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Compagno ti conosco

Ivan Della Mea
Language: Italian


Ivan Della Mea

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Ciao bella
(I Luf)
Ho visto un re
(Paolo Ciarchi)
Fecundidad
(Ángel Parra)


[1975]
Testo e musica di Ivan Della Mea
Paroles et musique: Ivan della Mea
Album: Fiaba Grande (La nave dei folli)

All'interno di Fiaba grande (La nave dei folli), Compagno ti conosco, suddivisa in ben tredici parti distinte, rappresenta una sorta di “album nell'album”. Per le loro pertinenze specifiche, si era pensato di inserire nel sito solo due di queste parti, vale a dire Alcide Cervi e Se muere Allende; ma ciò avrebbe significato spezzare l'unitarietà del messaggio che reca. Ne è venuta fuori una “paginona alla gpt” che comunque, anche in altre sue parti, potrà risultare non lontana dalle tematiche di questo sito. A tutto questo ha contribuito senz'altro anche il fatto che nessuna parte di questa fondamentale composizione di Ivan Della Mea si trova(va) in rete. [RV]

Compagno ti conosco
di Teresio Zaninetti
Rabbia e poesia in Ivan Della Mea, II

meamarDel ’75 è Fiaba grande (La nave dei folli), un nuovo approdo presentato, allora, al Salone Pier Lombardo milanese. Nel Lp vi è anche quel Compagno ti conosco che è, indubbiamente, un passaggio cruciale nello sviluppo della tematica dellameana. Molto fuori luogo ci sembra, nei suoi confronti, il commento negativo che ne fanno Simone Dessì e Giame Pintor (op. cit.; cfr. pag.28), là dove scrivono: “E’ l’abbandono dell’analisi e della critica marxista e la suggestione di un discorso tutto ‘umanistico’; è un rischio che molti hanno corso e corrono nella riscoperta e nell’attenzione, giusta e necessaria, verso i comportamenti della vita quotidiana, verso il rapporto tra milizia e scelte personali. (…) Tutta costruita sul rapporto tra religiosità e fede politica; intuizione certo suggestiva, ma tremendamente unilaterale per l’incapacità di andare oltre il livello della semplice raffigurazione nel descrivere l’attaccamento, ugualmente ‘mistico’, di certi strati popolari verso Dio e i santi e verso il Partito Comunista e, per esempio, Di Vittorio e Togliatti”.

Il compilatore (o i compilatori) di queste note non è certo penetrato in profondità nel tessuto, assai vasto, di questa “ballata” in cui Dio e i santi non vengono affatto assunti come equivalenti di un fideismo militante, bensì come aspetti fenomenici di una realtà che esige vittime sempre più consenzienti e meno consapevoli della propria condizione oggettiva e sociale. Il discorso tutto “umanistico” non è che un marginale pretesto, semmai, per proporre un problema che va e andrà risolto in termini ben diversi dai puri sofismi intellettualistici dei cosiddetti militanti di sinistra. Il “cantautore” è preciso, non dà adito a dubbi né a perplessità: “A Milano una madre benestante prende i suoi due figli e un bel giorno d’estate li sbatte giù dalla finestra. Dopo di che si butta anche lei. A Trieste, eravamo a cantare per il circolo La Comune, ci hanno chiesto di andare all’ospedale psichiatrico nel reparto diretto da Basaglia. (…) nel giro di cinque minuti si è chiarito come era invece importante stabilire un rapporto con questa gente. Così abbiamo visto della gente triste passare due ore in allegria…(…) La terza storia mi è sembrata che potesse simboleggiare il tempo in cui stiamo vivendo, a prescindere dalla tessera che si ha in tasca o dall’ideologia che si professa. L’ho trovata allucinante, anche solo come fatto di cronaca in sé, allucinante come del resto altre cose che accadono ogni giorno a Milano. Un ragazzino fascista di diciassette anni spara ad un compagno. E va be’… ma voglio dire che è fascismo quello come è fascismo quello che è successo in luglio, un sabato, al casello di Firenze dell’autostrada del Sole: una ragazza americana, turista, diciannove anni, stava chiedendo l’autostop; la tirano sotto (…), dico, la frenesia è tale che questa ragazza viene letteralmente rimbalzata per oltre un chilometro sull’autostrada da una macchina all’altra…”.

Fiaba Grande. Ivan Della Mea, 1975.Non riportiamo per intero, anche se ne varrebbe la pena, quanto Della Mea riferisce sulla genesi di questa sua “ballata”, momento-cardine della sua evoluzione artistica e militante. Occorre aggiungere, inoltre, che il “cantautore” inserisce in essa anche alcune considerazioni circa una processione, di cui riporta un frammento di canto ed altre su un pellegrinaggio. Certo, è abbastanza facile, ma soltanto se ciò lo si piglia alla superficie, osservare una certa confusione ed una “attenzione mistica” od “umanistica” nell’accostare tra loro fatti così apparentemente distanti; come è facile scivolare nell’errore di non comprendere, sempre rimanendo in superficie, l’accostamento della morte di Allende e della carica umana e militante che simili fatti possono suscitare in un militante che vuole cantare — e cantare come compagno per i compagni — prendendo come una sorta di comandamento l’insegnamento di Victor Jara. Ai suoi superficiali critici il cantautore ha opposto, oltre tutto, ragioni ben specifiche, chiare e immediate: “La più rigorosa delle analisi marxiste non risolve tutto, perché tutto è sempre e costantemente discutibile: ciò che resta indiscutibile è la ragione, che è molto spesso umana e di conoscenza e quasi mai scientifica e di sapere, che muove la fede e l’amore del proletario; sia del compagno che ha fatto la storia del partito che è (perché io credo che sia) il partito, sia della donna che bacia San Rocco. Se tu vorrai un giorno parlare con quella donna non liquiderai il suo santo a colpi di Marx-Lenin-Mao-Togliatti, ma per un rapporto di conoscenza vera della sua condizione di classe che implica un rispetto comunista anche per il suo santo” (op. cit.; cfr. pag.29).

Ad alzare la bandiera rossa della classe riunita sarà, canta Della Mea, “un vecchio bimbo”, e lo farà “per una voglia/ ma dolce e antica/ sudata sangue/ sotto all’ulivo/ di questa morta/ civiltà”; lo farà per quella “conoscenza” che “implica rispetto comunista” e che è, forse, la “vera” scienza della sostanza dei fatti e delle situazioni in cui vivono i singoli componenti la classe sfruttata. “E conoscenza è anche un sorriso/ è anche una voglia di giocare/ è anche una voglia di amare/ è anche una voglia di cantare”, aggiunge il “cantautore” con quel suo fraseggiare di note di dolcezza e di “rabbia”, con la pacata visione, in sé grandiosa e semplice, di chi vuole esprimere l’essenza del domani filtrata attraverso la realtà presente: “Chi è compagno dice al compagno/ compagno ti conosco/ per quel che sei per quel che fai/ compagno ti conosco/ la prima scienza del proletario/ compagno ti conosco// contro il padrone e la sua scienza/ compagno ti conosco…”.

idellamSembra, questo, un Della Mea nuovo: da qui le varie interpretazioni, quegli equivoci a cui è andato incontro non senza una sua scelta precisa o meglio, com’è suo solito, non senza consapevolezza. La coerenza può a volte essere scambiata per contraddizione; ma non può esserci contraddizione se non nella testardaggine, nel principio per il principio, cioè se non si vuole assolutamente prendere atto né coscienza di ciò che va accadendo e/o modificandosi, magari solo all’interno di un ristretto movimento, o nella dinamica di un singolo individuo. Ma il fatto è che Della Mea non si è mai rifiutato di cogliere il senso della trasformazione, che è sempre in atto, anche quando in superficie le acque appaiono stagnanti. C’è da notare che la sua coerenza riguarda, soprattutto, quel più o meno percettibile variare da un luogo all’altro, da un momento all’altro; ed è la coerenza di chi non smette di osservare, di cercare di comprendere ogni pur minimo spostamento. Per questo, si potrebbe rilevare, egli si rivolge, per Fiaba grande (La nave dei folli) ad un altro autore-musicista-militante, Franco Fabbri — del rock zdanoviano noto come Stormy Six — e si fa scrivere la presentazione al disco. E questi, con una sottigliezza che pare sfuggire all’analisi, con rapidi tocchi sa incisivamente inquadrare il significato di questo “nuovo” Della Mea, che in realtà di “nuovo” ha solamente una più sollecita apertura verso il confronto e, in particolare, verso il ruolo o la funzione della canzone stessa. “E questo avviene — scrive Fabbri — proprio perché i tempi stessi stanno cambiando, perché faticosamente cresce un movimento culturale che oltre ad avere una coscienza rivolta all’esterno comincia a prendere coscienza di se stesso e dei propri problemi: e proprio perché di un movimento si tratta, una ‘canzone sulla canzone’ non è più il delirio dell’artista isolato ma la voce di quella coscienza collettiva, l’espressione di un’esigenza”.

In effetti, il “cantautore” allarga anche il proprio modo di manifestarsi musicalmente, non solo contenutisticamente: entra addirittura, per la prima volta, quello strumento che Fabbri definisce “il grande tabù, la Batteria”. Si tratta, sostanzialmente, di uno spostamento che Della Mea mette in atto stimolato sia dagli eventi, sia da una necessità che avverte inderogabile. Come appartenente della classe operaia, e perciò interprete-testimone, di essa coglie ciò che si muove e non esita a manifestarne l’importanza e la funzione, che sono correlative al suo essere compagno, ma soprattutto compagno di “viaggio” su di una “nave” che solca un oceano ad un tempo diverso e comunitario; una “nave” in cui c’è posto per tante persone ed un oceano che non sia solo dogmatismo. Così, infatti, egli scrive in proposito: “…io penso che per essere comunisti, per essere dei buoni comunisti ci voglia anche fantasia e conoscenza, disciplina e autonomia: questi concetti — ogni comunista lo sa — non solo per scienza ma anche e soprattutto per conoscenza — non sono antitetici, bensì complementari. Non è una ricetta: è un modo di essere compagni; per quanto mi riguarda non credo che ce ne siano altri. Questo penso da sempre con mille contraddizioni e i molti piccoli e grandi compromessi: personalmente non ho remore a tenere ‘lo sporco ben stretto tra i pugni rinchiusi’ (uno dei versi più significativi de La nave dei folli, n.d.r.), soprattutto quando i pugni sono tanti e ben coscienti della loro funzione. E con lo sporco stretto nel pugno rinchiuso ci possono stare tante cose: i dubbi, le incertezze, le confusioni, le crisi mistiche, i pruriti esistenziali, le angosce — “la nave è grande” — le voglie esasperate, gli eccessi per eccesso e gli eccessi per difetto, i surplus e le carenze d’amore, le grandi verità e le piccole bugie e viceversa. Una sola cosa non ci sta e non ci potrà mai stare: la mancanza di rispetto comunista verso il compagno. Perché dietro la mancanza di rispetto comunista verso il compagno c’è solo il fascino ‘discreto’ del potere personale, di quel potere che a volte sa usare e usa la scienza anche ‘marxista’ in opposizione alla voglia e alla pratica di conoscenza tra compagni e proletari”.

1. Chi può chiamare scienza


rokko


Chi può chiamare scienza
l'amore di una donna
che bacia devota il ginocchio
di San Donato

Chi può chiamare scienza
la fede in un sogno
di grazia e sognato sul sagrato
di San Rocco

Chi può chiamare scienza
la fede del compagno
che dona al partito tutta intera
la sua vita

Chi può chiamare scienza
l'amore del compagno
che crede nel partito per amore
e con amore
per amore
e con amore
per amore
e con amore.


2. Ciao Milano


Una donna s'affaccia dal balcone...Milano
minicasa di lusso moquette...Milano
piano sette ed un figlio di tre anni...per mano
lo solleva e lo schianta dal set...timo piano.

Bella madre trent'anni si volta...Milano
torna in casa, ritorna, un sorriso...Milano
con un figlio leggero quattr'anni...per mano
lo solleva e lo schianta dal set...timo piano.


3. E lu vise de Sante Donate


sdona


E lu vise de Sante Donate
io l'adoro io l'adoro
io l'adoro e lo voglio adorar
Sante Donate la grazia mi fa
io l'adoro e lo voglio adorar
Sante Donate la grazia mi fa.


4. Se muere Allende


allendgoss


Muore un compagno e la memoria
crescerà
cresce nella lotta conoscenza
e Unidad
Popular
se muere Allende
pero su amor
y su razón
vivirán.


Muore un compagno e la memoria
crescerà
cresce nella lotta conoscenza
e Unidad
Popular
se muere Allende
pero su amor
y su razón
vivirán.



5. Trieste muri bianchi


Franco Basaglia
Franco Basaglia


Trieste muri bianchi e cento pazzi
duecento occhi di malinconia
e cento cuori che non hanno scienza
duecento mani che non han potere
però han tanto amore
e conoscenza
però han tanto amore
e l'unità.

E conoscenza è anche un sorriso
è anche una voglia di giocare
è anche una voglia di amare
è anche una voglia di cantar
avanti popolo
alla riscossa
bandiera rossa
s'innalzerà
questa bandiera
ch'è nostra e rossa
insieme a noi
chi l'alzerà.


6. Alcide Cervi


alkerv



Claudio Cormio e i Suonatori Terra Terra: "Alcide Cervi", da "Compagno ti conosco" - Fosdinovo, "Fino al cuore della rivolta", agosto 2009.


È un vecchio bimbo
senza i suoi figli
pieno d'amore
fatto di terra
là nel suo campo
c'è sette croci
il suo calvario
di libertà.

Lui l'alzerà
questa bandiera
per una voglia
ma dolce e antica
sudata sangue
sotto all'ulivo
di questa morta
civiltà.

Ha visto madri
gettare i figli
senza speranze
e senza niente
e poi la scienza
scartare l'uomo
ma come se
cavasse un dente.


7. E ha scoperto


E ha scoperto che tutto il male
può diventare scienza
e che la noia e che la morte
son diventati scienza
l'alienazione lo sfruttamento
son diventati scienza
e che il potere e che il fascismo
sono la vera scienza.


8. Firenze quant'è bella


autosolfi


Firenze quant'è bella
di luce e di colore
nell'urlo di calore del pomeriggio
sull'Autosole

Sto andando evviva in ferie
con moglie figlio e figlia
ovvero con la famiglia in colonna
eterna amen

Motore più motore
rumore più rumore
sudore più sudore
per non vedere
per non capire

Che la tua gioia è sola
la tua speranza è sola
è tua è tutta sola
per non vedere
per non capire

Che c'è una gioia ferma
che c'è una gioia muta
che c'è una gioia sola
davanti a te
sull'autostrada

Ed è abbastanza ferma
ed è abbastanza muta
ed è abbastanza sola
e magari
piuttosto morta
piuttosto morta
piuttosto morta
piuttosto morta
piuttosto morta.


9. Bella turista americana


karlma


Bella turista americana
io non so quanti anni hai
sei sola lì sull'autostrada
ed io non so quanti anni hai
sei morta proprio tutta morta
ed io non so quanti anni hai
pensa io oggi vado in ferie
senza saper quant'anni hai.

E lo scritto di Carlo Marx
io l'adoro io l'adoro
io l'adoro e lo voglio adorar
Carletto Marx la grazia mi fa.

Non vedi o bella americana
ma tu non vuoi capire niente
vedi ho moglie e figli vedi
ma tu non vuoi capire niente
nessuno bella sai si ferma
ma tu non vuoi capire niente
ti son passati sopra in nove
ma tu non vuoi capire niente

E la gloria del grande Lenino
io l'adoro io l'adoro
io l'adoro e lo voglio adorar
grande Lenino la grazia mi fa.

E s'è mai visto dico un uomo
con moglie dico figlio e figlia
a caccia dico delle ferie
con moglie dico figlio e figlia
fermarsi dico per la strada
con moglie dico figlio e figlia
per raccattare dico un morto
nemmeno dico di famiglia.

E s'è mai visto dico un morto
con tanto dico di famiglia
a caccia dico delle ferie
con tanto dico di famiglia
fermarsi dico per la strada
con tanto dico di famiglia
per raccattare un altro morto
nemmeno dico di famiglia.

E lu pensiere di Mao Tze Tunghe
io l'adoro io l'adoro
io l'adoro e lo voglio adorar
Mao Tze Tunghe la grazia mi fa
io l'adoro e lo voglio adorar
Mao Tze Tunghe la grazia mi fa.


10. Chi ti raccoglierà


Ma chi ti fermerà
madre della speranza
sull'orlo del balcone
dell'ultima tua fede
chi fermerà questo voto
a un dio che non vede
chi ti può dire "aspetta"
con voce piena d'amore.

Ma chi ti fermerà
o padre di famiglia
nel sole dell'autostrada
senza speranza e fede
chi fermerà questo voto
a un dio che non vede
chi ti può dire "aspetta"
con voce piena d'amore.

Chi ti raccoglierà
bella turista morta
sul ciglio di una strada
senza speranza e fede
chi mostrerà il tuo volto
al dio che non vede
chi mostrerà il tuo volto
a questa società
chi ti raccoglierà.


11. Alcide Cervi (ripetizione)


alkerv


È un vecchio bimbo
senza i suoi figli
pieno d'amore
fatto di terra
là nel suo campo
c'è sette croci
il suo calvario
di libertà.

Lui l'alzerà
questa bandiera
per una voglia
ma dolce e antica
sudata sangue
sotto all'ulivo
di questa morta
civiltà.

Ha visto madri
gettare i figli
senza speranze
e senza niente
e poi la scienza
scartare l'uomo
ma come se
cavasse un dente.


12. Compagno ti conosco


E ha scoperto che tutto il male
può diventare scienza
e che la noia e che la morte
son diventati scienza
l'alienazione lo sfruttamento
son diventati scienza
e che il potere e che il fascismo
sono la vera scienza

E lui dirà alla santa madre
aspetta ti conosco
e lui dirà al padre in ferie
aspetta ti conosco
e lui dirà turista morta
aspetta ti conosco
così all'uomo compagno e vita
aspetta ti conosco.

Chi è compagno dice al compagno
compagno ti conosco
per quel che sei per quel che fai
compagno ti conosco
la prima scienza del proletario
compagno ti conosco
è conoscenza è questa frase
compagno ti conosco

Contro il padrone e la sua scienza
compagno ti conosco
contro il fascismo e la sua scienza
compagno ti conosco
contro il potere e la sua scienza
compagno ti conosco
da mille anni per altri mille
compagno ti conosco.


13. Se muere Allende (ripetizione e chiusa)


allendgoss


Muore un compagno e la memoria
crescerà
cresce nella lotta conoscenza
e Unidad
Popular
se muere Allende
pero su amor
y su razón
vivirán.


Muore un compagno e la memoria
crescerà
cresce nella lotta conoscenza
e Unidad
Popular
se muere Allende
pero su amor
y su razón
vivirán.

Contributed by Riccardo Venturi - 2014/12/9 - 14:14


Mi scuso per l'inserimento "a singhiozzo" di questa lunga, e a mio parere fondamentale, cantata di Ivan Della Mea. L'intenzione di farne una "paginona" in stile gpt ha giocato il suo ruolo, ma presentarla come spezzatino sarebbe stato scorretto. Il fatto della turista americana travolta da nove automobili che non si fermarono, e il cui cadavere straziato fu trascinato per oltre un chilometro, avvenne dopo il casello di Firenze Sud il 4 agosto 1974, lo stesso giorno della strage fascista e di stato del treno Italicus.

Riccardo Venturi - 2014/12/15 - 12:02




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