Sola va mi condena,
Correr es mi destino
Para burlar la ley.
Perdido en el corazón
De la grande Babylón,
Me dicen el clandestino
Por no llevar papel.
Pa' una ciudad del norte
Yo me fui a trabajar,
Mi vida la dejé
Entre Ceuta y Gibraltar
Soy una raya en el mar,
Fantasma en la ciudad,
Mi vida va prohibida,
Dice la autoridad.
Solo voy con mi pena,
Sola va mi condena,
Correr es mi destino
Por no llevar papel.
Perdido en el corazón
De la grande Babylón,
Me dicen el clandestino,
Yo soy el quiebra ley.
Peruano, ¡clandestino!
Africano, ¡clandestino!
Marijuana, ¡ilegal!
Solo voy con mi pena,
Sola va mi condena,
Correr es mi destino
Para burlar la ley.
Perdido en el corazón
De la grande Babylón,
Me dicen el clandestino
Por no llevar papel.
Nigeriano, ¡clandestino!
Boliviano, ¡clandestino!
Mano Negra, ¡ilegal!
inviata da Lorenzo Masetti - 6/9/2006 - 16:36
Lorenzo Masetti
- Forse lo spagnolo "pena" andrebbe tradotto più propriamente come "dolore". Però ho preferito lasciare pena, dato che subito dopo si parla di condanna.
Solo vado con la mia pena,
sola va la mia condanna,
correre è il mio destino
per fregare la legge.
Perso nel cuore
della grande Babilonia,
mi chiamano clandestino
perché non ho documenti.
In una città del nord
sono andato a lavorare,
la mia vita l'ho lasciata
tra Ceuta e Gibilterra.
Sono una scia nel mare [1]
fantasma nella città,
la mia vita va proibita
dice l’autorità.
Solo vado con la mia pena,
sola va la mia condanna,
correre è il mio destino
perché non ho documenti.
Perso nel cuore
della grande Babilonia,
mi chiamano clandestino,
io sono il fuorilegge. [2]
Solo vado con la mia pena,
sola va la mia condanna,
correre è il mio destino
per fregare la legge.
Perso nel cuore
della grande Babilonia,
mi chiamano clandestino
perché non ho documenti.
Nigeriano, clandestino!
Boliviano, clandestino!
Mano Negra illegale!
[2] Alla lettera: "colui che infrange (quiebra) la legge".
[3] In spagnolo, Mano Negra è, attualmente, sinonimo di “mafia”, e in generale si riferisce a situazioni poco chiare. Nell'ultimo quarto del XIX secolo, il termine fu usato in Spagna per identificare una presunta organizzazione segreta di anarchici che dette il pretesto al governo liberale di Práxedes Mateo Sagasta per iniziare una spietata repressione nei confronti delle rivendicazioni del proletariato agricolo dell'Andalusia che stava lottando contro i latifondisti per le nove ore giornaliere di lavoro. Più specificamente ai fini di questa canzone, Mano Negra era la band francese il cui leader storico era Manu Chao. La band è stata attiva dal 1987 al 1994, anche se alcuni membri erano già usciti dal gruppo nel 1992. Il nome della band si riferiva alla presunta organizzazione anarchica spagnola, ma si tenga presente che comunque, in spagnolo, “Mano Negra” indica attività illegali e di “scarsa moralità”. Un'ulteriore considerazione è però da fare, vale a dire quella di dover prendere l'espressione anche alla lettera: “mano negra” nel senso di “manodopera negra”, la massa di lavoratori clandestini immigrati di colore sfruttati, criminalizzati, respinti, invisibili. Tutte queste cose sono contenute in questa espressione.
Here I come with my sorrow,
With my lasting damnation,
I always have to run away
To escape the law.
Lost down in the black heart
Of unending Babylon,
I'm called a clandestine,
A paperless immigrant.
Up to a city in the North
I came to beg for a job,
I left my life behind me
Between Ceuta and Gibraltar.
I'm a shipwake in the sea,
A ghost roving in the towns,
My life gets forbidden
By the governments.
Here I come with my sorrow,
With my lasting damnation,
I always have to run away
To escape the law.
Lost down in the black heart
Of unending Babylon,
I'm called a clandestine,
One who breaks the law.
Peruvian, clandestine!
African, clandestine!
Marihuana, illegal!
Here I come with my sorrow,
With my lasting damnation,
I always have to run away
To escape the law.
Lost down in the black heart
Of unending Babylon,
I'm called a clandestine,
A paperless immigrant.
Nigerian, clandestine!
Bolivian, clandestine!
Mano Negra, Illegal!
Version by Modena City Ramblers feat.La Pegatina
Version de Modena City Ramblers feat.La Pegatina
Modena City Ramblersin versio La Pegatinan kanssa
Album / Albumi: Tracce Clandestine [2015]
Per la versione interpretata dai MCR assieme a La Pegatina nel 2015 non è necessaria un'ulteriore traduzione: si tratta della versione originale di Manu Chao ripetuta per tre volte, seppure con alcuni “interventi” che estendono la clandestinità ad altri popoli, compreso quello italiano (forse per ricordare, opportunamente, quanto spesso siamo stati clandestini anche noialtri nella storia dell'emigrazione). Sicuramente, nel testo “ciscobellottizzato”, per quanto sopra e per altri motivi sono state prese alcune perdonabili libertà, come scrivere Philipino per “Filipino”, oppure “italianizzando” (Tunisino, Albanese; in sp. propriamente Tunecino, Albanés). Senz'altro dovuta a motivi ritmici la sgrammaticatura di ¡Todos somos ilegal!; va bene così. [RV]
Solo voy con mi pena,
Sola va mi condena,
Correr es mi destino
Para burlar la ley.
Perdido en el corazón
De la grande Babylón,
Me dicen el clandestino
Por no llevar papel.
Pa' una ciudad del norte
Yo me fui a trabajar,
Mi vida la dejé
Entre Ceuta y Gibraltar.
Soy una raya en el mar,
Fantasma en la ciudad,
Mi vida va prohibida
Dice la autoridad.
Peruano, ¡clandestino!
Africano, ¡clandestino!
Marijuana, ¡ilegal!
Solo voy con mi pena,
Sola va mi condena,
Correr es mi destino
Por no llevar papel.
Perdido en el corazón
De la grande Babylón,
Me dicen el clandestino,
Yo soy el quiebra ley.
Colombiano, ¡clandestino!
Philipino, ¡clandestino!
Mano Negra, ¡ilegal!
Solo voy con mi pena,
Sola va mi condena,
Correr es mi destino
Para burlar la ley.
Perdido en el corazón
De la grande Babylón,
Me dicen el clandestino
Por no llevar papel.
Pa' una ciudad del norte
Yo me fui a trabajar,
Mi vida la dejé
Entre Ceuta y Gibraltar.
Soy una raya en el mar,
Fantasma en la ciudad,
Mi vida va prohibida
Dice la autoridad.
Albanese, ¡clandestino!
Mexicano, ¡clandestino!
Mano Negra, ¡ilegal!
Palestino, ¡clandestino!
Peruano, ¡clandestino!
Africano, ¡clandestino!
Marjuana, ¡ilegal!
Colombiano, ¡clandestino!
Español, ¡clandestino!
Italiano, ¡clandestino!
¡Todos somos ilegal!
¡Todos somos ilegal!
¡Todos somos ilegal!
inviata da dq82 - 1/6/2015 - 21:34
Lila Downs' version (as sung by a woman)
Version de Lila Downs (au féminin)
Lila Downsin, naisen laulama versio
Album / Albumi: Al Chile [2019]
La variopinta e bella versione di Lila Downs è del 2019, dall'album intitolato Al Chile. Lila Downs, vale a dire Ana Lila Downs Sánchez, nata nel 1968 nella Heroica Ciudad de Tlaxiaco (Oaxaca, Messico),è figlia di una cantante mixteca e dello scozzese-americano Allen Downs; è cresciuta tra il Messico, la California e Minneapolis. La sua versione di Clandestino è chiaramente e esplicitamente rivolta contro la politica migratoria del fascista e tentato golpista Donald Trump, presidente degli Stati Impuniti d'America dal 2016 al 2020 (e che, presumibilmente, ci ritenterà nel 2024); nonostante si tratti del testo originale di Manu Chao, ha bisogno di qualche spiegazione (e di qualche nota). Fondamentalmente, si tratta di una versione al femminile; in realtà, femminile e maschile si alternano liberamente (la versione si intitola, comunque, Clandestino come l'originale, al maschile). Da notare comunque che Lila Downs, figlia di due culture e totalmente bilingue, usa il femminile quando si riferisce a se stessa (Mexicana, Oaxaqueña, la quiebra ley). [RV]
Sola voy con mi pena,
Sola va mi condena,
Correr es mi destino
Para burlar la ley.
Perdida en el corazón
De la grande Babylón,
Me dicen clandestino
Por no llevar papel.
Pa’ una ciudad del norte
Yo me fui a trabajar,
Mi vida la dejé
Entre Tijuana y Bagdad.
Soy una raya en el mar,
Fantasma en la ciudad,
Mi vida va prohibida,
Dice la autoridad.
Sola voy con mi pena,
Sola va mi condena,
Correr es mi destino
Por no llevar papel.
Perdida en el corazón
De la grande Babylón,
Me dicen clandestino,
Yo soy la quiebra ley.
Hondureño, ¡clandestino!
Mexicana, ¡clandestina!
Marijuana, ¡ilegal!
Si no peleamos por los niños,
¿qué será de nosotros? [1]
Sola voy con mi pena,
Sola va mi condena,
Correr es mi destino
Para burlar la ley.
Perdida en el corazón
De la grande Babylón,
Me dicen clandestino,
Yo soy la quiebra ley.
Colombiano, ¡clandestino!
Sonorense, ¡clandestino! [2]
Borderiza, ¡ilegal! [3]
Chiapaneca, ¡clandestina! [4]
Guerrerense, ¡clandestino! [5]
Nicaragüense, ¡clandestino!
Salvadoreño, ¡ilegal!
Boliviano, ¡clandestino!
Oaxaqueña, ¡clandestina!
Ecuatoriano, ¡clandestino!
Tapatía, ¡ilegal! [6]
Immigrant States of America.
Detention centers.
Los centros de detención.
[2] Dello stato messicano di Sonora
[3] Borderizo/a è chi vive a ridosso del confine tra Messico e USA (ingl. border “frontiera, confine”). Per estensione, è anche chi cerca di passare il confine.
[4] Dello stato messicano del Chiapas (qui al femminile).
[5] Dello stato messicano di Guerrero (nel quale si trova Acapulco).
[6] Viene chiamato Tapatío (qui al femminile) l'abitante e il nativo della città messicana di Guadalajara, nello stato di Jalisco. Si tratta di una parola di origine nahuatl: tapatiotl significa “che vale per tre”. Il tapatiotl era un sacchetto che conteneva 10 grani di cacao che servivano da moneta agli indigeni abitanti della Valle di Atemajac, Guadalajara. Questa moneta serviva al baratto di merci nei mercati della città nel XVII secolo. Poiché tale tipo di transazione si applicava solamente in questa parte del Messico, il termine passò a designare popolarmente gli abitanti di Guadalajara.
Versión bilingüe inglés-española de Manu Chao y Calypso Rose
Spanish and English bilingual version by Manu Chao and Calypso Rose
Version bilingue espagnole et anglaise de Manu Chao et Calypso Rose
Manu Chaon ja Calypso Rosen kaksikielinen, espanjan- ja englanninkielinen versio
I due artisti ribelli andavano talmente d’accordo che sono finiti a lavorare insieme all’album Far From Home di Calypso, pubblicato nel 2016. Erano passati 60 anni dal suo primo brano e quell’album, un irresistibile mix di calypso classico e moderno e soca, con un tocco magico di reggae e l’inconfondibile chitarra di Manu Chao, è diventato l’album più venduto al mondo in tutta la sua carriera. Il seguito, So Calypso, uscito su Because Music nel 2018, ha solidificato la sua nuova fanbase. Quest’anno, la 78enne è stata l’artista più anziana ad esibirsi sul palco del Coachella.
Oggi il duo condivide una rivisitazione della classica hit di Manu Chao «Clandestino », originariamente pubblicata nel 1998, che parla appunto di migranti clandestini, come gocce nell’oceano o fantasmi che girovagano per le città, disorientati e senza documenti.
Calypso Rose aggiunge nuova drammaticità al trovarsi abbandonati in mare: «La terra di fronte a me non mi vuole e quella alle mie spalle brucia». Oggi il brano è ancora più significativo di quando è stato registrato per la prima volta: «Quando ho visto tutto questo orrore in televisione, ho pianto e ho pensato che non sarebbe dovuto accadere nel 21esimo secolo»
Il brano viene accompagnato da un video illustrato particolarmente emozionante, diretto da Wise Bird Studio, che vuole suggerirci di «dare un valore a quello che i clandestini possono offrire a noi e alla nostra terra, che non sono solo fantasmi che la società preferirebbe non vedere».
Manu e Calypso hanno alle spalle una lunga storia musicale di abbandono ed emarginazione. Quando lei era giovane, diversi gruppi di credenti hanno cercato di fermarla, secondo loro lei non avrebbe dovuto esibirsi perché era «roba da uomini». In Far From Home, ha ripreso il brano del 1969 «No Madame» che criticava il trattamento riservato ai domestici e grazie al quale, nel suo paese d’origine, sono stati fatti dei cambiamenti per migliorare le loro condizioni di vita.
Radiopopolare.it
La versione è composta dal testo spagnolo di Manu Chao (senza il ritornello, forse l'unica versione del genere, e con il verso Como una raya en el mar interesecato alle strofe sia in spagnolo che in inglese), e da un testo inglese di Calypso Rose che interamente autonomo (per questo motivo ne viene data una traduzione in nota). [RV]
Solo voy con mi pena,
Sola va mi condena,
Correr es mi destino
Por no llevar papel.
Pa' una ciudad del norte
Yo me fui a trabajar
Entre Ceuta y Gibraltar
Solo voy con mi pena,
Sola va mi condena,
Para burlar la ley
I cannot go forward, [1]
I cannot return
And the land in front don't want me,
Look the land behind me burn
I am stranded on the sea
With an unknown destiny,
Nobody waiting for me
Solo voy con mi pena,
Sola va mi condena,
Correr es mi destino
Para burlar la ley.
Perdido en el corazón
De la grande Babylón
Por no llevar papel.
Lai-larai-lai-lai
Lai-larai-la-lai-lai
Lai-larai-lai-lei! Prrrr!
I cannot go forward,
I cannot return
And the land in front don't want me,
Look the land behind me burn.
We are stranded on the sea
With my whole family,
Nobody waiting for me.
Solo voy con mi pena,
Sola va mi condena,
Correr es mi destino,
Yo soy el quiebra ley
Larai-larai-lai-lai
Riccardo Venturi, 19-12-2022
Io non posso andare avanti
E nemmeno tornare indietro,
E quella terra là davanti a me non mi vuole,
Guardo bruciare la terra alle mie spalle.
Sono arenata sulla spiaggia,
Ignoro la mia sorte,
Non ho una casa dove tornare,
Nessuno che mi aspetti.
Io non posso andare avanti
E nemmeno tornare indietro,
E quella terra là davanti a me non mi vuole,
Guardo bruciare la terra alle mie spalle.
Siamo bloccati sul mare
Con tutta la mia famiglia,
Non ho una casa dove tornare,
Nessuno che mi aspetti.
Oh mio dio,
Sto soffrendo
inviata da dq82 - 18/7/2021 - 17:55
Stony McSorrow
La versione è formata da una prima parte in inglese (ottima) e da un'ultima tratta dall'originale spagnolo di Manu Chao. Una costante di un po' tutte le versioni di Clandestino è l'adattamento o modifica del ritornello, con inserimenti di nuovi clandestini; ed anche “mi vida” (sempre in spagnolo). Nulla si sa di “Stony McSorrow”, l'autore della versione: si tratta di un appellativo testimoniato solo da questa versione e dal relativo video YouTube (del 2015). [RV]
I serve my time alone,
My crime to have no name.
My destiny to run
Always away, further from home
Lost in the underworld,
The black heart of Babylon,
Identity unknown
To those I walk among.
Africano, ¡clandestino!
Mestizo, ¡clandestino!
Mi vida ilegal.
I come to look for work
To the cities of the North,
Leaving my life behind
Between Ceuta and Gibraltar.
Just a line in the sea
And I'm a wheel in their machine,
Seen only by the blind eye
Of the authorities.
Africano, ¡clandestino!
Mestizo, ¡clandestino!
Mi vida ilegal.
Solo voy con mi pena,
Sola va mi condena,
Correr es mi destino
Para burlar la ley.
Perdido en el corazón
De la grande Babylón,
Me dicen el clandestino
Por no llevar papel.
Africano, ¡clandestino!
Mestizo, ¡clandestino!
Mi vida ilegal.
inviata da dq82 - 2/6/2015 - 21:22
NoBraino [2015]
La cover italiana dei NoBraino (band originaria di Riccione formatasi già nel 1996) è del 2015; sfruttando il medesimo artificio grafico del proprio nome, si intitolata ClandestiNo. Nel medesimo 2015, la band viene invitata al concerto del 1° maggio da tenersi a Taranto, ma inciampa -come tanti- nei “social media” (si veda qui. Il chitarrista Néstor Fabbri pubblica infatti un “commento cinico e sarcastico” su Facebook (che compare a nome del leader del gruppo, Lorenzo Kruger, che non c'entra però niente) dopo una recente strage nel canale di Sicilia (700 migranti morti): neanche il peggior leghista avrebbe saputo fare di peggio. Questo vale alla band l'esclusione immediata dal concerto del 1° maggio, sancita da Roy Paci; e non valgono le “scuse” di Néstor Fabbri che ricorda “ i suoi studi e le sue esperienze al di fuori della band come attivista per i diritti umani e la sua attenzione in particolare per il tragico fenomeno dell'immigrazione clandestina”. E vabbè. Come è noto, siamo un paese di grandi battutisti. [RV]
Fuggire è la mia pena,
Fuggire la catena,
Correre è il mio destino,
La legge non mi avrà.
Mi son perso dentro al cuore
Della grande Babylon,
Mi han detto che son clandestino,
Non posso stare qua.
In un paese al Nord
Io volevo lavorar,
Ed ho lasciato tutto
Tra Tripoli e Marsala.
Sono una linea nel mare,
Fantasma di città,
Mi vida va proibita, [1]
Dice l'autorità.
Fuggire è la mia pena,
Fuggire la catena,
Correre è il mio destino
La legge non mi avrà.
Mi son perso dentro al cuore
Della grande Babylon,
Mi han detto che son clandestino,
Non ho l'identità.
In un paese al Nord
Io volevo lavorar,
Ed ho lasciato tutto
Tra Tripoli e Marsala.
Sono una linea nel mare,
fantasma di città,
Mi vida va proibita,
Dice l'autorità.
Muso giallo, clandestino!
Africano, clandestino!
Marijuana illegal!
Fuggire è la mia pena,
Fuggire la catena,
Correre è il mio destino,
La legge non mi avrà.
Mi son perso dentro al cuore
della grande Babylon,
Mi han detto che son clandestino
Non posso stare qua.
In un paese al Nord
Io volevo lavorar,
Ed ho lasciato tutto
Tra Tripoli e Marsala.
Sono una linea nel mare,
Fantasma di città,
Mi vida va proibita,
Dice l'autorità.
Muso giallo, clandestino!
Africano, clandestino!
Marijuana illegal!
Muratore, clandestino!
Contadino, clandestino!
Manovale, clandestino!
NoBraino illegal!
inviata da Luca 'The River' + DQ82 - 2/6/2015 - 15:08
Versión popurrí italiana de Er Piotta y Brusco
Italian medley version by Er Piotta y Brusco
Version pot-pourri italienne par Er Piotta et Brusco
Er Piottan ja Bruscon italiankielinen potpuriversio
La valigia, Clandestino, Il sound della tua città
Fino a dove il mare ritorna ad esser sabbia,
Dalla Calabria andare, fino a Nuova Yorke,
Puntando con coraggio sulla propria sorte.
All'arrembaggio di storie in bassa frequenza,
Coll'alta marea è pronta la partenza.
Fatiscenza, in valigie come cartoni
Bella speranza, in un fardello di emozioni…
Dalla campagna alla città, cambia lo sfondo
Da nord a sud, (ovunque) in capo al mondo.
Storie rompo poi, altre ne compongo
Anche lontano errando, le origini mantengo.
Dal Friuli a Roma, dalla Puglia fino a Milano,
Per una vita degna del nome che portiamo.
Guardo lontano io, spero arrivi il buongiorno
Amore aspetta io ritorno.
Libanese, clandestino!
Pakistano, clandestino!
Marijuana, illegal!
Bella a tutti mo bella ci,
Vengo da Roma e mo sto qui
Ride all over Italy,
Per tanti chilometri,
semo venuti con una jeep
Io colla birra lui colla weed
Come una crew di veri vip,
Come la meglio stelle dei film,
Tutte le gal ci dicono sì,
Ci farebbero pure lo strip,
Ci darebbero pure gli slip,
Perché semo fatti così,
Niente bip bip niente freak,
Niente roba da serie B,
Roma Piotta e Brusco mo' stanno qui
Libanese, clandestino!
Pakistano, clandestino!
Marijuana, illegal!
Solo voy con mi pena,
Sola va mi condena,
Correr es mi destino
Por no llevar papel.
Perdido en el corazón
De la grande Babylón,
Me dicen el clandestino,
Yo soy el quiebra ley.
Mano Negra, clandestina!
....
inviata da Dq82 - 28/3/2020 - 16:30
Слава Герович / Slava Gerovitch (L. Trans.)
Нигде мне нет покоя
Несчастие такое
Бежал я от закона
А он за мной бежал
И проход мне запрещен
В стоязычный Вавилон
Без штампованной бумажки
Я просто – нелегал
Поехал я на север
Работу там искал
И жизнь моя пропала
В проливе Гибралтар
Я – как ветер на морях
Я – как призрак в городах
Меня как будто нету
Растаял я впотьмах
Нигде мне нет покоя
Несчастие такое
Бежал я от закона
Я просто – нелегал
И проход мне запрещен
В стоязычный Вавилон
Даже собственное имя
Я в море потерял
Перуанцы – вне закона
Африканцы – вне закона
Даже травка – нелегал
Нигде мне нет покоя
Несчастие такое
Бежал я от закона
А он за мной бежал
И проход мне запрещен
В стоязычный Вавилон
Без штампованной бумажки
Я просто – нелегал
Нигерийцы – вне закона38
Боливийцы – вне закона
Мое сердце – нелегал
Nigdie mnie niet pokoja
Nesčastije takoje
Biežał ja ot zakona
A on za mnoj biežał
I prochod mnie zapriešćen
V stojazyčnyj Vaviłon
Biez štampovannoj bumažki
Ja prosto – nieliegał
Pojechał ja na sievier
Rabotu tam iskał
I žizń moja propała
V prolivie Gibrałtar
Ja – kak vietier na moriach
Ja – kak prizrak v gorodach
Mienia kak budto nietu
Rastajał ja vpoťmach
Nigdie mnie niet pokoja
Nesčastije takoje
Biežał ja ot zakona
A on za mnoj biežał
I prochod mnie zapriešćen
V stojazyčnyj Vaviłon
Biez štampovannoj bumažki
Ja prosto – nieliegał
Moi piesni – vnie zakona
Pieruancy – vnie zakona
Afrikancy – vnie zakona
Daže travka – nieliegał
Nigdie mnie niet pokoja
Nesčastije takoje
Biežał ja ot zakona
A on za mnoj biežał
I prochod mnie zapriešćen
V stojazyčnyj Vaviłon
Biez štampovannoj bumažki
Ja prosto – nieliegał
Zdieś ałžircy – vnie zakona
Nigierijcy – vnie zakona
Bolivijcy – vnie zakona
Moje serdce – nieliegał
inviata da Riccardo Venturi - 16/1/2023 - 10:59
Sisyphos Genikos [Σίσυφος Γενικός] – Peny Deligianni [Πένυ Δεληγιάννη]
Ελληνικοί στίχοι, κάμερα: Σίσυφος Γενικός
Φωνή: Πένυ Δεληγιάννη
Κιθάρα: Ευθύμης Νικοζήσης
«Μετανάστες»: Osama Giasin, Μπάμπης Ραπτάκης
Remake in Greek based on Manu Chao's song Clandestino.
Greek lyrics, filming: Sisyphus Genikos
Singer: Peny D[eliyannis]
Guitar: Efthimis Nikozisis
«Immigrants»: Osama Giasin, Babis Raptakis
Translation (in English): Galatios Siganos
Με λένε μετανάστη,
Δε με θέλουν πουθενά,
Και με θεωρούν λαθραίο
Γιατί δεν έχω χαρτιά.
Στον τόπο μου πεθαίνουν
Απ' την πείνα τα παιδιά,
Και στον τόπο που πηγαίνω
Λεν τους κλέβω τη δουλειά.
Για το νόμο είμαι βάρος
Και δε θα 'πρεπε να ζω,
Μα εγώ υπάρχω παραπλεύρως
Κι απ' το υπόγειο τραγουδώ.
Μετανάστης θα πει
Να 'σαι ξένος παντού,
Και στον τόπο που αφήνεις
Και στον τόπο προορισμού.
Προορισμός ο χάρτης
Και πυξίδα η καρδιά,
Πορεύομαι μονάχος
Με τη θλίψη συντροφιά.
Με χρειάζονται όταν κάνω
Σχεδόν τζάμπα τη δουλειά,
Μα όταν προσπαθώ να ζήσω
Τότε δε με θέλουν πια.
Κανένας δε με νιώθει
Στο Βορρά της σιγουριάς,
Είμαι ο ξένος που θυμίζει
Πως είμ' ένας από σας.
Μετανάστης θα πει
Να 'σαι ξένος παντού
Και στον τόπο που αφήνεις
Και στον τόπο προορισμού.
Προορισμός ο χάρτης
Και πυξίδα η καρδιά,
Πορεύομαι μονάχος
Με τη θλίψη συντροφιά.
Μετανάστης θα πει
Να 'σαι ξένος παντού
Και στον τόπο που αφήνεις
Και στον τόπο προορισμού.
Στην Αστόρια - μετανάστης
Αυστραλία - μετανάστης
Σουηδία - μετανάστης
Κι όμως ήμουν άνθρωπος.
Με λένε μετανάστη,
Δε με θέλουν πουθενά,
Και με θεωρούν λαθραίο
Γιατί δεν έχω χαρτιά.
Κι ας μην έχω χαρτιά,
Έχω όμως καρδιά
Που αντέχει τον πόνο
Και βαστά την ανθρωπιά.
Στην Αθήνα - μετανάστης
στο Παρίσι - μετανάστης
στο Δουβλίνο - μετανάστης
Κι όμως είμαι άνθρωπος.
Για το νόμο είμαι βάρος
Και δε θα 'πρεπε να ζω,
Μα εγώ υπάρχω παραπλεύρως
Κι απ' το υπόγειο τραγουδώ.
Μετανάστης θα πει
Να 'σαι ξένος παντού
Και στον τόπο που αφήνεις
Και στον τόπο προορισμού.
Αλβανός - μετανάστης
Αφρικανός - μετανάστης
Αφγανός - μετανάστης
Κι όμως είμαι άνθρωπος.
Riccardo Venturi, 16-1-2023
Migrante
Mi chiamano migrante,
Non mi vogliono da nessuna parte,
E mi considerano clandestino
Perché non ho documenti.
Nel posto mio, muoiono
I bambini dalla fame,
E nel posto dove vado
Dicono che gli rubo il lavoro.
Per la legge sono un peso
E non dovrei vivere,
Ma io esisto in disparte
E canto da sotto terra.
Un migrante dirà
Che sei straniero dappertutto,
Sia nel posto che lasci,
Sia nel posto dove vai.
Vai dove ti porta la mappa,
Il cuore è la bussola,
Me ne vado da solo
In compagnia della mia pena.
Han bisogno di me quando
Lavoro quasi a gratis,
Ma quando tento di vivere,
Allora non mi vogliono più.
Nessuno si accorge di me
Nel Nord securitario,
Sono lo straniero che rammenta
Di essere uno di voi.
Un migrante dirà
Che sei straniero dappertutto,
Sia nel posto che lasci,
Sia nel posto dove vai.
Vai dove ti porta la mappa,
Il cuore è la bussola,
Me ne vado da solo
In compagnia della mia pena.
Un migrante dirà
Che sei straniero dappertutto,
Sia nel posto che lasci,
Sia nel posto dove vai.
Astoria : migrante
Australia : migrante
Svezia : migrante
Eppure sono un essere umano.
Mi chiamano migrante,
Non mi vogliono da nessuna parte,
E mi considerano clandestino
Perché non ho documenti.
D'accordo, non ho documenti
Però ho comunque un cuore
Che sopporta la pena
E è pieno di umanità.
A Atene : migrante
A Parigi : migrante
A Dublino : migrante
Eppure sono un essere umano.
Per la legge sono un peso
E non dovrei vivere,
Ma io esisto in disparte
E canto da sotto terra.
Un migrante dirà
Che sei straniero dappertutto,
Sia nel posto che lasci,
Sia nel posto dove vai.
Albanese : migrante
Africano : migrante
Afgano: migrante
Eppure sono un essere umano.
inviata da dq82 - 3/6/2015 - 14:39
Jean Bonnefont / Joan Bonafon(t)
Solet m’en vaù pénat
Tot sol vaù condemnat
Como lo pelegrin
A corre los camins
Perdut dins lo funs del funs
D’una granda Babilon
Me dison lo clandestin
Aqui quo’s mon destin
Dins qualquas vilas del nord
Venguts per travalhar
Me vaù de port en port
Sens jamai m’ arestar
Catalan, clandestino
Corsica, clandestino
Occitan, ilegal
Solo voy con mi pena
Sola va mi condena
Correr es mi destino
Para burlar la ley
Perdido en el corazón
De la grande Babilón
Me dicen clandestino
Por no llevar papel
Soy una raya en el mar
Fantasma en la ciudad
Mi vida es prohibida
Dice la autoridad
Catalan, clandestino
Corsica, clandestino
Occitan, ilegal
Solet m’en vaù pénat
Tot sol vei condemnat
Como lo pelegrin
A corre los camins
Perdut dins lo funs del funs
D’una granda Babilon
Me dison lo clandestin
Aqui quo’s mon destin
Dins qualquas vilas del nord
Venguts per travalhar
Me vaù de port en port
Sens jamai m’arestar
Catalan, clandestino
Corsica, clandestino
Occitan, ilegal
inviata da dq82 - 3/6/2015 - 15:02
Riccardo Venturi [2002]
Tiek gīm săm mān cer
Tiek sī măn izdrēve
Trĕstāi s’mān plendēr
Kagŭnestāi to nēme
Geskor in to kārd vīn
Nă to Babŭlon nadāg
Mă nămă klandestīn
Syeto năyem pagrāb
Ad eno bŏel in to borr
Veās eskobestāi
Mān gvī to syeem gelēb
Mitra Sēut ya Gŭbeldorr
Sām eno rō in to svē
Pŭndassim in to bŏel
Mān gvī sī părgebeid
To dāik to avtoriteit
Tiek gīm săm mān cer
Tiek sī măn izdrēve
Trĕstāi s’mān plendēr
Kagŭnestāi to nēme
Geskor in to kārd vīn
Nă to Babŭlon nadāg
Mă nămă klandestīn
Sām to nēmiakannadār
Perūvan klandestīn!
Avrīkan klandestīn!
Marīhuāna nănēmig !
Tiek gīm săm mān cer
Tiek sī măn izdrēve
Trĕstāi s’mān plendēr
Kagŭnestāi to nēme
Geskor in to kārd vīn
Nă to Babŭlon nadāg
Mă nămă klandestīn
Syeto năyem pagrāb
Nigēran klandestīn!
Bolīvan klandestīn!
Mano Negra nănēmig !
YouTube Video
J'avance seul avec ma peine,
Ma peine avance seule,
Courir est mon destin
Pour déjouer la loi
Perdus dans le cœur
De la grande Babylone,
Ils m'appellent le clandestin
Pour ne pas avoir de papiers
Dans une ville du nord
J'allais travailler,
Ma vie je l'ai laissée
Entre Ceuta et Gibraltar
Je suis une raie dans la mer,
Un fantôme dans la ville,
Ma vie est interdite,
Disent les autorités
J'avance seul avec ma peine,
Ma peine avance seule,
Courir est mon destin
Pour ne pas avoir de papiers
Perdus dans le cœur
De la grande Babylone,
Ils m'appellent le clandestin
Je suis le hors la loi
Péruviens, clandestins!
Africains, clandestins!
Marijuana, illégale!
J'avance seul avec ma peine,
Ma peine avance seule,
Courir est mon destin
Pour déjouer la loi
Perdus dans le cœur
De la grande Babylone,
Ils m'appellent le clandestin
Pour ne pas avoir de papiers
Nigériens, clandestins!
Boliviens, clandestins!
Mano Negra, illégale!
inviata da dq82 - 26/1/2016 - 09:21
oseraimer (L. Trans.)
vAllein bin ich mit meinem Schmerz,
Allein mit meiner Verurteilung,
Rennen ist mein Schicksal
Um das Gesetz zu umgehen
Verloren im Herzen
Des großen Babylon,
Bezeichnen mich als illegal
Weil ich keinen Ausweis hab
Pa'ris eine Stadt im Norden
In die ich geflohen bin um zu arbeiten,
Mein Leben habe ich zurückgelassen
Zwischen Ceuta und Gibraltar
Ich bin ein Rochen im Meer,
Ein Phantom in der Stadt,
Mein Leben ist unzulässig
Sagt die Behörde
Allein bin ich mit meinem Schmerz,
Allein mit der Verurteilung,
Rennen ist mein Schicksal
Um das Gesetz zu umgehen
Verloren im Herzen
Des großen Babylon,
Bezeichnen mich als iIlegal,
Ich bin ein Gesetztesbrecher
Illegaler Peruaner
Illegaler Afrikaner
Ilegales Marihuana
Allein mit meinem Schmerz,
Allein mit meiner Verurteilung,
Rennen ist mein Schicksal
Um das Gesetz zu umgehen
Verloren im Herzen
Des großen Babylon,
Bezeichnen mich als illegal
Weil ich keinen Ausweis hab
Illegaler Nigerianer
Illegaler Bolivianer
Illegale schwarze Hand!
inviata da dq82 - 3/6/2015 - 14:54
Francisco Santos (L. Trans.)
Sozinho vou com minha pena,
Sozinha vai minha condenação,
Correr é meu destino
Para burlar a lei
Perdido no coração
Da grande Babilónia, [1]
Chamam-me clandestino
Por não ter papéis [2]
Pra uma cidade do norte
Fui trabalhar,
Minha vida a deixei
Entre Ceuta e Gibraltar [3]
Sou um rasto no mar,
Fantasma na cidade,
Minha vida é proíbida,
Dizem as autoridades
Sozinho vou com minha pena,
Sozinha vai minha condenação,
Correr é meu destino
Por não ter papéis
Perdido no coração
Da grande Babilónia,
Chamam-me clandestino
Eu sou o quebra lei
Sozinho vou com minha pena,
Sozinha vai minha condenação,
Correr é meu destino
Para burlar a lei
Perdido no coração
Da grande Babilónia,
Chamam-me clandestino
Por não ter papéis
Nigeriano clandestino
Boliviano clandestino
Mano Negra ilegal!
[2] Papéis: documentos.
[3] Entre Ceuta e Gibraltar: no Mediterrâneo, entre a África e a Europa.
[4] Mano Negra ("mão negra") é também o nome do antigo grupo musical de Manu Chao.
inviata da dq82 - 3/6/2015 - 14:51
Kilombo (L. Trans.)
Ik ga alleen met mijn spijt,
Mijn overtuiging gaat alleen,
Lopen is mijn toekomst
Om de wet te treiteren
Verloren in het hart
Van de grote Babylon,
Ze zeggen tegen mij illegaal
Omdat ik geen papieren mee draag
In een stad in het noorden
Ging ik werken,
Mijn leven liet ik achter
Tussen Cueta en Gibraltar
Ik ben een zonnestraal in de zee,
Het spook van de stad,
Mijn leven is verboden
Zeggen de autoriteiten
Ik ga alleen met mijn spijt,
Mijn overtuiging gaat alleen,
Lopen is mijn toekomst
Om de wet te treiteren
Verloren in het hart
Van de grote Babylon,
Ze zeggen tegen mij illegaal,
Ik ben het faillisement van de wet
Peruviaan, illegaal
Afrikaan, illegaal
Marihuana, illegaal!
Ik ga alleen met mijn spijt,
Mijn overtuiging gaat alleen,
Lopen is mijn toekomst
Om de wet te treiteren
Verloren in het hart
Van de grote Babylon,
zZe zeggen tegen mij illegaal
Omdat ik geen papieren mee draag
Nigeriaan, illegaal
Boliviaan, illegaal
Zwarte hand, illegaal!
inviata da dq82 - 3/6/2015 - 14:47
tzynn (L. Trans.)
Jag går med min smärta,
Ensamhet är mitt straff,
Att rymma är mitt öde
För att undkomma lagen
Förlorad ur hjärtat
På det stora Babylon,
Dom kallar mig 'den hemlige'
För jag har inget pass [1]
Mot en stad i norr
For jag för att jobba,
Mitt liv lämnade jag
Mellan Ceuta och Gibraltar
Jag är en krusning på havet,
Ett spöke i en stad,
Mitt liv är förbjudet
Säger myndigheterna
Jag går med min smärta,
Ensamhet är mitt straff,
Att rymma är mitt öde
För att undkomma lagen
Förlorad ur hjärtat
På det stora Babylon,
Dom kallar mig 'den hemlige'
Jag är ett brott mot lagen,
En hemlig peruan,
En hemlig afrikan.
Illegal marijuana!
Jag går med min smärta,
Ensamhet är mitt straff,
Att rymma är mitt öde
För att undkomma lagen
Förlorad ur hjärtat
På det stora Babylon,
Dom kallar mig 'den hemlige'
För jag har inget pass
En hemlig nigerian,
En hemlig bolivian,
Illegal svart arbetskraft!
inviata da dq82 - 3/6/2015 - 14:53
Flemming (L. Trans.)
Z karą swą tylko idę,
Nadciąga me skazanie,
Ucieczka moim losem
By oszukać prawo
Zagubiony w sercu
Wielkiego Babilonu,
Mówią na mnie Nielegalny
Bo nie mam żadnych dokumentów
Do miasta północnego
Przybyłem za pracą,
Życie swe zostawiłem
Między Ceutą a Gibraltarem
Jestem tylko śladem na morzu,
Duchem w mieście,
Życie me zakazane
Twierdzą władze
Z karą swą tylko idę,
Nadciąga me skazanie,
Ucieczka moim losem
By oszukać prawo
Zagubiony w sercu
Wielkiego Babilonu,
Mówią na mnie Nielegalny
Jestem tu prawem bankruta
Peruviańskim Nielegalnym
Afrykańskim Nielegalnym
Marihuana zakazana
Z karą swą tylko idę,
Nadciąga me skazanie,
Ucieczka moim losem
By oszukać prawo
Zagubiony w sercu
Wielkiego Babilonu,
Mówią na mnie Nielegalny
bo nie mam żadnych dokumentów
Nigeryjskim Nielegalnym
Boliwijskim Nielegalnym
Czarna Ręka zakazana!
inviata da dq82 - 3/6/2015 - 14:50
Daaaniii (L. Trans.)
Сам идем са својом тугом,
Сама иде моја казна,
Да трчим је моја судбина
Да заобиђем закон
Изгубљен у срцу
Великог Вавилона,
Зову ме тајни [2]
Зато што немам папире
У један град на северу
Отишао сам да радим,
Мој живот сам оставио
Између Сеуте и Гибралтара
Ја сам једна линија у мору,
Дух у граду,
Мој живот је забрањен
Каже власт
Сам идем са својом тугом,
Сама иде моја казна,
Да трчим је моја судбина
Да заобиђем закон
Изгубљен у срцу
Великог Вавилона,
Зову ме тајни,
Ја сам онај који крши закон
Сам идем са својом тугом,
Сама иде моја казна,
Да трчим је моја судбина
Да заобиђем закон
Изгубљен у срцу
Великог Вавилона,
Зову ме тајни
Зато што немам папире
Нигеријски, тајни
Боливијски, тајни
Мано Негра, илегална!
Sam idem sa svojom tugom,
Sama ide moja kazna,
Da trčim je moja sudbina
Da zaobiđem zakon
Izgubljen u srcu
Velikog Vavilona,
Zovu me tajni
Zato što nemam papire
U jedan grad na severu
Otišao sam da radim,
Moj život sam ostavio
Između Seute i Gibraltara
Ja sam jedna linija u moru,
Duh u gradu,
Moj život je zabranjen
Kaže vlast
Sam idem sa svojom tugom,
Sama ide moja kazna,
Da trčim je moja sudbina
Zato što nemam papire
Izgubljen u srcu
Velikog Vavilona,
Zovu me tajni,
Ja sam onaj koji krši zakon
Mano Negra, tajna
Peruanski, tajni
Afrički, tajni
Marihuana, ilegalna !
Sam idem sa svojom tugom,
Sama ide moja kazna,
Da trčim je moja sudbina
Da zaobiđem zakon
Izgubljen u srcu
Velikog Vavilona,
Zovu me tajni
Zato što nemam papire
Alžirski, tajni
Nigerijski, tajni
Bolivijski, tajni
Mano Negra, ilegalna!
[2] Clandestino у жаргону значи да је неко илегални имигрант, тешко је наћи тачну реч за превод на српски, нешто што је најближе је “тајни”.
[3] Мано Негра је била анархистичка организација у Шпанији 19. века, али је и уједно име од Ману Чаовог бившег бенда.
Cristian Pirnog (L. Trans.)
Singur merg cu pedeapsa mea,
Singură vine condamnarea mea,
Să fug mi-e destinul
Pentru a păcăli legea
Pierdut în inima
Marelui Babilon,
Mi se spune: clandestinul
Pentru că n-am acte [2]
Într-un oraş din nord
Am plecat ca să lucrez,
Viaţa mi-am lăsat-o
Între Ceuta şi Gibraltar
Sunt o epavă pe mare,
Fantomă în oraş,
Viaţa-mi va fi interzisă,
Spun autorităţile.
Singur merg cu pedeapsa mea,
Singură vine condamnarea mea,
Să fug mi-e destinul
Pentru ca n-am acte.
Pierdut în inima
Marelui Babilon,
Mi se spune: clandestinul,
Eu sunt cel ce încălcă legea.
Singur merg cu pedeapsa mea,
Singură vine condamnarea mea,
Să fug mi-e destinul
Pentru a păcăli legea
Pierdut în inima
Marelui Babilon,
Mi se spune: clandestinul
Pentru că n-am acte
Nigerian - clandestin
Bolivian - clandestin
Mâna Neagră – ilegală!
[2] De identitate.
[3] Mano Negra (Mâna Neagră) - (presupusă) formaţiune anarhistă de la sfârşitul secolului 19 în Spania şi numele formaţiei lui Manu Chao (1987–1995)
inviata da dq82 - 3/6/2015 - 14:52
Riccardo Venturi, 18-1-2023 13:01
Nota. Nella pagina era presente una “traduzione” ungherese ripresa da Lyricstranslate; ma ne è stata opportunamente eliminata, dato che era stata fatta palesemente col traduttore automatico di Google. E' stata quindi eliminata anche da qui. Mi dispiaceva, però, che Clandestino non fosse disponibile anche nella lingua di Orbán, e quindi l'ho fatta io.
Egyedül megyem a kinommal,
Egyedül megy a büntetésem,
Sorsom megszökni
Hogy kicsússzak a törvényből
Elvesztem a nagy
Babilon szívében,
Illegálisnak hívnak
Mert nincs okmányom.
Egy északi nagyvárosba
Mentem, hogy dolgozzak
Elhagytam az életemet
Ceuta és Gibraltár között
Nyom a tengerben vagyok,
Szellem a városban,
Az életem tilos,
Azt mondja a hatóság.
Egyedül megyem a kinommal,
Egyedül megy a büntetésem,
Sorsom megszökni
Mert nincs okmányom.
Elvesztem a nagy
Babilon szívében,
Illegálisnak hívnak,
Törvényen kivül vagyok.
Perui illegális
Afrikai illegális
Marihuána tilos !
Egyedül megyem a kinommal,
Egyedül megy a büntetésem,
Sorsom megszökni
Hogy kicsússzak a törvényből
Elvesztem a nagy
Babilon szívében,
Illegálisnak hívnak
Mert nincs okmányom.
Nigériai illegális
Boliviai illegális
Mano Negra illegális!
eyure (L. Trans.)
Yalnız acılarımla giderim,
Cezam yalnız gider,
Kaçmak benim kaderimdir
Kanunla dalga geçerim çünkü
Büyük babylon'un
Kalbinde bir kaybetmiş, [2]
Bana Clandestino derler
Çünkü kimliğim yok
Kuzey'de bir şehir
Çalışmaya gittim,
Hayatımı Cebelitarık
Ve Ceuta arasında bıraktım
Denizde bir ışık [3]
Şehirde bir hayaletim,
Benim yaşamım yasaktır
Öyle der kanunlar
Yalnız acılarımla giderim
Cezam yalnız gider
Kaçmak benim kaderimdir
Çünkü kimliğim yok
Büyük Babylon'un
Kalbinde bir kaybetmiş
Bana Clandestino derler
Ben kanunları bozarım
Yalnız acılarımla giderim,
Cezam yalnız gider
Kaçmak benim kaderimdir28
Kanunla dalga geçerim çünkü
Büyük Babylon'un
Kalbinde bir kaybetmiş,
Bana Clandestino derler
Çünkü kimliğim yok
Nijeryalı clandestino !
Bolivyalı clandestino !
Mano negra kanunsuz !
[2] haylaz
[3] işaret
[4] Mano negra: Manu Chao'nun eski grubu
inviata da dq82 - 3/6/2015 - 14:55
palooza (L. Trans.)
לבד אלך עם עונשי,
לבד תלך הרשעתי,
לרוץ הוא גורלי
כדי לחמוק מהחוק.
אבוד בליבה
של בבל הגדולה,
קוראים לי הסמוי
כי אין לי מסמכים.
לעיר בצפון
נסעתי לעבוד,
את חיי עזבתי
בין סאוטה וגיברלטר [1].
אני קו בים,
רוח רפאים בעיר,
חיי אינם חוקיים
כך על פי הרשויות.
לבד אלך עם עונשי,
לבד תלך הרשעתי,
לרוץ הוא גורלי
כדי לחמוק מהחוק.
אבוד בליבה
של בבל הגדולה,
קוראים לי הסמוי
אני פורע חוק.
יד שחורה סמויה, [2]
פרואני סמוי,
אפריקאי סמוי,
מריחואנה בלתי חוקית
לבד אלך עם עונשי,
לבד תלך הרשעתי,
לרוץ הוא גורלי
כדי לחמוק מהחוק.
אבוד בליבה
של בבל הגדולה,
קוראים לי הסמוי
כי אין לי מסמכים.
אלג'יראי סמוי,
ניגרי סמוי,
בוליביאני סמוי,
יד שחורה בלתי חוקית
[2] היד השחורה: ביטוי לעבודה בלתי חוקית או לשחיתות פוליטית. היד השחורה הייתה ארגון אנרכיסטי אלים שלכאורה פעל בספרד בסוף המאה ה-19 והיווה תירוץ לממשלה לדכא ולהוציא להורג את מתנגדיה, על שמו נקראה הלהקה של מאנו צ'או
inviata da dq82 - 3/6/2015 - 14:43
安德烈瓦西 (L. Trans.)
我刚刚来了和我刑罚一起
我信仰刚刚来了
运行是我命运的
若想糊弄法律
我被失落
在巴比伦的心
他们叫我暧人
因为我不实施身份的纸张
到一个北城市
我去了工作
我离开了我生活
中间休达和直布罗陀
我刚刚闪耀在海
我是幽灵在城市
我生活被禁止
告诉职权
我刚刚来了和我刑罚一起
我信仰刚刚来了
运行是我命运的
若想糊弄法律
我被失落
在巴比伦的心
他们叫我暧人
我做法律
秘鲁人是暧人
非洲人是暧人
大麻是非法
我刚刚来了和我刑罚一起
我信仰刚刚来了
运行是我命运的
若想糊弄法律
我被失落
在巴比伦的心
他们叫我暧人
因为我不实施身份的纸张
尼日利亚人是暧人
玻利维亚人是暧人
黑色手是非法
inviata da dq82 - 3/6/2015 - 14:41
M Naomi (L. Trans.)
ぼくは罰だけを持ってゆく
有罪が下されるだけ
走るのがぼくの運命
法を欺くために
心を失って
偉大なバビロンの心を
人はぼくをクランデスティノと呼ぶ
身分証明書を持っていないから
北の町に
ぼくは働きに行った
人生を置き去りにして
セウタとジブラルタルの間 に [1]
ぼくは海についた線
町の幽霊
僕の人生は禁じられている
と当局の人は言う
ぼくは悲しみだけを持ってゆく
有罪だけが下される
走るのがぼくの運命
法を欺くために
心を失って
偉大なバビロンの心を
人はぼくをクランデスティノと呼ぶ
ぼくは破産法
ぼくは罰だけを持ってゆく
有罪が下されるだけ
走るのがぼくの運命
法を欺くために
心を失って
偉大なバビロンの心を
人はぼくをクランデスティノと呼ぶ
身分証明書を持っていないから
ナイジェリアの不法移民
ボリビアの不法移民
不法なアナーキスト
Ben Damian (L. Trans.)
நான் தண்டனைக்குரியவனாகவே [1] உள்ளே வந்தேன்
குற்றங்கள் மட்டுமே என்னை பின்தொடர்கின்றன
சட்டத்தை மீறுவதற்காக [2]
ஓடுவதே என் தலைவிதி
பிரமாண்டமான பாபிலோனியாவின்
மத்தியில் தொலைந்துவிட்டேன்
அவர்கள் என்னை சட்டவிரோதமாக குடியேறியவன் என அழைக்கிறார்கள்
காரணம் என்னிடம் எந்த அடையாள அட்டையும் இல்லை
சியூட்டாவிற்கும் ஜிப்ரால்டாவிற்கும் இடையில் [3]
என் வாழ்க்கையை தொலைத்துவிட்டு
வடகே உள்ள நகரிக்கு
நான் வேலைக்கு சென்றேன்.
நான் கடலிலே மிதக்கும் ஒரு துரும்பு தான்
பேய் வசிக்கும் இந்த நகரத்தில்
எனக்கு வழ்வதற்கு தடை
என்கிறார் அதிகாரி
நான் தண்டனைக்குரியவனாகவே உள்ளே வந்தேன்
குற்றங்கள் மட்டுமே என்னை பின்தொடர்கின்றன
சட்டத்தை மீறுவதற்காக
ஓடுவதே என் தலைவிதி
பிரமாண்டமான பாபிலோனியாவின்
மத்தியில் தொலைந்துவிட்டேன்
அவர்கள் என்னை சட்டவிரோதமாக குடியேறியவன் என அழைக்கிறார்கள்
சட்டத்தின்முன் நான் ஒரு துரோகி
கரிய கரங்கள்* சட்டவிரோதம குடியேறியவன்.
பெருவியன் சட்டவிரோதமாக குடியேறியவன்
ஆப்பிரிக்கன் சட்டவிரோதமாக குடியேறியவன்
மருவானா [4] தடைசேய்யப்பட்டது
குற்றங்கள் மட்டுமே என்னை பின்தொடர்கின்றன
சட்டத்தை மீறுவதற்காக
ஓடுவதே என் தலைவிதி
பிரமாண்டமான பாபிலோனியாவின்
மத்தியில் தொலைந்துவிட்டேன்
அவர்கள் என்னை சட்டவிரோதமாக குடியேறியவன் என அழைக்கிறார்கள்
காரணம் என்னிடம் எந்த அடையாள அட்டையும் இல்லை
நைஜீரியன் சட்டவிரோதமாக குடியேறியவன்
பொலிவியன் சட்டவிரோதமாக குடியேறியவன்
கரிய கரங்கள்* சட்டவிரோதம குடியேறியவன்.
AnnaParva (L. Trans.)
Solus eo cum poenā meā,
Sola it condemnatio mea.
Destinatio mea est currĕre,
Ut fallam legem.
Perdĭtus in cordē
Grandis Babylonis.
Me dicunt clandestīnum,
Quod non levo papyrum.
Ad civitatem septentrionalem
Ii, ut laborarem.
Vitam meam relĭqui
Inter Septam Calpenque.
Sum torpedo in marī,
Phantasma in civitatē.
Vitam meam esse prohibitam
Dicit auctoritas.
Solus eo cum poenā meā,
Sola it condemnatio mea.
Destinatio mea est currĕre,
Quod non levo papyrum.
Perdĭtus in cordē
Grandis Babylonis.
Me dicunt clandestīnum,
Sum legirūpa.
Peruanus: clandestīnus,
Africanus: clandestīnus,
Cannabis: illegalis.
Solus eo cum poenā meā,
Sola it condemnatio mea.
Destinatio mea est currĕre,
Ut fallam legem.
Perdĭtus in cordē
Grandis Babylonis.
Me dicunt clandestīnum,
Quod non levo papyrum.
Nigerianus: clandestīnus,
Bolivianus: clandestīnus,
Manus Nigra: illegalis.
inviata da dq82 - 3/6/2015 - 14:46
"soy una raya en el mar"
Io ho sempre pensato a "raya" nel significato di "traccia", "scia": "sono una scia nel mare", cioè non sono niente, passo e scompaio, non esisto..
Non so però se sia possibie forzare il senso da "striscia", "traccia" a "scia", che in spagnolo sarebbe "estela" (vedi questa poesia di Machado)
el camino, y nada más;
caminante, no hay camino,
se hace camino al andar.
Al andar se hace camino,
y al volver la vista atrás
se ve la senda que nunca
se ha de volver a pisar.
Caminante, no hay camino,
sino estelas en la mar.
(Antonio Machado)
Baci e di nuovo grazie per il tuo/vostro lavoro.
Cristina
(Maria Cristina Costantini)
(Lorenzo)
Lucilla - 7/9/2006 - 03:57
Testo e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel:
José Manuel Arturo Tomás Chao Ortega, aka Manu Chao
Album / Albumi: Clandestino
"La canzone che ha portato al successo Manu Chao, una di quelle canzoni che, come si dice, tutti hanno ascoltato almeno una volta nella vita. Una canzone pop, di quelle che rimangono in testa inesorabilmente dopo il primo ascolto, magari l'abbiamo sentita migliaia di volte come sottofondo in decine di centri commerciali, sottopassaggi, negozi di dischi delle nostre città del nord... senza fare troppo caso al testo. Nella loro semplicità, le parole della canzone dicono tanto. Dicono della condanna sofferta da tanti immigrati che, in fuga dai mille sud del mondo, dalla fame, dalle guerre, si ritrovano in quel Nord che li condanna ad una vita clandestina in fuga, fantasmi nella città la cui vita va proibita." - Lorenzo Masetti, 2006
Questa pagina, totalmente rifatta tra il dicembre 2022 e il gennaio 2023, comincia con due video.
Il primo, qua sopra, riprende l'inizio del concerto che Manu Chao tenne a Genova il 18 luglio 2001.
Due giorni dopo, la mattanza dello stato italiano con la sua polizia e i suoi carabinieri, col fascista Gianfranco Fini in cabina di regia, col barzellettiere Berlusconi appena (ri) giunto al potere, con l'assassinio di Carlo Giuliani, l'eliminazione di un movimento e, in pratica, di una generazione. La scuola Diaz, i torturatori di Bolzaneto che massacravano ragazzi, ragazze, giornalisti, medici, chiunque urlando “Ve lo diamo noi ora Manu Chao”. Già. Perché quella canzone, Clandestino era già diventata un simbolo.
Col secondo video, sempre qua sopra, facciamo un salto di vent'anni. 20 luglio 2021, sempre a Genova. Piazza “Alimonda”, o piazza Carlo Giuliani. Si è tenuta ogni anno a partire dal 2002, la manifestazione per ricordare Carlo là nel luogo dove è stato ammazzato; da qualche anno c'è anche, nell'aiola centrale della piazza, un cippo in pietra che lo ricorda. Ogni anno tanta gente, tanta musica, il caldo, la tensione, i genitori, la sorella. Ogni anno ci si ritrova là, non ce l'ha fatta nemmeno il “Covid” a non farci essere là. Ogni anno, il 20 luglio, a cancellare col pennarello la dicitura “Piazza Gaetano Alimonda” dalla targa stradale accanto al bar, e a sostituirla con “Piazza Carlo Giuliani – Ragazzo”. L'hanno chiesto pure a me di farlo, una volta, perché sono molto alto e arrivo alla targa senza dover montare su una sedia. Il 20 luglio 2021, Manu Chao, a sorpresa, è arrivato in piazza Carlo Giuliani a cantare Clandestino in quella piazza. Vent'anni dopo, come il famoso romanzo di Dumas. Quasi come Dumas.
Carlo Giuliani, che il prossimo 14 marzo avrebbe avuto 45 anni. Magari, la sua vita avrebbe preso direzioni del tutto diverse da quelle che, il 20 luglio 2001, lo portarono in quella maledetta piazza dove infuriava la peste nera, e non solo perché sulla piazza danno due strade -Via Caffa e via Teodosia, anch'esse tristemente note in quella giornata- dedicate alla medesima colonia genovese in Asia Minore da dove, secondo le cronache, si propagò la devastante pestilenza del XIV secolo. Quel giorno imperversava la peste nera dello stato, della polizia, della repressione, della violenza, del fascismo. Il vero “black block” erano loro, nel senso letterale del termine: il Blocco Nero. Il Blocco Nero in tenuta “antisommossa” che bloccava tutto. Bloccava la vita. Poi fu la mattanza della scuola Diaz. Poi fu Bolzaneto. Poi sono stati questi vent'anni di menzogne e di coperture criminali.
E' tempo qui, però, di lasciare la parola a Daniele Funaro. Il 27 aprile 2021, su Machina, ha scritto quanto segue all'approssimarsi del ventesimo anniversario di quel maledetto 20 luglio 2001: la migliore analisi possibile di una canzone-simbolo, di un intero Movimento e di tutto un momento storico che ha ancora pesantissime ripercussioni sul presente. [RV]
Una canzone in movimento: Clandestino e l’inizio del XXI secolo
di Daniele Funaro
Machina, 27 aprile 2021
Questo articolo è una versione rivista di una puntata di The Perfect Song, il mio podcast, in cui racconto quelle che per me sono alcune delle migliori canzoni mai scritte. The Perfect Song è disponibile su Apple Podcast, Spotify, e tutte le principali piattaforme di pubblicazione.
Al di là di tutto quello che si dice, l’arte è un modo di interpretare la realtà che ci circonda. Qualsiasi creazione artistica, e la musica non fa eccezione, nasce in un contesto e da quel contesto è influenzata e plasmata. Quando lo scenario è incerto, l’arte riflette questa incertezza, ma la sa anche sfruttare per creare qualcosa di nuovo o di diverso. Clandestino di Manu Chao è proprio questo: è il racconto di un momento in cui, per un attimo, la speranza di cambiare il mondo era sembrata davvero a portata di mano. È una canzone che racconta un momento preciso, e che, probabilmente, non avrebbe potuto nascere in nessun altro tempo o in un altro contesto. E, purtroppo, è la colonna sonora della violenta fine di quel momento.
A ormai 20 anni di distanza dai giorni di Genova, è possibile raccontare qualcosa su quella che è stata la colonna sonora di quel momento. Perché Clandestino è, per molti versi, il suono di quei giorni terribili, in cui un nutrito gruppo di donne e di uomini provenienti dai posti più diversi e da tutti i contesti hanno cercato di mostrare che era possibile creare un mondo più giusto, in cui l’unico interesse non fosse solo quello economico, ma in cui tutti potessero avere una vita migliore a prescindere dal luogo di nascita.
A posteriori, è facile capire come la nascita del nuovo panorama in cui ci troviamo a vivere oggi ha una precisa data di nascita, anzi ne ha due: il 20 luglio e l’11 settembre 2001. Il G8 di Genova e l’attacco a New York e Washington indirizzano definitivamente la politica mondiale verso un approccio sempre più liberista in economia e sempre più improntato sullo scontro tra forze della conservazione da una parte e «asse del male» dall’altra, lasciando pochissimo spazio di manovra alle istanze progressiste o radicali.
I movimenti che all’epoca erano noti come «no global» non trovano quasi più spazio per un lungo periodo, almeno fino all’emergere di momenti di protesta che riprendevano temi principali della fine del XX secolo – integrandoli anche con nuove prospettive e nuovi punti di vista – e li riproponevano in forme diverse e innovative. Se si escludono le manifestazioni contro l’intervento militare americano in Iraq e in Afghanistan, il primo vero momento di protesta globale successivo al 2001 che cerca di mettere in discussione lo scenario e che riesce a riguadagnare uno spazio nella discussione globale è Occupy Wall Street, che fa la sua comparsa dieci anni dopo l’inizio del XXI secolo, il 17 settembre 2011.
Tornando alla fine del «secolo breve», i dieci anni che passano tra il 1991 e il 2001 sono un periodo di enorme interesse storico perché la mancanza di un equilibrio stabile rende possibili tante novità che prima o dopo forse non sarebbero state neanche immaginabili. Come diceva Mao Zedong, «Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente».
Sono anni in cui succede tutto e il contrario di tutto: mentre si festeggia la fine di una serie di regimi oppressivi nell’Europa dell’Est, la Jugoslavia esplode in una guerra civile atroce e sanguinaria, che lascia sul terreno decine di migliaia di vittime e ferite che ancora non si sono del tutto rimarginate. Mentre un ingegnere inglese, Tim Berners-Lee, inventa un protocollo che permette ai computer di tutto il mondo di comunicare tra loro creando una rete completamente decentralizzata e indipendente che si diffonderà ovunque e che cambierà tutto, viene fondata la World Trade Organization, che lavorerà per imporre politiche neoliberiste a tutti i suoi paesi membri, a volte con conseguenze devastanti per le popolazioni.
Anche nella musica, questi dieci anni di interregno tra un secolo e l’altro riflettono il momento. È un decennio di novità e soprattutto di mescolanze, incontri e scontri tra generi diversi. Si inizia con la parabola del grunge, che travolge il rock degli anni ’80 e porta in primo piano quella che fino a quel momento era considerata musica underground, creando nuove star e lasciando sul terreno figure come quella di Kurt Cobain, che avrebbero potuto dare ancora tanto al rock e all’arte in generale. In questi anni anche alcune tra le band mainstream più importanti cambiano pelle e si aprono al nuovo. Due esempi: gli U2 scoprono l’ironia e la musica dance, parlando prima della potenza devastante dei mass media con Achtung Baby e Zooropa e poi degli eccessi del consumismo globale con Pop; Bruce Springsteen senza la E Street Band scopre suoni più pop o più acustici, pubblicando quelli che sono forse i suoi album peggiori, Human Touch e Lucky Town, seguiti da uno dei migliori, The Ghost of Tom Joad.
Dal punto di vista creativo, probabilmente, i momenti più importanti sono quelli che vedono generi lontani avvicinarsi, incrociarsi e ibridarsi per creare qualcosa di nuovo. Non è un caso se la mescolanza tra rock e hip hop che inizia in quel periodo verrà chiamata crossover prima di diventare nu metal con il volgere del secolo e del millennio. Ed è interessante notare che alcune figure provenienti dal mondo della musica da discoteca, come Fatboy Slim o i Chemical Brothers produrranno musica che, almeno nell’approccio, è molto più rock di tanti dischi fatti con chitarra, basso e batteria. In questo scenario fluido e in continuo divenire, anche la musica cosiddetta «etnica» gioca un ruolo fondamentale, e iniziano ad avere un successo nuovo e più grande anche musicisti che non usano l’inglese come lingua per esprimersi. Ed è qui, in mezzo a questo caos creativo che incontriamo la Mano Negra, la prima band in cui ha militato il nostro protagonista.
José-Manuel Thomas Arthur Chao nasce a Parigi nel 1961 da una famiglia spagnola fuggita in Francia per scappare alla dittatura di Francisco Franco. Inizia a fare musica con il fratello Antoine e nel 1987 fonda la Mano Negra, con Antoine e con il cugino. È una band che non suona come nessun’altra: la cifra stilistica principale è la mescolanza di generi come lo ska, il punk, il reggae e l’uso di tante lingue diverse, francese, inglese, spagnolo, italiano e altre ancora per raccontare storie che vengono dalle periferie, dai confini dell’impero e dal sud del mondo. In una parola, Patchanka, come si intitolava il loro primo album. La band ha un discreto successo in Europa, in Asia e in America Latina e diventa seminale per molti gruppi del periodo: per esempio in Italia, un gruppo di ragazzi emiliani innamorati dell’Irlanda iniziano suonare insieme con il nome di Modena City Ramblers e definiscono la loro musica «patchanka celtica» per sottolineare le influenze che la band francese aveva su di loro.
Nel 1994, poco prima della pubblicazione di Casa Babylon, il loro quarto album, le tensioni interne portano allo scioglimento della Mano Negra e Manu Chao prosegue la sua carriera da solista. Il primo risultato di questo lavoro è Clandestino, pubblicato nel 1998. La canzone è la traccia di apertura. L’album è fatto di registrazioni sostanzialmente artigianali, realizzate da Chao con un portatile da cui non si separava mai (lo «Studio clandestino») e che mettono insieme suoni acustici con influenze africane e latinoamericane. Il disco venderà circa 5 milioni di copie in tutto il mondo e verrà certificato disco d’oro o di platino in diversi paesi. Tra le particolarità di questo e dei successivi album di Chao c’è il fatto che testi e musiche a volte sono «riciclati» da altre canzoni. Facciamo l’esempio di Bongo Bong, il primo singolo solista del cantante, e terza traccia di Clandestino. Il suo testo è quello di King of Bongo, canzone della Mano Negra del 1991, cantato su una base diversa – e più lenta – che include anche suoni di Bull ina Pen dei Black Uhuru. La canzone della Mano Negra è a sua volta ispirata al pezzo del 1939 King of the Bongo Bong del trombettista Roy Eldridge. Bongo Bong è di fatto un medley con la traccia seguente, Je ne t’aime plus, che è cantata sulla stessa base. Nell’album seguente, Próxima Estación: Esperanza, Chao riprende la stessa base per due canzoni, Mr. Bobby e Homens.
Venendo a Clandestino, la canzone racconta la vita difficile di un immigrato clandestino, impegnato a fuggire dalla polizia e a cercare un lavoro per sopravvivere in un mondo repressivo e in cui chi viene da un altro paese è spesso condannato alla clandestinità e a vivere di espedienti. Il protagonista si definisce «un fantasma nella città», invisibile dopo aver abbandonato la sua vita tra Ceuta e Gibilterra, respinto dalle autorità, per cui è più facile cacciare e arrestare che sprecare carta per compilare moduli di accoglienza. Come è evidente da questo breve riassunto, e come aveva già fatto con la Mano Negra, Chao prende una chiara posizione politica, dalla parte dei più deboli e contro il razzismo. La traiettoria di questa canzone si incrocia con quella del nascente movimento popolare contro la globalizzazione, che inizia a svilupparsi concretamente nella seconda metà degli anni ’90 e che, tra le tante rivendicazioni che porta avanti, chiede anche un radicale cambiamento delle politiche relative alle migrazioni e al sostegno dei paesi di quello che una volta si chiamava «Terzo mondo».
Questo movimento aveva mostrato la sua vera portata per la prima volta in uno dei luoghi simbolo degli anni ’90, nella città che aveva dato i natali a Jimi Hendrix e al grunge – simboli della ribellione giovanile degli anni ’70 e ’90, ma anche a colossi della nuova economia globale come Microsoft e Starbucks. Durante il vertice della WTO a Seattle, il 30 novembre 1999, migliaia di persone bloccarono le strade della città per protestare contro l’applicazione delle teorie neoliberiste e per una globalizzazione più giusta ed equa, impedendo l’accesso dei delegati alla zona del vertice. E proprio a Seattle si mostra anche il volto più violento della protesta: un gruppo di manifestanti vestiti di nero prende d’assalto banche e negozi causando danni e scontri con la polizia.
La musica di Manu Chao, e in particolare Clandestino, sono una perfetta colonna sonora di questo movimento: è molto diversa dal classico rock mainstream, anche quello più alternativo che andava di moda negli anni ’90, non è cantata in inglese e racconta storie di un altro mondo, quello che il movimento vorrebbe portare in primo piano e cambiare. È semplice, ritmata e coinvolgente, perfetta per la condivisione collettiva. Non so se il mio è un parere condiviso, ma per me Clandestino è una specie di inno non ufficiale di quei momenti e di quegli anni, inseparabile da quelle immagini e da quelle idee: per le strade si diceva che «un altro mondo è possibile», e lo si diceva ballando sul ritmo di questa musica.
Il G8 di Genova segna l’inizio della fine di quel decennio di transizione tra la fine del XX secolo e l’inizio del XXI. È il momento in cui tutte le tensioni che si erano create negli anni precedenti arrivano al punto di rottura. Il concerto di Manu Chao di fatto apre i tre giorni che Amnesty International ha definito «la più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale». La tensione era altissima da settimane: i gruppi più oltranzisti di quello che all’epoca era noto come «popolo di Seattle» avevano dichiarato apertamente che avrebbero violato la zona rossa in cui si sarebbe svolto il vertice, mentre dall’altra parte il Ministro dell’Interno e le forze di polizia promettevano di difenderla a ogni costo. C’erano continue provocazioni. I racconti parlano anche di centinaia di sacche per cadaveri giunte in città nei giorni precedenti il vertice. Sembrava una gara ad alzare sempre di più il livello dello scontro tanto che alla fine, quando lo scontro esplose davvero, almeno all’inizio, nessuno si sorprese.
Poi gli eventi superarono anche le più fosche previsioni che si potevano fare. I manifestanti pacifici, che erano la stragrande maggioranza, si trovarono presi in mezzo tra gli assalti del blocco nero, che agiva praticamente indisturbato e la risposta delle forze dell’ordine che era spesso tardiva, ma allo stesso tempo durissima. E tutti ci ricordiamo quello che successe dopo.
Carlo Giuliani, la Diaz e Bolzaneto.
La macelleria messicana.
Quei tre giorni misero fine in modo violento alla spinta propulsiva, che in quel momento sembrava difficilmente arrestabile, dell’idea che «un altro mondo è possibile» e di fatto aprirono una stagione di globalizzazione selvaggia e neoliberismo spinto in economia, e di repressione in politica. Poco meno di due mesi dopo, quando tre aerei si schiantarono sul World Trade Center e sul Pentagono, e un quarto precipitò in Pennsylvania prima di colpire il suo obiettivo, divenne evidente che l’altro mondo possibile che era uscito dagli anni ’90 era molto diverso da quello che immaginavano i ragazzi di Seattle e di Genova, e che Manu Chao cantava.
Ci sono voluti diversi anni, varie guerre e una crisi economica devastante per ricalibrare le prospettive e ricominciare a immaginare un mondo diverso: oggi i movimenti sono meno accentrati e sfruttano la potenza della rete per diffondere le proprie idee in modo orizzontale. Le figure di riferimento sono più modelli da cui trarre ispirazione che veri e propri leader politici. E lo spettro della protesta si è ampliato ed è diventato sempre più sfaccettato. Accanto alla richiesta di un nuovo paradigma economico, in cui non sia più un mercato quasi totalmente privo di regole ad avere il controllo su tutto, si sono fatte strada con forza richieste legate alla difesa dell’ambiente contro i cambiamenti climatici in atto, per un nuovo approccio all’uso delle energie rinnovabili, per i diritti di tutti e contro il razzismo sistemico alla base di molti degli ordini sociali degli stati occidentali. In questi anni, Manu Chao è sempre stato in prima linea in questi movimenti e la sua musica ha, nonostante tutto, continuato a essere la colonna sonora di proteste e dimostrazioni.
Gli ultimi anni hanno dimostrato che forse, finalmente, siamo sul punto di vedere davvero un cambiamento nel mondo: nonostante tutte le resistenze, che hanno preso la forma di estremisti religiosi, attentatori razzisti, tecnocrati ultraliberisti e presidenti sovranisti, sembra che ci stiamo avvicinando a un punto di svolta. Martin Luther King diceva che «l’arco dell’universo morale è lungo, ma inclina nel verso della giustizia» e sembra che stavolta il mondo stia davvero facendo un passo importante in quella direzione. Fare in modo che questo cambiamento diventi realtà non sarà né scontato né semplice. Ci vorranno attenzione, costanza, voglia di non mollare e capacità di pensare in modo innovativo e laterale. E ci vorrà anche tanta bellezza. Ci vorrà il potere dell’arte e della musica di avvicinare le persone e di funzionare da bandiera.
Ci vorranno, tra le tante cose, canzoni che abbiano la capacità di raccontare il mondo che vogliamo. Canzoni che siano semplici da ricordare, per poterle cantare tutti insieme, e che diventino un rito collettivo. Ci vorranno anche canzoni che ci ricordino quello che abbiamo pagato per arrivare dove siamo, e che ci facciano evitare di ripetere gli errori che abbiamo commesso. Ci vorranno canzoni come Clandestino.
Perché sì, un altro mondo è possibile.
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