Sorgete, sorgete, pezzenti ed ignavi,
oppressi dal lungo penoso lavor;
dinanzi all'immenso furor degli schiavi
non regge la stolta potenza dell'or.
Uscite pezzenti da le umide tane,
all'armi correte, volate a pugnar;
v'insidian le donne, vi rubano il pane,
cacciate nel seno dei vili l'acciar!
Son nostri i palagi superbi e dorati,
laddove poltrisce dei ricchi lo stuol;
i campi del nostro sudore bagnati
son nostri, e son nostre le messi del suol!
Uscite pezzenti da le umide tane,
all'armi correte, volate a pugnar;
v'insidian le donne, vi rubano il pane,
cacciate nel seno dei vili l'acciar!
Di mille reietti furenti coorti
al sole spiegando il nero vessil;
è meglio, compagni, cadere da forti
che 'l fronte curvare in atto servil!
Uscite pezzenti da le umide tane,
all'armi correte, volate a pugnar;
v'insidian le donne, vi rubano il pane,
cacciate nel seno dei vili l'acciar!
Coraggio, o compagni, che il giorno fatale
dell'ira repressa lontano non è;
nel cieco tugurio s'affila il pugnale,
sui troni minati vacillano i re!
Uscite pezzenti da le umide tane,
all'armi correte, volate a pugnar;
v'insidian le donne, vi rubano il pane,
cacciate nel seno dei vili l'acciar!
Da le umide tane, da gli antri fetenti,
la santa canaglia già corre a pugnar...
Son dieci, son cento, son mille pezzenti
che levano in alto brandito l'acciar!
Uscite pezzenti da le umide tane,
all'armi correte, volate a pugnar;
v'insidian le donne, vi rubano il pane,
cacciate nel seno dei vili l'acciar!
oppressi dal lungo penoso lavor;
dinanzi all'immenso furor degli schiavi
non regge la stolta potenza dell'or.
Uscite pezzenti da le umide tane,
all'armi correte, volate a pugnar;
v'insidian le donne, vi rubano il pane,
cacciate nel seno dei vili l'acciar!
Son nostri i palagi superbi e dorati,
laddove poltrisce dei ricchi lo stuol;
i campi del nostro sudore bagnati
son nostri, e son nostre le messi del suol!
Uscite pezzenti da le umide tane,
all'armi correte, volate a pugnar;
v'insidian le donne, vi rubano il pane,
cacciate nel seno dei vili l'acciar!
Di mille reietti furenti coorti
al sole spiegando il nero vessil;
è meglio, compagni, cadere da forti
che 'l fronte curvare in atto servil!
Uscite pezzenti da le umide tane,
all'armi correte, volate a pugnar;
v'insidian le donne, vi rubano il pane,
cacciate nel seno dei vili l'acciar!
Coraggio, o compagni, che il giorno fatale
dell'ira repressa lontano non è;
nel cieco tugurio s'affila il pugnale,
sui troni minati vacillano i re!
Uscite pezzenti da le umide tane,
all'armi correte, volate a pugnar;
v'insidian le donne, vi rubano il pane,
cacciate nel seno dei vili l'acciar!
Da le umide tane, da gli antri fetenti,
la santa canaglia già corre a pugnar...
Son dieci, son cento, son mille pezzenti
che levano in alto brandito l'acciar!
Uscite pezzenti da le umide tane,
all'armi correte, volate a pugnar;
v'insidian le donne, vi rubano il pane,
cacciate nel seno dei vili l'acciar!
Contributed by Riccardo Venturi - 2014/9/29 - 00:04
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Testo di Angelo Tonello
Probabilmente sulla struttura melodica dell' "Inno di Garibaldi"
Fiorirono, un tempo, vari "inni dei pezzenti"; il più famoso è senz'altro quello più noto come la "Marsigliese del lavoro", scritto da Carlo Monticelli; questo, invece, apparve nel 1904 in un canzoniere pubblicato negli USA ("Il Canzoniere della Rivoluzione", West Hoboken, NJ, Biblioteca del Circolo di Studi Sociali) e, successivamente, nel "Canzoniere Sociale Illustrato" di Arturo Frizzi (1908) con alcune varianti. Le scarne notizie biografiche sull'autore provengono da quest'ultimo opuscolo. Nell'inno (si veda ad esempio l'ultima strofa) è facile cogliere accenti addirittura manzoniani (il famoso coro dell'Adelchi: Dagli atri muscosi, dai fori cadenti...).[RV]