Wiatr za drutami szepce do snu:
Pamiętasz Polskę, biedaku mój?
Dawne marzenia, których dziś nie ma—
Pozostał głuchy ból.
Tyle, ach tyle czekałem dni,
Poczekam jeszcze tysiące trzy!
Twarde jest życie, twarde są pięści!
Pamiętaj! Pomścij! Milcz!
Piosenka niezapomniana,
Jedyna, umiłowana,
Piosenka, którą zdławiło “Heil!”
Piosenka, o czymś, co było,
Minęło—lecz będzie żyło!
Mój Boże, z piosenką umrzeć daj.
Zaśpiewa cała Polska ma
I skrzydła znów odrosną!
Wrócimy wszyscy, wszyscy tam,
Gdzie Wisła czeka wiosną.
Piosenka krwią okupiona,
Mocarna—niezwyciężona,
Piosenka, która się spełni —wam!
Pamiętasz Polskę, biedaku mój?
Dawne marzenia, których dziś nie ma—
Pozostał głuchy ból.
Tyle, ach tyle czekałem dni,
Poczekam jeszcze tysiące trzy!
Twarde jest życie, twarde są pięści!
Pamiętaj! Pomścij! Milcz!
Piosenka niezapomniana,
Jedyna, umiłowana,
Piosenka, którą zdławiło “Heil!”
Piosenka, o czymś, co było,
Minęło—lecz będzie żyło!
Mój Boże, z piosenką umrzeć daj.
Zaśpiewa cała Polska ma
I skrzydła znów odrosną!
Wrócimy wszyscy, wszyscy tam,
Gdzie Wisła czeka wiosną.
Piosenka krwią okupiona,
Mocarna—niezwyciężona,
Piosenka, która się spełni —wam!
Contributed by Riccardo Venturi - 2014/3/24 - 17:13
Language: English
UNFORGETTABLE SONG
Breeze rustling through the wires lulls me to sleep:
“Do you remember Poland, poor fellow?”
Daydreams of long ago today are no more—
Only a dull ache remains.
Too many days I’ve waited in vain,
Still I’ll wait a thousand more!
Life is hard, but so are my fists!
Remember! Revenge! Say nothing!
Unforgettable song,
My dearest, my only one,
Beloved song that stifled their “Heil!”
Dear song about things that once were,
About things past—but that will endure!
Dear God, with a song on my lips let me die.
All my Poland will sing out,
With wings reborn again she’ll soar!
We all will return again, there,
Where the Vistula awaits in spring.
Dear song, paid for in blood,
Mighty, invincible,
Dear song, whose words will come true for you!
Breeze rustling through the wires lulls me to sleep:
“Do you remember Poland, poor fellow?”
Daydreams of long ago today are no more—
Only a dull ache remains.
Too many days I’ve waited in vain,
Still I’ll wait a thousand more!
Life is hard, but so are my fists!
Remember! Revenge! Say nothing!
Unforgettable song,
My dearest, my only one,
Beloved song that stifled their “Heil!”
Dear song about things that once were,
About things past—but that will endure!
Dear God, with a song on my lips let me die.
All my Poland will sing out,
With wings reborn again she’ll soar!
We all will return again, there,
Where the Vistula awaits in spring.
Dear song, paid for in blood,
Mighty, invincible,
Dear song, whose words will come true for you!
Contributed by Riccardo Venturi - 2014/3/24 - 17:23
Language: Italian
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
25 marzo 2014
25 marzo 2014
CANZONE INDIMENTICABILE
Il vento sui fili spinati mi canta una ninna:
“Ti ricordi la Polonia, povero mio?”
Sogni a occhi aperti che oggi non ci sono più,
rimane soltanto un cupo dolore.
Oh quanti, quanti giorni ho aspettato
e ne aspetterò altri mille!
Dura è la vita, ma duri anche i miei pugni!
Ricorda! Vendetta! Taci!
Canzone indimenticabile,
Canzone unica e amata,
Canzone che ha strozzato il loro “Heil!”
Canzone su qualcosa che c'è stata,
Su un passato che eppure rivivrà!
Dio mio, fammi morire con una canzone.
Tutta la mia Polonia canterà a squarciagola
e con nuove ali si alzerà di nuovo in volo!
Ritorneremo tutti, tutti quanti
Dove la Vistola aspetta in primavera.
Canzone pagata col sangue,
Potente e invincibile,
Canzone che si avvererà, per voi!
Il vento sui fili spinati mi canta una ninna:
“Ti ricordi la Polonia, povero mio?”
Sogni a occhi aperti che oggi non ci sono più,
rimane soltanto un cupo dolore.
Oh quanti, quanti giorni ho aspettato
e ne aspetterò altri mille!
Dura è la vita, ma duri anche i miei pugni!
Ricorda! Vendetta! Taci!
Canzone indimenticabile,
Canzone unica e amata,
Canzone che ha strozzato il loro “Heil!”
Canzone su qualcosa che c'è stata,
Su un passato che eppure rivivrà!
Dio mio, fammi morire con una canzone.
Tutta la mia Polonia canterà a squarciagola
e con nuove ali si alzerà di nuovo in volo!
Ritorneremo tutti, tutti quanti
Dove la Vistola aspetta in primavera.
Canzone pagata col sangue,
Potente e invincibile,
Canzone che si avvererà, per voi!
MIECZYSŁAW FOGG
La Piosenka nieaktualna, del 1934, sulla quale si basa questa canzone di Kulisiewicz scritta nel lager di Sachsenhausen, fu uno dei grandi successi d'anteguerra di Mieczysław Fogg. Mieczysław Fogg è stato uno dei più grandi cantanti e compositori polacchi di musica leggera, noto in mezzo mondo; e crediamo che, per svariati motivi, una sua breve biografia non sia fuori luogo in questa pagina. Tutt'altro, come vedremo meglio.
Mieczysław Fogiel era un varsaviese DOC, essendo nato nella capitale polacca (allora nell'Impero Russo) il 30 maggio 1901. Nel 1922, dopo la maturità liceale, andò a lavorare come ferroviere; allo stesso tempo, nelle ore libere cantava nella Corale della chiesa di Sant'Anna a Varsavia. Un amico, Ludwik Sempoliński, lo fece entrare al corso musicale tenuto da Jan Łysakowski, Eugeniusz Mossakowski, Wacław Brzeziński, Ignacy Dygas e altri musicisti di spicco dell'epoca. Dagli inizi dilettanteschi passò, nel 1928, alla professione di musicista entrando nel “Coro di Dan”, l'appena formato gruppo di Władysław Daniłowski, che lo aveva scelto come solista. Il “Coro di Dan” divenne estremamente popolare l'anno seguente (1929) interpretando il Tango Milonga di Jerzy Peterburski: un successo internazionale. Mieczysław Fogiel divenne uno dei cantanti polacchi più noti, interpretando tanghi e canzoni al famoso teatro “Qui Pro Quo” di Varsavia.
Nel 1932 l'artista modificò il suo cognome in “Fogg”, sia per l'assonanza con la parola inglese per “nebbia”, sia in omaggio al Giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne, il cui protagonista si chiama appunto Phileas Fogg. In quell'anno e nei successivi divenne una vera e propria star internazionale, compiendo tournées in Germania, Lettonia, nell' URSS, in Finlandia, in Norvegia, in Svezia, Austria e anche in Italia. Negli USA si esibì in 31 degli allora 49 stati. La sua popolarità era accresciuta dal fatto che era dotatissimo per le lingue straniere, ed era capace di cantare perfettamente in tutte le lingue dei paesi dove si esibiva. Cantò spesso in duo coi più popolari artisti polacchi dell'epoca, come Hanka Ordonówna, Stefcia Górska, Zula Pogorzelska e Adolf Dymsza. Comparve anche come attore in undici film. Nel 1938 il “Coro di Dan” si sciolse e Mieczysław Fogg proseguì la carriera come solista; la Radio Nazionale Polacca lo elesse come il cantante polacco più popolare. Tra il 1938 e il 1939 fece una trionfale tournée nazionale in trio con Mira Zimińska e Tadeusz Sygietyński.
Allo scoppio della II guerra mondiale (1° settembre 1939), Mieczysław Fogg rimase a Varsavia, dove si unì alla Armia Krajowa (Armata Nazionale) clandestina. Diede dei concerti nei pochi locali ancora aperti ai polacchi durante l'occupazione nazista. Durante la Rivolta di Varsavia si recò a cantare presso le barricate, negli ospedali e nei rifugi sotterranei; contemporaneamente imbracciò le armi nel I Batalion Szturmowy Odwet; dopo la guerra, dati i suoi sforzi per tenere alto il morale dei soldati e dei civili nella città che combatteva, gli furono concesse le più alte onorificenze polacche. Durante tutta la guerra aveva, tra le altre cose, tenuta nascosta a casa sua l'intera famiglia del compositore ebreo Ivo Wesby: per questo motivo, Mieczysław Fogg è anche tra i Giusti delle Nazioni.
Nel 1945 aprì un locale di sua proprietà nella Varsavia in totale rovina: situato nella via Marszałkowska al n° 119, fu il primo teatro musicale aperto nella città distrutta, ed anche uno dei pochissimi centri culturali attivi. Nel 1946, però, il locale fu nazionalizzato dal nuovo governo comunista polacco e, poco dopo, fu chiuso. Fogg continuò a tenere concerti ovunque in Polonia aprendo anche una propria etichetta musicale, la Fogg Records; nel 1951 le fu riservato lo stesso destino del locale, prima nazionalizzata e poi chiusa. Ciononostante, la sua popolarità rimase intatta e la Radio Nazionale Polacca, nel 1958, lo elesse ancora artista più popolare (esattamente vent'anni dopo la prima volta). Non di rado, Mieczysław Fogg si esibì a bordo dell'ammiraglia della flotta commerciale polacca, il transatlantico Batory (famoso anche per aver partecipato alla ritirata di Dunkerque).
La carriera di Mieczysław Fogg, durata sessant'anni, proseguì quasi fino alla sua morte, avvenuta il 3 settembre 1990. Durante essa, diede circa sedicimila concerti in tutti i paesi europei, in Brasile, in Israele, a Ceylon, in Nuova Zelanda, in Canada e negli Stati Uniti. La sua popolarità intramontabile fece sorgere anche delle barzellette: in una di esse, degli archeologi polacchi scoprono una mummia egiziana. Dopo averla srotolata, la mummia si mette a parlare e chiede: “Ma Fogg fa ancora concerti?...”
Mieczysław Fogg assunse tale cognome anche legalmente, per lui e per l'intera sua famiglia. Così si trova sepolto assieme ai suoi cari nel cimitero di Bródno a Varsavia.
Mieczysław Fogiel era un varsaviese DOC, essendo nato nella capitale polacca (allora nell'Impero Russo) il 30 maggio 1901. Nel 1922, dopo la maturità liceale, andò a lavorare come ferroviere; allo stesso tempo, nelle ore libere cantava nella Corale della chiesa di Sant'Anna a Varsavia. Un amico, Ludwik Sempoliński, lo fece entrare al corso musicale tenuto da Jan Łysakowski, Eugeniusz Mossakowski, Wacław Brzeziński, Ignacy Dygas e altri musicisti di spicco dell'epoca. Dagli inizi dilettanteschi passò, nel 1928, alla professione di musicista entrando nel “Coro di Dan”, l'appena formato gruppo di Władysław Daniłowski, che lo aveva scelto come solista. Il “Coro di Dan” divenne estremamente popolare l'anno seguente (1929) interpretando il Tango Milonga di Jerzy Peterburski: un successo internazionale. Mieczysław Fogiel divenne uno dei cantanti polacchi più noti, interpretando tanghi e canzoni al famoso teatro “Qui Pro Quo” di Varsavia.
Nel 1932 l'artista modificò il suo cognome in “Fogg”, sia per l'assonanza con la parola inglese per “nebbia”, sia in omaggio al Giro del mondo in 80 giorni di Jules Verne, il cui protagonista si chiama appunto Phileas Fogg. In quell'anno e nei successivi divenne una vera e propria star internazionale, compiendo tournées in Germania, Lettonia, nell' URSS, in Finlandia, in Norvegia, in Svezia, Austria e anche in Italia. Negli USA si esibì in 31 degli allora 49 stati. La sua popolarità era accresciuta dal fatto che era dotatissimo per le lingue straniere, ed era capace di cantare perfettamente in tutte le lingue dei paesi dove si esibiva. Cantò spesso in duo coi più popolari artisti polacchi dell'epoca, come Hanka Ordonówna, Stefcia Górska, Zula Pogorzelska e Adolf Dymsza. Comparve anche come attore in undici film. Nel 1938 il “Coro di Dan” si sciolse e Mieczysław Fogg proseguì la carriera come solista; la Radio Nazionale Polacca lo elesse come il cantante polacco più popolare. Tra il 1938 e il 1939 fece una trionfale tournée nazionale in trio con Mira Zimińska e Tadeusz Sygietyński.
Allo scoppio della II guerra mondiale (1° settembre 1939), Mieczysław Fogg rimase a Varsavia, dove si unì alla Armia Krajowa (Armata Nazionale) clandestina. Diede dei concerti nei pochi locali ancora aperti ai polacchi durante l'occupazione nazista. Durante la Rivolta di Varsavia si recò a cantare presso le barricate, negli ospedali e nei rifugi sotterranei; contemporaneamente imbracciò le armi nel I Batalion Szturmowy Odwet; dopo la guerra, dati i suoi sforzi per tenere alto il morale dei soldati e dei civili nella città che combatteva, gli furono concesse le più alte onorificenze polacche. Durante tutta la guerra aveva, tra le altre cose, tenuta nascosta a casa sua l'intera famiglia del compositore ebreo Ivo Wesby: per questo motivo, Mieczysław Fogg è anche tra i Giusti delle Nazioni.
Nel 1945 aprì un locale di sua proprietà nella Varsavia in totale rovina: situato nella via Marszałkowska al n° 119, fu il primo teatro musicale aperto nella città distrutta, ed anche uno dei pochissimi centri culturali attivi. Nel 1946, però, il locale fu nazionalizzato dal nuovo governo comunista polacco e, poco dopo, fu chiuso. Fogg continuò a tenere concerti ovunque in Polonia aprendo anche una propria etichetta musicale, la Fogg Records; nel 1951 le fu riservato lo stesso destino del locale, prima nazionalizzata e poi chiusa. Ciononostante, la sua popolarità rimase intatta e la Radio Nazionale Polacca, nel 1958, lo elesse ancora artista più popolare (esattamente vent'anni dopo la prima volta). Non di rado, Mieczysław Fogg si esibì a bordo dell'ammiraglia della flotta commerciale polacca, il transatlantico Batory (famoso anche per aver partecipato alla ritirata di Dunkerque).
La carriera di Mieczysław Fogg, durata sessant'anni, proseguì quasi fino alla sua morte, avvenuta il 3 settembre 1990. Durante essa, diede circa sedicimila concerti in tutti i paesi europei, in Brasile, in Israele, a Ceylon, in Nuova Zelanda, in Canada e negli Stati Uniti. La sua popolarità intramontabile fece sorgere anche delle barzellette: in una di esse, degli archeologi polacchi scoprono una mummia egiziana. Dopo averla srotolata, la mummia si mette a parlare e chiede: “Ma Fogg fa ancora concerti?...”
Mieczysław Fogg assunse tale cognome anche legalmente, per lui e per l'intera sua famiglia. Così si trova sepolto assieme ai suoi cari nel cimitero di Bródno a Varsavia.
Riccardo Venturi - 2014/3/25 - 15:40
Un bellissimo articolo, Riccardo. Unico dubbio, scrivi che fu un compositore. A me, non mi risulta. Studiava canto e fu un cantante, più che altro. Da noi è stato rivisitato in diverse chiavi dalle generazioni succesive. Come l'esempio, mando una cover del gruppo varsaviano Cing G della canzone di Fogg intitolata "Na uliczce mojej" (Nel mio vicolo) dall'album Fogga Ragga
Krzysiek Wrona - 2014/3/25 - 16:51
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Lyrics: Aleksander Kulisiewicz
Music: Juliusz Krzemieński (“Piosenka nieaktualna,” 1934)
(Cantata da Mieczysław Fogg)
Sachsenhausen, 1941
Testo: Aleksander Kulisiewicz
Music: Juliusz Krzemieński (“Piosenka nieaktualna”, 1934)
(Performed by Mieczysław Fogg)
On September 1, 1940, to mark the first anniversary of the outbreak of the war, the prisoners of Cell Block 65 organized an evening’s entertainment during which Kulisiewicz performed the prewar hit “Piosenka nieaktualna” (Old-fashioned Song). Hearing this sentimental ballad about a once-popular song caused some prisoners to be overwhelmed with nostalgia. This prompted Kulisiewicz to write a rather more optimistic text, one proclaiming a message of resistance through song.
Il 1° settembre 1940, per segnare il primo anniversario dello scoppio della guerra, i prigionieri del Blocco 65 organizzarono uno spettacolo serale durante il quale Kulisiewicz eseguì la Piosenka nieaktualna (“Canzone inattuale” o “fuori moda”), grande successo d'anteguerra di Mieczysław Fogg. Ascoltando questa canzone sentimentale una volta assai popolare, alcuni prigionieri furono sopraffatti dalla nostalgia; ciò spinse Kulisiewicz a scrivere, sulla stessa musica, un testo un po' più ottimistico che esprimeva un messaggio di speranza. [trad./ad. RV]
"This compact disc focuses exclusively on Kulisiewicz’s own song repertoire from Sachsenhausen. These recordings, preserved on reel-to-reel tapes by Kulisiewicz after the war, are of variable quality, reflecting the conditions in which they were produced, from home recordings to studio or concert hall productions. The selections are arranged chronologically and are intended to provide both a representative sample of Kulisiewicz’s artistic output and a sense of his personal reactions to the realities of life in a Nazi concentration camp"
1. Muzulman-Kippensammler
2. Mister C
3. Krakowiaczek 1940
4. Repeta!
5. Piosenka niezapomniana
6. Erika
7. Germania!
8. Olza
9. Czarny Böhm
10. Maminsynek w koncentraku
11. Heil, Sachsenhausen!
12. Pożegnanie Adolfa ze światem
13. Tango truponoszów
14. Sen o pokoju
15. Dicke Luft!
16. Zimno, panie!
17. Moja brama
18. Pieśń o Wandzie z Ravensbrücku
19. Czterdziestu czterech
20. Wielka wygrana!
Aleksander Kulisiewicz (1918–1982) was a law student in German-occupied Poland in October 1939 when the Gestapo arrested him for antifascist writings and sent him to the Sachsenhausen concentration camp near Berlin. A talented singer and songwriter, Kulisiewicz composed 54 songs during five years of imprisonment. After liberation, he remembered his songs as well as ones he had learned from fellow prisoners and dictated hundreds of pages of them to his nurse in a Polish infirmary. As a “camp troubadour,” Kulisiewicz favored broadsides—songs of attack whose aggressive language and macabre imagery mirrored his grotesque circumstances. But his repertoire also included ballads that often evoked his native Poland with nostalgia and patriotic zeal. His songs, performed at secret gatherings, helped inmates cope with their hunger and despair, raised morale, and sustained hope of survival. Beyond this spiritual and psychological importance, Kulisiewicz also considered the camp song to be a form of documentation. “In the camp,” he wrote, “I tried under all circumstances to create verses that would serve as direct poetical reportage. I used my memory as a living archive. Friends came to me and dictated their songs.” Haunted by sounds and images of Sachsenhausen, Kulisiewicz began amassing a private collection of music, poetry, and artwork created by camp prisoners. In the 1960s, he joined with Polish ethnographers Józef Ligęza and Jan Tacina in a project to collect written and recorded interviews with former prisoners on the subject of music in the camps. He also inaugurated a series of public recitals, radio broadcasts, and recordings featuring his repertoire of prisoners’ songs, now greatly expanded to encompass material from at least a dozen Nazi camps. Kulisiewicz’s monumental study of the cultural life of the camps and the vital role music played as a means of survival for many prisoners remained unpublished at the time of his death. The archive he created, the largest collection in existence of music composed in the camps, is now a part of the Archives of the United States Holocaust Memorial Museum in Washington, D.C.
Aleksander Kulisiewicz (1918-1982) era uno studente di giurisprudenza nella Polonia sotto occupazione tedesca quando, nell'ottobre 1939, la Gestapo lo arrestò per i suoi scritti antifascisti e lo inviò al campo di concentramento di Sachsenhausen, vicino a Berlino. Kulisiewicz era un cantautore di talento: durante i suoi cinque anni di prigionia compose 54 canzoni. Dopo la liberazione si ricordò non solo delle sue canzoni, ma anche di quelle che aveva imparato dai suoi compagni di prigionia, e dettò centinaia di pagine alla sua infermiera in un ospedale polacco. In quanto “cantastorie del campo”, Kulisiewicz prediligeva le ballate descrittive, usando un linguaggio aggressivo e brutale per riprodurre le circostanze grottesche in cui si trovava assieme agli altri; ma il suo repertorio comprendeva anche ballate che, spesso, evocavano la Polonia natia con nostalgia e patriottismo. Le sue canzoni, eseguite durante riunioni segrete, aiutarono i prigionieri a far fronte alla fame e alla disperazione, sostenendo il morale e le speranze di sopravvivenza. Oltre a rivestire un'importanza spirituale e psicologica, Kulisiewicz riteneva che le canzoni del campo fossero anche una forma di documentazione. “Nel campo”, scrisse, “ho cercato sempre di creare versi che servissero da reportage poetico diretto. Ho usato la mia memoria come un archivio vivente. Gli amici venivano da me e mi recitavano le loro canzoni.” Quasi ossessionato dai suoni e dalle immagini di Sachsenhausen, Kulisiewicz cominciò a raccogliere una collezione privata di musica, poesia e opere d'arte create dai prigionieri. Negli anni '60 si unì agli etnografi polacchi Józef Ligęza a Jan Tacina in un progetto di raccolta di interviste scritte e registrate con ex prigionieri a proposito della musica nei campi di concentramento. Cominciò anche a tenere una serie di spettacoli, trasmissioni radiofoniche e incisioni del suo repertorio di canzoni di prigionia, che si ampliarono fino a comprendere materiale proveniente da almeno una dozzina di campi. L'enorme studio di Kulisiewicz sulla vita culturale nei campi e sul ruolo decisivo che la musica vi svolgeva come strumento di sopravvivenza per molti prigionieri rimase inedito fino alla sua morte. L'archivio da lui creato, la più vasta raccolta esistente di musica composta nei campi di concentramento, fa ora parte degli archivi dell'United States Holocaust Memorial Museum a Washington.