A Rocca Canavese ha distrutto ogni cosa
un incendio che orror,
eran giovani sul fior degli anni
lavoravano con grande ardor.
Ivi presso il torrente Malone,
era sorta un'azienda industrial
di fiammiferi nuova invenzione
col lavoro assai forte e normal.
Un giorno del 15 marzo
uno scoppio tremendo si sente,
affannosa tutta la gente
corre presso il torrente Malon.
Vi eran donne del Canavesano
nel fior della lor gioventù,
che l'incendio terribile e strano
ha distrutto e non vivono più.
Ventitré sono i corpi incendiati
stritolati, schiacciati, chissà.
Quanti restan tuttor sotterrati
che ancor chiedon salvezza e pietà.
Sulla tomba di questi infelici
una lacrima e un fiore posiam.
E Tu, Sommo Fattor, benedici
le lor anime, oh Dio, ti preghiam.
un incendio che orror,
eran giovani sul fior degli anni
lavoravano con grande ardor.
Ivi presso il torrente Malone,
era sorta un'azienda industrial
di fiammiferi nuova invenzione
col lavoro assai forte e normal.
Un giorno del 15 marzo
uno scoppio tremendo si sente,
affannosa tutta la gente
corre presso il torrente Malon.
Vi eran donne del Canavesano
nel fior della lor gioventù,
che l'incendio terribile e strano
ha distrutto e non vivono più.
Ventitré sono i corpi incendiati
stritolati, schiacciati, chissà.
Quanti restan tuttor sotterrati
che ancor chiedon salvezza e pietà.
Sulla tomba di questi infelici
una lacrima e un fiore posiam.
E Tu, Sommo Fattor, benedici
le lor anime, oh Dio, ti preghiam.
envoyé par DoNQuijote82 - 1/12/2014 - 11:58
×
Erano anni di fame, l'apertura della fabbrica in campagna venne vista come una benedizione, le operaie venivano pagate 4-5 lire a giornata, ovviamente per condizioni di lavoro insalubri (tanto che la fabbrica prese fuoco).
Era un po' che cercavo qualche testo per poter raccontare questa storia operaia, finché ho scoperto che alla commemorazione del 90° anniversario i ragazzi della scuola media di Rocca Canavese hanno presentato un canto dell'epoca raccolto dalla prof.ssa Daniela Gaiara, ma del testo non c'era traccia.
Ho contattato la scuola e quindi la professoressa che gentilmente ci ha fornito il testo e ce ne ha raccontato la storia. In occasione del 75° anniversario (1999) ha iniziato a raccogliere strofe di questa canzone cantata dai cantastorie dell'epoca, dalla memoria degli anziani. Strofa dopo strofa, e con qualche aggiustamento, le canzone è stata ricostruita. Ma mancava la musica, che è stata affidata al Gruppo teatrale Lo Zodiaco di Caluso. Ovviamente la canzone non ha neanche un titolo.
In attesa di avere anche il video, e magari qualche aggiunta e precisazione pubblichiamo qui il testo.
C'è da osservare come non sia un testo di denuncia (erano comunque i primi anni del fascismo), bensì più un lamento funebre, comunque un documento importante, per raccontare un'altra storia d'Italia, tra quelle troppo presto dimenticate.
A Rocca Canavese, 90 anni fa, l’incendio alla fabbrica dove morirono 18 operaie-bambine
Il sindaco: «I giovani non ne sanno nulla».
15/03/2014
GIANNI GIACOMINO
Si chiamavano Maddalena, Margherita, Giovanna, Clotilde, Maria. Avevano dai 12 ai 17 anni, non di più. L’età in cui si fiorisce alla vita. Erano poco più che ragazzine e morirono in diciotto, insieme ad altri tre uomini, nell’incendio che il 16 marzo 1924 distrusse la «Phos Italiana», la fabbrica che produceva fiammiferi.
Novant’anni dopo il Comune di Rocca Canavese ha deciso di dedicare un’intera giornata a quella tragedia. «Che non ricorda quasi più nessuno – dice il sindaco Fabrizio Bertetto -. Noi invece vogliamo che le generazioni giovani conoscano questo dramma perché la memoria non deve essere perduta». Anche la nonna del sindaco, Brasiliana Molinar Min lavorava alla Phos. Aveva 19 anni e, per sfuggire alle fiamme, si lanciò da una finestra e si ruppe una gamba.
I ricordi
Ai funerali parteciparono quasi 10 mila persone. L’ultima superstite, Domenica Data, è morta nel 2003, a 96 anni. Non parlava mai volentieri del disastro. «Quelle giovani le conoscevo tutte, avevano cominciato a lavorare con me l’anno prima quando erano stati aperti i cancelli della fabbrica - raccontava la pensionata che era adibita al pennellaggio della carta smerigliata, la superficie dove si sfregano i fiammiferi -. La Phos aveva portato lavoro, noi guadagnavamo quattro o cinque lire al giorno, eravamo contente».
La giustizia
Poi cominciarono i processi. I parenti delle vittime vennero rimborsati. Il Sindacato Subalpino di Assicurazione Mutua pagò un indennizzo pari a 5 annualità di salario a cui si aggiunsero altre 52.249 lire grazie a una sottoscrizione. Alla fine, ai familiari dei deceduti arrivarono 8 mila lire e vennero aiutati con sottoscrizioni spedite addirittura dall’America. Soldi che per qualcuno significarono abbandonare la miseria più nera.
Lo storico Carlo Boccazzi Varotto, ha scritto un libro dal titolo «Le piccole fiammiferaie. Una tragedia del lavoro dimenticata», scavando in diversi archivi piemontesi, inseguendo le notizie pubblicate sui quotidiani, ascoltando le testimonianze. Ma, soprattutto ha cercato le radici del disinteresse e i possibili motivi della scomparsa della documentazione su una delle più grandi tragedie del lavoro in Italia.
La Stampa
Per ulteriori informazioni:
Carlo Boccazzi Varotto, Le Piccole Fiammiferaie. Una tragedia del lavoro dimenticata, Torino 1999.
Facebook.com