W dzień końca świata
Pszczoła krąży nad kwiatem nasturcji,
Rybak naprawia błyszczącą sieć.
Skaczą w morzu wesołe delfiny,
Młode wróble czepiają się rynny
I wąż ma złotą skórę, jak powinien mieć.
W dzień końca świata
Kobiety idą polem pod parasolkami,
Pijak zasypia na brzegu trawnika,
Nawołują na ulicy sprzedawcy warzywa
I łódka z żółtym żaglem do wyspy podpływa,
Dźwięk skrzypiec w powietrzu trwa
I noc gwiaździstą odmyka.
A którzy czekali błyskawic i gromów,
Są zawiedzeni.
A którzy czekali znaków i archanielskich trąb,
Nie wierzą, że staje się już.
Dopóki słońce i księżyc są w górze,
Dopóki trzmiel nawiedza różę,
Dopóki dzieci różowe się rodzą,
Nikt nie wierzy, że staje się już.
Tylko siwy staruszek, który byłby prorokiem,
Ale nie jest prorokiem, bo ma inne zajęcie,
Powiada przewiązując pomidory:
Innego końca świata nie będzie,
Innego końca świata nie będzie.
Pszczoła krąży nad kwiatem nasturcji,
Rybak naprawia błyszczącą sieć.
Skaczą w morzu wesołe delfiny,
Młode wróble czepiają się rynny
I wąż ma złotą skórę, jak powinien mieć.
W dzień końca świata
Kobiety idą polem pod parasolkami,
Pijak zasypia na brzegu trawnika,
Nawołują na ulicy sprzedawcy warzywa
I łódka z żółtym żaglem do wyspy podpływa,
Dźwięk skrzypiec w powietrzu trwa
I noc gwiaździstą odmyka.
A którzy czekali błyskawic i gromów,
Są zawiedzeni.
A którzy czekali znaków i archanielskich trąb,
Nie wierzą, że staje się już.
Dopóki słońce i księżyc są w górze,
Dopóki trzmiel nawiedza różę,
Dopóki dzieci różowe się rodzą,
Nikt nie wierzy, że staje się już.
Tylko siwy staruszek, który byłby prorokiem,
Ale nie jest prorokiem, bo ma inne zajęcie,
Powiada przewiązując pomidory:
Innego końca świata nie będzie,
Innego końca świata nie będzie.
envoyé par Bernart Bartleby - 22/4/2014 - 13:56
Langue: italien
Traduzione italiana di Pietro Marchesani da “Czesław Miłosz. Poesie”, Adelphi, 1983.
CANZONE SULLA FINE DEL MONDO
Il giorno della fine del mondo
L’ape gira sul fiore del nasturzio,
il pescatore ripara la rete luccicante.
Nel mare saltano allegri delfini,
Giovani passeri si appoggiano alle grondaie
E il serpente ha la pelle dorata che ci si aspetta.
Il giorno della fine del mondo
Le donne vanno per i campi sotto l’ombrello,
L’ubriaco si addormenta sul ciglio dell’aiuola,
I fruttivendoli gridano in strada
E la barca dalla vela gialla si accosta all’isola,
Il suono del violino si prolunga nell’aria
E disserra la notte stellata.
E chi si aspettava folgori e lampi,
Rimane deluso.
E chi si aspettava segni e trombe di arcangeli,
Non crede che già stia avvenendo.
Finché il sole e la luna sono su in alto,
Finché il calabrone visita la rosa,
Finché nascono rosei bambini,
Nessuno crede che già stia avvenendo.
Solo un vecchietto canuto, che sarebbe un profeta,
Ma profeta non è, perché ha altro da fare,
Dice legando i pomodori:
Non ci sarà altra fine del mondo,
Non ci sarà altra fine del mondo.
Il giorno della fine del mondo
L’ape gira sul fiore del nasturzio,
il pescatore ripara la rete luccicante.
Nel mare saltano allegri delfini,
Giovani passeri si appoggiano alle grondaie
E il serpente ha la pelle dorata che ci si aspetta.
Il giorno della fine del mondo
Le donne vanno per i campi sotto l’ombrello,
L’ubriaco si addormenta sul ciglio dell’aiuola,
I fruttivendoli gridano in strada
E la barca dalla vela gialla si accosta all’isola,
Il suono del violino si prolunga nell’aria
E disserra la notte stellata.
E chi si aspettava folgori e lampi,
Rimane deluso.
E chi si aspettava segni e trombe di arcangeli,
Non crede che già stia avvenendo.
Finché il sole e la luna sono su in alto,
Finché il calabrone visita la rosa,
Finché nascono rosei bambini,
Nessuno crede che già stia avvenendo.
Solo un vecchietto canuto, che sarebbe un profeta,
Ma profeta non è, perché ha altro da fare,
Dice legando i pomodori:
Non ci sarà altra fine del mondo,
Non ci sarà altra fine del mondo.
envoyé par Bernart Bartleby - 22/4/2014 - 13:58
Langue: anglais
Traduzione inglese di Anthony Miłosz da “Czesław Miłosz - Poezje Wybrane” [Selected Poems], Kraków 1996.
A SONG ON THE END OF THE WORLD
On the day the world ends
A bee circles a clover,
A fisherman mends a glimmering net.
Happy porpoises jump in the sea,
By the rainspout young sparrows are playing
And the snake is gold-skinned as it should always be.
On the day the world ends
Women walk through the fields under their umbrellas,
A drunkard grows sleepy at the edge of a lawn,
Vegetable peddlers shout in the street
And a yellow-sailed boat comes nearer the island,
The voice of a violin lasts in the air
And leads into a starry night.
And those who expected lightning and thunder
Are disappointed.
And those who expected signs and archangels' trumps
Do not believe it is happening now.
As long as the sun and the moon are above,
As long as the bumblebee visits a rose,
As long as rosy infants are born
No one believes it is happening now.
Only a white-haired old man, who would be a prophet
Yet is not a prophet, for he's much too busy,
Repeats while he binds his tomatoes:
There will be no other end of the world,
There will be no other end of the world.
On the day the world ends
A bee circles a clover,
A fisherman mends a glimmering net.
Happy porpoises jump in the sea,
By the rainspout young sparrows are playing
And the snake is gold-skinned as it should always be.
On the day the world ends
Women walk through the fields under their umbrellas,
A drunkard grows sleepy at the edge of a lawn,
Vegetable peddlers shout in the street
And a yellow-sailed boat comes nearer the island,
The voice of a violin lasts in the air
And leads into a starry night.
And those who expected lightning and thunder
Are disappointed.
And those who expected signs and archangels' trumps
Do not believe it is happening now.
As long as the sun and the moon are above,
As long as the bumblebee visits a rose,
As long as rosy infants are born
No one believes it is happening now.
Only a white-haired old man, who would be a prophet
Yet is not a prophet, for he's much too busy,
Repeats while he binds his tomatoes:
There will be no other end of the world,
There will be no other end of the world.
envoyé par Bernart Bartleby - 22/4/2014 - 14:05
“Nei ricordi di bambino, ho una traccia rimasta nitida: sentivo dire più o meno una volta all’anno, che stava per sopraggiungere la fine del mondo. Allora, correvo da mio padre per chiedere spiegazioni e lui sorridendo, mi passava la mano tra i capelli e mi diceva di non pensarci e di tornare a giocare. Però ero insistente e lo perseguitavo con la mia paura così, la sera durante la cena, riproponevo il quesito.
Una volta mi disse: “La fine del mondo è l’ape che muore dopo il suo ciclo vitale, l’albero che secca per la pioggia che non cade. La fine del mondo è un vecchio che spegne il suo giorno piego tra le ossa consumate, è un giovane che cade al fronte. La fine del mondo è anche il fiore che cede lo stelo al vento, la mosca che rimane schiacciata tra il tavolo e la mano nervosa di un uomo. La fine del mondo è un perseguitato che cade sotto tortura o una madre che spira nel parto. La fine del mondo avviene ogni giorno e ciò che rattrista è che pochi lo notano. Anche l’indifferenza può essere la fine del mondo”
Oggi, leggendo Miłosz, ho scoperto questa poesia. Inevitabile la connessione con il ricordo di mio padre...
Che non conosceva Czesław Miłosz.” (Giordan, dal suo blog Aquasuga )
Una volta mi disse: “La fine del mondo è l’ape che muore dopo il suo ciclo vitale, l’albero che secca per la pioggia che non cade. La fine del mondo è un vecchio che spegne il suo giorno piego tra le ossa consumate, è un giovane che cade al fronte. La fine del mondo è anche il fiore che cede lo stelo al vento, la mosca che rimane schiacciata tra il tavolo e la mano nervosa di un uomo. La fine del mondo è un perseguitato che cade sotto tortura o una madre che spira nel parto. La fine del mondo avviene ogni giorno e ciò che rattrista è che pochi lo notano. Anche l’indifferenza può essere la fine del mondo”
Oggi, leggendo Miłosz, ho scoperto questa poesia. Inevitabile la connessione con il ricordo di mio padre...
Che non conosceva Czesław Miłosz.” (Giordan, dal suo blog Aquasuga )
Bernart Bartleby - 22/4/2014 - 14:13
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Versi di Czesław Miłosz, nel ciclo “Głosy biednych ludzi” [Voci di povera gente] contenuto nella raccolta “Ocalenie” [Salvezza] pubblicata nel 1945.
Poesia messa in musica da artisti come Jarek Kordaczuk, Nad Porami Roku, Lawenda e molti altri.
“Benché ispirata dall’improvviso arrivo dei carrarmati sovietici nel centro di Vilna nel 1940, cui l’autore aveva assistito, la poesia non narra alcun evento storico: si tende piuttosto a riflettere più generalmente sulla cieca pulsione vitale della natura e degli uomini, indifferenti alle «fini dei mondi» e alle altrui tragedie. È una sorta di «distillazione» del motivo ispiratore in un «preparato» di immagini in assoluto contrasto con il titolo. Sono scene di maniera di cui si potrebbe agevolmente ricercare l’origine o accostare una specifica iconografia: api su fiori, gai delfini e passeri, serpenti, pescatori, signore a passeggio per i campi, ubriachi e ortolani. Partecipano tutti a un vibrante ciclo naturale che non può che renderli spettatori distratti o ignari di quella «fine del mondo» che ha luogo forse non molto lontano.” (da “Czesław Miłosz: descrivere le fini dei mondi”, di Giovanna Tomassucci, in “L’ospite ingrato – Rivista online del Centro Studi Franco Fortini”)
E da quelle parti la sensazione che si fosse giunti alla fine del mondo dovette essere piuttosto comune all’epoca, stritolati come rimasero, i polacchi e i lituani in particolare, tra due dei più forti regimi totalitari che la Storia abbia mai conosciuto…