Gino Parin
Pittor
El se firmava
Ma in sinagoga
Sui libri
Pollak el se ciamava
Fermà una sera
Per schiarimenti
Portà in Risiera
Nessun più lo ga visto
Al solito Caffè
Del Ponterosso
Ieri el camin
Buttava fumo
Tutto de colori
Su serrade finestre
Disperade
Del rion
De San Sabba
Pittor
El se firmava
Ma in sinagoga
Sui libri
Pollak el se ciamava
Fermà una sera
Per schiarimenti
Portà in Risiera
Nessun più lo ga visto
Al solito Caffè
Del Ponterosso
Ieri el camin
Buttava fumo
Tutto de colori
Su serrade finestre
Disperade
Del rion
De San Sabba
envoyé par Bernart Bartleby - 30/9/2014 - 17:35
Langue: anglais
Traduzione inglese dal blog Buchi nella sabbia.
GINO PARIN
Gino Parin
Painter
Was his signature
But at the synagogue
In the books
His name was Pollak
Stopped one night
Asked for explanations
Taken to the Risiera
Nobody ever saw him again
At the usual Café
Of Ponterosso
Yesterday the chimney
Sent out smoke
Made of all colors
On locked desperate
Windows
In the quarter
of San Sabba
Gino Parin
Painter
Was his signature
But at the synagogue
In the books
His name was Pollak
Stopped one night
Asked for explanations
Taken to the Risiera
Nobody ever saw him again
At the usual Café
Of Ponterosso
Yesterday the chimney
Sent out smoke
Made of all colors
On locked desperate
Windows
In the quarter
of San Sabba
envoyé par Bernart Bartleby - 30/9/2014 - 17:39
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Versi di Carolus Luigi Cergoly, propr. Carlo Luigi Cergoly Serini (Zriny) (Trieste, 1908–1987), poeta e giornalista italiano di origine giuliana.
Nella raccolta "I canti clandestini. Nuove poesie in lessico triestino", pubblicata nel 1972 e interamente dedicata alla guerra partigiana e alla deportazione degli ebrei.
Testo trovato sul blog Buchi nella sabbia.
A differenza di Arone Pakitz, questa altrettanto bella e dolorosa poesia di Cergoly non credo sia stata messa in musica, ma la propongo lo stesso - a pieno titolo, e non come Extra - perchè l’autore la concepì fra i suoi “canti clandestini” e perchè gli Zuf de Žur l’hanno inclusa, insieme a tanti altri materiali poetici e musicali, nel loro spettacolo “Oświęcim Z 10803 - Shoah e Porrajmos”. Il titolo allude a Antoine Siegmeyer, detta Tonia, zingara rom tedesca, nata il 12 giugno 1932, che nel giorno del suo 12° compleanno, il 12 giugno 1944 fu rinchiusa nel lager di Auschwitz, in cui scomparve per sempre. Il numero che le tatuarono era Z (come zingaro) 10803.
Il destino di Gino Parin, pseudonimo artistico di Federico Guglielmo Jehuda Pollack (Trieste, 1876 – Bergen-Belsen, 1944), ebreo, fu identico a quello della zingara ragazzina e a quello di 6 milioni di ebrei e a mezzo milione (almeno) di rom e sinti. Solo che di Tonia non sappiamo nulla, si era appena affacciata alla vita, mentre di Gino Parin sappiamo che è stato un importante pittore, che tenne mostre a Trieste e Venezia e fu premiato alla Biennale e in altri concorsi internazionali.
Nel 1943 Gino Parin venne rastrellato con tanti altri ebrei di Trieste e rinchiuso alla Risiera di San Sabba. Poi venne caricato su di una tradotta e morì sul vagone nel viaggio verso il campo di sterminio di Bergen-Belsen...