vor der Umwelt
jänzlich ohne was;
wenn dein Leichnam plötzlich umfällt,
wird keen Ooge naß.
Keene Molle schmeißt der Olle,
wenn er dir so sieht.
Já! - Die Lage sieht sehr flau aus,
bestenfalls im Leichenschauhaus
haste noch Kredit.
Stells'de dir zum Stempeln an
wird det Elend nich behoben.
Wer hat dir, Du Armermann,
abjebaut so hoch da droben?
Ohne Arbeit, ohne Bleibe
biste null und nischt.
Wie 'ne Fliege von der Scheibe
wirste wegjewischt.
Ohne Pinke an der Panke
stehste machtlos da,
und der Burschoa sagt: Danke!
rückste ihm zu nah.
Äußerst schnell schafft
die Jesellschaft Menschen uff 'n Müll.
Wenn de hungerst, halt de Fresse;
denn sonst kriegste 'ne Kompresse,
und das mit Jebrüll.
Stells'de dir zu pampich an,
setzt et jleich'n Wink von oben,
denn es hab'n dich Armenmann
abjebaut die hoch da droben.
Und so kieken dir de Knochen
sachte aus der Haut,
und du bist in wen'gen Wochen
völlig abjebaut.
Und du koofst dir een paar Latten
für 'ne letzte Mark;
denn für eenen dünnen Schatten
reicht 'n dünner Sarg.
Nur nich drängeln
zu den Engeln
kommste noch zur Zeit.
„Hol-de Ra-tio-na-li-sie-rung!“
singt dir de Jewerkschaftsführung
sinn'ich zum Jeleit.
Stell dir vorsichtshalber dann
Jleich zum Stempeln an - auch oben –
denn du bleibst, als Armermann,
abjebaut auch hoch da droben.
inviata da Bernart Bartleby - 1/4/2015 - 15:10
Lingua: Italiano
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
2-4 aprile 2015
Due parole del traduttore, e forse anche tre. Nonostante sia stata condotta in condizioni pressoché pietose (influenza, febbre, dolori articolari, mal di schiena, diarrea...), c'è la non vana speranza che questa traduzione renda il senso di questo testo, particolarmente ostico perché scritto in dialetto berlinese (in un primo momento scambiato per amburghese dall'effettivo luogo di nascita dell'autore). La traduzione russa qui presente non è stata di soverchia utilità, anche perché in diversi punti sembra che il traduttore di sovmusic.ru non abbia ben compreso quel che si dice per davvero nella canzone; assai più utile il Vokabularium allegato a un video della canzone, di cui si parla anche nei commenti a questa pagina. La traduzione non è e non può essere “letterale”: quel che ho cercato di fare, è rendere sempre il senso preciso, a volte seguendo però tutt'altro che la “lettera” (un caso tipico: l'ultimo verso della canzone, perché questo vuol dire: il pover'uomo si farà la fila per il sussidio alimentare anche da morto...). Il Vokabularium di cui sopra, a parte indicare un buon numero di parole berlinesi, chiarisce anche cosa sia la Panke: un breve corso d'acqua di 27 km che si getta nella Sprea (e dove altro, a Berlino...) e che passa per il famoso quartiere di Pankow, al quale dà il nome con un suffisso decisamente slavo che ci fa capire come, da quelle parti, i teutoni siano arrivati dopo. Lo stesso nome di Berlino, per il quale sono stati tirati fuori orsi e compagnia bella (Bär), pare essere di origine slava.
2-4 aprile 2015
Due parole del traduttore, e forse anche tre. Nonostante sia stata condotta in condizioni pressoché pietose (influenza, febbre, dolori articolari, mal di schiena, diarrea...), c'è la non vana speranza che questa traduzione renda il senso di questo testo, particolarmente ostico perché scritto in dialetto berlinese (in un primo momento scambiato per amburghese dall'effettivo luogo di nascita dell'autore). La traduzione russa qui presente non è stata di soverchia utilità, anche perché in diversi punti sembra che il traduttore di sovmusic.ru non abbia ben compreso quel che si dice per davvero nella canzone; assai più utile il Vokabularium allegato a un video della canzone, di cui si parla anche nei commenti a questa pagina. La traduzione non è e non può essere “letterale”: quel che ho cercato di fare, è rendere sempre il senso preciso, a volte seguendo però tutt'altro che la “lettera” (un caso tipico: l'ultimo verso della canzone, perché questo vuol dire: il pover'uomo si farà la fila per il sussidio alimentare anche da morto...). Il Vokabularium di cui sopra, a parte indicare un buon numero di parole berlinesi, chiarisce anche cosa sia la Panke: un breve corso d'acqua di 27 km che si getta nella Sprea (e dove altro, a Berlino...) e che passa per il famoso quartiere di Pankow, al quale dà il nome con un suffisso decisamente slavo che ci fa capire come, da quelle parti, i teutoni siano arrivati dopo. Lo stesso nome di Berlino, per il quale sono stati tirati fuori orsi e compagnia bella (Bär), pare essere di origine slava.
CANZONE DEL TIMBRO
[CANZONE DEI DISOCCUPATI]
Manco un quattrino in tasca,
soltanto un buono timbrato.
Attraverso i buchi nel vestito
passa e risplende il sole.
Caro mio, così ti ritrovi in giro
completamente senza nulla;
se d'un colpo caschi in terra
nessuno si mette a piangere.
Il vecchio non ti dà manco una birra
se ti vede in questo stato.
Eh sì...sembro proprio esser messo male,
bene che vada, ci avrai
ancora credito all'obitorio.
Se ti metti in fila per il buono
la miseria mica se ne va via.
Ma chi mai, lassù in alto,
ti avrà distrutto, pover'uomo?
Senza lavoro, senza casa
non sei nulla, sei uno zero.
Come una mosca da un vetro
vieni scacciato via.
Senza soldi te ne stai
impotente sulla Panke,
e il borghese dice: Grazie!
se gli vai troppo vicino.
La società butta prestissimo
la gente nella spazzatura;
se hai fame, smetti di mangiare
o sennò pigliati 'na pastiglia,
magari effervescente.
E se in fila fai lo sfacciato
ti fanno un cenno indifferente -
perché quelli lassù in alto
ti hanno distrutto, pover'uomo.
E così attraverso la pelle
ti si vedono le ossa.
E in poche settimane
sei completamente distrutto.
E ti compri un paio d'assi
con l'ultimo marco che ti è rimasto
perché per un'ombra sottile
basta una bara sottile.
Solo, non spingere,
ché tra gli angeli ci andrai
a tempo debito.
“Che bella la ra-zio-na-liz-za-zio-ne!”
ti canta la direzione del sindacato
ragionevolmente per il funerale.
E allora mettiti in fila
da bravo per il buono -anche lassù-
perché resti un pover'uomo
distrutto pure nell'aldilà.
[CANZONE DEI DISOCCUPATI]
Manco un quattrino in tasca,
soltanto un buono timbrato.
Attraverso i buchi nel vestito
passa e risplende il sole.
Caro mio, così ti ritrovi in giro
completamente senza nulla;
se d'un colpo caschi in terra
nessuno si mette a piangere.
Il vecchio non ti dà manco una birra
se ti vede in questo stato.
Eh sì...sembro proprio esser messo male,
bene che vada, ci avrai
ancora credito all'obitorio.
Se ti metti in fila per il buono
la miseria mica se ne va via.
Ma chi mai, lassù in alto,
ti avrà distrutto, pover'uomo?
Senza lavoro, senza casa
non sei nulla, sei uno zero.
Come una mosca da un vetro
vieni scacciato via.
Senza soldi te ne stai
impotente sulla Panke,
e il borghese dice: Grazie!
se gli vai troppo vicino.
La società butta prestissimo
la gente nella spazzatura;
se hai fame, smetti di mangiare
o sennò pigliati 'na pastiglia,
magari effervescente.
E se in fila fai lo sfacciato
ti fanno un cenno indifferente -
perché quelli lassù in alto
ti hanno distrutto, pover'uomo.
E così attraverso la pelle
ti si vedono le ossa.
E in poche settimane
sei completamente distrutto.
E ti compri un paio d'assi
con l'ultimo marco che ti è rimasto
perché per un'ombra sottile
basta una bara sottile.
Solo, non spingere,
ché tra gli angeli ci andrai
a tempo debito.
“Che bella la ra-zio-na-liz-za-zio-ne!”
ti canta la direzione del sindacato
ragionevolmente per il funerale.
E allora mettiti in fila
da bravo per il buono -anche lassù-
perché resti un pover'uomo
distrutto pure nell'aldilà.
Lingua: Francese
Version française – LE TIMBRE (OU CHANSON DES CHÔMEURS) – Marco Valdo M.I. – 2015
d'après la version en italien de Riccardo Venturi d'une
Chanson allemande – Stempellied (oder Lied der Arbeitslosen) – Robert Gilbert – 1929
Paroles de David Weber, pseudonyme de Robert Gilbert, nom d'artiste de Robert David Winterfeld (1899-1978), compositeur, auteur, chanteur et acteur allemand.
Musique de Hanns Eisler
Interprétation Ernst Busch
Une chanson très célèbre, « légère » à la manière de Gilbert, mais suprême description et synthèse des effets de la crise de 1929 en Allemagne, certainement pas moins dévastatrice qu'aux USA, alors comme aujourd'hui terre d'origine de la crise. (Mais, dit Lucien l'âne, est-ce vraiment une crise ou le cours normal de la Guerre de Cent Mille Ans ?)
Et alors comme aujourd'hui les causes identiques, détaillées et synthétisées en particulier par l'économiste américain John Kenneth Galbraith (1908-2006) : mauvaise distribution du revenu ; mauvaise structure et mauvaise gestion des entreprises industrielles et des financières ; mauvaise structure du système bancaire ; excès de prêts à caractère spéculatif ; poursuite compulsive de l'équilibre budgétaire et diabolisation des interventions d'État, vues comme des altérations du « marché libre ».
On en vient à se demander comment il est possible que soit répété aujourd'hui le même scenario d'il y a presque 100 ans… Je ne suis pas un économiste, au contraire, je n'y comprends presque rien à l'économie (Oh, dit Lucien l'âne, mais les économistes non plus n'y comprennent rien… À preuve les immenses et perpétuels cafouillages que les « judicieux conseils » d'experts entraînent depuis si longtemps dans le monde ; ils disent tout et n'importe quoi et passent leur temps à se contredire ; s'il y a bien quelque part une trahison des clercs, c'est celle des économistes...), mais je risque une hypothèse : que soit la Guerre des 10.000 ans que la minorité de riches et puissants a toujours faite, fait et continuera à faire au détriment de la multitude des pauvres et des appauvris ?
Désolé d'être ainsi intervenu dans le cours de ta traduction, mais je n'ai pas pu m'en empêcher… Et toi, Marco Valdo M.I. mon ami, comme il s'agit d'une « chanson des chômeurs », tu es particulièrement bien placé pour donner une version française de cette chanson allemande, d'il y a presque un siècle. Car… car, si j'ai bonne souvenance, tu as écrit quelques chansons sur le chômage, les chômeurs et la façon dont ils sont traités… Toutes présentes sur ce site et de mémoire, je peux même te les citer …
À la poursuite du chômeur À la Poursuite du chômeur
Au bistro du coin Au bistro du coin ( la danse des chômeurs)
Cent Mille chômeurs dans la rue Cent mille chômeurs dans la rue...
Chasse au chômeur Chasse au chômeur
Dis Merci ! Dis Merci !
Je cherche un emploi Je cherche un emploi
Je chôme Je Chôme
L'avenir en rose L'avenir en rose
La belle santé de mon ami Vincent La belle santé de mon ami Vincent
La chanson des chômeurs La Chanson des Chômeurs
La Fermeture La fermeture
La Java du bonheur La java du bonheur
La mauvaise réputation des chômeurs La mauvaise réputation des chômeurs
La Sanction (Gare au chômeur) La Sanction (Gare au Chômeur)
La Valse des chômeurs La Valse des Chômeurs
Le Contrôleur Le contrôleur
Le pays du roi Albert Le pays du roi Albert
Le Travailleur Le Travailleur
Les Amoureux au chômage Les Amoureux au Chômage
Les chômeurs qui s'aiment (les uns sur les autres) Les Chômeurs qui s'aiment (les uns sur les autres).
Margot au chômage Margot au chômage
Mon Carrousel à moi Mon Carrousel à Moi
Tout autour de la terre Tout autour de la Terre
Y a plein de chômeurs en Wallonie Y a plein de chômeurs en Wallonie
En effet, j'écrivais des chansons sur les chômeurs, le chômage… du temps où j'étais moi-même chômeur. Mais assez parlé de moi et j'ai deux-trois choses à te dire concernant cette chanson de Robert Gilbert. Je ne dirai rien sur le fond, car comme tu l'as rappelé, j'en ai assez dit. Je veux simplement parler de la chanson elle-même et spécialement, des difficultés de compréhension et de traduction qu'a rencontrées le vrai traducteur, qu'est notre ami Venturi. Comme souvent, j'avais regardé le texte de Gilbert quand il fut inséré dans les Chansons contre la Guerre et vu ma connaissance très relative de l'allemand, j'avais reporté à plus tard une version française. Et si je l'ai faite aujourd'hui, cette version, c'est précisément à cause de Riccardo Venturi et de sa note de traducteur, où il dit toute la difficulté de la chose en raison du fait que la chanson n'est pas en allemand, disons standard, mais en berlinois – langue pratiquée notamment par Robert Gilbert, mais aussi Kurt Tucholsky, par exemple.J'ajouterais du berlinois d'il y a presque cent ans. Et le berlinois, à ce que j'ai pu voir, serait à l'allemand « standard », ce que le bruxellois serait au français ou le ouest-flandrien ou le limbourgeois à l'Algemeen Beschaafd Nederlands, c'est-à-dire au néerlandais « standard ». On y trouve des mots pour le moins « déformés » (si on considère la forme « standard » comme la norme), on y découvre des tournures de phrase « inhabituelles », des références locales assez mystérieuses pour l'étranger, des « images » particulières… Bref, tous les attributs d'une langue pleine, entière et indépendante. On nage en pleine biologie… si d'aventure, on veut bien considérer les langues comme des êtres vivants, issues d'êtres vivants et les villes (régions, zones, etc) comme des îles ou des isolats… où peuvent naître et se développer des souches spécifiques. J'arrête là mon développement.
Il le faut bien, sinon tu vas encore me pondre tout un traité…
J'en reviens à cette version française, dont malgré sa filiation nettement revendiquée à la version italienne de Venturi, on peut voir qu'il y a des différences – disons d'interprétation – du texte de Gilbert. Et pourquoi ? Simplement parce que – mais c'est le cas dans toutes les langues que je connais, c'est-à-dire essentiellement le français – les mots ont la plupart du temps, plusieurs acceptions. D'autre part, un mot, comme tu le sais en entraîne un autre, un mot change le flux de mots qui le suit. Je m'explique : imaginons que la chanson soit une promenade. Un pas en entraîne un autre, au fil du cheminement, on rencontre un embranchement de deux ou plusieurs voies (chaque voie étant un sens du mot considéré) où il faut choisir le sens de la promenade. L'un dit par ici, l'autre par là et ensuite, la phrase s'en va d'un côté ou de l'autre… Bref, voilà ce que je voulais raconter. Par exemple, je le dis pour toi et Venturi (il n'y a pas de quoi ameuter le monde avec ça), qu'on sache un peu de quoi on parle, je songe à ces deux vers : « Keene Molle schmeißt der Olle,
wenn er dir so sieht. ». Riccardo dit en italien : « Il vecchio non ti dà manco una birra se ti vede in questo stato. » et je dis en français : « Le vieux ne ressent aucune indulgence À te voir ainsi. ». Par ailleurs, je peux te garantir (pour ce que j'en sais...) la justesse des deux versions…
Merci bien, je ne comprends ni le berlinois, ni l'italien… Alors, je te fais confiance. Mais, trêve de discussions (je te rappelle que tu es attendu à souper), reprenons notre tâche et tissons le linceul de ce vieux monde de plus en plus anglicisé, étazunisé, rationalisé, enserré des réglementations, noyé de privilèges et cacochyme.
Heureusement !
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
d'après la version en italien de Riccardo Venturi d'une
Chanson allemande – Stempellied (oder Lied der Arbeitslosen) – Robert Gilbert – 1929
Paroles de David Weber, pseudonyme de Robert Gilbert, nom d'artiste de Robert David Winterfeld (1899-1978), compositeur, auteur, chanteur et acteur allemand.
Musique de Hanns Eisler
Interprétation Ernst Busch
Une chanson très célèbre, « légère » à la manière de Gilbert, mais suprême description et synthèse des effets de la crise de 1929 en Allemagne, certainement pas moins dévastatrice qu'aux USA, alors comme aujourd'hui terre d'origine de la crise. (Mais, dit Lucien l'âne, est-ce vraiment une crise ou le cours normal de la Guerre de Cent Mille Ans ?)
Et alors comme aujourd'hui les causes identiques, détaillées et synthétisées en particulier par l'économiste américain John Kenneth Galbraith (1908-2006) : mauvaise distribution du revenu ; mauvaise structure et mauvaise gestion des entreprises industrielles et des financières ; mauvaise structure du système bancaire ; excès de prêts à caractère spéculatif ; poursuite compulsive de l'équilibre budgétaire et diabolisation des interventions d'État, vues comme des altérations du « marché libre ».
On en vient à se demander comment il est possible que soit répété aujourd'hui le même scenario d'il y a presque 100 ans… Je ne suis pas un économiste, au contraire, je n'y comprends presque rien à l'économie (Oh, dit Lucien l'âne, mais les économistes non plus n'y comprennent rien… À preuve les immenses et perpétuels cafouillages que les « judicieux conseils » d'experts entraînent depuis si longtemps dans le monde ; ils disent tout et n'importe quoi et passent leur temps à se contredire ; s'il y a bien quelque part une trahison des clercs, c'est celle des économistes...), mais je risque une hypothèse : que soit la Guerre des 10.000 ans que la minorité de riches et puissants a toujours faite, fait et continuera à faire au détriment de la multitude des pauvres et des appauvris ?
Désolé d'être ainsi intervenu dans le cours de ta traduction, mais je n'ai pas pu m'en empêcher… Et toi, Marco Valdo M.I. mon ami, comme il s'agit d'une « chanson des chômeurs », tu es particulièrement bien placé pour donner une version française de cette chanson allemande, d'il y a presque un siècle. Car… car, si j'ai bonne souvenance, tu as écrit quelques chansons sur le chômage, les chômeurs et la façon dont ils sont traités… Toutes présentes sur ce site et de mémoire, je peux même te les citer …
À la poursuite du chômeur À la Poursuite du chômeur
Au bistro du coin Au bistro du coin ( la danse des chômeurs)
Cent Mille chômeurs dans la rue Cent mille chômeurs dans la rue...
Chasse au chômeur Chasse au chômeur
Dis Merci ! Dis Merci !
Je cherche un emploi Je cherche un emploi
Je chôme Je Chôme
L'avenir en rose L'avenir en rose
La belle santé de mon ami Vincent La belle santé de mon ami Vincent
La chanson des chômeurs La Chanson des Chômeurs
La Fermeture La fermeture
La Java du bonheur La java du bonheur
La mauvaise réputation des chômeurs La mauvaise réputation des chômeurs
La Sanction (Gare au chômeur) La Sanction (Gare au Chômeur)
La Valse des chômeurs La Valse des Chômeurs
Le Contrôleur Le contrôleur
Le pays du roi Albert Le pays du roi Albert
Le Travailleur Le Travailleur
Les Amoureux au chômage Les Amoureux au Chômage
Les chômeurs qui s'aiment (les uns sur les autres) Les Chômeurs qui s'aiment (les uns sur les autres).
Margot au chômage Margot au chômage
Mon Carrousel à moi Mon Carrousel à Moi
Tout autour de la terre Tout autour de la Terre
Y a plein de chômeurs en Wallonie Y a plein de chômeurs en Wallonie
En effet, j'écrivais des chansons sur les chômeurs, le chômage… du temps où j'étais moi-même chômeur. Mais assez parlé de moi et j'ai deux-trois choses à te dire concernant cette chanson de Robert Gilbert. Je ne dirai rien sur le fond, car comme tu l'as rappelé, j'en ai assez dit. Je veux simplement parler de la chanson elle-même et spécialement, des difficultés de compréhension et de traduction qu'a rencontrées le vrai traducteur, qu'est notre ami Venturi. Comme souvent, j'avais regardé le texte de Gilbert quand il fut inséré dans les Chansons contre la Guerre et vu ma connaissance très relative de l'allemand, j'avais reporté à plus tard une version française. Et si je l'ai faite aujourd'hui, cette version, c'est précisément à cause de Riccardo Venturi et de sa note de traducteur, où il dit toute la difficulté de la chose en raison du fait que la chanson n'est pas en allemand, disons standard, mais en berlinois – langue pratiquée notamment par Robert Gilbert, mais aussi Kurt Tucholsky, par exemple.J'ajouterais du berlinois d'il y a presque cent ans. Et le berlinois, à ce que j'ai pu voir, serait à l'allemand « standard », ce que le bruxellois serait au français ou le ouest-flandrien ou le limbourgeois à l'Algemeen Beschaafd Nederlands, c'est-à-dire au néerlandais « standard ». On y trouve des mots pour le moins « déformés » (si on considère la forme « standard » comme la norme), on y découvre des tournures de phrase « inhabituelles », des références locales assez mystérieuses pour l'étranger, des « images » particulières… Bref, tous les attributs d'une langue pleine, entière et indépendante. On nage en pleine biologie… si d'aventure, on veut bien considérer les langues comme des êtres vivants, issues d'êtres vivants et les villes (régions, zones, etc) comme des îles ou des isolats… où peuvent naître et se développer des souches spécifiques. J'arrête là mon développement.
Il le faut bien, sinon tu vas encore me pondre tout un traité…
J'en reviens à cette version française, dont malgré sa filiation nettement revendiquée à la version italienne de Venturi, on peut voir qu'il y a des différences – disons d'interprétation – du texte de Gilbert. Et pourquoi ? Simplement parce que – mais c'est le cas dans toutes les langues que je connais, c'est-à-dire essentiellement le français – les mots ont la plupart du temps, plusieurs acceptions. D'autre part, un mot, comme tu le sais en entraîne un autre, un mot change le flux de mots qui le suit. Je m'explique : imaginons que la chanson soit une promenade. Un pas en entraîne un autre, au fil du cheminement, on rencontre un embranchement de deux ou plusieurs voies (chaque voie étant un sens du mot considéré) où il faut choisir le sens de la promenade. L'un dit par ici, l'autre par là et ensuite, la phrase s'en va d'un côté ou de l'autre… Bref, voilà ce que je voulais raconter. Par exemple, je le dis pour toi et Venturi (il n'y a pas de quoi ameuter le monde avec ça), qu'on sache un peu de quoi on parle, je songe à ces deux vers : « Keene Molle schmeißt der Olle,
wenn er dir so sieht. ». Riccardo dit en italien : « Il vecchio non ti dà manco una birra se ti vede in questo stato. » et je dis en français : « Le vieux ne ressent aucune indulgence À te voir ainsi. ». Par ailleurs, je peux te garantir (pour ce que j'en sais...) la justesse des deux versions…
Merci bien, je ne comprends ni le berlinois, ni l'italien… Alors, je te fais confiance. Mais, trêve de discussions (je te rappelle que tu es attendu à souper), reprenons notre tâche et tissons le linceul de ce vieux monde de plus en plus anglicisé, étazunisé, rationalisé, enserré des réglementations, noyé de privilèges et cacochyme.
Heureusement !
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
LE TIMBRE (OU CHANSON DES CHÔMEURS)
Pas un sou en poche
Seulement un timbre
À travers les trous de mes habits
On voit le soleil.
Alors, mon gars, tu es au milieu de nulle part
Sans rien du tout ;
Si soudain ton corps roule à terre,
Aucun œil ne coulera.
Le vieux ne ressent aucune indulgence
À te voir ainsi.
Oui ! La situation paraît bien compromise
Tu serais mieux à la morgue
Tu aurais encore du crédit.
Tu irais pointer
Ta misère ne s'effacerait pas.
Pauvre homme, qui t'a
De si haut rejeté ?
Sans travail, sans logement
Tu n'es rien, un néant.
Comme la mouche sur le carreau
On te chasse aussitôt.
Sans pognon le long de la Panke,
Pas d'accès à la banque
Et le bourgeois dit : merci !
Si tu t'approches de lui.
La société jette très vite
Les gens aux ordures…
Si tu as faim, arrête de manger
Prends un comprimé
Un qui pétille.Si tu le prends de haut,
On te marque d'un signe.
Alors, pauvre homme, on te
Balance d'en haut.
Et ainsi on voit tes os
Au travers de ta peau
Et tu es en quelques temps
Liquidé. Complètement.
Et tu t’achètes tes quatre planches
Avec le dernier Mark, qui te reste.
Car à une ombre légère
Convient une sobre bière.
Mais il ne faut pas que tu pousses
Aux anges
Tu iras à ton heure.
« Rationalisation charmante ! »
Chante la direction syndicale
Avec émotion aux funérailles.
Alors par précaution, mets-toi
Même là-haut, dans la file de pointage.
Car, même là-haut, voyageur sans bagage,
Tu seras repoussé en bas.
Pas un sou en poche
Seulement un timbre
À travers les trous de mes habits
On voit le soleil.
Alors, mon gars, tu es au milieu de nulle part
Sans rien du tout ;
Si soudain ton corps roule à terre,
Aucun œil ne coulera.
Le vieux ne ressent aucune indulgence
À te voir ainsi.
Oui ! La situation paraît bien compromise
Tu serais mieux à la morgue
Tu aurais encore du crédit.
Tu irais pointer
Ta misère ne s'effacerait pas.
Pauvre homme, qui t'a
De si haut rejeté ?
Sans travail, sans logement
Tu n'es rien, un néant.
Comme la mouche sur le carreau
On te chasse aussitôt.
Sans pognon le long de la Panke,
Pas d'accès à la banque
Et le bourgeois dit : merci !
Si tu t'approches de lui.
La société jette très vite
Les gens aux ordures…
Si tu as faim, arrête de manger
Prends un comprimé
Un qui pétille.Si tu le prends de haut,
On te marque d'un signe.
Alors, pauvre homme, on te
Balance d'en haut.
Et ainsi on voit tes os
Au travers de ta peau
Et tu es en quelques temps
Liquidé. Complètement.
Et tu t’achètes tes quatre planches
Avec le dernier Mark, qui te reste.
Car à une ombre légère
Convient une sobre bière.
Mais il ne faut pas que tu pousses
Aux anges
Tu iras à ton heure.
« Rationalisation charmante ! »
Chante la direction syndicale
Avec émotion aux funérailles.
Alors par précaution, mets-toi
Même là-haut, dans la file de pointage.
Car, même là-haut, voyageur sans bagage,
Tu seras repoussé en bas.
inviata da Marco Valdo M.I. - 6/4/2015 - 22:57
Lingua: Russo
Traduzione russa da SovMusic.ru
ШТЕМПЕЛЬНАЯ ПЕСНЯ
Ни одной монеты в кармане,
только штемпельная карточка.
Через дыры одежды
глядит ясное солнце.
Человек, так стоит перед окружающим миром
совершенно без ничего;
если твой труп упадет внезапно,
ни в одном глазу слез не будет.
Не поставят ни одной кружки старого пива,
когда на тебя смотрят таким образом.- Ша,
положение выглядит очень слабым,
в лучшем случае в морге
Имеешь еще кредит.
Служащий со штемпелем
не избавит тебя от нищеты.
Кому ты нужен, ты, бедный человек,
уволенный так высоко там наверху?
Без работы, без ночлега
Ты нуль и ничто.
Как муху с оконного стекла
тебя смахнут.
Без денег в Панке (район Берлина)
стоять бессмысленно,
и буржуа говорит: Спасибо!
Своя рубашка ему слишком близка.
Очень быстро убирают
товарищество людей в мусор –
Если голодаешь, заткнись;
так как иначе получишь компресс
вместе с рычанием.
Служащий тебе с наглостью
ставит сверху знак безразличия –
какое имеет к тебе, бедному человеку,
уволенному там высоко наверху.
И так на тебе легко
проглядывают кости из кожи.
И ты в течение нескольких недель
полностью уволен.
И ты получаешь несколько планок
за последние марки,
так как для тонкой тени
достаточно тонкого гроба.
Только не напирай вперед
к ангелам,
успеешь еще вовремя.
„Прелестная рационализация“
так поют тебе профсоюзные руководители,
чуткие, на проводах.
Становись тогда, на всякий случай,
К такому же штемпелю также наверху –
так как ты остаешься, как бедный человек,
уволенным также там высоко наверху.
Ни одной монеты в кармане,
только штемпельная карточка.
Через дыры одежды
глядит ясное солнце.
Человек, так стоит перед окружающим миром
совершенно без ничего;
если твой труп упадет внезапно,
ни в одном глазу слез не будет.
Не поставят ни одной кружки старого пива,
когда на тебя смотрят таким образом.- Ша,
положение выглядит очень слабым,
в лучшем случае в морге
Имеешь еще кредит.
Служащий со штемпелем
не избавит тебя от нищеты.
Кому ты нужен, ты, бедный человек,
уволенный так высоко там наверху?
Без работы, без ночлега
Ты нуль и ничто.
Как муху с оконного стекла
тебя смахнут.
Без денег в Панке (район Берлина)
стоять бессмысленно,
и буржуа говорит: Спасибо!
Своя рубашка ему слишком близка.
Очень быстро убирают
товарищество людей в мусор –
Если голодаешь, заткнись;
так как иначе получишь компресс
вместе с рычанием.
Служащий тебе с наглостью
ставит сверху знак безразличия –
какое имеет к тебе, бедному человеку,
уволенному там высоко наверху.
И так на тебе легко
проглядывают кости из кожи.
И ты в течение нескольких недель
полностью уволен.
И ты получаешь несколько планок
за последние марки,
так как для тонкой тени
достаточно тонкого гроба.
Только не напирай вперед
к ангелам,
успеешь еще вовремя.
„Прелестная рационализация“
так поют тебе профсоюзные руководители,
чуткие, на проводах.
Становись тогда, на всякий случай,
К такому же штемпелю также наверху –
так как ты остаешься, как бедный человек,
уволенным также там высоко наверху.
inviata da Bernart Bartleby - 1/4/2015 - 15:12
Quello che in tutte le pagine che riportano questa canzone sembra non essere mai nominato nemmeno per istriscio, è che il testo è scritto in purissimo e terrificante dialetto amburghese di città, un misto di tedesco e Plattdeutsch.
Riccardo Venturi - 3/4/2015 - 12:28
Ciao Riccardo, mi ero accorto del tedesco "anomalo" quando ho sbattuto il testo in Google Translator. Qui c'è anche un "vokabularium" delle espressioni dialettali, ma è giustamente in tedesco, fuori della mia portata...
Se tu avessi voglia...
Saluzzi
Se tu avessi voglia...
Saluzzi
Bernart Bartleby - 3/4/2015 - 13:01
Nonostante sia praticamente in coma da tre giorni (influenza, dolori articolari, cacaiola andante...) stavo provando a fare la traduzione; ma è veramente ostica. Tra l'altro mi sembra pure che il traduttore russo non abbia capito bene alcune cose, ma la cosa è del tutto comprensibile perché pure io ci ho diverse difficoltà. Io speriamo che me la cavo...boh!
Sempre Mondovì e Fossani, rv
Sempre Mondovì e Fossani, rv
Riccardo Venturi - 3/4/2015 - 14:49
Ma, in effetti, il Vokabularium che hai segnalato, allegato al video, è parecchio utile. Così come lo stesso video riporta il testo in una grafia che mi sembra "più meglio". Però avevo preso un abbaglio notevole: il testo non è in amburghese, ma in berlinese (sempre comunque un misto di tedesco e Plattdeutsch: l'area è quella). Cerco di andare avanti, nonostante il coma prosegua imperterrito...
Riccardo Venturi - 3/4/2015 - 19:57
E vorrei aggiungere anche una cosa, nel mezzo del tentativo di traduzione. Domanda quasi retorica: a che cosa portò la crisi economica, in Germania? Al nazismo. Dando la colpa, naturalmente, a degli "altri" (gli ebrei nella fattispecie), mentre i veri colpevoli, la casta industriale e militare che aveva voluto la guerra, foraggiava il nazismo e lo portava al potere. Ora, invece, la colpa è degli "immigrati" e i nazisti del XXI secolo ci riprovano in pompa magna. Menomale, poi, che la historia dovrebbe essere magistra vitae...
Riccardo Venturi - 3/4/2015 - 20:18
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Parole di David Weber, pseudonimo di Robert Gilbert, a sua volta nome d’arte di Robert David Winterfeld (1899-1978), compositore, autore, cantante ed attore tedesco
Musica di Hanns Eisler
Brano interpretato da Ernst Busch in molti suoi dischi, a partire dal Lato B del singolo “Lied der Bergarbeiter” pubblicato nel 1931 e poi nella raccolta “Die goldenen zwanziger Jahre” pubblicata nella RDT nel 1964.
“Non un soldo in tasca, solo il buono con il timbro per ricevere il sussidio di disoccupazione…”
Una canzone molto celebre, “leggera” al modo di Gilbert, ma suprema descrizione e sintesi degli effetti della crisi del 1929 in Germania, certo non meno devastanti di quelli prodottisi negli USA, allora come oggi terra di origine del dissesto.
E allora come oggi identiche le cause, individuate e sintetizzate in particolare dall’economista americano John Kenneth Galbraith (1908-2006): cattiva distribuzione del reddito; cattiva struttura e cattiva gestione delle aziende industriali e finanziarie; cattiva struttura del sistema bancario; eccesso di prestiti a carattere speculativo; perseguimento ossessivo del pareggio di bilancio e demonizzazione degli interventi statali, visti come alterazioni del “libero mercato”.
Viene da chiedersi come sia possibile che si sia ripetuto oggi lo stesso scenario di quasi 100 anni fa… Non sono un economista, anzi, non ci capisco pressochè nulla di economia, ma azzardo un’ipotesi: che sia la Guerra dei 10.000 anni che pochi ricchi e potenti hanno sempre fatto, stanno facendo e continueranno a fare ai danni della moltitudine dei poveri e degli impoveriti?