¡El pueblo unido jamás será vencido!
¡El pueblo unido jamás será vencido!
¡El pueblo unido jamás será vencido!
De pie, marchar, que vamos a triunfar,
Avanzan ya banderas de unidad,
Y tu vendrás marchando junto a mi
Y así verás tu canto y tu bandera
Florecer, la luz de un rojo amanecer
Anuncia ya la vida que vendrá.
De pie, luchar [1], el pueblo va a triunfar,
Será mejor la vida que vendrá,
A conquistar nuestra felicidad
Y, en un clamor, mil voces de combate
Se alzarán, dirán canción de libertad,
Con decisión la patria vencerá.
Y ahora el pueblo que se alza en la lucha
Con voz de gigante, gritando: ¡Adelante!
¡El pueblo unido jamás será vencido!
La patria está forjando la unidad,
De norte a sur se movilizará,
Desde el salar ardiente y mineral
Al bosque austral, unidos en la lucha
Y el trabajo, irán, la patria cubrirán,
Su paso ya anuncia el porvenir.
De pie, cantar, el pueblo va a triunfar,
Millones ya imponen la verdad,
De acero son, ardiente batallón,
Sus manos van llevando la justicia y la razón,
Mujer, con fuego y con valor,
Ya estás aquí junto al trabajador.
Y ahora el pueblo que se alza en la lucha
Con voz de gigante, gritando: ¡Adelante!
¡El pueblo unido jamás será vencido!
¡El pueblo unido jamás será vencido!
¡El pueblo unido jamás será vencido!
¡El pueblo unido jamás será vencido!
¡El pueblo unido jamás será vencido!
¡El pueblo unido jamás será vencido!...
inviata da DonQuijote82 + CCG/AWS Staff - 23/5/2014 - 10:24
Piano Variations by Frederic Rzewski (1975)
The People United Will Never Be Defeated! (1975) is a piano composition by American composer Frederic Rzewski.
The People United is a set of 36 variations on the Chilean song "¡El pueblo unido jamás será vencido!" by Sergio Ortega and Quilapayún, and received its world premiere on February 7, 1976, played by Ursula Oppens as part of the Bi-Centennial Piano Series at the John F. Kennedy Center for the Performing Arts Concert Hall. Rzewski dedicated the composition to Oppens, who had commissioned it as a companion piece to Beethoven's Diabelli Variations, and who recorded it in 1979; her recording was named "Record of the Year" in that year by Record World, and received a Grammy nomination.
The song on which the variations is based is one of many that emerged from the Unidad Popular coalition in Chile between 1969 and 1973, prior to the overthrow of the Salvador Allende government. Rzewski composed the variations in September and October 1975, as a tribute to the struggle of the Chilean people against a newly imposed repressive regime; indeed the work contains allusions to other leftist struggles of the same and immediately preceding time, such as quotations from the Italian traditional socialist song "Bandiera Rossa" and the Bertolt Brecht-Hanns Eisler "Solidarity Song."
In general, the variations are short, and build up to climaxes of considerable force. The 36 variations, following the 36 bars of the tune, are in six groups of six. The pianist, in addition to needing a virtuoso technique, is required to whistle, slam the piano lid, and catch the after-vibrations of a loud attack as harmonics: all of these are "extended" techniques in 20th-century piano writing. Much of the work uses the language of 19th-century romanticism, but mixes this language with pandiatonic tonality, modal writing, and even serial techniques.
As in the Goldberg Variations by Johann Sebastian Bach, the final variation is a direct restatement of the original theme, intended to be heard with new significance after the long journey through the variations.
Thema "With determination"
Variation 1 "Weaving: delicate but firm"
Variation 2 "With firmness"
Variation 3 "Slightly slower, with expressive nuances"
Variation 4 "Marcato"
Variation 5 "Dreamlike, frozen"
Variation 6 "Same tempo as beginning"
Variation 7 "Lightly, impatiently"
Variation 8 "With agility; not too much pedal; crisp"
Variation 9 "Evenly"
Variation 10 "Comodo, recklessly"
Variation 11 "Tempo I, like fragments of an absent melody — in strict time."
Variation 12
Variation 13
Variation 14 "A bit faster, optimistically"
Variation 15 "Flexible, like an improvisation"
Variation 16 "Same tempo as preceding, with fluctuations; much pedal / Expansive, with a victorious feeling"
Variation 17 "L.H. strictly: R.H. freely, roughly in space"
Variation 18
Variation 19 "With energy"
Variation 20 "Crisp, precise"
Variation 21 "Relentless, uncompromising"
Variation 22 "very expressionate"
Variation 23 "As fast as possible, with some rubato"
Variation 24
Variation 25
Variation 26 "In a militant manner"
Variation 27 "Tenderly, with a hopeful expression: cadenza"
Variation 28
Variation 29
Variation 30
Variation 31
Variation 32
Variation 33
Variation 34
Variation 35
Variation 36
Cadenza (optional improvisation)
Thema: (reprise)
A performance of the composition takes about 50 minutes, and longer if the performer chooses to improvise.
inviata da DonQuijote82 - 2/6/2014 - 10:18
22 giugno 2018 20:33
Nel cominciare a rifare praticamente di sana pianta questa pagina (invero, finora una delle più confusionarie e scorrette dell'intero sito -purtroppo la verità va riconosciuta!), le prime cose che si imponevano erano: a) Il testo originale spagnolo in forma corretta; b) Una traduzione italiana decente. Essendo questo canto stato, praticamente, “catturato” dalla sinistra italiana in un dato periodo (fino a farlo diventare altamente simbolico più in Italia che in altri paesi, e forse persino che nello stesso Cile), ne sono conseguite sgrammaticature, errori di ortografia, scansioni “fantasiose” dei versi (la versione finora qui presente, proveniente da Canti di lotta, ne è un esempio) e quant'altro. La presente traduzione italiana sostituisce invece una delle tante, proveniente da un sito che si chiama “Infiniti Testi”. Come è noto, in Italia “El pueblo unido” è stato (e da qualcuno, ancora è) cantato sempre in spagnolo:
Il popolo unito non sarà mai vinto!
Il popolo unito non sarà mai vinto!
Il popolo unito non sarà mai vinto!
In piedi, marciamo, ché trionferemo,
Avanzan già bandiere di unità,
E tu verrai a marciare accanto a me
E così vedrai fiorire il tuo canto
E la tua bandiera, la luce di un'aurora rossa
Annuncia già la vita che verrà.
In piedi, lottiamo, ché il popolo trionferà,
Sarà migliore la vita che verrà,
Conquistiamoci la nostra felicità,
E, in un clamore, mille voci di lotta
Si alzeranno, canteranno una canzone di libertà,
Con decisione la patria vincerà.
E allora il popolo che insorge nella lotta
Con voce di gigante, gridando: Avanti!
Il popolo unito non sarà mai vinto!
La patria sta forgiando l'unità,
Da nord a sud si mobilizzerà,
Dalla salina minerale rovente
Alla foresta australe, uniti nella lotta
E nel lavoro, andranno e proteggeranno la patria,
Il loro passo annuncia già l'avvenire.
In piedi, cantiamo, ché trionferemo,
A milioni già esigono la verità,
Di acciaio sono, ardente battaglione,
Le loro mani van recando la giustizia e la ragione,
Donna, con ardore e con valore,
Tu sei già qui, a fianco del lavoratore.
E allora il popolo che insorge nella lotta
Con voce di gigante, gridando: Avanti!
Il popolo unito non sarà mai vinto!
Il popolo unito non sarà mai vinto!
Il popolo unito non sarà mai vinto!
Il popolo unito non sarà mai vinto!
Il popolo unito non sarà mai vinto!...
Grazie al Webmaster del sito, un documento storico: si tratta probabilmente della prima traduzione italiana de “El pueblo”, riportata sul “libretto” dell'album originale edito in Italia (Dischi dello Zodiaco, 1974, VPA 8207). Dico “libretto” tra virgolette: come in tutti i dischi dell'epoca, l'introduzione, le note e i testi erano riportati sopra l'inserto cartaceo che conteneva il disco. Da questa discendono un po' tutte le altre, con una eccezione. Non avendo mai avuto il disco (ma soltanto la cassetta, che non riportava i testi) non sapevo che la traduzione fosse di Meri Franco Lao; da notare però la curiosità del “popolo” senza l'articolo (“Popolo unito”...). La traduzione è stata fedelmente riportata (anche con le indicazioni: “Gridato”, “Cantato”); unica alterazione nel testo visualizzato qui presente, sono le lettere accentate (nel testo presente nell'album, come si vede, sono indicati con gli apostrofi). [RV]
Gridato:
Popolo unito non sarà mai vinto!
Cantato:
In piedi, cantiamo, che trionferemo
avanzano le bandiere dell'unità
e tu verrai a marciare al mio fianco
così vedrai il tuo canto e la tua bandiera fiorire,
la luce di un'alba rossa
annuncia ormai la vita che verrà.
In piedi, marciamo, che il popolo trionferà;
sarà migliore la vita che verrà.
Conquistiamo la nostra felicità;
in un clamore, mille voci di lotta si alzeranno;
diranno canzoni di libertà.
Con decisione la patria vincerà.
E ora il popolo che si alza nella lotta
con voce di gigante grida: avanti!
Gridato:
Popolo unito non sarà mai vinto!
Cantato:
La patria sta forgiando l'unità;
da nord a sud si mobiliterà,
dalle saline ardenti e minerali,
al bosco australe, uniti nella lotta e nel lavoro,
andranno, la patria copriranno.
Il loro passo ormai annuncia l'avvenire.
In piedi, cantiamo, che il popolo trionferà.
Milioni ora impongono la verità;
sono di acciaio, ardente battaglione,
le loro mani portano la giustizia e la ragione.
Donna, con fuoco e con valore
tu sei qui insieme al lavoratore.
E ora il popolo...
inviata da CCG/AWS Staff - 23/6/2018 - 07:06
Al Webmaster “rispondo” anche io con un documento storico: la traduzione italiana di Ignazio Delogu, grande scrittore e traduttore algherese (traduceva infatti sia dallo spagnolo che dal catalano), nato appunto ad Alghero il 5 novembre 1928 e morto a Bari il 28 luglio 2011. La traduzione fa parte del volume Inti-Illimani, Canti di lotta, d'amore e di lavoro. La nuova canzone cilena e dell'America Latina. Testo spagnolo a fronte. Introduzione di Jorge Coulón [membro degli Inti-Illimani, ndr]. Cura e traduzione di Ignazio Delogu, pubblicato da Newton Compton nella collana Paperbacks Poeti, n° 53 (1977). La traduzione di Ignazio Delogu, come è lecito attendersi data la sua competenza e la sua profondissima conoscenza della lingua spagnola (era, peraltro, di madrelingua catalana), si staglia tra le altre, e non solo per questa canzone. Un ricordo personale su questo volume: lo acquistai nel 1977 (prezzo: 1500 lire) con la “paghetta” consegnatami da mio padre per averlo aiutato in un lunghissimo rilievo catastale presso una ditta tessile di Lastra a Signa (la “Corti”), che aveva sede in un antico e enorme immobile in vendita. Quattordicenne, altissimo e filiforme com'ero allora, il mio compito era quello di salire nei punti più impensabili, spesso scalando montagne di stracci o roba del genere, per reggere lo “zero” della rotella metrica, o per leggere le misure. Durò due settimane all'inizio delle vacanze tra la terza media e la prima superiore. Ci guadagnai cinquantamila lire, che all'epoca erano roba, e ancor più per un ragazzino. La prima cosa che ci feci, appunto, fu acquistarmi il libro coi testi degli Inti-Illimani: fino ad allora li cantavo a orecchio non capendoci, diciamo, assolutamente una mazza o quasi. Conservo questo libro in modo pressoché sacro. Sul libro è presente la firma di una tale “Petra” (con un “Ciao!!!!”), una ragazzina coetanea che, rigorosamente con il libro dietro, avevo assai inutilmente tentato di imbroccare durante l'estate all'Isola d'Elba; l'unica cosa che ottenni fu, appunto, il “Ciao!!!!” sul libro degli Inti-Illimani. [RV]
Il popolo unito non sarà mai sconfitto!
(Cantato)
In piedi, cantiamo, perché noi vinceremo,
avanzano già bandiere di unità
e tu verrai a marciare accanto a me
così vedrai il canto e la bandiera rifiorire.
La luce di una rossa aurora
annuncia ormai la vita che verrà.
In piedi, andiamo, il popolo vincerà
sarà migliore la vita che verrà.
Conquistiamo la nostra felicità
e in un clamore mille voci di lotta si alzeranno
diranno canzoni di libertà.
Con decisione la patria vincerà.
E ora il popolo che si alza nella lotta
con voce da gigante grida: Avanti!
(Gridato)
Il popolo unito non sarà mai sconfitto!
(Cantato)
La patria sta forgiando l'unità
da nord a sud si mobiliterà,
dalle saline ardenti e minerali
al bosco australe, uniti nella lotta e nel lavoro,
andranno, la patria difenderanno.
I loro passi già annunciano il futuro.
In piedi, cantiamo, il popolo vincerà.
Milioni ormai impongono la verità,
sono d'acciaio, ardente battaglione,
le loro mani portano la giustizia e la ragione.
Donna, con fuoco e con valore
ormai sei qui, insieme al lavoratore.
E ora il popolo che si alza nella lotta
con voce da gigante grida: Avanti!
(Gridato)
Il popolo unito non sarà mai sconfitto!
inviata da Riccardo Venturi - 23/6/2018 - 07:45
Se il popolo è unito mai più sarà colpito!
Chi lotterà di certo vincerà,
bandiere al vento a passo di unità,
se tu vorrai marciare insieme a me
lanciando un canto, in questa rossa aurora
che ci porterà giustizia e libertà
e annuncia già la vita che verrà.
Quel che avverrà fin d’ora è una realtà,
chi fu sfruttato il suo riscatto avrà
per conquistare la felicità,
e sentiremo in alto mille voci,
e anche le croci allora crolleranno giù
e cesserà qualsiasi schiavitù.
E il popolo ora si alza alla lotta,
è come un gigante che grida tonante:
Se il popolo è unito mai più sarà colpito!
La patria sta forgiando l’unità
Da nord a sud si mobiliterà
Dalle campagne fino alle città
Dai monti al mare già s’intona un coro
ed il lavoro come grano crescerà
al sole della nuova umanità.
Con l’unità di certo vincerà
l’immensa schiera che all’assalto andrà
e la ragione forza le darà
perché potrà portare l’uguaglianza
e la giustizia con il suo furore a chi
versò il suo sangue e schiavitù subì.
E il popolo ora si muove alla lotta
È come un gigante che grida tonante:
Se il popolo è unito mai più sarà colpito!
Se il popolo è unito mai più sarà colpito!
Se il popolo è unito mai più sarà colpito!
Se il popolo è unito mai più sarà colpito!
Se il popolo è unito mai più sarà colpito!
(Ad libitum)
inviata da Giuseppe Di Modugno - 18/2/2022 - 16:39
Originally published in 1975, for the thirtieth anniversary of Italy’s Liberation Day, “Resistenza Ieri e Oggi – Canzoni e Poesie sulla Resistenza nel Mondo” (“Resistance Then and Now – Songs and Poems about Resistance in the World”) is a historical document republished by Kutmusic in a restored version. With arrangements and conducting by maestro Gerardo Iacoucci, the album alternates between readings and poems (with the voices of Riccardo Cucciolla, Franca Salerno, Massimo Dapporto and Giulio Platone and texts – among others – by Pablo Neruda, Alexandros Panagulis, Teresio Olivelli) to songs – with the voices of I Cantori Moderni di Alessandroni, Miranda Martino and Amanda – both related to the Italian Resistance (such as “Bella Ciao” and “Festa d’Aprile”) or to countries such as Greece, Chile and Czechoslovakia (“Il ragazzo che sorride (To Yelasto Pedi) “,”Un popolo unito non sarà mai vinto (El Pueblo Unido Jamàs Serà Vencido”, “A Jan Palach”).
Arranged & conducted by Gerardo Iacoucci.
Tranferred, Restored & Mastered by Riccardo Ricci / Velvet Room Mastering, UK.
Artwork restored by Nicola D’Agostino.
Ascolta l'intero album
¡El pueblo unido jamás será vencido!
¡El pueblo unido jamás será vencido!
¡El pueblo unido jamás será vencido!
Amico, sai che andiamo a trionfar,
Se tu vorrai marciare accanto a noi
Ritroverai giustizia e libertà,
E rivedrai al vento la bandiera rifiorir,
Perché è scritto su nel ciel
Che è tempo ormai di giusta libertà!
Amico, sai che andiamo a trionfar,
Ci guiderà la nostra dignità,
Sarà miglior la vita che verrà,
Amico, dai, la patria sta chiamando
I propri figli a sé, è tempo ormai di andar,
Con decision, la patria vincerà.
E allora il popolo si alzò nella lotta,
Con voce gigante, gridando: Sempre avanti!
¡El pueblo unido jamás será vencido!
La patria sta forgiando l'unità,
Da nord a sud si mobiliterà,
Nei campi, e poi in tutte le città,
Si rivedrà al vento la bandiera rifiorir,
Perché è scritto su nel ciel
Che è tempo ormai di giusta libertà!
Amico, sai che andiamo a trionfar,
Ci guiderà la nostra dignità,
Sarà miglior la vita che verrà,
Amico, dai, la patria sta chiamando
I propri figli a sé, è tempo ormai di andar,
Con decision, la patria vincerà.
E allora il popolo si alzò nella lotta,
Con voce gigante, gridando: Sempre avanti!
¡El pueblo unido jamás será vencido!
¡El pueblo unido jamás será vencido!
¡El pueblo unido jamás será vencido!
Il popolo unito non sarà mai vinto!
In piedi, cantiamo,
ché andiamo a trionfare.
Avanzano già le bandiere dell'unità,
e tu verrai marciando insieme a me,
così vedrai il tuo canto e la tua bandiera fiorire:
la luce di una rossa aurora
annuncia già la vita che verrà.
In piedi, lottiamo, il popolo trionferà.
Sarà migliore la vita che verrà.
A conquistare la nostra felicità!
E in un clamore, mille voci di battaglia si alzeranno,
pronunceranno un canto di libertà;
con decisione la patria vincerà.
E ora il popolo, che si alza nella lotta,
con voce da gigante, gridando: avanti!
Il popolo unito non sarà mai vinto!
La patria sta forgiando l'unità,
da nord a sud si mobiliterà:
dalla salina arsa e minerale
al bosco australe, uniti nella lotta e nel lavoro,
andranno, la patria difenderanno,
il loro passo già annuncia l'avvenire.
In piedi, cantiamo, il popolo trionferà!
A milioni già impongono la verità;
sono d'acciaio, fervido battaglione:
le loro mani portano la giustizia e la ragione.
La donna, con coraggio e con valore,
è già qui, insieme al lavoratore.
E ora il popolo, che si alza nella lotta,
con voce da gigante, gridando: avanti!
Il popolo unito non sarà mai vinto!
inviata da Ferdinando Panzica - 21/3/2023 - 08:33
Come già accennato, la versione in còrso dei Tavagna (dall'album “Chjamu” del 1981) è, oltre che notevolissima, l'unica ritmica in un linguaggio assimilabile all'italiano. E' fuor di dubbio che si tratta sia di un esempio di universalità del canto, sia di adattamento ad una situazione particolare, nella fattispecie quella della Corsica. E' il destino ovvio di tutti i canti di lotta laddove tale situazione di lotta esiste ed è percepita e vissuta come tale. [RV]
Ci vole à cantà chì avemu da triunfà
Pisemu avà bandere di l’unità
È tù dinù, marchjendu accantu à mè
Senti li canti è vedi le bandere
Sbuccià in lu celu chì u sole à da infiarà
Per annunzià a vita chì sarà.
Ci vole à cantà, populu vincerà
Quì è quallà cresce a vuluntà
Di cunquistà a nostra felicità
In un clamore mille voci di lotta
Si alzanu à intunà cantu di libertà.
Per annunzià a vita chì sarà.
A patria và fendu a so unità
Senza stancià si mubilizerà
Pronta à andà in paesi è cità
Ver’di l’avvene impone la ghjustizia
Strappà la catena, stampà la verità
Issi battaglioni nunda li parerà.
Ci vole à cantà chì avemu da triunfà
Pisemu avà bandere di l’unità
È tù dinù, marchjendu accantu à mè
Senti li canti è vedi le bandere
Sbuccià in lu celu chì u sole à da infiarà
Per annunzià a vita chì sarà.
Allora u populu si alza in la luce
À voce rivolta ci chjama à a lotta.
U populu unitu da nunda hè intimuritu.
inviata da Bernart Bartleby - 1/6/2014 - 18:40
Ad Latinum sermonem adaptavit hymnum Tuscus Anonymus e XXI. Saeculo
Populum concordem nemo profligabit!
Populum concordem nemo profligabit!
Populum concordem nemo profligabit!
Surge, canamus! Populus triumphabit,
Iam concordiae procedunt vexilla,
Mecum venies, unā progrediemur
Iam audiens cantum tollis tuum vexillum
Et rubescit iam aurorae splendens lux,
Vitam futuram iam nunc praenuntiat!
Surge, prae! Populus triumphabit!
Meliorem vitam creemus omnibus,
Felices nisi pugnā numquam erimus,
Nisi surgant milia vocum clamantium
Libertatis hymnum simul canentium!
Tunc certē vincet populus triumphans.
Tunc populus surget omnes vocē gigantis
Conclamans ad pugnam! Prae, nunc pergamus!
Populum concordem nemo profligabit!
Populus iam concordiam incudit
Ad pugnam vocans undique homines,
Ab aridis salinis et metallis
Usque ad silvas eamus operantes
Et concordes ut patriam defendamus,
Iam praenuntiatur tempus futurum!
Surge, prae! Populus triumphabit!
Iam milia hominum verum invocant!
Unam cohortem strenuam formabunt,
Iam mentē et manū afferunt iustitiam in concordiā,
Et tu, mulier, virtute et animō
Cum operariis strenuē pugnabis.
Tunc populus surget omnes vocē gigantis
Conclamans ad pugnam! Prae, Nunc pergamus!
Populum concordem nemo profligabit!
Populum concordem nemo profligabit!
Populum concordem nemo profligabit!
Populum concordem nemo profligabit!
Populum concordem nemo profligabit!
English Translation by Cornelius Cardew (1936-1981)
Cornelius Cardew (Winchcombe, 7 maggio 1936 – Londra, 13 dicembre 1981) è stato un compositore britannico. Viene considerato uno dei maggiori diffusori della musica d'avanguardia europea e statunitense in Gran Bretagna e ricordato per la sua militanza nel gruppo sperimentale AMM. Entra nella Royal Academy of Music londinese a diciassette anni e, durante un soggiorno in Germania iniziato nel 1957, studia musica elettronica divenendo inoltre assistente di Karlheinz Stockhausen. Dopo essere tornato in Inghilterra nel 1961, lavora come organizzatore di concerti e, durante la seconda metà degli anni sessanta, entra nella formazione degli AMM, completa l'ambiziosa Treatise (1967), considerata la sua composizione più importante e diviene membro del gruppo d'improvvisazione Scratch Orchestra. Se fino a quel momento la musica di Cardew ha risentito l'influenza della musica di Stockhausen, John Cage e Anton Webern, le sue ideologie politiche di sinistra (in particolar modo quelle di Karl Marx e Mao Tse-tung) segneranno un nuovo percorso stilistico a partire alla fine del decennio. Questa nuova fase musicale, di forte impronta tradizionale e maggiormente tonale rispetto alle composizioni del passato, segue il principio secondo cui "le creazioni artistiche sono comprensibili solo attraverso i rapporti e la lotta di classe, che la musica non è neutrale, o autonoma, e che l'emozione estetica è profondamente influenzata da fattori sociali e culturali". È morto investito da un'automobile nel 1981, all'età di 45 anni. (it.wikipedia)
Stand up and sing for victory will come
The banners of union assemble in the sun
And you'll be there beside me on the march
Then you'll see the banners and the singing
Bursting forth, the dawn whose coming we proclaim
Red as blood, its' rays set us aflame
Stand up and fight, our hearts are all aflame
A new life is coming to put the past to shame
Your happiness is part of this our fight
A thousand cries will rise into a clamour that will
Proudly sing and we cannot be wrong
Freedom is the content of our song
Now is the time for the people to rise up
In struggle and utter their war cry: advance!
El Pueblo Unido Jamás Será Vencido
El Pueblo Unido Jamás Será Vencido
Our country is rising, its unity is strong
From north to south they come to join the throng
From nitrate fields the men are streaming in
Streaming in from the forests in the south, they are
Together now, their struggle has begun
Their union foretells the shape of things to come
Stand up and sing in a million blending parts
The people will win for the truth is in their hearts
Of steel our will, battalions we will build
Justice and reason will be our battle cry
Now look the women too, their hearts are bold and brave
Ranged beside the workers mighty wave
Now is the time for the people to rise up
In struggle and utter their war cry: advance!
El Pueblo Unido Jamás Será Vencido
El Pueblo Unido Jamás Será Vencido
Now is the time for the people to rise up
In struggle and utter their war cry: advance!
El Pueblo Unido Jamás Será Vencido
El Pueblo Unido Jamás Será Vencido
The people united will never be defeated
inviata da DoNQuijote82 + RV - 2/6/2014 - 10:44
English translation from the US release of Quilapayún's El Pueblo Unido
A people united will never be defeated.
A people united will never be defeated.
A people united will never be defeated.
A people united will never be defeated.
Stand up, sing, We are going to triumph.
Flags of unity are advancing now
And you will come marching together with me.
In this way you'll see your singing and your flag
unfurl. The light Of a red dawn
Announces the life that will come.
Sand up, struggle, the people will triumph.
It will be better the life that will come
To win our happiness.
And in a clamor of A thousand embittered voices
will rise, they will speak a song of freedom.
With determination the homeland will win.
And now the people rising up in the struggle
With a great voice shout: "Forward!"
A people united will never be defeated.
The homeland forging unity
from notth to south will be mobilized
From the fiery salty mine
to the southern forests united in struggle
and work they will go they will cover the country
their step already announces the future.
Stand up, sing, people will triumph
Millions now impose the truth
The fiery army is as steel.
Its hands carry justice and reason
Women, with fire and with courage
already you are here close to the worker.
And now the people rising up in the struggle
With a great voice shout: "Forward!"
A people united will never be defeated.
A people united will never be defeated.
A people united will never be defeated.
A people united will never be defeated.
inviata da Lorenzo - 22/6/2018 - 22:57
The people united will never be defeated...
Arise, sing
We are going to win.
Flags of unity
are now advancing.
And you will come
marching together with me,
and so you'll see
your song and your flag blossom.
The light
of a red dawn
already announces
the life to come.
Arise, fight
the people are going to win.
The life to come
will be better.
To conquer
our happiness.
and a clamor
of a thousand fighting voices will rise,
speaking
a song of freedom.
With determination
the fatherland will win.
And now the people,
who are rising in struggle
with a giant voice
crying out: Forward!
The people united will never be defeated,
The people united will never be defeated...
The fatherland is
forging unity,
from north to south
they're mobilizing.
From the salt mines
burning and mineral
to the southern forests.
united in struggle and labor
they go
covering the fatherland.
Their steps already
Announce the future.
Arise, sing
the people are going to win
millions now
are imposing the truth
Their steel battalions
are on fire,
taking in their hands
justice and reason.
Woman
with fire and courage
is already here
Along side the worker.
inviata da DoNQuijote82 + RV - 2/6/2014 - 10:46
Le peuple uni ne sera jamais vaincu !
Le peuple uni ne sera jamais vaincu,
Le peuple uni ne sera jamais vaincu !
Debout, chantons, que nous allons triompher.
Ils avancent déjà, les drapeaux d'unité,
Et tu viendras, marchant à mes côtés,
Et ainsi tu verras fleurir ton chant et ton drapeau.
La lumière rouge d'un lever de soleil,
Annonce déjà la vie qui viendra.
Debout, combattons, le peuple triomphera.
La vie qui viendra sera meilleure
Conquérir notre bonheur, et en une clameur,
Mille voix de combat se soulèveront,
Elles diront chanson de liberté,
Décidée, la patrie vaincra.
Et maintenant, le peuple qui se soulève dans la lutte
Avec des voix de géants criants : En avant !
Le peuple uni ne sera jamais vaincu !
La patrie forge l'unité,
De nord au sud, elle se mobilisera,
Du Salar ardent et minéral
À la forêt australe, unis dans la lutte et dans le travail,
Ils iront, ils protègeront la patrie.
Son pas annonce déjà l'avenir.
Debout, luttons, que nous allons triompher
Des millions déjà imposent la vérité.
Ils sont d'acier, ardent bataillon,
Leurs bras vont porter la justice et la raison,
Et toi, femme, avec feu et valeur,
Déjà tu es ici, avec le travailleur.
Et maintenant, le peuple qui se soulève dans la lutte
Avec des voix de géants criants : En avant !
Le peuple uni ne sera jamais vaincu !
Le peuple uni ne sera jamais vaincu,
Le peuple uni ne sera jamais vaincu !
Le peuple uni ne sera jamais vaincu,
Le peuple uni ne sera jamais vaincu !...
inviata da DonQuijote82 - 2/6/2014 - 16:49
Deutsche Version von Hannes Wader aus dem Live-Album Hannes Wader singt Arbeiterlieder (1977)
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
Steht auf und singt: ein neues Lied beginnt,
Ein neuer Kampf die Zukunft uns gewinnt.
Doch nur vereint besiegen wir den Feind,
Kämpft mit uns, Freund, daß morgen wir die Sieger sind!
In unserm Lied der neue Morgen blüht,
Wie unsre Fahne glüht im wilden Wind.
Und Chile kämpft! Sein Haß wächst mit dem Schmerz
Und lodert aus den Minen himmelwärts,
Von Nord nach Süd das Volksfrontbanner zieht,
Die Einheit glüht, wir schmieden sie aus Erz.
Der Weg ist klar: Unidad Popular!
Das Volk, es kämpft mit Hand und Hirn und Herz.
Und jetzt wird das Volk sich erheben im Kampfe
Und singen und singen mit mächtiger Stimme:
El pueblo unido jamás será vencido!
Und Chile singt das Lied vom neuen Licht,
Vom neuen Tag, der freundlicher anbricht:
Noch rot von Blut, doch hell und klar und gut.
Genossen, Mut! Das Volk mit einer Stimme spricht,
In unserm Schritt Millionen ziehen mit,
Das Volk, vereint, weicht den Faschisten nicht.
Und Chile tanzt, wenn es den Kampf geführt,
Es tanzt vereint, wie es vereint marschiert.
Faschistenpack! Es kommt, es kommt der Tag,
Der Siegestag, dann wird die Rechnung präsentiert.
Voran! Nach vorn! Für uns geht nichts verlorn.
Nur Ketten sind es, die das Volk verliert.
Und jetzt wird das Volk sich erheben im Kampfe
Und singen und singen mit mächtiger Stimme:
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!...
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
Alzatevi e cantate: comincia una nuova canzone,
Una nuova lotta ci fa guadagnare il futuro.
Ma solo uniti sconfiggeremo il nemico,
Lotta con noi, amico, ché domani saremo noi i vincitori!
Nella nostra canzone fiorisce l'alba nuova
Così come la nostra bandiera sventola al vento selvaggio.
E il Cile lotta! Il suo odio cresce assieme al dolore
E divampa dalle miniere verso il cielo,
Da nord a sud sventola lo stendardo del Fronte Popolare,
L'unità risplende, la stiamo forgiando di terra.
Il cammino è chiaro: Unidad Popular!
Il popolo lotta con la mano, col cervello e col cuore.
E ora il popolo si ergerà nella lotta
E canterà, canterà con voce potente:
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
E il Cile canta la canzone della nuova luce,
Del nuovo giorno, che sorge più gradito:
Ancora rosso di sangue, ma chiaro, luminoso e buono.
Compagni, coraggio! Il popolo parla con una sola voce,
In milioni avanzano al nostro passo,
Il popolo unito non retrocede davanti ai fascisti.
E il Cile danza mentre conduce la lotta,
Danza unito, così come unito marcia.
Branco di fascisti! Verrà, verrà il giorno,
Il giorno della vittoria, e sarà presentato il conto.
Avanti! Adelante! Per noi niente è perduto.
Sono solo le catene quelle che il popolo perde-
E ora il popolo si ergerà nella llota
E canterà, canterà con voce potente:
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!...
[Trad. RV]
inviata da DonQuijote82 - 2/6/2014 - 16:53
A adaptação portuguesa de Luís Cília [1974]
Registrato in Francia nel 1974 assieme ai Quilapayún, che vi si trovavano in esilio dopo il golpe dell'11 settembre 1973, O povo unido jamais será vencido di Luís Cília è, al tempo stesso, un adattamento abbastanza fedele dell'originale e una canzone portoghese di lotta. L'anno, il 1974, non è certo casuale. L'incisione diede luogo a un singolo che, sul lato B, conteneva Uma palavra antiga; nel Povo unido portoghese formano il coro Carlos Vaz, Helena Malho, Nina e António Jotta (la copertina del disco fu realizzata da Maria Judith Cília, la moglie di Luís). Inutile dire che, dopo il 25 aprile 1974, la canzone ebbe un ruolo importante nell'irripetibile periodo susseguito alla Revolução dos Cravos e che durò in Portogallo fino a tutto il 1975. [RV]
O povo unido jamais será vencido!
O povo unido jamais será vencido!
O povo unido jamais será vencido!
De pé, cantar, que vamos triunfar
Avançam já bandeiras de unidade
Já vão crescendo brados de vitória
E tu verás teu canto e bandeira, florescer
A luz de um rubro amanhecer,
Milhões de braços fazendo a nova história.
De pé, marchar, que o povo vai triunfar
Agora já ninguém nos vencerá
Nada pode quebrar nossa vontade
E num clamor mil vozes de combate nascerão
Dirão, canção de liberdade;
Será melhor a vida que virá.
E agora, o povo ergue-se e luta
Com voz de gigante, gritando avante!
O povo unido jamais será vencido!
O povo está forjando a unidade
De norte a sul, na mina e no trigal
Somos do campo, da aldeia e da cidade
Lutamos unidos pelo nosso ideal, sulcando
Rios de luz, paz e fraternidade
Aurora rubra serás realidade
De pé, cantar, que o povo vai triunfar
Milhões de punhos impõem a verdade
De aço são, ardente batalhão
E as suas mãos levando a justiça e a razão
Mulher, com fogo e com valor
Estás aqui junto ao trabalhador.
E agora, o povo ergue-se e luta
Com voz de gigante, gritando avante!
O povo unido jamais será vencido!
O povo unido jamais será vencido!
O povo unido jamais será vencido!
O povo unido jamais será vencido!
O povo unido jamais será vencido!...
inviata da Riccardo Venturi - 28/6/2018 - 11:31
Versió al catalá per l'Anònim Toscatalà (o Catalotoscà) del XXI Segle
Nota. Mi scrive il mio sodale Anonimo Toscatalano (o Catalotoscano) del XXI Secolo: “In mezzo a tutto questo profluvio di Puebli Unidi, mi sono curiosamente accorto che non ce n'era manco uno in catalano. O come...?!? Forse sarà perché anche in Catalunya lo cantano tutti (?) in castigliano, però non credete che una versione al català ci possa stà'...? D'accordo, lo ammetto, è scritto in un catalano che sa un po' di castigliano e un po' di collesalvettese, però io sono plurale come l'Universo e c'è pòodaffà...!”
El poble unit no serà mai vençut!
El poble unit no serà mai vençut!
El poble unit no serà mai vençut!
Dempeus, marxem, que anem a triomfar,
Avancen ja banderes d'unitat,
I tu vindràs marxant al meu costat
I així veuràs el teu cant i la teva bandera
Florir, la llum d'una alba vermella
Anuncia ja la vida que vindrà.
Dempeus, lluitem, el poble triomfarà,
Serà millor la vida que vindrà,
A conquerir la nostra felicitat
I, en un clam, mil veus de combat
S'alçaran, diran cançó de llibertat,
Amb decisió la pàtria vencerà.
I ara el poble que s'alça en la lluita
Amb veu de gegant, cridant: Endavant!
El poble unit no serà mai vençut!
La pàtria està forjant la unitat,
De nord a sud es mobilitzarà,
Des del salar ardent i mineral
Al bosc austral, units en la lluita
I el treball, aniran, la pàtria defendran,
El seu pas ja anuncia l'avenir.
Dempeus, cantem, el poble triomfarà,
Milions ja imposen la veritat,
D'acer són, ardent batalló,
Les seves mans van portant la justícia i la raó,
Dona, amb foc i amb valor,
Ja ets aquí al costat del treballador.
I ara el poble que s'alça en la lluita
Amb veu de gegant, cridant: Endavant!
El poble unit ni serà mai vençut!
El poble unit ni serà mai vençut!
El poble unit ni serà mai vençut!
El poble unit ni serà mai vençut!
El poble unit ni serà mai vençut!
El poble unit ni serà mai vençut!...
Basque (Euskara) version by the Trade Union LAB Sindikatua
Zutik, kanta, garaitzera goaz.
Hemen dira batasun banderak.
Ta zu, zatoz, gurekin batera,
Ikusiko kantua ta indarrak loratzen.
Gorri da ekiaren goiza,
Igarri du datorren bizitza.
Zutik, altxa, herria aurrera.
Hobea da iritsiko dena,
Gure poza konkistatua da
Ta mila ahots oldartuko dira,
Ozen erran dute askatasun kanta,
Laster dator gure garaipena.
Ta oraintxe herriak, borrokan altxatuak,
Garrasi egin du: “Aurrera, eta batu!”.
Herria, batua, inoiz ez garaitua!
Herria ari da batasuna sortzen
Nafar baratzetik ipar trenbidera,
Sartaldeko borda argitsutik
Sartaldeko fabrika ilunera,
Lanean gabiltza, herria badabil,
Pausoz pauso geroa du ekarri.
Zutik, altxa, herria aurrera.
Borroka da guztion egia.
Harrizkoa, langile multzoa,
Justizia da bere animoa.
Adore, maitasun ta elkartasunez
Hemen zaude, borrokan bidaide.
Ta oraintxe herriak, borrokan altxatuak,
Garrasi egin du: “Aurrera, eta batu!”.
Herria, batua, inoiz ez garaitua!
inviata da scryl - 11/4/2024 - 18:19
Lou pouble unit jamai serà vençut!
Lou pouble unit jamai serà vençut!
Lou pouble unit jamai serà vençut!
Pauàs cantàs, que vam a trioumfar.
Avançan a present lou drapeu de unità.
E vous vendres marchant emb mi,
E veires lou tieu cant e florasoun drapeu,
Lou lus de una rouge nassança
Parla a present la vita que venderà.
Pauàs luchàs, lou pouble anan a trioumfar,
Será melhora la vita que venderà.
A conquistà lou naustri bounur,
E a clamour lu millioun voutz de coumbat pauaron,
Cantaran la cant de libertat,
Emb determinacioun la patria surmontarà.
E ahura, lou puoble que causà per la lucha,
Emb voutz de una gigant exclamant "adelante!"
Lou pouble unit jamai serà vençut!
La partia esta forgant la unità,
De nourd a sud se mouvilizarà,
Despi lou salar ardient e minerau
Au fourèst austrau, unit en la lucha
E lu travalhari von coun couvrint,
La partia annonssarà lou futura.
Pauàs cantàs, que vam a trioumfar,
Lu milhoun pouble imposavan lou just,
Lu batalhoun d'acié soun en paure
Entranant en lu sieu man justiça et resoun,
Li frema emb paure e lou valant
A present es aqui la lonc ai travalhari.
E ahura, lou puoble que causà per la lucha,
Emb voutz de una gigant, exclamant "adelante!"
Lou pouble unit jamai serà vençut!
Lou pouble unit jamai serà vençut!
Lou pouble unit jamai serà vençut!
Lou pouble unit jamai serà vençut!
Lou pouble unit jamai serà vençut!...
inviata da DonQuijote82 - 2/6/2014 - 16:47
The Swedish version by Monica Nielsen (1977)
Svensk version av Monica Nielsen (1977)
Dall'album di Tommy Körberg e Monica Nielsen "... Med Hjärtat Fyllt Av Trots: Arbetarrörelsens kampsånger" (1977). In questo caso, a differenza di altri “offsprings” del canto che sono stati spostati in pagine autonome, teniamo questa versione svedese nella pagina in quanto utilizza la stessa musica dell'originale. Ma il testo è totalmente autonomo e dell'originale ha soltanto lo slogan peraltro lasciato in spagnolo. Per questo motivo, in nota è presente una traduzione italiana (in modo anche da far vedere che, nel 1977, alla “lotta di resistenza” si associava tranquillamente anche la Cambogia di Pol Pot). [RV]
The classic Swedish translation of El Pueblo Unido from the 70s (sometimes called Ett enat folk, A United People) has been recorded by among others Fria Proteatern and Monica Nielsen. This version is however made by the modern socialist band Bergsbestigarna and included on their self-titled album from 2017.
The most obvious change in the lyrics is in the end. Where the 70s translation talks about people uniting in Chile, Guinea, Cambodia and Vietnam, this newer version instead mentions Venezuela, Palestine and Rojava.
Ni segrade men vad ska hända sen? [1]
För efter natten kommer gryningen
Då slagna män skall resa sig igen,
Och den som föll ska leva i en sång
Vi vet, vi vet, att natten blir till dag,
Att seger följer efter nederlag.
Ett enat folk kan aldrig trampas ner,
Vår motståndskamp ska samla fler och fler och fler
Och herrarna får vika när vi vet
Att inget kan stå mot vår enighet.
Så svara, herrar, vem har plöjt er jord,
Vem bryter kopparn fram ur era berg?
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
Ni talar om nation och fosterland
Men vem har satt gevären i er hand?
Er rätt, er tro, er ordning och er lag,
De köptes av ett USA-bolag
Och ur vårt nederlag ska växa då
En kunskap som ni aldrig kan förstå.
Ett enat folk kan aldrig trampas ner,
Vår motståndskamp ska samla alla folk mot er.
Och herrarna får vika när vi vet
Att ingen kan stå mot vår enighet.
Och obetvingligt bryter ropen fram
Från Chile, Guinea, Kambodja och Vietnam.
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
(Trad. RV 28.6.2018 20:59)
Avete vinto, ma dopo che accadrà?
Perché dopo la notte verrà l'alba
In cui gli uccisi si rialzeranno
E i caduti vivranno in un canto
Sappiamo, sappiamo che la notte si fa giorno,
Che la vittoria segue alla sconfitta.
Un popolo unito non può essere mai schiacciato,
La nostra lotta di resistenza unirà tanti, tanti e tanti
E i signori cederanno dato che sappiamo
Che niente può resistere alla nostra unità.
E così rispondete, signori, chi ha arato la vostra terra,
Chi estrae il rame dalle vostre montagne?
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
Voi parlate di nazione e di patria,
Ma chi vi ha messo i fucili in mano?
Il vostro diritto, la vostra fede, il vostro ordine e la vostra legge
Li avete comprati da una società USA
E dalla nostra sconfitta poi crescerà
Una consapevolezza che voi non potrete mai capire.
Un popolo unito non può essere mai schiacciato,
La nostra lotta di resistenza unirà tanti, tanti e tanti
E i signori cederanno dato che sappiamo
Che niente può resistere alla nostra unità.
E invincibile erompe il grido
Dal Cile, dalla Guinea, dalla Cambogia e dal Vietnam.
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
inviata da Dq82 - 23/6/2018 - 14:47
Danish version by Michael Eriksen
Dansk oversættelse ved Michael Eriksen
Segnalata da da.wikipedia con un link inattivo (il testo è poi stato reperito da questa pagina). Si tratta in pratica della versione danese, piuttosto precisa, della versione svedese di Monica Nielsen: un fatto abbastanza comprensibile per due paesi vicini e con lingue molto simili. La stessa Wikipedia danese segnala come disponibile anche una traduzione danese di Jørgen Christiansen, ma ignoro se si tratti di questa stessa, o di un'ulteriore versione. [RV]
(El pueblo unido jamás será vencido)
Et håb blev knust, en fremtid sank i grus.
I tror, I fik en sejr bragt i hus.
Men slagne mænd skal rejse sig igen,
og de som faldt, gi'r styrke til vor kamp.
Vi ved, vi ved, at natten bli'r til dag,
at sejr følger efter nederlag.
Et samlet folk kan aldrig trampes ned.
Vor modstandskamp skal samle fler' og fler' og fler'
og herrerne må vige når vi ved
at intet kan stå mod vor enighed.
Så svar os, herrer! Hvem pløjer jeres jord?
Hvem bryder kobber op fra bjergets dyb?
El pueblo unido jamas sera vencido!
I taler om at være national,
men våbnene har andre vist betalt.
I fører landet ad den rette vej,
men hvilken vej går USA's lakaj.
Igennem nederlaget vil vi få
en viden, som I aldrig kan forstå,
et samlet folk kan aldrig trampes ned,
vor modstandskamp skal samle hele folket,
og herrerne må vige, når vi ved
at intet kan stå mod vor enighed
og ubetving'lig bryder råb'ne frem
fra Chile, Guinea, Cambodia og Vietnam.
El pueblo unido jamas sera vencido!
inviata da Riccardo Venturi - 29/6/2018 - 00:29
Finnish translation by Juha Rämö
Traduction finnoise de Juha Rämö
Traducción finlandesa de Juha Rämö
Suomennos: Juha Rämö
This translation should be integrated with the audio link to the song performed in Helsinki in January 1974 by Quilapayún together with the Finnish song group Agit Prop, shared by Juha Rämö and also including his important recollection of that solidarity concert he personally attended. [RV]
Yhtenäistä kansaa ei koskaan voi voittaa!
Yhtenäistä kansaa ei koskaan voi voittaa!
Yhtenäistä kansaa ei koskaan voi voittaa!
Nouskaa laulamaan, voitto on meidän.
Yhtenäisyyden liput viitoittavat tien eteenpäin.
Ja sinä liityt rinnalleni marssimaan
ja kuulet laulusi kaikuvan ja näet lippusi
liehuvan. Punaisen aamunkoiton kajo
kantaa viestiä elämästä, joka on koittava.
Nouskaa taistelemaan, kansa on voittava.
Parempi on se elämä, joka on koittava
ja vievä meidät yhteiseen onneen.
Ja tuhansien vastarinnan äänten jyly
on nouseva ja laulava vapauden laulua.
Luja tahto on vievä isänmaan voittoon.
Ja kansa, joka on noussut taisteluun,
huutaa mahtavalla äänellä: »Eteenpäin!«
Yhtenäistä kansaa ei koskaan voi voittaa!
Yhtenäisyyttä takova kansa
kautta maan on liikekannalla.
Pohjoisen suola- ja mineraalikaivoksilta
etelän metsiin se käy yhtenäisenä taisteluun.
Sen tekemä työ ulottuu maan joka kolkkaan,
ja sen askelissa on tulevaisuuden kaiku.
Nouskaa laulamaan, voitto on meidän.
Miljoonien voimalla totuus on voittava.
Kiivas armeijamme, luja kuin teräs,
kantaa käsissään oikeuden ja järjen miekkaa.
Palavaa intoa ja rohkeutta hehkuen
seisovat myös naisemme työläisten rinnalla.
Ja kansa, joka on noussut taisteluun,
huutaa mahtavalla äänellä: »Eteenpäin!«
Yhtenäistä kansaa ei koskaan voi voittaa!
Yhtenäistä kansaa ei koskaan voi voittaa!
Yhtenäistä kansaa ei koskaan voi voittaa!
Yhtenäistä kansaa ei koskaan voi voittaa!
Yhtenäistä kansaa ei koskaan voi voittaa!
Yhtenäistä kansaa ei koskaan voi voittaa!...
inviata da Juha Rämö - 2/7/2018 - 09:49
Nonostante la presente versione russa sia pienamente cantabile (lo slogan si traduce: “Finché saremo uniti, saremo invincibili!”), non è stato possibile reperirne l'autore, né risulta che sia mai stata incisa. La versione è accompagnata da una trascrizione in caratteri latini. [RV]
(Гимн Народного Единства Чили)
Пока мы едины, мы непобедимы!
Пока мы едины, мы непобедимы!
Пока мы едины, мы непобедимы!
Плечом к плечу победы гимн поют
Рабочие, сплочённые у знамени;
Приди и ты - и встань со мной в их ряд.
Когда в наш хор вольётся песнь твоя,
Увидишь сам - грядущего заря
В знамёнах наших отразится пламенем.
Плечом к плечу в одном строю идут,
Ликуя, те, кому всех благ дороже
Борьба за долю светлую народа;
Когда миллионы в стонах и невзгодах,
На поле брани сложат песнь свободы -
Отечество победу славить может.
И вот! средь ада битвы раздался глас титанов:
Народы, поднимайтесь в атаку на тиранов!
Пока мы едины, мы непобедимы!
Отечество единством спаяно:
От моря с запада - и до восточных гор,
С лесов полуденных - и до степей полночных
Грохоча, маршем по стране идёт рабочий,
Трудом сплочённый и борьбой.
Шаги его грядущее пророчат.
Плечом к плечу поют в одном строю
Миллионы неповерженных в бою.
Их закалённые в огне стальные орды
Добьются правды и свободы для народа.
И женщина, с решимостью и пламенем,
Уже в рядах рабочих под их знаменем.
И вот! средь ада битвы раздался глас титанов:
Народы, поднимайтесь в атаку на тиранов!
Пока мы едины, мы непобедимы!
Пока мы едины, мы непобедимы!
Пока мы едины, мы непобедимы!
Пока мы едины, мы непобедимы!
Пока мы едины, мы непобедимы! ...
Poka my ediny, my nepobedimy!
Poka my ediny, my nepobedimy!
Poka my ediny, my nepobedimy!
Plečom k pleču pobedy gimn pojut
Rabočie, spločënnye u znameni;
Pridi i ty – i vstań so mnoj v ix rjad.
Kogda v naš xor volëtsja pesń tvoja,
Uvidiś sam – grjadušćego zarja
V znamënax našix otrazitsja plamenem.
Plečom k pleču v odnom stroju idut,
Likuja, te, komu vsex błag dorože
Boŕba za dolju svetłuju naroda;
Kogda milliony v stonax i nevzgodax,
Na pole brani složax pesń svobody -
Otečestvo pobedu slaviť možet.
I vot! Sreď ada bitvy razdałsja głas titanov:
Narody, podnimajteś, my v ataku na tiranov!
Poka my ediny, my nepobedimy!
Poka my ediny, my nepobedimy!
Otečestvo edinstvom spajano:
Ot morja s zapada – i do vostočnyx gor,
S lesov połudennyx – i do stepej połnočnyx
Groxoča, maršem po strane idët rabočij,
Trudom spłočennyj i boŕboj.
Šagi ego grjadušćee proročat.
Plečom k pleču pojut v odnom stroju
Milliony nepoveržennyx v boju.
Ix zakalënnye v ogne stalnye ordy
Dob'jutsja pravdy i svobody dlja naroda.
I ženšćina, s rešimosťju i plamenem,
Uže v rjadax rabočix pod ix znamenem.
I vot! Sreď ada bitvy razdałsja głas titanov:
Narody, podnimajteś, my v ataku na tiranov!
Poka my ediny, my nepobedimy!
Poka my ediny, my nepobedimy!
Poka my ediny, my nepobedimy!
Poka my ediny, my nepobedimy!
Poka my ediny, my nepobedimy!
Poka my ediny, my nepobedimy!
inviata da DoNQuijote82 - 26/11/2014 - 23:07
Russian version by B. Gelfand for the Ansambl Pro et Contra [1979]
La seguente versione russa fu preparata all'inizio del 1979 da B. Gelfand per l'Ansambl Pro et Contra, il coro degli studenti dell'Istituto di Ingegneria Navale di Leningrado. L'autore della traduzione, B. Gelfand, vive oramai da anni negli Stati Uniti. Da notare nel testo la ripresa di un verso della versione russa dell' Internazionale. [RV]
El pueblo unido jamás será vencido!
Вставай и с нами пой свободы гимн, [1]
Такой народ в борьбе непобедим.
Нельзя молчать, когда земля в огне,
Когда свободу ставят на колени.
Только в полный рост имеешь право петь,
И выбор прост – победа или смерть!
Чтоб к новой жизни выковать ключи,
Хоть плачь, хоть пой, но только не молчи.
Из криков, стонов тысячей сердец
Родится песня братства миллионов.
Пусть она над целым миром прогремит,
Пусть слышат все: свобода победит!
Наступит наш час, и кровавая банда
Не выдержит гнева народа-гиганта.
Греми над миром, яростный набат,
Зови в единый строй своих солдат.
Под каждой крышей, в каждом из сердец
Свобода дышит, зреют гроздья гнева,
И священной клятвой, волею крепка,
Уже к оружью тянется рука.
За горе всех сестёр, невест и жён,
За каждый крик, за каждый детский стон,
За кровь поэтов, слёзы матерей
Не может быть прощенья и пощады.
Становись в наш строй и с нами вместе пой,
Плечом к плечу пойдём в последний бой.
Наступит наш час, и кровавая банда
Не выдержит гнева народа-гиганта.
Борьба нас сплотила, в единстве наша сила!
Борьба нас сплотила, в единстве наша сила!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
Takoj narod v boŕbe nepobedim.
Nelzja molčať, kogda zemlja v ogne,
Kogda svobodu stavjat na koleni.
Tolko v połnyj rost imeeś pravo peť,
I vybor prost – pobeda ili smerť!
Čtob k novoj žizni vykovať ključi,
Xoť plać, xoť poj, no tolko ne molči.
Iz krikov, stonov tysjačej serdec
Roditsja pesnja bratstva millionov.
Pusť ona nad celym mirom progremit,
Pusť slyšat vse: svoboda pobedit!
Nastupit naš čas, i krovavaja banda
Ne vyderžit gneva naroda-giganta.
Gremi nad mirom, jarostnyj nabat,
Zovi v edinyj stroj svoix soldat.
Pod každoj kryšej, v každom iz serdec
Svoboda dyšit, zrejut grozďja gneva,
I svjašćennoj kljatvoj, voleju krepka,
Uže k oruźju tjanetsja ruka.
Za gore vsex sestër, nevest i žën,
Za každyj krik, za každyj detskij ston,
Za krov' poėtov, slëzy materej
Ne možet byť prošćeńja i pošćady.
Stanoviś v naš stroj i s nami vmeste poj,
Plečom k pleču pojdëm v poslednij boj.
Nastupit naš čas, i krovavaja banda
Ne vyderžit gneva naroda-giganta.
Boŕba nas spłotiła, v edinstve naša siła!
Boŕba nas spłotiła, v edinstve naša siła!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
inviata da Dq82 - 24/6/2018 - 17:02
Торжественное собрание в честь 100-летия Великой Октябрьской социалистической революции. 7 ноября 2017 года. Обратите внимание, как песню подхватил зал, поголовно вставая. Жаль, что операторы не показали этот момент. Я там был, видел, как это было. Песня была написана как гимн левой коалиции "Народное единство" и получила известность в период президентства Сальвадора Альенде, а после военного переворота 1973 года стала символом борьбы за демократию сначала в Чили, а затем и во всём мире.
Interpretata dal Coro “Sut' Vremeni” (“Ci sono tempi”) in una sala moscovita e in una data non certo a caso: è il 7 novembre 2017, centesimo anniversario della Rivoluzione d'Ottobre. In questa versione russa si dice, tra le altre cose, che brucia la tomba dei fascisti. Sebbene ricercato (nel senso: “oggetto di ricerche in rete”), l'autore della traduzione rimane, per ora, incognito. [RV]
Эль пуэбло унидо, хамас сера вэнсидо!
Эль пуэбло унидо, хамас сера вэнсидо!
Эль пуэбло унидо, хамас сера вэнсидо!
Наш час настал, к оружию, мой друг!
Шахтёр, студент, крестьянин, металлург,
Борьба идёт без гимнов и знамён,
Вперёд, вперёд, Альенде батальон!
Пока борьба идёт, без гимнов и знамён,
Но наш народ не будет побеждён!
Звучит наш гимн: народ непобедим!
Его ряды бесстрашны и тверды!
Сплошной стеной идут знамёна в бой,
А завтра ты увидишь их зарёй,
Над всей страной багряною зарёй
Грядущий гимн восходит над землёй.
Единство народа в сраженьях не разбито,
Мы снова готовы к своей последней битве.
Вставай, вставай, разгневанный народ!
К борьбе с врагом готовься, патриот,
Шагай смелей, и вместе с нами пой:
Пусть эта песня льётся над землёй, землёй.
Лучи рассвета красного видны,
Наступит день свободы для страны.
Победа за нами! В единстве наша сила,
Мы верим, мы знаем, фашистов ждёт могила!
Эль пуэбло унидо, хамас сера вэнсидо!
Товарищ мой, со мною вместе пой!
Идём со мной дорогою одной.
В одном строю, к плечу прижав плечо,
Шагают те, в ком сердце горячо.
Смотри: В одном строю, к плечу прижав плечо,
Шагают те, в ком сердце горячо.
Единство народа в сраженьях не разбито,
Мы снова готовы к своей последней битве.
Эль пуэбло унидо, хамас сера вэнсидо!
Эль пуэбло унидо, хамас сера вэнсидо!
Эль пуэбло унидо, хамас сера вэнсидо!
Эль пуэбло унидо, хамас сера вэнсидо!
Эль пуэбло унидо, хамас сера вэнсидо!
El puėblo unido xamas sera vensido!
El puėblo unido xamas sera vensido!
El puėblo unido xamas sera vensido!
Naš čas nastał, k oruźju, moj drug!
Šaxtër, student, kresťjanin, metałłurg,
Boŕba idët bez gimnov i znamën,
Vperëd, vperëd, Alende batalon!
Poka boŕba idët, bez gimnov i znamën,
No naš narod ne budet pobeždën!
Zvučit naš gimn: narod nepobedim!
Ego rjady besstrašny i tverdy!
Spłošnoj stenoj idut znamëna v boj,
A zavtra ty uvidiś ix zarëj
Grjadušćij gimn vosxodit nad zemlëj.
Edinstvo naroda v sražeńjax ne razbito,
My snova gotovy k svoej poslednej bitve.
Vstavaj, vstavaj, razgnevannyj narod!
K boŕbe s vragom gotov'sja, patriot,
Šagaj smelej, i vmeste s nami poj:
Pusť ėta pesnja lëtsja nad zemlej, zemlej.
Łuči rassveta krasnogo vidny,
Nastupit deń svobody dlja strany.
Pobeda za nami! V edinstve naša siła,
My verim, my znaem, fašistov ždët mogiła!
El puėblo unido xamas sera vensido!
El puėblo unido xamas sera vensido!
Tovarišć moj, so mnoju vmeste poj!
Idëm so mnoj dorogoju odnoj.
V odnom stroju, k pleču prižav plečo,
Šagajut te, v kom serdce gorjačo.
Smotri: V odnoj stroju, k pleču prižav plečo,
Šagajut te, v kom serdce gorjačo.
Edinstvo naroda v sražeńjax ne razbito,
My snova gotovy k svoej poslednej bitve.
El puėblo unido xamas sera vensido!
El puėblo unido xamas sera vensido!
El puėblo unido xamas sera vensido!
El puėblo unido xamas sera vensido!
inviata da Riccardo Venturi - 2/7/2018 - 19:55
Polish version by Katarzyna Knapik-Gawin, M.A., Łódź University [2015]
By dobro zwyciężyło!
Wspólnota! Jest siłą!
By dobro zwyciężyło!
Śpiewajmy wraz! Zwycięstwa przyszedł czas
Gdy łopot flag jedności daje znak!
Daj rękę swą i ze mną razem chodź!
Czy słyszysz, jak śpiew nasz rozwija się jak piękny kwiat
I trwa po horyzontu kres?
A lepszy świat czy czujesz, że tu jest?
Na nogi, wstań! Wygraną przynieś nam!
Idziemy dziś po nasze lepsze dni!
Radości blask dziś poprowadzi nas!
Sprzeciwu wrzask z tysiąca gardeł naszych płynie już
I gra wolności piękny ton,
Nasz dom bez krat dziś wywalczymy go!
Wspólnota! Jest siłą!
By dobro zwyciężyło!
W odwadze trwaj, musimy razem stać
By cały kraj pomocną dłoń mógł dać:
Bałtycka sól i wichry stromych gór
I nasza krew co w sercach od pokoleń burzy się
I łka gdy kajdan czuje smak
Dziś drogę jej swobody wskaże ptak
Niech słowa te przez mrok prowadzą cię!
Gdy pełznie lęk, odwagę w serce lej!
Już przyszedł dzień, nie warto chować się!
Ramieniem swym podeprzyj towarzysza który drży
Niech ma pparcie w sile twej
Bo tylko tak zwyciężyć uda się!
Wspólnota! Jest siłą!
By dobro zwyciężyło!
inviata da Riccardo Venturi - 1/7/2018 - 23:26
A 2018 Polish translation by Grzegorz Jaroslaw Rybak of the band BRUK.
Lud zjednoczony nie będzie zwyciężony!
Lud zjednoczony nie będzie zwyciężony!
Lud zjednoczony nie będzie zwyciężony!
Lud zjednoczony nie będzie zwyciężony!
Wstań, zaśpiewaj tę o zwycięstwie pieśń!
Jedności sztandar śmiało w górę wznieś!
W szeregu stań, będziemy razem iść,
zobaczysz, jak po mroku wstanie świt.
I śpiewaj,
głośno krzycz, że nie poddasz się.
Przed nami życie, wzejdzie jasny dzień.
Hej, naprzód marsz, zwycięży w końcu lud
i lepszy świat stworzymy razem tu.
Rozjaśni lico wszystkim szczęścia blask
i rozbrzmi śpiewem tysiąc gardeł wraz
jak jedno.
To wolnych głos! Nic nie powstrzyma nas!
Ojczyzno nasza! Wreszcie nadszedł czas!
Ten lud, co do walki stanie zbuntowany
zakrzyknie gromkim głosem, ruszaj razem z nami!
Lud zjednoczony nie będzie zwyciężony!
Lud zjednoczony nie będzie zwyciężony!
Ojczyzna będzie jedność naszą kuć,
ludowych mas od zachodu po wschód,
od morza fal, aż do wysokich gór,
od śląskich kopalń do mazurskich pól.
W zmęczone
dłonie wyzwolenia sztandar chwyć
i poprzez kraj po wolność z nami idź!
Wstań, zaśpiewaj zwycięstwa ludu pieśń!
Miliony prawdy głosić będą cześć!
Gorące serca biją w jeden takt,
sięgają ręce po zbiór nowych praw
uczciwych.
W kobiet sercach na odwagę czas!
Już jesteś nasz! Wygramy walkę klas!
Ten lud, co do walki stanie zbuntowany
zakrzyknie gromkim głosem, ruszaj razem z nami!
Lud zjednoczony nie będzie zwyciężony!
inviata da Paweł Dembowski - 10/2/2019 - 06:31
Hungarian version by Proletnyik
Fel bátran jöjj, a barikádra hát,
ne tűrd a tőke kínjait tovább,
a kés, a kő jó fegyver is lehet,
ha ész, ha szív feszíti lelkedet!
Az ám, a kés, a kő jó fegyver is lehet,
a gyáva zsarnok többé nem nevet!
Mi győzünk! mi győzünk, mert egybe forrt a népünk.
Mi győzünk! mi győzünk, mert egybe forrt a népünk.
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
Ha kínban élsz és nem bírod tovább,
ne bújj, ne félj! Már van, ki vár reád,
a két kezed majd új rendet teremt.
Az énekszó új győzelmet jelent.
Az ám, a két kezed új rendet teremt,
az énekszó, új győzelmet jelent.
Az élted, nem élet. A börtön a léted,
de forr már a katlan, s az ostor újra csattan.
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
Előre hát, a dalt vigyük tovább,
előre hát, az egység zászlaját,
csak állj közénk és menetelj velünk,
a dal, a harcban lesz erős fegyverünk!
Az ám, csak állj közénk és menetelj velünk,
a dal a harcban lesz erős fegyverünk!
Y ahora el pueblo que se alza en la lucha,
con voz de gigante gritando: Adelante!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
inviata da Dq82 - 23/6/2018 - 14:55
Ελληνική μετάφραση από το ακόλουθο βίντεο YouTube με την απόδοση των Ίντι Ιλιμάνι:
Λαός ενωμένος ποτέ νικημένος!
Λαός ενωμένος ποτέ νικημένος!
Λαός ενωμένος ποτέ νικημένος!
Σηκωθείτε, τραγουδήστε, θα νικήσουμε,
Οι ενωμένες σημαίες μας τώρα προχωράνε.
Θα έρθετε μαζί μας, θα πορευτούμε μαζί,
Και τότε θα δείτε τα τραγούδια και τα λάβαρα σας
Να ανθίζουν, το χρώμα της κόκκινης αυγής ήδη
Αναγγέλλει την νέα ζωή που έρχεται.
Σηκωθείτε, πολεμήστε, οι λαοί θα νικήσουν!
Η ζωή που θα έρθει θα είναι καλύτερη.
Θα κατακτήσουμε την ευτυχία μας
Και η κραυγή χιλιάδων αγωνιζομένων φωνών
Θα ανατείλει τραγουδώντας το τραγούδι της λευτεριάς,
Με αποφασιστικότητα η πατρίδα μας θα νικήσει.
Και τώρα οι ανθρώποι που σηκώθηκαν στην πάλη
Βροντοφωνάζουν με φωνή γιγάντων: Πάμε μπροστά!
Λαός ενωμένος ποτέ νικημένος!
Η πατρίδα μας σφυρηλατεί την ενότητα,
Από τον βορρά έως τον νότο κινητοποιούνται,
Από τα αλατωρυχεία, φωτιά και μέταλλο,
Έως τα νότια δάση, ενωμένοι στην δουλειά
Και στον αγώνα, προχωρούνε καλύπτοντας την πατρίδα,
Τα βήματά τους αναγγέλλουν το μέλλον!
Σηκωθέιτε, τραγουδήστε, οι λαοί πρόκειται να νικήσουν,
Εκατομμύρια τώρα επιβάλλουν την αλήθεια.
Τα ατσαλένια τάγματα με φωτιά παίρνουν
Στα χέρια τους την δικαιοσύνη και τον λόγο,
Γυναίκες με φωτιά και κουράγιο
Είναι ήδη εδώ, δίπλα στους εργάτες.
Και τώρα οι ανθρώποι που σηκώθηκαν στην πάλη
Βροντοφωνάζουν με φωνή γιγάντων: Πάμε μπροστά!
Λαός ενωμένος ποτέ νικημένος!
Λαός ενωμένος ποτέ νικημένος!
Λαός ενωμένος ποτέ νικημένος!
Λαός ενωμένος ποτέ νικημένος!
Λαός ενωμένος ποτέ νικημένος!...
Laós enōménos poté nikīménos!
Laós enōménos poté nikīménos!
Laós enōménos poté nikīménos!
Sīkōthíte, tragoudḯste, tha nikḯsume,
I enōménes sīmées mas tṓra prokhoráne.
Tha érthete mazí mas, tha poreftúme mazí,
Ke tóte tha dhíte ta tragúdhia ke ta lávara sas
Na anthízun, to khrṓma tīs kókkinīs avgḯs ḯdhī
Anangélli tīn néa zōḯ pu érkhete.
Sīkōthíte, polemḯste, i laí tha nikḯsun!
Ī zōḯ pu tha érthi tha íne kalýterī.
Tha kataktḯsume tīn eftykhía mas
Ke ī kravgḯ khiliádhōn agōnizoménōn fōnṓn
Tha anatíli tragudhṓndas to tragúdhi tīs lefteriás,
Me apofasistikótīta ī patrídha mas tha nikḯsi.
Ke tṓra i anthrṓpi pu sīkṓthīkan stīm bálī
Vrondofōnázun me fōnḯ gigándōn: Páme brostá!
Laós enōménos poté nikīménos!
Laós enōménos poté nikīménos!
Ī patrídha mas sfyrīlatí tīn enótīta,
Apó ton vorrá éōs ton nóto kinītopoiúnde,
Apó ta alatōrykhía, fōtiá ke métallo,
Éōs ta nótia dhásī, enōméni stīn dhuliá
Ke ston agṓna, prokhōrúne kalýptondas tïm batrídha,
Ta vḯmatá tus anangéllun to méllon!
Sīkōthíte, tragoudḯste, i laí prókite na nikḯsun,
Ekatommýria tṓra epivállun tīn alḯthia.
Ta atsalénia tágmata me fōtiá pérnun
Sta khéria tus tīn dhikeosýnï ke ton lógo,
Gynékes me fōtiá ke kurágio
Íne ḯdhī edhṓ, dhípla stus ergátes.
Ke tṓra i anthrṓpi pu sīkṓthīkan stīm bálī
Vrondofōnázun me fōnḯ gigándōn: Páme brostá!
Laós enōménos poté nikīménos!
Laós enōménos poté nikīménos!
Laós enōménos poté nikīménos!
Laós enōménos poté nikīménos!
Laós enōménos poté nikīménos!
Laós enōménos poté nikīménos!...
inviata da Dq82 + CCG/AWS Staff - 28/6/2018 - 11:17
(Da / From hagada.org)
העם המאוחד לעולם לא יובס
העם המאוחד לעולם לא יובס
העם המאוחד לעולם לא יובס
העם המאוחד לעולם לא יובס
קומו, שירו – כי אנו עומדים לנצח.
דגלים של אחדות מתקדמים כעת.
ותבואו צועדים איתי,
ותחזו בשירכם ובדגלכם פורחים.
האור של שחר אדום כבר
מכריז את החיים שיבואו.
קומו, הילחמו – העם עומד לנצח.
החיים שיבואו, טובים יותר יהיו,
בכדי להשיג את אושרנו.
והמולה של אלף קולות לוחמים תעלה,
מבטאת שיר של חופש.
עם נחישות, המולדת תנצח.
ועכשיו העם,
המתקומם במאבק,
קורא בקול עצום-
קדימה!
העם המאוחד לעולם לא יובס
העם המאוחד לעולם לא יובס
המולדת מחשלת אחדות,
מצפון ועד דרום, הם מתגייסים.
ממכרות המלח והמינרלים עד ליערות הדרומיים.
מאוחדים במאבק ובעמל,
הם מכסים את המולדת.
צעדיהם כבר מכריזים את העתיד.
קומו, שירו – העם הולך לנצח.
מיליונים מכוננים את האמת.
גדודי הפלדה עולים באש,
לוקחים לידיהם צדק והיגיון.
אישה עם אש ואומץ,
ניצבת כבר כאן, לצד העמל.
ועכשיו העם,
המתקומם במאבק,
קורא בקול עצום –
קדימה!
העם המאוחד לעולם לא יובס
העם המאוחד לעולם לא יובס
העם המאוחד לעולם לא יובס
העם המאוחד לעולם לא יובס
העם המאוחד לעולם לא יובס
העם המאוחד לעולם לא יובס
inviata da Riccardo Venturi - 2/7/2018 - 20:20
Turkish version by Mehmet Celal from the album: Fırtınadan Önce (2015)
Dall'album di Mehmet Celal (pronunciare: gelàl) Fırtınadan Önce del 2015; ma la versione risale almeno al 1999, probabilmente a molto prima. Il testo della versione presente in rete è gravemente incompleto nella quasi totalità dei casi, forse anche per l'adattamento del canto all'uso militante da parte del TKP (il Partito Comunista Turco); generalmente mancano la terza e la quarta strofa, che Mehmet Celal canta però regolarmente. Per averne il testo si è dovuto ricorrere alla “resistenza e amore” (sevgiyle-dirençle) di un utente del forum Şiirlerle şarkilarla (“Con poesie e con canzoni”), “bahri avar”, che ha trascritto le due strofe mancanti. [RV, 1/7/2018]
(Örgütlü bir halkı hiçbir kuvvet yenemez!)
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
Yürüyelim güzel geleceğe
Önümüzde şanlı bayrağımız
Yeni açan al bir çiçek gibi
Karanlığın ortasından fışkırarak
Kızıl şafak tutuşturur göğü
Haber verir gelen günü bize
Tek bir yürek tek bir yumruk gibi
Gelen daha güzel günler için
Yeri sarsan adımlarımızla
Tek sesle haykıran binlerce ağızdan
Haykırırız zafer şarkımızı
Sonsuz inancımızla zafere
Dinleyin yükselen işçinin gür sesini
Sarsarak gökleri haykırıyor: İleri!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
Dört yanından güzel ülkemizin,
Kuzeyinden güney illerinden,
Ormanlardan kırdan madenlerden,
Aynı safta olanlar, işte savaşta geliyorlar,
Ayak seslerinde,
Türküsü var geleceğimizin,
Yürüyelim o mutlu günlere,
Çünkü artık gerçeği biliyor,
Çelik gibi ışıldayan eller,
Ki zaferi elbet onlar getirecek,
Kadın erkek çocuk yaşlı herkes
İşçilerle kolkola yürüyor.
Dinleyin yükselen işçinin gür sesini
Sarsarak gökleri haykırıyor: İleri!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
inviata da Dq82 + RV - 23/6/2018 - 14:38
Turkish translation by Kağan Demir da lyrics translate
Birleşmiş bir halkı hiçbir kuvvet yenemez!
Birleşmiş bir halkı hiçbir kuvvet yenemez!
Birleşmiş bir halkı hiçbir kuvvet yenemez!
Zafer şarkımızı ayakta söyleyeceğiz
Birliğin bayrakları çekildi
Ve seninle birlikte yürüyeceğiz
Böylece göreceksin ki kendi şarkının
ve kendi bayrağının nasıl çiçek açtığını
Kızıl şafağın verdiği aydınlık
Gelecek yaşamı müjdelerken
Yürüyeceğiz, zafer halkın olucak
Hayat daha iyi olucak
Mutluluğu elde etmemiz için
Binlerin çığlığıyla yükselen kavga
özgürlük şarkısını söylüyor
Kararlılıkla vatan kazanacak
Kavgada baş kaldıran halk
Haykırıyor, ileri!
Birleşmiş bir halkı hiçbir kuvvet yenemez!
Tüm halk birlik içinde
Ayaklanacak kuzeyden güneye maden ocaklarından
Güney ormanlarına kadar, birlikte
Çalışırken ve savaşırken
Kaplayacak tüm vatanı adımlarıyla
Gelmekte olanı haber veriyorlar
Şarkımızı ayakta söyleyeceğiz
Zafer kalkın olacak
Milyonlarca insan gerçeği görüyor
Öyle yaman bir tabur ki çelikten sanki
Hak ve adaleti taşıyacak elleri
Kadınlar da burada, tüm cesaretiyle
Sen de buradasın, bir emekçinin yanında
Kavgada baş kaldıran halk
Haykırıyor, ileri!
Birleşmiş bir halkı hiçbir kuvvet yenemez!
Birleşmiş bir halkı hiçbir kuvvet yenemez!
Birleşmiş bir halkı hiçbir kuvvet yenemez!
Birleşmiş bir halkı hiçbir kuvvet yenemez!
Birleşmiş bir halkı hiçbir kuvvet yenemez!...
inviata da Krzysiek - 29/7/2015 - 16:47
Kurdish translation by Azad Ekkaş (L. Trans.)
Ey gelê yekbûyî tucarî tu têk narî!
Ey gelê yekbûyî tucarî tu têk narî!
Ey gelê yekbûyî tucarî tu têk narî!
De rab, bistir, em dikin biser`kevin,
Pêşde tên alayên yekbûnê,
Û tu jî dê bê bi meşa xwe tevlî min bibî
Û tuy` bibîn stran û bişkoka ala te
Berbangeke sor bi ronahiya xwe
Jiyana tê , êdî dabû xuyan.
De rab, bike şer wê biser`keve gel
Jiyana tê wê bibe bextewar
Û dagir bike xweşiya jiyana han
Û dê hengama hezar dengine cengewar
Berz bibe dibêje strana rizgarî`
Tev bawerî wê biserkev` niştiman.
Û aniha gelê ku êdî rabûye tê dikoşe,
Bi dengekî gewre ye diqîre: Ber pêş ve!
Ey gelê yekbûyî tucarî tu têk narî!
Welat niha yekbûnê tînin pê,
Ji bakur berbi başûr xwe guhastine,
Ji kanên xwêya şewitandî û maden
Ber cingalên başûr di têkoşîn û kar de bûne yek,
Evna diçin, li seranserî welat
Pêngavên wan nîşana paşeroj.
De rab, bistir, wê biser`keve gel
Bi milyonan niha rastiyê çê dikin,
Tabûrên polad li ser agirê ne,
Bi destên wan dadî û rastiyê dê bistînin,
Jin bi dilarî bi wêrekî,
Niha jî amed ye li kêleka karkeran.
Û aniha gelê ku êdî rabûye tê dikoşe,
Bi dengekî gewre ye diqîre: Ber pêş ve!
Ey gelê yekbûyî tucarî tu têk narî!
Ey gelê yekbûyî tucarî tu têk narî!
Ey gelê yekbûyî tucarî tu têk narî!
Ey gelê yekbûyî tucarî tu têk narî!
Ey gelê yekbûyî tucarî tu têk narî!...
inviata da DonQuijote82 + RV - 2/6/2014 - 16:51
Chinese translation by Liu Yuen from zhihu.com
中文翻译:刘源
起来,歌唱,我们走向胜利
团结之旗,已然在向前进
你也来吧,和我一起行进
你会看见,歌声和旗帜飘扬
而那红色的黎明之光宣告
新的生活 很快就将来到
起来,战斗,人民走向胜利
新的生活 将变得更美丽
我们的幸福 最终将会得胜
一声呼喊 伴着万千战斗之声升起
歌唱着 自由的歌曲
最终决定 我祖国的胜利
而如今去战斗 唤起了无数人民
他们巨大呼声 呼喊着:“向前进!”
团结的人民永远不被击溃!
我们祖国 建立在团结上
从北到南 处处都被激发
北方矿盐 硝石和宝藏
南方森林 都团结在战斗和工作中
这样 正保卫着祖国
宣告未来 的是你的步伐
起来,歌唱 人民走向胜利
百万人民 已经接受真理
钢铁的营 那火热的力量
他们的手 正在带来正义与那公理
还有 热情的妇女
也都起身 和男同胞一起
而如今去战斗 唤起了无数人民
他们巨大呼声 呼喊着:“向前进!”
团结的人民永远不被击溃!
团结的人民永远不被击溃!
团结的人民永远不被击溃!
团结的人民永远不被击溃!
团结的人民永远不被击溃!
Tuánjié de rénmín yǒngyuǎn bù bèi jíkuì!
Tuánjié de rénmín yǒngyuǎn bù bèi jíkuì!
Tuánjié de rénmín yǒngyuǎn bù bèi jíkuì!
Qǐlái, gēchàng, wǒmen zǒuxiàng shènglì
tuánjié zhī qí, yǐrán zài xiàng qiánjìn
nǐ yě lái ba, hé wǒ yīqǐ xíngjìn
nǐ huì kànjiàn, gēshēng hé qízhì piāoyáng
ér nà hóngsè dí límíng zhī guāng xuāngào
xīn de shēnghuó hěn kuài jiù jiānglái dào
qǐlái, zhàndòu, rénmín zǒuxiàng shènglì
xīn de shēnghuó jiāng biàn dé gèng měilì
wǒmen de xìngfú zuìzhōng jiāng huì déshèng
yīshēng hūhǎn bànzhe wàn qiān zhàn dǒu zhī shēng shēng qǐ
gēchàngzhe zìyóu de gēqǔ
zuìzhōng juédìng wǒ zǔguó de shènglì
ér rújīn qù zhàndòu huàn qǐ liǎo wúshù rénmín
tāmen jùdà hūshēng hūhǎnzhe:“Xiàng qiánjìn!”
Tuánjié de rénmín yǒngyuǎn bù bèi jíkuì!
Tuánjié de rénmín yǒngyuǎn bù bèi jíkuì!
Wǒmen zǔguó jiànlì zài tuánjié shàng
cóng běi dào nán chùchù dōu bèi jīfā
běifāng kuàng yán xiāoshí hé bǎozàng
nánfāng sēnlín dōu tuánjié zài zhàndòu hé gōngzuò zhōng
zhèyàng zhèng bǎowèizhe zǔguó
xuāngào wèilái de shì nǐ de bùfá
qǐlái, gēchàng rénmín zǒuxiàng shènglì
bǎi wàn rénmín yǐjīng jiēshòu zhēnlǐ
gāngtiě de yíng nà huǒrè de lìliàng
tāmen de shǒu zhèngzài dài lái zhèngyì yǔ nà gōnglǐ
hái yǒu rèqíng de fùnǚ
yě dū qǐshēn hénán tóngbāo yīqǐ
ér rújīn qù zhàndòu huàn qǐ liǎo wúshù rénmín
tāmen jùdà hūshēng hūhǎnzhe:“Xiàng qiánjìn!”
Tuánjié de rénmín yǒngyuǎn bù bèi jíkuì!
Tuánjié de rénmín yǒngyuǎn bù bèi jíkuì!
Tuánjié de rénmín yǒngyuǎn bù bèi jíkuì!
Tuánjié de rénmín yǒngyuǎn bù bèi jíkuì!
Tuánjié de rénmín yǒngyuǎn bù bèi jíkuì!
Tuánjié de rénmín yǒngyuǎn bù bèi jíkuì!
inviata da Dq82 - 23/6/2018 - 13:58
(Da questa pagina)
A (partial) translation in Japanese (from this page)
その後、この歌は直接チリ・クーデターやラテンアメリカとは繋がりがなくとも、世界の様々な抵抗運動で用いられた。歌詞は多くの言語に翻案、翻訳されている。- ja.wikipedia
1973年9月、ピノチェトの率いるチリの軍部は、CIAやITTに後押しされて、クーデターでアジェンデ人民連合戦線政府を倒した。その際、サンティアゴ市国立競技場に狩り集められた政治犯たちを歌で励まそうとしたビクトル・ハラは、二度とギターを弾けないように両手首を折られ、顔を切りさいなまれたうえで銃殺された。
ビクトル・ハラは、フォルクローレをもとに闘う民衆の歌をつくり広める運動“ヌエバ・カンシオン(新しい歌)”の中心的歌い手だった。そしてこの歌は、一時期ハラが請われてリーダーとなっていた“ヌエバ・カンシオン”の代表的グループ、キラパジュンとセルヒオ・オルテガによって作詞作曲された。この歌はまた、「アジェンデと共に」という題をもつけられ、人民連合政権時代はチリの第二の国歌として機能していた。さらにクーデーター後は、アメリカ帝国主義と独裁政権に対して闘うすべてのラテン・アメリカの人々にとって、心の支えとなりつづけている。- Da questa pagina
不屈の民!
不屈の民!
不屈の民!
団結した人民は
決して敗北しない
立てうたえ 勝利の日を
団結の旗 風になびく
足なみそろえていこう
友よ きみの歌きみの旗が
暁の光うけて 命の炎もやす
立てたたかえ 人民のため
幸せをかちとろう
勝利の日は近づく
たたかう者の声を合わせて
自由の歌 ひびきわたり
祖国解放の決意固く
そして人民はたたかいに立ち
叫びあげる 前進せよ と
不屈の民!
不屈の民!
不屈の民!
inviata da Riccardo Venturi - 29/6/2018 - 00:05
Korean translation from ko.wikipedia
한국어 번역본
세르히오 오르테가는 언젠가 다가올지 모르는 군사 쿠데타를 예감하고 이 노래를 작곡했으며, 1973년 피노체트의 1973년 쿠데타 이후 칠레 민중의 저항가요로 널리 불렸다.
일어나, 노래하라, 민중은 승리하리라.
연대의 깃발은 이미 전진한다,
너 또한 내 곁에서 함께 행진하리라.
또한 너는 너의 노래와 깃발을 보게 되리라.
붉게 피어오르는 새벽빛은 이미
새로운 세상을 말해주고 있다.
일어나, 투쟁하라. 민중은 승리하리라.
우리의 행복을 쟁취함으로
세상은 더 나아질 것이다.
그리고 투쟁하는 수천 수만의 함성은
일어나, 외치며, 해방을 노래하리라.
그것으로 조국은 승리하리라.
지금은 민중들이 투쟁으로 일어 설 때
거대한 함성으로 외친다. '전진!'
단결한 민중은 결코 패배하지 않는다!
북에서 남까지 모여들어,
조국은 단결되고 있다.
불타는 소금광산에서 남쪽의 숲까지,
투쟁과 노동의 연대는 조국을 뒤덮을 것이다.
너의 발걸음은 이미 미래를 예고한다.
일어나, 노래하라. 민중은 승리할 것이다.
수백만 민중은 진실을 완성하고 있다.
그들은 불타는 강철 대오.
그들의 손에서 정의와 이성을 쟁취할 것이다.
정열과 용기를 가진 여성,
너는 이미 여기 노동자와 함께 서 있다
지금은 민중들이 투쟁으로 일어설 때
거대한 함성으로 외친다. '전진!'
단결한 민중은 결코 패배하지 않는다!
단결한 민중은 결코 패배하지 않는다!
단결한 민중은 결코 패배하지 않는다!
단결한 민중은 결코 패배하지 않는다!
dangyeolhan minjung-eun gyeolko paebaehaji anhneunda!
dangyeolhan minjung-eun gyeolko paebaehaji anhneunda!
dangyeolhan minjung-eun gyeolko paebaehaji anhneunda!
il-eona, nolaehala, minjung-eun seunglihalila.
yeondaeui gisbal-eun imi jeonjinhanda,
neo ttohan nae gyeot-eseo hamkke haengjinhalila.
ttohan neoneun neoui nolaewa gisbal-eul boge doelila.
bulg-ge pieooleuneun saebyeogbich-eun imi
saeloun sesang-eul malhaejugo issda.
il-eona, tujaenghala. minjung-eun seunglihalila.
uliui haengbog-eul jaengchwiham-eulo
sesang-eun deo naajil geos-ida.
geuligo tujaenghaneun sucheon suman-ui hamseong-eun
il-eona, oechimyeo, haebang-eul nolaehalila.
geugeos-eulo jogug-eun seunglihalila.
jigeum-eun minjungdeul-i tujaeng-eulo il-eo seol ttae
geodaehan hamseong-eulo oechinda. 'jeonjin!'
dangyeolhan minjung-eun gyeolko paebaehaji anhneunda!
dangyeolhan minjung-eun gyeolko paebaehaji anhneunda!
bug-eseo namkkaji moyeodeul-eo,
jogug-eun dangyeoldoego issda.
bultaneun sogeumgwangsan-eseo namjjog-ui supkkaji,
tujaeng-gwa nodong-ui yeondaeneun jogug-eul dwideop-eul geos-ida.
neoui balgeol-eum-eun imi milaeleul yegohanda.
il-eona, nolaehala. minjung-eun seunglihal geos-ida.
subaegman minjung-eun jinsil-eul wanseonghago issda.
geudeul-eun bultaneun gangcheol daeo.
geudeul-ui son-eseo jeong-uiwa iseong-eul jaengchwihal geos-ida.
jeong-yeolgwa yong-gileul gajin yeoseong,
neoneun imi yeogi nodongjawa hamkke seo issda
jigeum-eun minjungdeul-i tujaeng-eulo il-eoseol ttae
geodaehan hamseong-eulo oechinda. 'jeonjin!'
dangyeoldoen minjung-eun gyeolko paebaehaji anhneunda!
dangyeolhan minjung-eun gyeolko paebaehaji anhneunda!
dangyeolhan minjung-eun gyeolko paebaehaji anhneunda!
dangyeolhan minjung-eun gyeolko paebaehaji anhneunda!
dangyeolhan minjung-eun gyeolko paebaehaji anhneunda!
inviata da Riccardo Venturi - 29/6/2018 - 00:40
The Persian version by Ali Nadimi [1978]
In Iran, the melody was used for a revolutionary song with Persian lyrics, entitled "Barpakhiz" (in English "Arise"), with encore بر پا خیز، از جا کن، بنای کاخ دشمن! (Pronounced as Barpakhiz, az ja kan, banaye kakh-e doshman, Meaning: Arise, Demolish the Foundations of the Enemy's Palace!) by the Iranian leftist revolutionaries during the Revolution against the monarchy in 1979. The song has experienced a revival in popularity with the Iranian Green revolution as a rally and protest song.
Se qualcuno è in grado di leggere il persiano moderno, o fārsi, potrà leggere in questa pagina una lunga intervista con Ali Nadimi, il poeta persiano che, nel 1978, adattò il Pueblo unido alla rivoluzione che cacciò via lo scià Reza Pahlevi. Barpakhiz significa “Svegliatevi”, o “Insorgete”, un titolo quasi eterno negli inni rivoluzionari e insurrezionali: Barpakhiz, az ja kan, banaye kakh-e doshman “Svegliatevi/Insorgete! Demolite le fondamenta del palazzo del nemico!”. Si trattava, naturalmente, di uno inno di sinistra: la sinistra iraniana, i Mugiahedin del Popolo, durante la fase rivoluzionaria si era “alleata” con gli islamisti. L'importante era prima cacciare la monarchia, cosa che puntualmente avvenne con la rivolta popolare. Solo che detto popolo era senz'altro “unido”, si era svegliato ed era insorto, ma gli garbavano assai di più Qomeyni e gli ayatollah. Il noto risultato è che il popolo, generalmente, appese a dei lampioni o a dei bracci meccanici un discretissimo numero di sinistrorsi, oppure li fece più prosaicamente fucilare. Quelli che restarono dovettero fare i bagagli e esiliarsi, esattamente come lo Scià. Sembra che il canto Barpakhiz abbia avuto un ritorno di fiamma qualche anno dopo, durante l'effimera “Rivoluzione Verde”. [RV]
برپا خیز یکی از سرودهای انقلابی معروف دورهٔ انقلاب ایران است که در سال ۱۳۵۷ ساخته شد. آهنگ این سرود از سرود شیلیایی معروف «خلق متحد» اقتباس شده و شعر آن از علی ندیمی است .این سرود مدتی از رادیو و تلویزیون ایران پخش میشد، ولی پس از چندی، به دلیل حال و هوایی کمونیستیِ آن، دیگر از رادیو و تلویزیون ایران پخش نشد. سرود خلق متحد (El pueblo unido jamás será vencido مردم متحد هرگز شکست نخواهند خورد) در سال ۱۹۷۳ توسط آهنگساز شیلیایی سرخیو اورتگا ساخته شد. این سرود که بهسرعت میان مردم شیلی معروفیت یافت، اندکی بعد و با وقوع کودتای آگوستو پینوشه در شیلی ممنوع شد.
* برپا خیز، از جا کن، بنای کاخ دشمن
برپا خیز، از جا کن، بنای کاخ دشمن
برپا خیز، از جا کن، بنای کاخ دشمن
چو در جهان قیود بندگی
اگر فتد به پای مردمی
به دست توست
به رأی مشت توست
رهائی جهان ز طوق جور و ظلم
به پا کنیم قیام مردمی
رها شویم ز قید بندگی
چو در جهان قیود بندگی
اگر فتد به پای مردمی
به دست توست
به رأی مشت توست
رهائی جهان ز طوق جور و ظلم
به پا کنیم قیام مردمی
رها شویم ز قید بندگی
همپائیم، همراهیم، همرزمیم، همسازیم
جان بر کف، برخیزیم، برخیزیم، پیروزیم
برپا خیز، از جا کن، بنای کاخ دشمن
برپا خیز، از جا کن، بنای کاخ دشمن
به هر کجا نشان ز ثروت است
ز حاصل تلاش کارگر است
زمین غنی ز رنج برزگر
ز همتش شود ز دانه خرمنی
به پا کنیم قیام مردمی
رها شویم ز قید بندگی
اگر شود صدای ما یکی
ز خشم خود شرر به پا کنیم
بنای صلح جاودان نهیم
به پای خلق چو جان خود فدا کنیم
به پا شود قیام مردمی
رها شویم ز قید بندگی
همپائیم، همراهیم، همرزمیم، همسازیم
جان بر کف برخیزیم، برخیزیم، پیروزیم
برپا خیز، از جا کن، بنای کاخ دشمن
برپا خیز، از جا کن، بنای کاخ دشمن
برپا خیز، از جا کن، بنای کاخ دشمن
برپا خیز، از جا کن، بنای کاخ دشمن
برپا خیز، از جا کن، بنای کاخ دشمن
Do rise up and destroy the palace of enemy
Do rise up and destroy the palace of enemy
Do rise up and destroy the palace of enemy
If In the world boundaries of slavery
Wrap around the legs of humanery
It is by your hands the votes of your fists
The world is going to the libratory
We will arise, revolutionary and will be freed from the boundaries of slavery
At same time, compromise, together, we will fight
In the road of winning, we sacrifice our lives
Do rise up and destroy the palace of enemy
Do rise up and destroy the palace of enemy
And wherever there is a sign of wealth
It is because the labour's of workers
The farm is rich because of farmer's suffering
And with his efforts every seeds becomes a harvest
We will arise, revolutionary and will be freed from the boundaries of slavery
If our voices become one, our fury will make a flame
There will be eternal peace if we sacrifice our lives for the peoples
It will be arised
revolutionary and we will be freed from the boundaries of slavery
At same time, compromise, together, we will fight
We will rise to the floor and we will be victorious
Do rise up and destroy the palace of enemy
Do rise up and destroy the palace of enemy
Do rise up and destroy the palace of enemy
Do rise up and destroy the palace of enemy
Do rise up and destroy the palace of enemy
inviata da Dq82 + RV - 23/5/2014 - 10:31
Tibayan ang hanay, gapiin ang kaaway!
Bangon bayan, tayo'y magwawagi,
Abot-tanaw ang bagong araw
Puso't diwa ng baying dinusta,
sumisigaw hustisya at paglaya
Ng bayang api, walang katarungan,
Daang taong hawak ng dayuhan
Sulong bayan tayo'y magwawagi,
Ating yaman laging ipaglaban
Lupa, langit, dagat, kabundukan
Nasa kamay ng mga dayuhang
Mapang-api, ganid, mapagsamantala,
kapit-bisig, hindi malulupig
Sumulong ka bayan, tayo ngayo'y lalaban
Ubod lakas ang tinig, isisigaw ang "sulong!"
Tibayan ang hanay, gapiin ang kaaway!
Sulong bayan, tayo'y magwawagi,
Ipaglaban ating karapatan
Hilaga, timog, silanga't kanluran,
Bawat sulok ng baya'y nagkakaisang
Tunay ang buong kapuluan,
Kapit-bisig, hindi malulupig
Bangon sulong, baya'y magwawagi,
Sabay-sabay, sigaw ng tagumpay
Lungsod baryo, eskwela't pabrika,
Ihu hudyat sigaw ng kalayaan
Ng bayang may apoy sa diwa at dibdib,
Kapit-bisig, hindi malulupig.
Sumulong ka bayan, tayo ngayo'y lalaban
Ubod lakas ang tinig, isisigaw ang "sulong!"
Tibayan ang hanay, gapiin ang kaaway!
inviata da DoNQuijote82 - 2/6/2014 - 10:00
Esperantiĝis Renato Corsetti
Kantisto: Gianfranco Molle
Albumo: Horo da opozicio
Jaro: 1979
(El pueblo unido ĥamas' sera' vensido!)
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
Ekstaru, kantu vi pri la triumf',
Elmarŝas jam la flag' de l'unuec'
Kaj venos vi kaj marŝos apud mi
Kaj niaj kantoj kaj la flagoj estos nova flor'.
La lum' de ruĝa helaŭror'
Heroldas pri alven' de nova viv'.
Popolo, marŝu antaŭen al triumf',
Sen dubo venos pli bone en estont'
Por la akir' de vera la feliĉ',
Kaj en brueg' mil voĉoj batalpretaj levas sin
Por kanto pri la liberec'
Kaj venkas jam patrujo pro decid'.
Popolo, ĝi nune sin levas batale
per voĉo giganta "antaŭen!" krianta
El pueblo unido jamás será vencido!
Patrujo strebas al popolkunec',
De nord' al sud' mobiliziĝas ĝi,
Ekde minejoj sunaj de la sal'
Ĝis arbaj aroj en la sudo, kune al batalo
Kaj labor' por l'evolu',
Proksimas nun por ĝi estonta glor'
Ekstaru, kantu vi pri la triumf',
Miloble homoj petas pri la ver',
De ŝtalo jen hardita batalrot'
Kun ili nin alvenas la justeco kaj la bon',
Virin' kun fajro kaj insist'
Apudas ŝi ĉe brava laborist'.
Popolo, ĝi nune sin levas batale
per voĉo giganta "antaŭen!" krianta
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!
El pueblo unido jamás será vencido!...
inviata da ZugNachPankow + DQ82 + RV - 21/1/2016 - 23:52
Ar bobl unanet biken ne vo trec'het,
Ar bobl unanet biken ne vo trec'het...
War-sav, kanit, rak war trec'hiñ emaomp,
Mont a ra dija war-raok bannieloù an unaniezh,
Ha te a zeuy o kerzhout a-gevret ganin
Ha mod-se e weli da ganenn ha da vanniel oc'h ober berzh,
Sklêrijenn un tarzh-deiz ruz
A gemenn dija ar vuhez a vo.
War-sav, kerzhit, war trec'hiñ ema ar bobl,
Gwelloc'h e vo ar vuhez a zeuio,
Da c'hounit hon eürusted
Hag en ur youc'hadeg e savo mil gri emgann
O tistagañ ur ganenn a frankiz,
Gant hardizhegezh e vo trec'h ar mamm-vro.
Ha bremañ e sav ar bobl da stourm,
Gant ur vouezh a ramz
E yud: war-raok!
Ar bobl unanet biken ne vo trec'het...
Emañ ar mamm-vro o c'hoveliañ an unaniezh
Adalek an norzh betek ar su,
Mont a ray e-barzh adal an holenenn
Tomm-gor ha maenek, betek koad an hanternoz,
Unanet ken er stourm ken el labour
Ez aint hag en em ledint war ar mamm-vro.
Dija o c'hammedoù a gemenn an dazont.
War-sav, kanit, war trec'hiñ ema ar bobl,
Milionoù a zud a laka dija ar wirionez da ren.
Ur batailhon birvidik a zir int-i;
O zaouarnoù a zoug ar justis hag ar rezon.
Ar vaouez gant tan ha kalon
Emañ dija war al lec'h asambles gant al labourer!
Ha bremañ e sav ar bobl da stourm,
Gant ur vouezh a ramz
e yud: war-raok!
Ar bobl unanet biken ne vo trec'het...
inviata da Dq82 - 5/1/2021 - 18:01
Oltre che il coro di Podemos.
leoskini - 22/12/2015 - 23:10
And here's a story behind the song:
At the time of the Chilean coup d'etat in the fall of 1973, Quilapayún were in Finland. Soon after the incidents of the first nine-eleven, a solidarity concert was arranged at the Old Student House in Helsinki. The concert started with one of the members of Quilapayún announcing from the stage that they had just become refugees having heard that there was no return for them to Chile.
Another Chile solidarity concert was then arranged in January 1974 at the Helsinki Exhibition Hall with Quilapayún together with Agit Prop performing in front of a full house including our then President Mr. Kekkonen. That was my first time ever to hear El pueblo unido jamás será vencido and it was a moment I will never forget. The concert was recorded and the song later released on Quilapayún's album »Yhtenäistä kansaa ei koskaan voi voittaa«, Finnish for "El pueblo unido jamás será vencido".
Juha Rämö - 23/10/2016 - 22:58
Ma il Sole sorge e illumina e scalda sempre con la stessa emozione, per chi guarda alle emozioni.
Il resto, va giustamente lasciato agli astronomi. Che però non si emozionano, purtoppo per loro.
Bagù - 9/11/2016 - 15:22
Il disco contiene anche la traduzione inglese di Aliki Andris-Michalaros
Lorenzo - 23/6/2018 - 10:01
Dq82 - 18/2/2022 - 16:49
8 NOVEMBRE 2022
open
Dq82 - 9/11/2022 - 13:27
Riccardo Venturi - 9/11/2022 - 14:14
Sergio Ortega (1938-2003) / Quilapayún
Poi eseguita e incisa dagli Inti-Illimani
(In "La Nueva Canción Chilena vol. 2" - 1974 in Italia)
Sergio Ortega (1938-2003) / Quilapayún
Later performed and recorded by Inti-Illimani
Sergio Ortega (1938-2003) / Quilapayún
Puis exécutée et enregistrée par Inti-Illimani
Sergio Ortega (1938-2003) / Quilapayún
Pues ejecutada y grabada por Inti-Illimani
Una dimenticanza? Però è una canzone legata strettamente con il governo di Allende e il colpo di Stato di Pinochet, oltre alle mille altre interpretazioni in altre lingue... insomma una canzone che è diventata canzone di lotta di tutto il mondo... e allora fosse anche solo come extra tra le CCG ci deve stare.
La canzone venne composta nel 1970 da Sergio Ortega, musicista cileno facente parte del gruppo musicale Quilapayún.
Famosa in Cile durante i tre anni della presidenza Allende, divenne - dopo il golpe cileno che portò al potere i militari guidati da Augusto Pinochet - un simbolo della lotta per il ritorno alla democrazia tanto in Cile quanto nel resto del mondo.
Oltre al gruppo dei Quilapayún, esule in Francia negli anni della dittatura, la canzone venne cantata e incisa anche dagli Inti Illimani, altro gruppo storico della Nueva Canción Chilena, che aveva ottenuto asilo politico in Italia e che portò il brano alla completa notorietà.
Numerose sono state successivamente le traduzioni in altre lingue e gli arrangiamenti compiuti sul brano. In Iran la melodia è stata usata per una canzone rivoluzionaria in lingua persiana cantata nel 1979 durante la rivoluzione contro la monarchia dagli attivisti iraniani della sinistra ed intitolata "Barpakhiz" (traducibile con "Stai su", o "Resisti").
Quattro anni prima, nel 1975 il musicista Frederic Rzewski aveva composto trentasei variazioni per pianoforte del brano intitolate The People United Will Never Be Defeated!.
Molti gruppi fra cui La Banda Bassotti (El pueblo unido jamás será vencido), i 99 Posse (El pueblo unido, da La vida que vendrá), gli Ska-P (Estampida), gli Anti-Flag (One People, One Struggle), i Thievery Corporation (El pueblo unido), Skassapunka hanno eseguito una propria interpretazione del brano.
In alcune versioni di gruppi militanti la frase El pueblo unido jamás será vencido è sostituita, nell'ultimo verso, con El pueblo armado jamás será aplastado (Il popolo armato non sarà mai schiacciato).
Eseguita dai Quilapayún, 1973.
di Maurizio Stefanini
Ideazione di maggio-giugno 2005
Roma, estate 1978. La ragazza, due occhi imploranti incorniciati da una pettinatura ottocentesca, sta seduta su un letto a mani giunte, e parla come se pregasse. «Mi ha fatto molto piacere parlare con voi. Sono stata bene, sono contenta». Di lei, sappiamo che è napoletana; che, invece, “sta male”, nel senso che “ha dei disturbi” mentali; e che «non studia, lavora, però ora se ne deve trovare un altro». Quanto alla coppia che la fronteggia, dal «ma che è matta questa!» di commento alla telefonata con cui la ragazza si è autoinvitata abbiamo appreso che non si vedevano da anni, e che l’ospite non è particolarmente gradita. è con evidente disagio infatti che il padrone di casa si alza a mettersi la giacca, lasciando che sia la moglie a prendere il coraggio per parlare. «Olga, scusami. Noi dobbiamo andare». «No!», implora lei. «Perché? Restate ancora un po’!». Ma l’alibi colpisce come una mazzata. «Dobbiamo andare a vedere gli Inti-Illimani alla basilica di Massenzio». «Scusa, dov’è la mia borsa?», interviene il marito. «Ma no!», singhiozza la ragazza sofferente. Un attimo di buio, e poi cade inesorabile l’«andiamo!» dei due. In nome o forse solo con la scusa della solidarietà per le sofferenze lontane del popolo del Cile oppresso, la sofferenza immediatamente presente ma squallida e rompiscatole della ragazza implorante è stata espulsa, senza troppi complimenti.
Avranno riconosciuto in tanti la scena chiave di Ecce Bombo, a sua volta film emblema degli anni ’70. Scena chiave, non scena culto, perché di quelle la stessa pellicola ha passato alla storia del costume italiano un’autentica miniera: l’altra ragazza che «vede gente, fa cose»; il poeta “alternativo” che si presenta agli esami di maturità accanto all’amico che ha fatto la tesina su di lui; le analisi sulla situazione italiana dell’“amico etiope”; gli amici che vanno a vedere il sorgere del sole dal mare di Ostia senza riflettere che l’Est è dalla parte opposta… Ma Olga, l’amica sciroccata di Mirko interpretata da Lina Sastri, tornerà poi nella proposta di Cesare, alla fine delle tragicomiche “sedute di autocoscienza”. «Forse il nostro errore è pensare che questi nostri circoletti romani siano tutto il mondo, tutta la realtà. Ce ne dovremmo andare in qualche altro posto. Sentite, cerchiamo di dare un senso! Perché non andiamo a trovare Olga? Stiamo un po’ tutti insieme a lei, in questi giorni sta un po’ così». L’apologo è ormai scoperto: il vero impegno sta nel sopportare la compagnia di una poveretta semidemente, non nell’ostentare adesioni a pur nobili cause all’altro capo del pianeta.
Michele, l’alter ego di Nanni Moretti, ha il coraggio di confessare il suo disagio. «No, non mi va! Andate voi. Non ci riesco a stare con le persone che stanno male. Ho paura, fuggo, no, non mi va. Vi raggiungo dopo, forse. No, ciao, arrivederci, ciao». Gli altri, invece, si buttano a pesce sul nuovo slogan. «Andiamo a trovare Olga», dice un basettuto Giampiero Mughini con due occhiali vagamente equivoci . «Andiamo a trovare Olga», si passano parola gli amici al bar. «C’è la proposta di andare da Olga», decidono in stile assembleare alla Comune di Mirko. Ma quella Roma di agosto, vagamente felliniana e metafisica, attrae e distrae. C’è chi si mette a giocare a pallone per strada, chi fa gara a chi mangia più cocomeri. Mughini guarda le passeggiatrici sul Lungotevere, fa un elogio dell’essenzialità degli amori mercenari, e borbotta che di andare da Olga «non mi va proprio, non ne ho proprio voglia!». Gran finale: solo lo scettico Michele, della folla che si era annunciata, si troverà di fronte alla ragazza con le mani giunte. In questa sede, però, non ci interessa analizzare la poetica di Nanni Moretti, anche se vi ci siamo soffermati per un poco. Di Nanni Moretti, invece, ricorderemo un’altra battuta culto: «la vasca è di destra, la doccia è di sinistra». E la collegheremo al ruolo simbolico che tutta la cultura cui Ecce Bombo attinge ha dato agli Inti-Illimani per parafrasare un diffuso luogo comune: «la musica celtica è di destra, la musica andina è di sinistra». A questo punto, però, interloquiremo con Giorgio Gaber: «quasi tutte le canzoni son di destra/ se annoiano son di sinistra».
E andremo avanti nel nostro discorso con la citazione di Lucio Dalla: «la musica andina, che noia mortale/ sono più di tre anni che si ripete sempre uguale». Più di un fan del complesso cileno, di recente tornato di moda anche in Italia, a questo punto si è arrabbiato, definendo Dalla «un cantautore italiano lui sì affondato progressivamente nella noia senza idee». L’autore di queste righe in casa ha una quantità esorbitante di dischi degli Inti-Illimani e di altri complessi andini, e nessuna canzone di Lucio Dalla. Ma deve rilevare come gli Inti-Illimani stessi nelle loro interviste non incoraggino affatto certi toni da pasdaran. Al contrario, ci scherzano loro per primi su quei versi, ricordando che con Lucio Dalla sono amici, e che ci hanno fatto pure dei concerti assieme.
De gustibus non disputandum est, dicevano d’altronde i latini. E un’opera d’arte può piacere anche se non ne condividiamo l’ideologia (o viceversa). Il bello, però, è che anche queste ideologie sono in realtà molto relative. E visto che la storia da noi raccontata in passato sulle giravolte di Giovinezza sembra essere stata molto gradita, adesso racconteremo una storia ancora più sorprendente, le cui tappe sono sei affermazioni che di primo acchitto sembreranno assolutamente eretiche. Primo: gli Inti-Illimani, così come li conoscono gli italiani, non esistono.
Secondo: il celeberrimo "El pueblo unido" non è una canzone degli Inti-Illimani. Terzo: la musica degli Inti-Illimani non è musica cilena. Quarto: la musica andina fu introdotta in Cile dal locale Partito comunista (Pcch) perché la vera musica folklorica cilena era vista come di destra. Quinto: però anche la musica andina in origine era stata inventata col concorso della Cia. Sesto: e alla fine la musica andina ha fatto da colonna sonora alla caduta del Muro di Berlino!
Inti-Iglimani
Non c’è bisogno di scavare in archivi segreti, né di scomodare sconvolgenti rivelazioni per dimostrare queste sei tesi. Le prime tre, in particolare, possono essere tranquillamente rilevate da chiunque conosca lo spagnolo per la prima; possegga il disco in questione per la seconda; sia stato in Cile per la terza. Cominciamo, dunque. La doppia “l”, “ll”, in spagnolo si pronuncia normalmente come la “gl” italiana di “giglio”, anche se ci sono varianti dialettali che dalla Spagna del Cinquecento si sono radicate in America Latina. Ce n’è una, ad esempio, che la trasforma nella “j” italiana di Jolanda, che è tipica del Messico. Ce n’è un’altra, identica alla “j” francese di “jour”, che deborda un po’ per tutto il Continente. Ce n’è una terza, articolarmente sbracata, che segnala subito gli abitanti di Buenos Aires, e che si avvicina alla “sc” italiana di “sciocco”. E così via… Questi fenomeni vengono definiti coi nomi scientifici di yeísmo e rehilamiento, per cui rimandiamo alla letteratura specialistica (di cui abbiamo dato un campione reperibile su Internet in nota). In Cile stando a uno studio del 2003 uno scarso 0,7 per cento della popolazione pronuncerà dunque correttamente “Inti-Iglimani”, mentre il resto darà varie sfumature (almeno 6!) di “Inti-Igimani”. In altre aree del mondo ispanico si dirà “Inti-Ijimani”, “Inti-iimani”, “Inti-Iscimani”. Ma solo in Italia si dice “Inti-Illimani” con la doppia “l” di “grullo”: una grullata, è il caso di dirlo, che gli interessati hanno diplomaticamente imparato a sopportare, e fatto anzi propria, quando hanno capito che la massa degli italiani era troppo di coccio per venire a capo di quella sfumatura linguistica, e che non era il caso di formalizzarsi di fronte a tutto il successo che comunque ottenevano. E il bello è che invece la corretta pronuncia di Salvador “Agliende” l’hanno imparata tutti! A proposito: neanche Pinochet si pronuncia con quel ridicolo “Pinoscè” francese che da noi si è imposto, ma qualcosa come “Pinoccet”. “T” finale molto debole, ma distinguibile.
El pueblo unido
Ma andiamo avanti. Gli Inti-Illimani, pronunciati Inti-Iglimani (lo sottolineiamo l’ultima volta per darlo d’ora in poi per scontato) hanno portato al successo in Italia El pueblo unido: una canzone talmente simbolo che quando qualche anno fa un gruppo musicale nell’area di Rifondazione Comunista ha proposto un’antologia volta a ricostruire una storia d’Italia attraverso le canzoni non si è presentato con un nome nostrano, ma proprio come "Pueblo Unido". Un complesso che vorrà fare un’analoga operazione in Cile dovrà forse chiamarsi Bella Ciao o Bandiera Rossa? Questa canzone così centrale, però, non è nel primo storico lp con cui si presentarono a fine 1973 in Italia: Viva Chile!. Invece, compare nell’lp numero due: La Nueva Canción Chilena dell’anno successivo. Dunque, non lo consideravano esattamente il loro principale biglietto da visita. Tra l’altro, anche in questo secondo lp non compare che al posto numero 6 del lato B: l’ultimo. E chi sono indicati come autori? “Quilapayún-Sergio Ortega”. Ora, Sergio Ortega Alvarado, nato ad Antofagasta il 2 febbraio 1938 e morto a Parigi il 15 settembre 2003, non era un membro degli Inti-Illimani, i cui componenti originari erano in media una decina di anni più giovani. Si trattava invece di un compositore che aveva fatto studi classici al Conservatorio Nazionale dell’Università del Cile. Cultore di etnomusicologia, era diventato famoso per aver collaborato con Pablo Neruda, molti dei cui versi aveva messo in musica, specie per rappresentazioni teatrali (in particolare l’opera Fulgor y muerte de Joaquín Murieta). Notoriamente legato al Partito Comunista del Cile (Pcch), era sceso in campo anche per le elezioni che nel 1970 avevano portato alla presidenza Salvador Allende. E in quell’occasione aveva composto un inno per Unidad Popular da far cantare agli Inti-Illimani.
E in effetti, se Venceremos Ortega l’aveva fatta per gli Inti-Illimani, "El pueblo unido" era invece il contributo che per la campagna elettorale del 1970 aveva dato ai Quilapayún. Scrivendola assieme a loro in seduta collettiva perché, appunto, loro avevano una maggior preparazione musicale. Come mai allora El pueblo unido in Italia è identificato con gli Inti-Illimani? Molto semplicemente, perché quando il golpe costrinse tutti questi gruppi all’esilio i più importanti Quilapayún andarono in Belgio per riservarsi la più importante piazza francofona, confinando i più marginali Inti-Illimani nella più marginale Italia. Fu un accidente della storia se negli anni successivi il Partito Comunista Francese entrò in una storica crisi facendosi sorpassare come principale forza a sinistra dai socialisti di Mitterrand, proprio mentre il Pci conosceva invece i suoi maggiori fasti. E fu appunto sull’onda dell’avanzata politica e culturale di tutto ciò che era collegato al Pci, che gli Inti-Illimani si trovarono di colpo proiettati alla testa delle hit parade italiane, mentre in Francia e Belgio i Quilapayún vivacchiavano. Paradossalmente, il successo rimbalzò in Cile, dove dopo qualche anno i dischi dei due complessi ripresero a essere venduti legalmente, anche se i musicisti erano ancora in esilio e Pinochet si manteneva al potere. E gli Inti-Illimani superarono così anche in patria gli antichi maestri.
Di buon accordo, i due gruppi avevano nel frattempo messo gran parte dei rispettivi repertori in comune. Ma il maggior successo degli Inti-Illimani tradusse l’operazione in un’annessione di "El pueblo unido", che nell’immaginario dura tuttora. «Raccogliemmo un successo tale, che ancora oggi gli italiani credono che El pueblo unido sia una canzone nostra» ricordava onestamente Salinas in un’intervista alla stampa cilena rilasciata nel luglio del 2001. Detto tra parentesi, perché i gusti personali sono evidentemente opinabili, l’autore di queste righe preferisce Venceremos, che considera una melodia trascinante degna erede di quella tradizione rivoluzionaria che inizia con la Marsigliese. "El pueblo unido", invece, è a suo parere una terribile lagna, e forse il pezzo peggiore di un complesso che ha amato molto, pur essendosi sempre ideologicamente collocato a grande distanza da loro. Ma si capisce bene il perché in Italia ha avuto più successo l’uno dell’altro. Venceremos, purtroppo, da noi ricorda troppo certi infelici slogan mussoliniani, che il disastro della seconda guerra mondiale porta oltretutto a considerare jettatori. E poi, per la sinistra era imbarazzante una tale contiguità di linguaggio! Al contrario, El pueblo unido non solo era più in linea con le sue parole d’ordine tradizionali, e di un partito che aveva l’Unità come giornale ufficiale. Con la sua parte gridata si prestava anche magnificamente agli slogan da manifestazione, gridati a pugno chiuso. Anche da questo particolare si comprende d’altronde che sia stata una canzone composta in seduta collettiva.
Né El pueblo unido né Venceremos, però, sono musica popolare in senso stretto. Sono infatti musica d’autore, e di un autore come Ortega che come abbiamo visto aveva fatto anche studi di alto livello. Pure d’autore sono le numerose altre canzoni di Víctor Jara e Violeta Parra disseminate per i vari lp, assieme a altre composizioni di Ortega, in particolare su versi di Neruda. E sono queste in particolare le canzoni che riempiono metà del primo album degli Inti-Illimani, oltre agli interi album 2 e 4. Invece, la musica etnica vera e propria è presente nell’altra metà delle canzoni di Viva Chile!, oltre che nei volumi 3 e 5, intitolati non a caso Canto de Pueblos Andinos. Ma qui è la terza sorpresa: praticamente nessuna di queste canzoni è cilena! E lo spiegano con tranquillità gli stessi cileni a chiunque si prenda la briga di visitare il loro paese. Se poi si passa anche negli Stati circonvicini, ci si rende conto facilmente che quella è musica che si suona in Bolivia, Perù e Ecuador. E come mai un gruppo cileno portava un nome boliviano-peruviano e alternava canzoni di autori cileni a canzoni popolari dei paesi vicini? Come mai questa strana operazione, che sembra quasi evocare gli scimmiottamenti celtici scoto-irlandesi venuti di moda tra la Lega in chiave antiunitaria?
Sì. Si tratta anche in questo caso di un’operazione politica. Ma, va detto a attenuante degli Inti-Illimani, in risposta a un’operazione politica altrettanto disinvolta di segno opposto. Il punto di partenza è nel 1964 l’elezione alla presidenza della Repubblica del democristiano Eduardo Frei Montalva, che aveva promesso una “rivoluzione nella libertà” per togliere spazio ai social-comunisti, nello spirito dell’Alleanza per il Progresso kennedyana. E il fulcro di questa politica fu appunto una radicale riforma agraria, del tipo di quella che sempre per togliere spazio alle sinistre e costruire un potente ceto medio rurale di contadini proprietari il generale MacArthur aveva imposto in Giappone e i governi democristiani avevano fatto in Italia. Ma da noi, si ricorderà, il contraccolpo era stata la rivolta dei ceti agrari contro la Dc, su cui avevano fatto blocco in chiave anticomunista nel 1948, e da cui si erano sentiti traditi. Nel 1953, dunque, questi ceti avevano votato in massa per il Partito nazionale monarchico e il Movimento sociale italiano, proprio mentre gli alleati laici della coalizione centrista erano a loro volta soggetti a un’emorragia di voti a sinistra come contraccolpo alla polemica sulla cosidetta Legge Truffa. Come è noto, il risultato fu che il quadripartito centrista mancò per una manciata di voti la quota del 50 per cento più uno che avrebbe fatto scattare la legge maggioritaria, che fu ritirata. E con lei si ritirò lo stesso De Gasperi, mentre la formula centrista entrava in una crisi irreversibile.
Mutatis mutandis, qualcosa di analogo accadde in Cile tra 1964 e 1970. Con la differenza che mentre la Dc italiana dopo la maggioranza assoluta del 1948 aveva voluto comunque imbarcare al governo Psdi, Pri e Pli, la Dc cilena dopo la maggioranza assoluta del 1964 snobbò gli storici partiti radicale, liberale e conservatore, che ancora nel 1958 avevano mandato alla presidenza Jorge Alessandri, e che apparivano ridotti ai minimi termini. Ma mal gliene incolse. Da una parte, infatti, i radicali si radicalizzarono (scusate il bisticcio) a sinistra, entrando nell’alleanza social-comunista. Dall’altra liberali e conservatori si fusero nel nuovo Partito nazionale, che si radicalizzò invece a destra, raccogliendo appunto la protesta degli agrari espropriati. Inoltre i dc avevano dimenticato che nel 1964 Frei aveva vinto su Allende proprio perché il divieto costituzionale della rielezione immediata toglieva dal gioco Alessandri. Nel 1970, invece, toccò a Frei restare a guardare il grande scontro tra Allende e Alessandri, dietro ai quali lo scialbo Tomic, candidato dc di ripiego, non arrivò che terzo a distanza. Per ripicca, al momento del ballottaggio in Congresso i dc votarono per l’elezione di Allende, che pure aveva preso meno voti che nel 1964, malgrado avesse in più l’appoggio dei radicali e di gruppi dc scissionisti. Salvo poi litigarci subito, lasciando Allende prigioniero delle spinte massimaliste del proprio elettorato, senza arrivare neanche al 30 per cento dell’appoggio popolare. E tutti sanno come andò a finire.
Qui, però, interessa ricordare l’aspetto culturale di questa risurrezione della destra cilena. E per chi vuole approfondire si può senz’altro consigliare la preziosa lettura di un libro scritto nel 1996 dalla storica italiana Maria Rosaria Stabili: "Il sentimento aristocratico: élites cilene allo specchio (1860-1960)". La scommessa della Stabili è quella di ricostruire il “sentimento di sé” di un’oligarchia attraverso le testimonianze orali di alcuni membri di cinque nobili famiglie: cioè, rileggere le vicende di un’élite dominante con il più classico degli strumenti usato di solito per studiare le classi subalterne. E al centro dell’analisi emerge quasi subito il rapporto tradizionale fra queste élite e la terra, considerata il santuario del loro sistema di valori. «Quando si passano tutte le vacanze e i fine settimana alla proprietà di famiglia con cinquanta cugini» spiega una intervistata «è naturale che finisci per sposarti con uno di loro». Così come era naturale che anche nelle imprese di città si assumessero quei “fedeli” contadini con cui da piccoli si giocava e che da grandi divenivano “fedeli” elettori dei candidati di famiglia. Si spiega anche così la reazione “naturalmente” violenta che, dopo le riforme agrarie di Frei e Allende, porterà l’élite latinoamericana più attaccata alla democrazia ad appoggiare il golpe.
E simbolo di questo rimpianto divenne il huaso, il cow-boy cileno, testimone di un mondo patriarcale e feudale che la riforma agraria aveva cancellato. Scrive appunto la Stabili: «Negli anni Sessanta, durante la riforma agraria di Frei, un gruppo musicale folkloristico, Los Huasos Quincheros, cantava la nostalgia della terra… I quattro membri che lo componevano erano tutti figli della élite, vicini a un gruppo politico di estrema destra, Patria y Libertad, che negli anni del governo di Allende avrebbe contrapposto la violenza della destra alla violenza della estrema sinistra. Cantavano vestiti da huasos e alla figura del huaso avevano dedicato una canzone di orgogliosa affermazione di identità: Huaso per donde me miren. Anche le loro melodie erano quasi tutte romantico-nostalgiche». La Stabili riporta a questo punto le confessioni rivelatrici di una figlia dell’oligarchia che si era invece spostata a sinistra. «Nonostante fossi convinta che fosse necessaria la riforma agraria e militassi in un gruppo attivissimo che la promuoveva, devo dirti che io e i compagni militanti della mia stessa estrazione sociale, sentivamo molta emozione quando ascoltavamo i Quincheros».
Il folk della destra
Insomma, la musica folk cilena era diventata un’arma in mano alla destra. E quale miglior risposta, allora, che promuovere un’altra musica folk che si dichiarasse invece come di sinistra? Un esperimento fu la Nuova Canción Chilena di Violeta Parra e Víctor Jara: quest’ultimo, non a caso, membro del Comitato Centrale dei Giovani Comunisti del Cile, e con incarichi formali di promotore culturale in campo giovanile. Ma quello, appunto, non era vero folk, quanto piuttosto composizione cantautoristica di generica ispirazione folklorica. Insomma, qualcosa tra De André e Pino Daniele. Se i latifondisti si lamentavano perché gli avevano tolto le terre, d’altra parte, perché non ricordare quegli indios di cui all’alba di tutte le cose gli espropriati dell’oggi erano stati in passato gli espropriatori? C’era però il problema che i contadini mapuche erano sì tra i più ardenti militanti dei movimenti per l’occupazione delle terre, nell’unica tra le tredici regioni cilene in cui sono tuttora presenti. Ma la loro musica è, purtroppo, assolutamente inascoltabile per chi non sia o mapuche egli stesso, o appassionato di etnomusicologia. A un profano, piuttosto, i loro terzetti a base di trutruka, kultrún e pifilkka, che sarebbero poi un rustico corno, un tamburo e un fischietto, danno l’impressione di un guidatore di tir che dia di clacson in un ingorgo.
Insomma, contro gli huasos fu mobilitata la più orecchiabile musica andina. Che in Cile era presente, all’estremo nord, allo stesso modo in cui lo yodel fa parte del folklore italiano, dal momento che Bolzano è provincia della nostra Repubblica. Ma i cui strumenti divennero onnipresenti nei raduni della sinistra, allo stesso modo in cui da un po’ di tempo agli appuntamenti leghisti abbondano le cornamuse. Scozzesi, beninteso: non le pive e le müse dell’autentica tradizione nord-italiana (o padana, come la si voglia chiamare). D’altra parte, che l’operazione fosse tutt’altro che filologica lo si comprende chiaramente dal modo in cui gli Inti-Illimani inserirono nel loro strumentario anche il tiple colombiano e il cuatro venezuelano, che nei veri organici andini sono altrettanto esotici che non gli ottoni balcanici nelle orchestrine di liscio romagnolo. Il che non vuol dire che, se si fa la prova, non possa venirne pure fuori qualcosa di coinvolgente. Secondo Horacio Salinas, la trovata era stata di Violeta Parra. «Il Cile non è un paese che presenti uno strumentario tradizionale molto ricco. Violeta ha aggirato l’ostacolo: ha preso il cuatro venezuelano, il charango dell’altopiano, e ha composto canzoni, inventato ritmi nuovi, utilizzato ritmi tramandati oralmente fuori dai contesti regionali»… E la novità degli Inti-Illimani fu poi che in chiave andina proposero non solo alcuni classici del folklore boliviano, ecuadoriano e peruviano e alcune loro composizioni, ma riarrangiarono anche tutti i pezzi più noti della Nueva Canción Chilena. Insomma, un’operazione di invenzione della tradizione di quelle su cui Hobsbawm ha scritto il suo famoso libro, ma che ha avuto un successo eccezionale.
La cospirazione della Cia
Ma il bello, e siamo così arrivati alla tesi numero cinque, è che la stessa musica andina originale è una tradizione inventata! Anche qui è utile procedere con una citazione integrale. In questo caso, dal capitolo dedicato alla musica andina di Musiche dal mondo. Atlante sonoro della World Music: «La rivoluzione boliviana del 1952 ebbe un effetto galvanizzante sul mondo musicale: provocò un’ondata d’interesse verso il patrimonio tradizionale. Le popolazioni amerindie, i quechua e gli aymará, ottennero finalmente maggiori diritti politici e più stabilità economica, nonché l’appoggio morale della classe intellettuale. Nacquero numerosi festival, le radio cominciarono a trasmettere musica tradizionale. Il “rinascimento andino”, se così può essere chiamato, fu guidato dai Los Jairas di Edgar Jofré, con una line-up che comprendeva bombo, charango, chitarra, quena». Il bombo è il tamburo; il charango la piccola chitarrina con la cassa in corazza di armadillo; la quena un flauto dolce di bambù. «Si trattò di una piccola rivoluzione», continua l’Atlante. «Questi strumenti, infatti, non erano mai stati riuniti, prima di allora, in uno stesso gruppo. Non solo: Los Jairas adattarono la musica tradizionale rurale ai canoni estetici europei, che nel frattempo si erano imposti a La Paz, in Bolivia. I boliviani Los K’jarkas, fondati dai fratelli Hermosa ne seguirono le orme, diventando i portavoce di un forte orgoglio etnico, che permeava anche l’iconografia del gruppo, tutta tesa a evocare lo splendore delle civiltà precolombiana».
Altra citazione d’obbligo è quella di Raymond Thevenot: uno svizzero diplomato di conservatorio in flauto traverso che negli anni ’50 si appassionò di musica andina fino a diventare un virtuoso di quena, e a inventarne e promuoverne una versione in legno, da concerto. Thevenot è stato anche autore di un manuale di apprendimento dello strumento in inglese, francese, spagnolo e tedesco, con accluse alcune preziose note storico-antropologiche. E anche lui, dopo aver delineato una precisa mappa organologica sull’uso degli strumenti nel folklore delle varie regioni andine, scrive che «il Cile rappresenta un caso particolare nel folklore andino. Le tradizioni indigene di questo paese non furono mai sviluppate in quanto alla musica perché la maggior parte della sua popolazione è costituita da razza bianca di origine europea». In realtà i “bianchi” cileni hanno per la maggior parte evidenti tracce di meticciamento con il sostrato mapuche, ma Thevenot ha ragione nel senso che in questo meticciamento l’apporto culturale europeo è risultato nettamente prevalente.
Continua Thevenot che, ricordiamolo, scriveva nel 1979: «Fino ad alcuni decenni fa non si suonavano né quena e né charango in Cile. Ma in seguito alle avventure “liberatrici” di certi guerriglieri sud-americani il Cile divenne il pioniere e il campione del folklore di protesta politica e di carattere sociale, adottando per questo la strumentazione tradizionale dei suoi due vicini Bolivia e Argentina. Questa forma di arte discutibile ha ottenuto tuttavia un grande successo presso le masse popolari di Europa quando gruppi cileni di talento si misero a viaggiare nel Vecchio Continente. Brasile e Argentina seguirono immediatamente questa nuova ondata di Neo-Folklore». Ma per spiegare come funzionano certe cose, con un certo sarcasmo Thevenot in questo libretto ripercorre anche la storia di El Condor Pasa, la melodia andina più conosciuta. «I boliviani e gli argentini rivendicano ciascuno la paternità di questa melodia», annota. «Il tema si incontra in alcuni dischi di folklore argentino sotto la denominazione generica “Tradizionale”. Il direttore del complesso Los Incas, argentino, firma El Condor Pasa sotto lo pseudonimo El Inca (quando l’unica cosa che ha fatto è stata di arrangiarlo), e certi suonatori di quena argentini e complessi stabiliti in Europa continuano a incidere El Condor Pasa con il nome El Inca invece del compositore vero. Il duo americano Simon & Garfunkel usa l’arrangiamento dei Los Incas come sfondo alla versione in inglese che in breve fa il giro del mondo e diventa una hit internazionale. Certi interpreti qualificano El Condor Pasa come “Fox Incaico” o come “Canzone Andina”. Nello stesso Perù, certi folkloristi negano che l’opera sia una composizione, dicendo che Robles si contentò di raccogliere varie melodie tradizionali e metterle assieme per farne un tema andino lungo. In generale i peruviani lo interpretano con lo stile della regione di Cuzco, quando in realtà l’opera non ha stile ben definito».
Ebbene, stando a Thevenot esiste una partitura originale con firma di Daniel Alomías Robles: nato nel villaggio peruviano di Huánuco nel 1871, morto nel 1943. E El Condor Pasa è registrato ufficialmente sotto copyright negli Stati Uniti fin dal 1933. E si tratta di un poema sinfonico per pianoforte! Una “fantasia andina” che comincia con una prima parte di introduzione a base di arpeggiati, a simboleggiare il condor che vola; continua col tema principale, che Alomías Robles definì “Fox Incaico”, ma secondo Thevenot è invece piuttosto una passacaglia lenta; e infine conclude con un terzo tempo a ritmo di huayno, una vivace danza andina tradizionale. «Ad ascoltarla al piano non sembra tanto folklorica», è l’osservazione di Thevenot. Ma poi gli arrangiatori peruviani l’hanno reinterpretata sopprimendo la prima parte. Il tema principale viene allora ripetuto due volte: la prima lentamente, “come un yaraví quadrato”; la seconda più rapida, da “passacaglia agile”. Infine viene il huayno, aumentato con varie ripetizioni. «Dobbiamo riconoscere che così suona meglio», ammette il puntiglioso svizzero. Boliviani e argentini saltano invece la passacaglia, passando direttamente dal yaraví al huayno, mentre Simon & Garfunkel si sono accontentati del solo yaraví. «L’unico dubbio che resta», conclude Thevenot, «è sapere se la melodia centrale e il huayno furono composti da Daniel Alomías Robles, o furono ispirati da qualche tema tradizionale da lui ascoltato. Ma solo Daniel Alomías Robles avrebbe potuto risponderci».
All’origine, dunque, c’è la Rivoluzione boliviana, che diede la terra ai contadini, nazionalizzò le miniere di stagno e riconobbe diritti civili e politici a una popolazione indigena che, benché maggioritaria, era stata tenuta fino ad allora in condizioni che possiamo definire tranquillamente feudali. Ma chi fece quella rivoluzione? Il Movimento nazionalista rivoluzionario (Mnr) di Victor Paz Estenssoro: un partito populista nato nel 1941, che all’inizio era addirittura filo-fascista, che in seguito evolverà in senso socialdemocratico, e che da ultimo, a partire dagli anni ’80, sotto la guida dello stesso Paz Estenssoro, evolverà verso quel tipo di posizioni che in America Latina definiscono oggi neo-liberales. Come per una nemesi, è stato proprio un presidente esponente del Mnr, Gonzalo Sánchez de Lozada, che il 18 ottobre 2003 è stato costretto alle dimissioni da una rivolta popolare guidata dai due leader indigeni: l’aymará Felipe Quispe, ex guerrigliero, e il quechua Evo Morales, capo del sindacato dei piccoli produttori di coca. Sic transit gloria mundi… Ma quel che più ci interessa è che fin dalla sua prima presa di potere l’Mnr era già saldamente inserito in un’orbita di movimenti politici riformisti filo-Usa, su cui il Dipartimento di Stato e la Cia puntavano come “terza via” tra la sovversione comunista e un immobilismo sociale che questa sovversione minacciava di alimentare. Appunto, come il già citato Frei, o come in futuro il salvadoregno Napoleón Duarte. Non a caso, quando Ernesto Guevara non ancora el Che ma già molto anti-yankee passa per la Bolivia rivoluzionaria durante il suo famoso viaggio di apprendistato rivoluzionario per l’America Latina, nei suoi diari scriverà con disprezzo di questo tentativo di cambiare le cose d’accordo con l’imperialismo. “Rivoluzione del Ddt” sarà la sua acre definizione, alla vista degli indios in fila avvolti dalle nuvole di polvere insetticida messe a disposizione dai programmi anti-malaria della Fondazione Rockfeller. E' una sottovalutazione, questa, che gli sarà però fatale, quando nel 1967 cercherà di replicare la Sierra Maestra in Bolivia accendendo un fuoco guerrigliero proprio tra quei contadini che la rivoluzione dell’Mnr ha reso proprietari, piuttosto che tra i minatori sindacalizzati come la sinistra boliviana gli aveva consigliato. Non a caso, si trovò isolato e ci rimise la pelle. Quegli stessi minatori sono stati poi in gran parte licenziati con le ristrutturazioni degli anni ’80, e costretti a improvvisarsi contadini si sono buttati in massa sulla coca, scontrandosi con i programmi di sradicamento imposti dal governo su pressione americana. Per questo la campagna boliviana oggi è ridiventata rivoluzionaria, e ha trasformato in icona quell’immagine del Che che da vivo aveva respinto. E per esaltarlo utilizza quelle melodie andine già create per celebrare una rivoluzione voluta dalla Cia!
Musica comunista per il crollo del Muro
Ma qui siamo arrivati alla tesi numero sei. E per spiegarla dobbiamo fare un passo indietro, tornando alla miscela organologica di base della musica andina: strumenti a fiato amerindi, con relative melodie pentafoniche di origine incaica; più strumenti a corda ispanici, con relative armonie di accompagnamento di origine europea; più strumenti a percussione afro-americani, con relativi ritmi di sostegno di origine negra. Senonché i negri, numerosi in Colombia e Venezuela e anche presenti in cospicue minoranze nel nord dell’Ecuador e sulla costa peruviana, sono invece pochissimi in Bolivia. Per essere più precisi, si limitano a una piccola comunità di 5-10.000 individui, stanziati nella zona delle yungas. Discendenti di schiavi che nel periodo coloniale erano stati posti a coltivare coca per i minatori indigeni, nei secoli si sono integrati a tal punto nell’ambiente rurale della montagna da acquisire addirittura l’aymará come lingua madre. Mentre la loro struttura sociale si articolò attorno ai discendenti del principe di una dinastia africana che avevano scoperto essere stato deportato tra di loro dagli schiavisti.
È una comunità così eccentrica da essere quasi ignota alla massa degli altri boliviani, eccetto che per qualche calciatore. Diciamo che potrebbero equivalere a quel che rappresentano in Italia i valdesi francofoni delle Alpi Cozie, o i ladini della Val Gardena, o i catalanofoni di Alghero, se anche queste comunità producessero campioni del pallone. E tuttavia, è proprio dal loro sostrato africano che è scaturita la saya: il ritmo di danza che poi nel calderone della musica andina ha acquisito un peso assolutamente sproporzionato, rispetto a quella che era l’importanza degli afro-boliviani nella popolazione del paese. E che la saya tra tutti i ritmi andini sia il più coinvolgente, lo dimostra il particolare che anche gli Inti-Illimani lo usarono come proprio primo biglietto da visita in Italia. è il ritmo di tamburo di una saya boliviana, La fiesta de San Benito, che dà inizio infatti all’lp germinale, Viva Chile!
Ovviamente, non senza polemiche. Molti puristi in Bolivia sostengono che le numerose saya presenti nel repertorio dei Los K’jarkas non sono in realtà tali, ma rientrano nell’altro ritmo cosidetto caporales, proprio invece dei meticci, ma contrabbandato come danza negra. Altri dicono invece che non si tratta né dell’uno e né dell’altro, ma di un mix. Un simile mix è d’altronde quello che in Perù ha di recente dato vita alla musica chicha, salutata da Mario Vargas Llosa come bandiera di un nuovo melting pot che avrebbe finalmente superato la storica incomunicabilità tra le caste etniche peruviane in nuova realtà multiculturale. Chicha, come l’antica birra andina che dal tempo degli inca le donne fabbricavano masticando i chicchi del mais e poi sputandoli a fermentare in un’anfora, termine che per estensione è stato poi esteso anche a tutte le bevande fatte in casa a partire da frutta e cereali. Ni chicha ni limón era stato il titolo di una famosa canzone di Víctor Jara contro i democristiani cileni. “Né bevanda alcolica né limonata”, nel senso italiano di “né carne né pesce”: insipido pateracchio centrista. Per Vargas Llosa, invece, è proprio nella chicha il simbolo di una new wave. «è stata chiamata musica chicha quella che combina gli huaynitos andini con i ritmi alla moda caraibici e perfino con il rock e che ha incendiato come un fuoco le borgate di contadini che dalle Ande erano emigrati alla capitale», ha scritto il romanziere, da giovane ballerino in un gruppo folklorico andino. «Per estensione, designa ora questo nuovo paese composto da milioni di persone di origine rurale, brutalmente urbanizzate dalle vicissitudini politiche ed economiche, tra cui è venuta fuori una maniera di essere e di fare che nessun indigenista o ispanista avrebbe potuto sospettare mai». Insomma, l’ideologia di quel capitalismo popolare informale in cui Mario Vargas Llosa e Hernando de Soto hanno salutato l’incipiente rivoluzione liberale latinoamericana.
Ma non solo latino-americana. A questo punto, bisogna infatti sconfinare nell’Amazzonia brasiliana: una regione che dal punto di vista musicale è certo meno nota nel resto del mondo che non la Rio de Janeiro della samba e della bossanova, o il Nordeste del forró. Ma anch’essa ha i propri ritmi e danze. Tra cui la più famosa è il carimbó, «un allegro e gradevole stile dance che venne elettrificato negli anni ’60 e divenne la base della vita notturna di Belém». Anche qui negli anni ’70 iniziò a sorgere un fenomeno chicha locale, a base di mix tra carimbó e i ritmi di merengue dominicano, salsa cubana e reggae giamaicano che venivano costantemente ascoltati dalle radio della contigua Guyana Francese. E ne venne fuori negli anni ’80 un nuovo ballo basato su colpi di fianco: per questo, da un lambo variante dialettale di lombo, chiamato lambada. Dall’Amazzonia la moda arrivò fino a Salvador, dove generò una versione più leggera, a base di sintetizzatori. E lì nel 1988 la ascoltarono alcuni produttori radiofonici francesi in vacanza e in cerca di idee nuove, che raccolsero un po’ di ballerini e musicisti e se li portarono a Parigi, formandovi il gruppo dei Kaoma. Evidentemente, però, oltre che in Brasile qualcuno di loro doveva essere passato anche per la Bolivia. Come che sia, la cover che trascinò al successo europeo e mondiale il disco e il ritmo dei Kaoma, proprio quello che fu intitolato Lambada tout court, non era altro che una saya dei Los K’jarkas: Llorando se fue. Tradotta letteralmente in portoghese, e adattata in un arrangiamento falso brasiliano che ne celava la melodia andina, pur sfruttando l’esotismo del suo sapore pentafonico, e ne esaltava invece la ritmica africana.
Come è noto finì non solo con una causa ma con una protesta ufficiale del Congresso di La Paz, che costrinse i Kaoma a riconoscere in copertina del loro album di essersi “liberamente ispirati” a un originale boliviano. Fu però nella versione dei Kaoma che il sensuale ritmo boliviano-brasiliano-francese divenne colonna sonora delle rivoluzioni anticomuniste del 1989. Eterogenesi dei fini: la musica inventata grazie alla Cia divenne icona comunista, ma finì per accompagnare la caduta del Muro di Berlino.
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Strumentale (Frederic Rzewski) – Italiano 1 (Riccardo Venturi) – Italiano 2 (Meri Franco Lao) – Italiano 3 (Ignazio Delogu) – Italiano 4 (Salvo Lo Galbo) - Italiano 5 (Cantori Moderni di Alessandroni - Orchestra Gerardo Iacoucci, 1975) - Italiano 6 (Ferdinando Panzica) - Corso (Tavagna) – Latino (Anonimo Toscano del XXI Secolo) – Inglese 1 (Cornelius Cardew) – Inglese 2 – Inglese 3 (Mitchell Abidor) – Francese – Tedesco (Hannes Wader) – Portoghese (Luís Cília) – Catalano (Anonimo Toscatalano del XXI Secolo) - Basco (LAB Sindikatua) - Occitano – Svedese (Monica Nielsen) – Danese (Michael Eriksen) – Finlandese (Juha Rämö) - Russo 1 – Russo 2 (B. Gelfand) – Russo 3 - Polacco (Katarzyna Knapik-Gawin) – Polacco 2 (Grzegorz Jaroslaw Rybak) Ungherese (Proletnyik) – Greco – Ebraico - Turco 1 (Mehmet Celal) – Turco 2 (Kağan Demir) – Curdo (Azad Ekkaş) – Cinese (Liu Yuen) – Giapponese – Coreano – Persiano (Ali Nadimi) – Tagalog (Patatag) – Esperanto (Renato Corsetti) - Bretone (Paotr Laouen)
Instrumental (Frederic Rzewski) – Italian 1 (Riccardo Venturi) – Italian 2 (Meri Franco Lao) – Italian 3 (Ignazio Delogu) – Italian 4 (Salvo Lo Galbo) - Italian 5 (Cantori Moderni di Alessandroni - Orchestra Gerardo Iacoucci, 1975) - Italian 6 (Ferdinando Panzica) - Corsican (Tavagna) – Latin (Tuscus Anonymus e XXI Saeculo) – English 1 (Cornelius Cardew) – English 2 – English 3 (Mitchell Abidor) – French – German (Hannes Wader) – Portuguese (Luís Cília) – Catalan (Anònim Toscatalà del XXI Segle) - Occitan – Basque (LAB Sindikatua) - Swedish (Monica Nielsen) – Danish (Michael Eriksen) – Finnish (Juha Rämö) - Russian 1 – Russian 2 (B. Gelfand) – Russian 3 - Polish (Katarzyna Knapik-Gawin) – Polish 2 (Grzegorz Jaroslaw Rybak) - Hungarian (Proletnyik) – Greek – Hebrew - Turkish 1 (Mehmet Celal) – Turkish 2 (Kağan Demir) – Kurdish (Azad Ekkaş) – Chinese (Liu Yuen) – Japanese – Korean – Persian (Ali Nadimi) – Tagalog (Patatag) – Esperanto (Renato Corsetti) - Breton (Paotr Laouen)
PUEBLO UNIDO “OFFSPRINGS”
Una lista di link alle canzoni derivate da, o ispirate al “Pueblo Unido” che sono contenute in questo sito. Alcune di esse sono state spostate da questa pagina in pagine autonome.
A list of links to the songs derived from, or inspired by the “Pueblo Unido” included in this site. Some of them have been deplaced from this page to their own pages.
Una lista de enlaces a las canciones derivadas, o inspiradas, del “Pueblo Unido” contenidas en este sitio. Algunas de ellas han sido removidas de esta página a páginas autónomas.
Estampida degli/ by Ska-p
Pueblo unido dei / by Thievery Corporation
One People, One Struggle degli / by Anti-Flag
Popolo unito della / by Casa del Vento
El pueblo unido dei / by Gente Strana Posse
El pueblo degli / by Atarassia Gröp
El pueblo degli / by Après la Classe
It Could Have Been Me di / by Holly Near
Allende Presidente di / by Ángel Parra
Oaxaca por la Libertad di / by Uriel Montiel
Genova is screaming degli / by Ashpipes