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La stazione di Bologna

Oblivion
Lingua: Italiano


Oblivion

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[2012]
Lorenzo Scuda - Davide Calabrese
Con Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda, Fabio Vagnarelli
Tromba: Matteo Costanzi
Trombone: Giordano Bruno Tedeschi
Sax Alto: Stefano Melloni
Sax Tenore: Alessio Alberghini
Violini: Tania Righi e Anna Lodi Rizzini
Pianoforte: Simone Manfredini
Chitarra: Lorenzo Scuda
Contrabbasso: Camilla Missio
Batteria: Sebastian Mannuzza


Oblivion


"Cinque anacronistici viaggiatori alle prese con i trasporti del ventunesimo secolo", recita la presentazione di questa canzoncina apparentemente leggerissima e démodée. Tre simpatici giovani e due ragazze, tutti vestiti da inizio '900, cantano quella che sembra un'arietta dell'epoca, ma che parla con intenti garbatamente satirici della grande stazione attuale coi suoi personaggi, i suoi viaggiatori d'ogni giorno, i gabinetti a pagamento, il giovanotto cannato che chiede soldi al pari, alla fine, di una normale signora. Siete mai stati alla stazione di Bologna, o a una qualsiasi altra che sia Roma Termini, Firenze Santa Maria Novella, Milano Centrale?... E così gli Oblivion, che hanno partecipato persino a "X Factor" (venendone eliminati), scrivono e cantano questa canzone in stile Quartetto Cetra. Appunto. Nel Quartetto Cetra, però, c'era anche Anton Virgilio Savona, e sembra che i giovanotti e le ragazze degli Oblivion lo sappiano bene, visto la strofa finale che ammanniscono come una mazzata, anche se con le stesse vocette canterine. E allora appare chiarissima anche un'altra cosa: che trent'anni fa, anzi trentaquattro e mezzo per la precisione, alla stazione di Bologna c'erano lo stesso giovanotto un po' fumé, la stessa nonna con la borsa della spesa, la stessa sala d'aspetto, lo stesso tizio che scriveva nei bagni, anche se non il "333" perché i telefoni cellulari non c'erano ancora. Poi sono arrivate quelle 10 e 25 d'un dato giorno, e tutto si è fermato, compreso l'orologio. Sta ancora lì fermo a quell'ora, e nessuno lo ripara. Chissà chi lo avrà rotto, nessuno lo sa. O non ce lo voglion dir. [Ahmed]
Che bella la stazione di Bologna,
il cuore dell'italico viavai
c'è un giovane in un angolo che sogna,
quel treno che non passa mai

Che folla alla stazione di Bologna,
che incontri, che opportunità!
Un giovane domanda con quegli occhi un po fumés
Il prestito di euro tre.

Una signora indossa un paletot
e gira con le borse della spesa,
mi dice "Giovanotto!" con quell'aria un po' retrò,
che tenera la nonna, da che treno sarà scesa?

Si aspetta in una sala qui a Bologna,
con quell'aroma di paillard
sarà che sono avvinta a un amichevole clochard
che il posto non mi vuol lasciar.

Che cessi alla stazione di Bologna!
C'è sempre un fisiologico viavai,
puoi farci i tuoi bisogni alla bisogna,
e più leggero viaggerai

Si paga per pisciare qui a Bologna,
dà un senso di esclusività
c'è un uomo nel mio bagno con un'aria un po' busé
che scrive "chiama il 333".

Una signora nell'altra toilette
s'aggira con le borse della spesa,
mi dice "Giovanotto!" con quel fiato un po' brûlé
simpatica la nonna, ma alla lunga è anche un po' pesa

Fa un caldo mica male qui a Bologna,
mi accomodo sull'Eurostar
c'è un'aria sbarazzina che mi vuol condizionar
l'evacuazione intestinal.

...allontanarsi dal binario 6!

È scesa ormai la sera qui a Bologna,
e il giovane un po' fumé
si oblitera in un angolo e investe grazie a te
il prestito di euro tre.

Una signora mi afferra il gilet
e inciampo sulle borse della spesa,
mi dice "Giovanotto, hai tre euro anche per me?",
colpisco la signora per legittima difesa

Ho perso un altro treno qui a Bologna,
l'orario non funziona più,
fa le 10 e 25, son trent'anni che non va
e chi l'ha rotto non si sa.

O non ce lo voglion dir.

orobo

inviata da Ahmed il Lavavetri - 27/10/2014 - 02:35




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