Простите пехоте,
что так неразумна бывает она:
всегда мы уходим,
когда над землею бушует весна.
И шагом неверным,
по лестничке шаткой спасения нет...
Лишь белые вербы,
как белые сестры, глядят тебе вслед.
Не верьте погоде,
когда затяжные дожди она льет.
Не верьте пехоте,
когда она бравые песни поет.
Не верьте, не верьте,
когда по садам закричат соловьи:
у жизни со смертью еще не окончены счеты свои.
Нас время учило:
живи по-походному, дверь отворя...
Товарищ мужчина,
а все же заманчива должность твоя:
всегда ты в походе,
и только одно отрывает от сна:
чего ж мы уходим,
когда над землею бушует весна?
Куда ж мы уходим,
когда над землею бушует весна?
что так неразумна бывает она:
всегда мы уходим,
когда над землею бушует весна.
И шагом неверным,
по лестничке шаткой спасения нет...
Лишь белые вербы,
как белые сестры, глядят тебе вслед.
Не верьте погоде,
когда затяжные дожди она льет.
Не верьте пехоте,
когда она бравые песни поет.
Не верьте, не верьте,
когда по садам закричат соловьи:
у жизни со смертью еще не окончены счеты свои.
Нас время учило:
живи по-походному, дверь отворя...
Товарищ мужчина,
а все же заманчива должность твоя:
всегда ты в походе,
и только одно отрывает от сна:
чего ж мы уходим,
когда над землею бушует весна?
Куда ж мы уходим,
когда над землею бушует весна?
Contributed by Riccardo Venturi
Language: Russian
Trascrizione del testo russo in caratteri latini
Romanized Russian lyrics
Romanized Russian lyrics
PESENKA O PEXOTE
Prostite pexote,
čto tak nerazumna byvaet ona :
vsegda my uxodim,
kogda nad zemleju bušuet vesna.
I šagom nevernym,
po lestničke šatkoj spasenija net…
Liš’ belye verby,
kak belye sestry, gljadjat tebe vsled.
Ne ver’te pogode,
kogda zatjažnye doždi ona ľet.
Ne ver’te, ne ver’te,
kogda po sadam zakričat solov’i :
u žizni so smerťju ešće ne okončeny sčety svoj.
Nas vremja učilo :
živi po-poxodnomu, dver’ otvorja…
Tovarišć mužčina,
a vse že zamančiva dolžnosť tvoja :
vsegda ty v poxode,
i toľko odno otryvaet ot sna :
čego ž my uxodim,
kogda nad zemleju bušuet vesna ?
Kuda ž my uxodim,
kogda nad zemleju bušuet vesna ?
Prostite pexote,
čto tak nerazumna byvaet ona :
vsegda my uxodim,
kogda nad zemleju bušuet vesna.
I šagom nevernym,
po lestničke šatkoj spasenija net…
Liš’ belye verby,
kak belye sestry, gljadjat tebe vsled.
Ne ver’te pogode,
kogda zatjažnye doždi ona ľet.
Ne ver’te, ne ver’te,
kogda po sadam zakričat solov’i :
u žizni so smerťju ešće ne okončeny sčety svoj.
Nas vremja učilo :
živi po-poxodnomu, dver’ otvorja…
Tovarišć mužčina,
a vse že zamančiva dolžnosť tvoja :
vsegda ty v poxode,
i toľko odno otryvaet ot sna :
čego ž my uxodim,
kogda nad zemleju bušuet vesna ?
Kuda ž my uxodim,
kogda nad zemleju bušuet vesna ?
Contributed by Riccardo Venturi - 2005/10/16 - 06:34
Language: Italian
Versione italiana di Alessio Lega ripresa da "A-Rivista Anarchica", maggio 2003:
CANZONCINA DELLA FANTERIA
[CANZONI DELLA FANTERIA]
Perdonate la fanteria, spesso è così stupida:
partiamo sempre quando sulla terra esplode la primavera.
E con passo incerto, sulla scala che vacilla non c'è salvezza.
Ci sono solo salici bianchi, come bianche sorelle che ti guardano andare.
Non credete al tempo quando riversa a lungo la pioggia.
Non credete alla fanteria quando canta canzoni gagliarde.
Non credete, non credete, quando nei giardini cantano gli usignoli.
La vita e la morte non hanno ancora chiuso i loro conti.
A noi il tempo ci ha insegnato a vivere all'addiaccio, con la porta aperta.
Compagno uomo, la tua sorte è ingannevole: sei sempre in marcia,
però c'è una domanda che ti fa perdere il sonno.
Perchè partiamo quando sulla terra esplode la primavera?
[CANZONI DELLA FANTERIA]
Perdonate la fanteria, spesso è così stupida:
partiamo sempre quando sulla terra esplode la primavera.
E con passo incerto, sulla scala che vacilla non c'è salvezza.
Ci sono solo salici bianchi, come bianche sorelle che ti guardano andare.
Non credete al tempo quando riversa a lungo la pioggia.
Non credete alla fanteria quando canta canzoni gagliarde.
Non credete, non credete, quando nei giardini cantano gli usignoli.
La vita e la morte non hanno ancora chiuso i loro conti.
A noi il tempo ci ha insegnato a vivere all'addiaccio, con la porta aperta.
Compagno uomo, la tua sorte è ingannevole: sei sempre in marcia,
però c'è una domanda che ti fa perdere il sonno.
Perchè partiamo quando sulla terra esplode la primavera?
Contributed by Giuseppe
Language: Italian
Versione italiana ripresa da "Canzoni russe di protesta", a cura di Pietro Zveteremich, Garzanti 1972
CANZONE DELLA FANTERIA
Scusate la fanteria,
se talvolta è così stolta:
sempre partiamo
quando sulla terra scoppia la primavera.
E con passo incerto
sulla scala che vacilla salvezza non c’è.
Solo salici bianchi
come bianche sorelle ti guardano andare
Non credete al tempo,
quando riversa piogge protratte.
Non credete alla fanteria,
quando canta balde canzoni.
Non credete, non credete,
quando negli orti gridano gli usignoli.
La vita e la morte
non hanno ancora saldato i conti.
A noi il tempo ha insegnato:
vivi come il bivacco, aperta la porta.
Compagno uomo,
è pur seducente la sorte tua:
tu sei sempre in marcia,
e solo una cosa ti strappa dal sonno.
Perché noi partiamo
quando sulla terra scoppia la primavera?
Scusate la fanteria,
se talvolta è così stolta:
sempre partiamo
quando sulla terra scoppia la primavera.
E con passo incerto
sulla scala che vacilla salvezza non c’è.
Solo salici bianchi
come bianche sorelle ti guardano andare
Non credete al tempo,
quando riversa piogge protratte.
Non credete alla fanteria,
quando canta balde canzoni.
Non credete, non credete,
quando negli orti gridano gli usignoli.
La vita e la morte
non hanno ancora saldato i conti.
A noi il tempo ha insegnato:
vivi come il bivacco, aperta la porta.
Compagno uomo,
è pur seducente la sorte tua:
tu sei sempre in marcia,
e solo una cosa ti strappa dal sonno.
Perché noi partiamo
quando sulla terra scoppia la primavera?
Contributed by Riccardo Venturi - 2005/10/23 - 03:42
io mi chiamo liuda e mi piace un ragazzo che si chiama francesco
Io ho un fratello che si chiama Francesco ma ha 52 anni e è sposato con due figli. Gli passo comunque il tuo nome casomai ti garbassero un po' stagionati. Saluti! [RV]
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Testo e musica di Bulat Šalvovič Okudžava
Lyrics and music by Bulat Šalvovič Okudžava
Bulat Okudžava, insieme a Aleksandr Galič e a Vladimir Vysotskij, fu il più importante autore di quel movimento di protesta comunemente chiamato “la rivoluzione del magnetofono” che, negli anni 70-80, fece traballare l’Unione Sovietica e che, colla sola forza delle sue denunce, ne riuscì a minare dal profondo le fondamenta; cioè a dire quel periodo in cui la dissidenza e l’opposizione viaggiarono in Unione Sovietica tramite i pezzi di questi tre grandi cantautori, cantati clandestinamente, incisi, e diffusi esclusivamente attraverso scadenti, ma preziose, copie amatoriali fatte in casa.
I grandi temi di questi autori furono la protesta contro il regime, la satira contro sua la corruzione, la denuncia dell’odio etnico e razziale covato dalla classe politica, le persecuzioni di cui quest’ultima era ancora capace, e poi, specialmente in Okudžava, la critica antimilitarista.
Ci si potrebbe domandare, visto che viene proposta, per la prima volta, una canzone in questa rubrica se è possibile considerare le canzoni come poesie. Il semplice fatto che abbiano nomi diversi ci fa dire di no, e poi perché la musica, col suo ritmo, sfasa completamente ciò che è l’andamento metrico di un testo; è pur vero però, che i testi, come ci dimostrano i lirici greci, hanno, quando si tratta di canzoni di qualità, qualcosa da dire anche senza la parte musicale. Purtroppo sentire cantare Okudzhava è un’altra cosa che leggerne i testi, specialmente se tradotti, se privi cioè di tutto il loro ritmo e del loro, straordinario, contesto fonico. Detto questo però Okudžava sa dirci qualcosa anche solo così, sa comunicarci, anche da un luogo geografico, e culturale, quasi agli antipodi del nostro, il messaggio della ferocia della guerra, ancora più della guerra come atto fisico, ma come atto mentale, culturale; sa comunicarci come la guerra è crudele per quello che predica, ancora più di quello che razzola.
Da questa pagina del Liceo Ginnasio "Parini" di Milano.