You stare out in yellow eyes larger than my mind;
In viscous pools of joy, relaxing, we glide
It's all too beautiful
For my mind to bear.
And, as we shimmer into sleep, something's unshared.
But, seeing the flower that was there yesterday,
A tear forms just behind the soft peace of your shades
The world's too lonely
For a message to slip
But between the dying rails of peace
You trip.
The petals that were blooming are just paper in your hand;
Your eyes, which were clear in the night, are opaque as you stand
It was too beautiful
For it to last
These visions shimmer and fade out of
The glass
The petals that were blooming are just paper in your hand
The petals that were blooming are just paper in your hand
The petals that were blooming are just paper in your hand.
In viscous pools of joy, relaxing, we glide
It's all too beautiful
For my mind to bear.
And, as we shimmer into sleep, something's unshared.
But, seeing the flower that was there yesterday,
A tear forms just behind the soft peace of your shades
The world's too lonely
For a message to slip
But between the dying rails of peace
You trip.
The petals that were blooming are just paper in your hand;
Your eyes, which were clear in the night, are opaque as you stand
It was too beautiful
For it to last
These visions shimmer and fade out of
The glass
The petals that were blooming are just paper in your hand
The petals that were blooming are just paper in your hand
The petals that were blooming are just paper in your hand.
envoyé par Riccardo Venturi - 2/2/2015 - 23:42
Langue: italien
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
3 febbraio 2015
Due parole del traduttore. Canzone del 1968, album del 1969 e, guardando attentamente la copertina dell'album a base di "aerosol" e con la bomboletta spray, a chi sia un po' attento viene a mente una cosa ben precisa, che fu pubblicata nello stesso anno 1969: Ubik di Philip Dick. Suggestioni? Può darsi; ma se vogliamo parlare di dissoluzione della realtà, anche in questo testo di Hammill, pur breve, ci sarebbe da sbizzarrirsi. E', chiaramente, intraducibile; anche con le note, qualsiasi traduzione rimane una specie di truffa legalizzata. Ciononostante, accettando la chiave di lettura del dopo l'esplosione della bomba, qualcosa si può forse dire. "Qualcosa di incondiviso", appunto.
Udine, 12 agosto 2009: Peter Hammill esegue "Afterwards" unplugged.
3 febbraio 2015
Due parole del traduttore. Canzone del 1968, album del 1969 e, guardando attentamente la copertina dell'album a base di "aerosol" e con la bomboletta spray, a chi sia un po' attento viene a mente una cosa ben precisa, che fu pubblicata nello stesso anno 1969: Ubik di Philip Dick. Suggestioni? Può darsi; ma se vogliamo parlare di dissoluzione della realtà, anche in questo testo di Hammill, pur breve, ci sarebbe da sbizzarrirsi. E', chiaramente, intraducibile; anche con le note, qualsiasi traduzione rimane una specie di truffa legalizzata. Ciononostante, accettando la chiave di lettura del dopo l'esplosione della bomba, qualcosa si può forse dire. "Qualcosa di incondiviso", appunto.
Udine, 12 agosto 2009: Peter Hammill esegue "Afterwards" unplugged.
DOPO
Fissi intensamente 1 occhi gialli più grandi della mia mente;
In pozze viscose di gioia scivoliamo rilassandoci
Tutto è troppo bello
Da sopportare per la mia mente.
E, mentre entriamo scintillanti nel sonno, c'è un che di incondiviso. 2
Ma, nel vedere il fiore che ieri era qui,
Si forma una lacrima appena dietro la tenue pace della tua ombra 3
Il mondo è troppo solo
Per non capire un messaggio 4
Ma tra i binari morenti della pace 5
Tu viaggi.
I petali che stavano sbocciando sono solo carta in mano tua;
I tuoi occhi, che eran chiari nella notte, sono opachi mentre resisti in piedi 6
Era troppo bello
Per durare
Queste visioni risplendono e svaniscono
Dal vetro. 7
I petali che stavano sbocciando sono solo carta in mano tua
I petali che stavano sbocciando sono solo carta in mano tua
I petali che stavano sbocciando sono solo carta in mano tua.
Fissi intensamente 1 occhi gialli più grandi della mia mente;
In pozze viscose di gioia scivoliamo rilassandoci
Tutto è troppo bello
Da sopportare per la mia mente.
E, mentre entriamo scintillanti nel sonno, c'è un che di incondiviso. 2
Ma, nel vedere il fiore che ieri era qui,
Si forma una lacrima appena dietro la tenue pace della tua ombra 3
Il mondo è troppo solo
Per non capire un messaggio 4
Ma tra i binari morenti della pace 5
Tu viaggi.
I petali che stavano sbocciando sono solo carta in mano tua;
I tuoi occhi, che eran chiari nella notte, sono opachi mentre resisti in piedi 6
Era troppo bello
Per durare
Queste visioni risplendono e svaniscono
Dal vetro. 7
I petali che stavano sbocciando sono solo carta in mano tua
I petali che stavano sbocciando sono solo carta in mano tua
I petali che stavano sbocciando sono solo carta in mano tua.
NOTE alla traduzione
[1] Da tenere presente che il verbo stare out significa propriamente “fissare qualcuno in modo talmente intenso da fargli abbassare gli occhi”. Con gli “occhi gialli” si entra però subito in un altro piano di lettura da tenere presente: poiché gli occhi gialli sono tipici dei malati di cirrosi epatica, è bene sapere che Peter Hammill ha sempre avuto problemi di alcoolismo. E la canzone sembra contenere un altro possibile riferimento alla “visione alcoolica” (v. Nota 7)
[2] Si potrebbe proseguire qui il doppio piano della “visione alcoolica” dell'olocausto nucleare: si entra scintillanti nel sonno dopo l'esplosione, “brillando” in tutte le accezioni del termine, come si entra nel sonno confuso e visionario dell'ubriachezza estrema. Baudelairiano, verrebbe da dire; anche nella notazione psicologica, finissima e complessa, della parziale ma forzata incondivisione di sensazioni che, in momenti comunque estremi, si vorrebbe totale.
[3] Da tenere presente che to go down into the shades significa tout court “morire”, e che shades, “le ombre”, può essere reso senz'altro con “morte”. Una “lacrima che si forma dietro la tenue pace della tua morte” è una resa possibilissima, e da brividi autentici.
[4] Ovvero “per lasciarsi sfuggire un messaggio”. In due parole tutto il contesto storico di questa multiforme, complicata visione.
[5] Traducendo alla lettera dying rails con “binari morenti”, si stabilisce -in italiano- un suggestivo contrasto coi “binari morti”. Non è però così automatico in inglese; innanzitutto, rail è sì, certamente, “binario, rotaia” (si veda railway), ma può significare, ugualmente, “ringhiera, parapetto”; poi, “binario morto” è propriamente dead-end track. Chiaramente, il traduttore-truffatore (quale io sono qui, pienamente) si butta a capofitto nei “binari morenti”. Della pace, poi; uno scatto in avanti, qui, della tematica nuclearista-pacifista. Forse.
[6] To stand è sia "stare in piedi" che "resistere"; truffo qui con "resistere in piedi", che è -tra l'altro- un gesto tipico dell'ubriaco fradicio (prima di cadere nel suo scintillante sonno).
[7] “Dal vetro”, ma si torna a quanto detto alla Nota 1. “Glass”, ovviamente, è anche il “bicchiere”. Visioni che risplendono e svaniscono dal vetro, o dal bicchiere. Bisogna, infatti, essere piuttosto briachi per mettersi a fare traduzioni del genere.
[1] Da tenere presente che il verbo stare out significa propriamente “fissare qualcuno in modo talmente intenso da fargli abbassare gli occhi”. Con gli “occhi gialli” si entra però subito in un altro piano di lettura da tenere presente: poiché gli occhi gialli sono tipici dei malati di cirrosi epatica, è bene sapere che Peter Hammill ha sempre avuto problemi di alcoolismo. E la canzone sembra contenere un altro possibile riferimento alla “visione alcoolica” (v. Nota 7)
[2] Si potrebbe proseguire qui il doppio piano della “visione alcoolica” dell'olocausto nucleare: si entra scintillanti nel sonno dopo l'esplosione, “brillando” in tutte le accezioni del termine, come si entra nel sonno confuso e visionario dell'ubriachezza estrema. Baudelairiano, verrebbe da dire; anche nella notazione psicologica, finissima e complessa, della parziale ma forzata incondivisione di sensazioni che, in momenti comunque estremi, si vorrebbe totale.
[3] Da tenere presente che to go down into the shades significa tout court “morire”, e che shades, “le ombre”, può essere reso senz'altro con “morte”. Una “lacrima che si forma dietro la tenue pace della tua morte” è una resa possibilissima, e da brividi autentici.
[4] Ovvero “per lasciarsi sfuggire un messaggio”. In due parole tutto il contesto storico di questa multiforme, complicata visione.
[5] Traducendo alla lettera dying rails con “binari morenti”, si stabilisce -in italiano- un suggestivo contrasto coi “binari morti”. Non è però così automatico in inglese; innanzitutto, rail è sì, certamente, “binario, rotaia” (si veda railway), ma può significare, ugualmente, “ringhiera, parapetto”; poi, “binario morto” è propriamente dead-end track. Chiaramente, il traduttore-truffatore (quale io sono qui, pienamente) si butta a capofitto nei “binari morenti”. Della pace, poi; uno scatto in avanti, qui, della tematica nuclearista-pacifista. Forse.
[6] To stand è sia "stare in piedi" che "resistere"; truffo qui con "resistere in piedi", che è -tra l'altro- un gesto tipico dell'ubriaco fradicio (prima di cadere nel suo scintillante sonno).
[7] “Dal vetro”, ma si torna a quanto detto alla Nota 1. “Glass”, ovviamente, è anche il “bicchiere”. Visioni che risplendono e svaniscono dal vetro, o dal bicchiere. Bisogna, infatti, essere piuttosto briachi per mettersi a fare traduzioni del genere.
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Lyrics and Music by Peter Hammill
Testo e musica di Peter Hammil
Album: The Aerosol Grey Machine
Poi in/Then in: '68-'71
"1968. You have to bear in mind that this was a fundamentally different planet. Turmoil in hearts and minds, Vietnam still in full swing, nuclear annihilation still an imminent possibility, riots in the streets, the possibility of absolute change an aspiration on the wind... Music still The Thing." - Peter Hammill
Indirettamente, è proprio Peter Hammill ad avere fornito una chiave di lettura per questa famosa e incredibilmente bella ballata della primissima produzione dei VdGG, e che Hammill stesso sostiene essere la prima canzone che ha scritto ("the oldest song I wrote"). The Aerosol Grey Machine, il primo album ad essere fatto uscire a nome dei VdGG, doveva in origine essere firmato dal solo Peter Hammill (che è autore di tutte le canzoni, tranne una in coabitazione); fu poi deciso di pubblicarlo a nome dell'intero gruppo, ma è chiaro che una lettura suggerita da Peter Hammill stesso debba essere privilegiata. E non è cosa da poco, data la costante oscurità filosofica e esistenziale che ha sempre pervaso i testi di Hammill (e anche, va detto, la sua musica). Riconducendo The Aerosol Grey Machine al suo contesto storico, all'anno 1968 (anche se l'album uscì l'anno successivo), Hammill non fa che confermare ciò che da molti è stato sempre detto di Afterwards: una ballata del “dopo”, del “day after” dopo l'olocausto nucleare (“Nuclear annihilation still an imminent possibility”, queste le esatte parole di Hammill a proposito dell'album), l'inquietante presenza del “fading out”. Così presento questo brano che fu riproposto anche nell'album antologico “'68-'71”, aprendolo; per molti, almeno in Italia, il primo contatto coi VdGG. Chiaro è che, come tutti i brani di Hammill, i piani di lettura sono molteplici; nessuno dei suoi testi ha mai potuto, può e potrà mai essere etichettato con decisione. Sembra però che le paure, storicamente razionali e al tempo stesso velate dall'irrazionalità oscura, siano il filo conduttore di questo brano che ritengo indimenticabile. [RV]