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La ballata dell’invalido

Gianni D'Elia
Lingua: Italiano



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Versi di Gianni D'Elia (1953-), poeta, scrittore, critico letterario e paroliere (ha scritto alcune canzoni per Claudio Lolli)



Messi in musica da Rodolfo Maltese, chitarrista e compositore, e interpretata dal compianto Francesco Di Giacomo, voce dei Banco del Mutuo Soccorso per lo spettacolo teatrale intitolato “Il pane loro - Storie da una Repubblica fondata sul lavoro”, scritto e diretto nel 2000 da Stefano Mencherini, giornalista e autore televisivo che di Marisa Zoni è figlio.

Il pane loro

“Il pane loro” voleva raccontare le storie di chi sopravvive, magari su una sedia a rotelle, dopo un incidente del lavoro; voleva mostrare la solitudine e la rabbia di chi rimane senza il proprio familiare; voleva far conoscere quali ricatti e quali sopraffazioni si vivono spesso nel mondo del lavoro; voleva denunciare il silenzio che sulle vittime e sui perchè sono diventate tali...
Forse proprio per questo “Il pane loro” è rimasto un testo teatrale piuttosto sconosciuto, e sconosciute sono rimaste le canzoni che ne fanno parte, benchè siano di autori assai noti, come Roberto Roversi, o Ada Merini, o i poeti Franco Loi, Marisa Zoni, Attilio Lolini e Gianni D’Elia.
E li chiamano incidenti sul lavoro,
ma non li dovrebbero chiamare
piuttosto, incidenti sul capitale?…

Meno soldi e meno diritti,
questa è la danza che s’ha da danzare,
il ballo del lavoro col capitale!…

E le chiamano morti bianche,
ma non dovrebbero chiamarle
piuttosto, morti tante, tante, tante…

Tante morti sui luoghi del capitale:
cantiere, sterro, officina,
sui ponteggi, al tornio, sotto terra,

questo ballo del lavoro è una guerra!…
Morti e feriti, ogni giorno, e via!…
Questo è il ballo italiano e globale…

Meno soldi e meno diritti, mafia,
questa è la danza illegale,
il ballo del lavoro col capitale!…

Chi non ci lascia la pelle,
ci lascia qualcos’altro,
Ogni parte del corpo è buona!…

Buona la faccia, buona la mano,
buono il braccio, l’occhio, il moto umano!…
La vita rubata qui si assapora…

“E quindi uscimmo a riveder le stelle”
Sì, ora ho tutto il tempo per la poesia,
ma sulla mia sedia a rotelle!…

E li chiamano incidenti sul lavoro,
ma non li dovrebbero chiamare
piuttosto, incidenti sul capitale?…

inviata da Bernart Bartleby - 16/8/2014 - 20:58




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