si muovevan le truppe italiane
per Gorizia, le terre lontane
e dolente ognun si partì
Sotto l'acqua che cadeva al rovescio [1]
grandinavan le palle nemiche
su quei monti, colline e gran valli
si moriva dicendo così:
O Gorizia tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu
O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letti di lana
schernitori di noi carne umana
questa guerra ci insegna a punir
Voi chiamate il campo d'onore
questa terra di là dei confini
Qui si muore gridando assassini
maledetti sarete un dì
Cara moglie che tu non mi senti
raccomando ai compagni vicini
di tenermi da conto i bambini
che io muoio col suo nome nel cuor
Traditori signori ufficiali
Che la guerra l'avete voluta
Scannatori di carne venduta [2]
E rovina della gioventù [3]
O Gorizia tu sei maledetta
per ogni cuore che sente coscienza
dolorosa ci fu la partenza
e il ritorno per molti non fu.
(fonte: Al rombo del cannon. Grande guerra e canto popolare. di Franco Castelli, Emilio Jona, Alberto Lovatto).
La mattina del quindici agosto
si muovevan le truppe italiane
per Gorizia le terre lontane
e dolente ognun si partì
Sotto l'acqua che piove a rovescio
grandinava il nemico le palle
fra colline e fra monti e gran valli
ci massacrano tutti così.
Gorizia tu sei maledetta
tanti cuori son senza coscienza
dolorosa mi fu la partenza
e per tanti ritorno non fu
O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli su letti di lana
uccisori di carne umana
questa guerra ci insegna pugnar
Maledetti signori ufficiali
Che la guerra l'avete voluta
uccisori di carne venduta
E rovina della gioventù
Cara moglie che tu non mi senti
raccomanda i compagni vicini
di tenermi di conto i bambini
che io moio col nome nel cuore
Verrà poi il dì della pace
i restanti la guerra faranno
contro i vili colpendoli al petto
di malvagia e crudele viltà
Questa versione ha un incipit diverso che, anziché storicizzare la vicenda, entra subito in medias res.
La lezioni di Colle Val d'Elsa e Buzzoleto hanno una strofa che manca in quelle dell'Alessandrino: quella ben conosciuta, duramente accusatoria ma storicamente ineccepibile, che dice: Traditori signori ufficiali / che la guerra l'avete voluta... e che nel 1964 provocò le note reazioni al Festival dei Due Mondi di Spoleto. Mentre la lezione di Buzzoletto ha una strofa inconsueta che chiama in causa Mussolini. Il suo contenuto fa pensare che sia nata in area socialista durante la guerra e non dopo, perché contestualizza e riflette un fatto reale e clamoroso della vita politica italiana, cioè quello del "tradimento" da parte di Mussolini dell'opzione pacifista e neutralista del Partito Socialista, per cui il 24 novembre 1914 venne espulso e da allora diventa insieme a D'Annunzio, uno dei più accaniti fautori dell'ingresso dell'Italia in guerra a fianco dell'Intesa.
(testo e commento tratti da: Al rombo del cannon. Grande guerra e canto popolare. di Franco Castelli, Emilio Jona, Alberto Lovatto).
O Gorizia tu sei maledetta
tanti cuori son senza coscienza
dolorosa mi fu la partenza
che per tanti ritorno non fu
O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letti di lana
distruttori di carne umana
questa guerra ci insegna a pugnar
Traditori signori ufficiali
Che la guerra l'avete voluta
Scarnatori di carne venduta
volete rovinare sta bella gioventù
Per le vie gridavan le mamme
date il pane ai nostri bambini
quel brigante di Benito Mussolini
vuol far morire sta bella gioventù
O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sul letto di lana
scarnatori di carne umana
questa guerra ci insegna a pugnar
informatrice: una contadina ottantenne (Eleonora Cazzulino, nata nel 1887)
Sette strofe (quartine di endecasillabi) faticosamente recuperate con un grande sforzo di memoria, è una lezione interessante per due strofe inedite (la terza e la sesta), con una melodia diversa dalla vulgata, quasi un parlato-cantato, ma a essa riconducibile.
(fonte: Al rombo del cannon. Grande guerra e canto popolare. di Franco Castelli, Emilio Jona, Alberto Lovatto).
Alla mattina del cinque di agosto
si muovevano le truppe italiane
per Gorizia le terre lontane
e ognuno dolente si partì
Sotto l'acqua che cade a rovescio
grandinava il nemico le palle
si scendeva dai monti nelle valle
si stringevano tutti così
Cara moglie che tu non mi senti
mi raccomando ai compagni vicini
di tenere i miei figli carini
di tenerli per sempre sul cuor
O vigliacchi voi che ve ne state
con la moglie sul letto di lana
sfruttatori di carne umana
questa guerra c'invita a impugnar
Quanti cari mi sono caduti
ai miei fianco [sic] chiamando i suoi figli
senza prole e sensa vessigli
invocando i suoi nomi così
Ma appena firmata la pace
con gli ingiusti la guerra faremo
e la spada nel cuor pianteremo
o assediatori di tanta empietà
Voi chiamate il campo dell'onore
quella terra al di là dei confini
qui si muore gridando assassini
chi per il primo la guerra impugnò
informatore: anonimo contandino (nato nel 1895)
Il raffronto tra i due testi (la versione raccolta a Camagna e questo) mostra, pur con gli scarti di memoria una scansione e una sequenza del tutto simile, il che rafforza l'ipotesi che il testo provenga da un identico foglio volante circolante nell'Alessandrino.
(fonte: Al rombo del cannon. Grande guerra e canto popolare. di Franco Castelli, Emilio Jona, Alberto Lovatto).
Spunta l'alba del cinque agosto
si muovevano le truppe italiane
per Gorizia e le terre lontane
i dolenti ognun se ne partì
Sotto l'acqua che cadeva a rovescio
grandinavano al nemico le palle
e su quei monti e colline e gran valle
il ritorno per tutti non fu
Quanti cari mi sono caduti
al mio fianco chiamando i suoi figli
senza patria senza vessilli
implorarono il suo nome così
Moglie mia che non mi senti
raccomanda ai compagni vicini
di tenermi da conto i bambini
che io muoio col suoi nomi in cuor
O vigliacchi che ve ne state
con le mogli sul letto di lana
scarnatori della carne umana
questa guerra c'insegna a pugnar
Voi la chiamate campo d'onore
quella terra al di là dai confini
là si muore implorando assassini
e maledetti sarete in ciel
Quindi appena venuta la pace
coi restanti la guerra faremo
e contro i vili il petto lanceremo
di malvagio di cruda viltà
Testo, racc. da Sandro Portelli, 1970, Ginestra Sabina, fraz di Monteleone Sabino, Rieti, inf. Giovanni Ceppa di 75 anni, ex combattente della Grande Guerra.
(Da: "La Musica dell'Altraitalia")
Questa versione manca di ogni riferimento a Gorizia e si apre con la data (anticipata di un giorno rispetto alla realtà) dell'entrata in guerra dell'Italia.
E la mattina di ventitré maggio
si movevano le truppe italiane
dalle terre l'armate lontane
in partenza ognun si partì
Su pe' quei monti che l'acqua rovescia
grandinavano le bombe nemiche
su per quei monti colline e gran valle
ci massacravano a tutti così
Quanti al mio fianco ne sono caduti
e piangevano moglie coi figli
ma senza patria e senza vessilli
rimpiangendo dolori nel cuor
O tu moglie che tu non mi senti
ti raccomando i compagni vicini
e di tenermi di conto i bambini
che io ne muoio straziato nel cuor
O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letti di lana
scarnitori di carne umana
che questa guerra ci insegna a 'mpugnar
Voi chiamatelo il campo dolore
quelle terre da là dai confini
là si moreva come assassini
e benedetti sarete nel ciel.
Contributed by Riccardo Venturi
registrazione di Jona e Liberovici, Arcidosso (GR), 1971
(fonte: Al rombo del cannon. Grande guerra e canto popolare. di Franco Castelli, Emilio Jona, Alberto Lovatto, p. 564).
Di Gorizia vedevo canali
qualche tetto di terra spaccato
quando l'ordine ... è arrivato
e all'assalto dovevano andà
La mattina dell'otto di agosto
si muovevan le truppe italiane
a Gorizia le terre lontane
quanti figli di mamme morì
E vigliacchi signori ufficiali
che la guerra l'avete voluta
la gettaste l'Italia perduta
per molt'anni dolor ci sarà
«Canto simbolo delle barbarie della guerra. Di autore anonimo è nato nelle trincee italiane durante le interminabili offensive dell’esercito italiano per la presa di Gorizia.
È stata inserita una parte in tedesco a condanna di una guerra voluta da pochi e subita da tutti.»
Testo di autore anonimo (in tedesco 'Zuf de Žur)
Musica: R: Amodei, M.Punteri ('Zuf de Žur)
È con grande piacere che inseriamo questa versione bilingue di "Oh Gorizia" inviataci direttamente da Gabriella dei 'Zuf de Žur che ringraziamo di cuore.
La vogliamo accostare idealmente a Sidùn cantata in arabo ed ebraico.(Lorenzo Masetti, 11 settembre 2005)
Oh Gorizia tu sei maledetta
Per ogni cuore che sente coscienza
Dolorosa ci fu la partenza
E il ritorno per molti non fu
La mattina del cinque di agosto
si muovevan nel fango le truppe italiane
per Gorizia e le terre lontane
e dolente ognun si partì
Sotto l’acqua che cadeva a rovescio
grandinavano le palle nemiche
su quei monti coline e gran valli
si moriva
Mein Görz verdammt
Du bist verdammt
Für jedes liebe, liebe Herz
Der weg war schmerzlich
Und das Leben wurde tod
Maledetti signori ufficiali
che la guerra l’avete voluta
scannatori di carne perduta
e rovina della gioventù
O vigliacchi che voi ve ne state
con le mogli sui letti di lana
schernitori di noi carne umana
questa guerra ci insegna a punir
Voi chiamate il campo d’onore
questa terra al di là dei confini
qui si muore gridando assassini
maledetti sarete un dì
Cara moglie che tu non mi senti
raccomando i compagni vicini
di tenermi da conto i bambini
che io muoio col suo nome nel cuor
Mein Görz verdammt
Du bist verdammt
Für jedes liebe, liebe Herz
Der weg war schmerzlich
Und das Leben wurde tod
Oh Gorizia tu sei maledetta
Per ogni cuore che sente coscienza
Dolorosa ci fu la partenza
E il ritorno per molti non fu.
Nell’agosto del 1916, durante la Grande Guerra, i fanti italiani “conquistarono” Gorizia strappandola agli austriaci.
Una carneficina infame, circa cinquantamila morti fra le due parti avversarie, tutti giovani ammazzati crudelmente nel fiore della loro gioventù
La canzone fu scritta da un anonimo e documentata fra i fanti che combatterono a Gorizia. Ma non era prudente farsi scoprire a cantare questa canzone, si poteva finire fucilati per disfattismo.
Dopo la guerra la canzone finì nel novero delle canzoni anarchiche e di protesta. Nel 1964 a Spoleto, Michele Straniero – che sostituiva una collega ammalata – la cantò aggiungendo una strofa che accusava pesantemente gli ufficiali di tradimento. Le cronache dell’epoca riferiscono che dalla platea partirono fischi e si cominciò a cantare Faccetta nera, mentre in tanti gridavano “viva le forze armate”. Intanto dagli spalti piovevano sedie e si cantava Bandiera rossa!
La canzone tornò così prepotentemente alla ribalta dei giornali e nel canzoniere di un infinito numero di artisti “contro”.
Ancora nel 2015, pochi anni fa, lessi su un quotidiano che durante una cerimonia in memoria del Milite Ignoto, a Massa Carrara, una signora fra la folla si era messa a cantare questa canzone.
In breve era stata circondata da carabinieri, identificata ed espulsa dalla piazza. Ancora nel 2015
Esistono mille e mille versioni di questa canzone, basta digitare il titolo su youtube.
Nella mia versione, più raccolta, meno plateale, dai toni soffusi ma taglienti, ho lasciato vivo e feroce l’anatema contro chi vive di guerra e lucra sul sangue e sulle sofferenze causate dalle guerre.
Ma ho eliminato l’assalto frontale alle forze armate, non perché non stesse bene dove stava, ma perché se dobbiamo costruire ponti, tutto sommato dobbiamo provare, dopo cent’anni, dopo migliaia di anni, a dire il vero, a instillare un dubbio soprattutto in chi è il destinatario “naturale”, per così dire, della canzone: gli stessi militari.
Il senso del brano rimane, la sua denuncia rimane e la potenza del suo messaggio è ancora tremendamente attuale.
Dopo cent’anni non è ancora anacronistico e purtroppo neppure semplicemente demodè cantare “Gorizia, tu sei maledetta”
Si muovevan le truppe italiane
Per Gorizia, le terre lontane
E dolente ognun si partì
Sotto l'acqua che cadeva a rovesci
Grandinavan le palle nemiche
Su quel monti, colline e gran valli
Si moriva dicendo così:
Oh Gorizia, tu sei maledetta
Per ogni cuore che sente coscienza
Dolorosa ci fu la partenza
E il ritorno per molti non fu
O vigliacchi che voi ve ne state
Con le mogli sui letti di lana
Schernitori di noi carne umana
E rovina della gioventù
Voi chiamate "Il campo d'onore"
Questa terra al di là dei confini
Qui si muore gridando: "Assassini"
Maledetti sarete un dì
Maledetti sarete un dì
Contributed by Alberto Scotti - 2023/12/1 - 00:31
Slovenski prevod: Kaja Širok.
Le vicende di questa traduzione slovena di Gorizia sono complesse, nel senso che il suo reperimento è avvenuto "a pezzi e bocconi" dato che è distribuita in diversi siti; alla fine, però, il suo testo completo è stato reperito, in forma grafica decisamente da riaggiustare, in questa pagina. L'autrice viene indicata come Kaja Širok. E' sembrato particolarmente importante che si avesse una traduzione slovena di questo canto, e particolarmente in questo periodo di nazionalismi sempre più beceri e stupidi. Significativo è che la maggior parte dei frammenti della traduzione slovena sia presente in un articolo di "Primorske Novice" del 2011, dedicato ad una manifestazione antifascista slovena e italiana (tenuta a Gorizia) contro una manifestazione dei fascisti di "Casapound".
V jutru petega avgusta
je italijanska vojska krenila
proti Gorici in v oddaljene kraje
nesrečen je vsak odpotoval.
Pod dežjem, ki nas j e oblival,
so kot toča na nas padale sovražnikove krogle;
na tistih gorah, gričih in dolinah
se je umiralo s tem i besedami:
O, Gorica, ti si prekleta
za vsako zavestno srce!
Boleč je bil odhod
in za mnoge ni bilo vrnitve.
Vi strahopetneži, ki z ženami
ždite v volnen ih posteljah,
zasmehovalci prodanega mesa,
tale vojna nas tako uči
Vi imenujete bojišče časti
to zemljo na drugi strani meje;
tukaj se umira v kriku: Morilci!
Prekleti boste nekega dne.
Draga žena, ki me ne slišiš,
svo jim bližnjim tovarišem naročam,
naj mi skrbno varu jejo otrok,
ker ja z umiram s tvo jim imenom v srcu.
Izdajalski gospodje oficirji,
ki ste hoteli to vojno,
režete prodano meso,
ste poguba za mlade.
O, Gorica, ti si prekleta
za vsako zavestno srce!
Boleč je bil odhod
in za mnoge ni bilo vrnitve.
Contributed by Riccardo Venturi - 2015/12/19 - 19:52
English Version by Riccardo Venturi
24 maggio 2005 /May 24, 2005
The fifth day of August in the morning
the Italian troops were moving
to Gorizia, that land so far away
and everyone set off in grief.
Under the rain pouring in torrents
the enemy’s bullets were hailing
and on those hills, mountains and valleys
people died saying this so loud:
Alas! Curse be upon you, Gorizia,
by all hearts feeling a conscience!
We left filled with pain and with sorrow
and many of us have never come back.
And you cowards, curse be upon you!
You lie in soft wool beds with your vives
sneering at us, poor cannon fodder;
this war learnt us how to punish you.
You call a field of honour
this land far beyond the border,
there we die crying: Butchers!
Curse will be upon you one day.
My dear wife, you cannot hear me,
I pray our closest comrades
To watch over our beloved children,
I am dying with their names in my heart.
And you traitors, generals, officers,
you who strongly pushed for this war,
you’re the butchers of our flesh for sale
you’re the ruin of the youth.
Alas! Curse be upon you, Gorizia,
by all hearts feeling a conscience!
We left filled with pain and with sorrow
and many of us have never come back.
Chanson italienne – O Gorizia, tu sei maledetta – anonimo - 1916
Ce fut un des massacres les plus fous d'une guerre complètement folle.
« O GORIZIA, SOIS MAUDITE » est une chanson « dans » la guerre, qui fait toujours fait partie de la tradition anarchiste et antimilitariste.
On dit que celui qui était surpris à chanter cette chanson pendant la guerre était accusé de défaitisme et pouvait être fusillé.
La version originale fut recueillie par Cesare Bermani, à Novare, d'un témoin qui affirma l'avoir entendue des fantassins qui conquirent Gorizia le 10 août 1916.
1964 : scandale national au « Festival des Deux Mondes » de Spoleto.
En 1964, elle fut présentée au Festival des Deux Mondes de Spoleto par le Nuovo Canzoniere Italiano dans le spectacle « Bella ciao», en suscitant la colère des bien-pensants. Lorsque Michele L. Straniero et Fausto Amodei commencèrent à chanter « Gorizia », il se produisit des incidents dans la salle ; la droite chercha à empêcher les représentations ; Straniero, Leydi, Crivelli et Bosio furent dénoncés pour outrage aux Forces Armées.
(Cesare Bermani, de A - rivista anarchica)
« Finalement nous sommes en scène face à une salle comble. Nous commençons à chanter. Silence mortel : tous sont curieux de ces chants, à commencer par Bella Ciao de Giovanna Daffini. À mesure qu'on avance, s'enflent les commentaires, murmurés, parfois même dits à haute voix. À la strophe de Sandra Mantovani « … et dans les stalles nous ne voulons plus mourir… » une voix de femme hurle : « Je possède deux cents âmes et aucune d'elles n'est morte dans les stalles ! ». Suivent une série de « Bouh » du poulailler.
Finalement se lève Michele Straniero et entonne Gorizia. À la strophe « Messieurs les officiers traîtres /qui avez voulu la guerre / égorgeurs de chair à vendre/cette guerre nous enseigne à punir » se déchaîne la colère de Dieu. Une voix se lève du parterre : « Hourra les officiers », suivie de choeurs « Hourra l'Italie ». Du poulailler arrive une réponse immédiate et on lance une chaise sur le parterre, pendant qu'on entonne Bandiera Rossa (Drapeau rouge). Du bas, ils répondent avec Facetta Nera (chanson fétiche des fascistes italiens). Bousculades à droite et à gauche. Tout autour, les gens continuent à discuter avec toujours plus d'« animation ». En somme, ils se cognent. »
(récit de Giovanna Marini)
La strophe « Messieurs les officiers traîtres» n'est pas présente dans toutes les versions et a été certainement ajoutée par la suite. À l'origine, elle provient de « O Venezia », sur la mélodie de laquelle, parfaitement adaptable, est parfois chantée « O Gorizia ». Entre les deux chansons existe certainement une corrélation très étroite.
Outre celle de Joe Fallisi, nous signalons aussi la très belle interprétation, pour voix féminine, de la part du groupe « Les Anarchistes » dans l'album «Figli di origine oscura - Enfants d'origine obscure » (2003) et celle de Suso dans l'album « Danni Collaterali », édité par Il Manifesto. Les versions plus classiques pour voix féminine, cependant, sont sans doute celles de Giovanna Marini et de Sandra Mantovani.
Les derniers, plus optimistes, ajoutent généralement – en français, cette fois : « je ferai mieux la prochaine fois... »…
Tu as raison, mon ami l'âne Lucien, je ferai pareil pour mes versions… Cela dit, j'ai fait toutes ces versions françaises à destination d'un public qui n'a – dans le meilleur des cas – qu'une connaissance très très vague de ces épouvantables massacres qui eurent lieu entre 1915 et 1918 aux confins de l'Autriche et de l'Italie, afin de lui faire connaître ces événements absurdes et malheureux – quel que soit le côté où l'on se place.En ce qui concerne la seule Italie, cette guerre tua 650.000 militaires et environ la même quantité de civils, soit environ et pur la seule Italie, environ 1.300.000 morts. Sachant évidemment, que la plus grande partie des militaires tués étaient eux aussi des civils qu'on avait obligés – sous peine de sanctions pouvant aller jusqu'à la mort – à faire une guerre contre d'autres civils, mis dans les mêmes conditions…
Ah, si les guerres ne tuaient que les militaires, ce serait logique et cohérent, car c'est leur vocation, en quelque sorte ! Bref, les militaires avaient pris les gens (ouvriers, paysans, bourgeois, intellectuels, étudiants, jeunes...) en otages… C'était d'ailleurs le cas dans tous les camps adverses… Je te cite quand même un chiffre rassurant… En Italie, pour cette seule guerre, il y eut plus de 200.000 déserteurs.
S'ils n'ont pas été repris et fusillés, ceux-là au moins ont survécu… Mais revenons aux massacres de Gorizia. Pour information, Gorizia en italien , Gurize en friulano standard, Guriza in friulano goriziano, Gorica en sloveno, Görz en allemand est une commune italienne d'environ 35.000 habitants, située sur l'Isonzo (Nord-Est de l'Italie). Elle se situe au point de rencontre entre les mondes latin, slave et germanique. Donc, les massacres firent des dizaines de milliers de morts, parmi des gens qui n'avaient aucun goût pour la guerre – d'où le « Sois maudite Gorizia ».
Et j'espère bien qu'elle le reste… dit Lucien l'âne, même si un lieu ne peut être tenu responsable de ce qui s'y est passé. En fait, il s'agit de ne plus recommencer, ce qui – l'échelle humaine – est sans doute un vœu pieux. Du moins tant que durera cette foutue Guerre de Cent Mille Ans que les riches et les puissants font systématiquement et obstinément aux pauvres afin d’accroître leur propre domination, leurs richesses, leurs privilèges et de conserver et de renforcer leur droit d’exploiter d'autres êtres humains (et pas seulement). Alors, Marco Valdo M.I. mon ami, en mémoire de tous ceux-là de Gorizia et d'ailleurs qui y ont laissé leur peau, reprenons notre tâche et tissons le linceul de ce vieux monde absurde, idiot, militaire, massacreur et cacochyme.
Heureusement !
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
Le cinq août au matin
Partaient les troupes italiennes
Pour Gorizia, terres lointaines
Et chacun partit sans entrain
Sous l'eau qui tombait à verse
Les balles ennemies tombaient à grêle
Sur ces montagnes, ces collines et grands vallons
On mourait en se disant au fond :
O Gorizia sois maudite
Pour le coeur qui écoute sa conscience
L'aller pesait lourd
Et souvent, était sans retour
O lâches vous qui vous pouvez vous tenir
Avec vos femmes dans votre lit de laine
Offenseurs de nous autres chair humaine
Cette guerre nous enseigne à punir
Vous appelez champ d'honneur
Cette terre au-delà des frontières
Ici on meurt en criant assassins
Vous serez maudits un matin.
Chère femme qui ne peut m'entendre
Je demande à mes camarades survivants
De veiller sur nos enfants
Je meurs avec ton nom dans mon coeur
Messieurs les officiers traîtres
C'est vous qui avez voulu la guerre !
Vous les égorgeurs de chair à vendre
Et ruine de la jeunesse.
O Gorizia sois maudite
Pour le coeur qui écoute sa conscience
L'aller pesait lourd
Et souvent, était sans retour.
Contributed by Marco Valdo M.I. - 2014/9/24 - 16:30
4 novembre 2008
Version française de Riccardo Venturi
4 novembre 2008
O GORIZIA, SOIS-TU MAUDITE
Le matin du cinq août
Avançaient les troupes italiennes
Sur Gorizia, en terres lointaines
Et chacun partit dans la douleur.
Sous l'eau qui tombait à verse
Les balles ennemies pleuvaient comme grêle
Sur ces monts, ces collines et grandes vallées
On mourait en disant ceci:
O Gorizia, sois maudite
Pour chaque cœur qui écoute sa conscience!
Le départ fut douloureux,
Pour beaucoup il n'y eut pas de retour.
Oh les lâches que vous êtes!
Avec vos épouses sur des lits de laine,
Railleurs de nos chairs humaines,
Cette guerre nous apprend à punir.
Vous appelez le champ d'honneur
Cette terre au-delà des frontières,
Ici l'on meurt en criant “Assassins,
Un jour vous serez maudits!”
Chère épouse qui ne m'entends pas,
Je demande à mes proches compagnons
Qu'ils veillent sur nos enfants,
Je mourrai avec leurs noms dans le cœur.
Vous les traîtres, messieurs officiers,
C'est vous qui avez voulu la guerre!
Vous les bouchers de viande à canon
Et ruine de la jeunesse.
O Gorizia, sois maudite
Pour chaque cœur qui écoute sa conscience!
Le départ fut douloureux,
Pour beaucoup il n'y eut pas de retour.
dal libretto dell'album illustrato Des lendemains qui saignent (dove la interpreta in italiano)
Au matin de la journée du cinq août
Avançaient les troupes italiennes
Vers Gorizia, vers ces terres lointaines
Et chacun partait à contrecoeur
Sous la pluie qui s'abattait à verse
Comme la grêle crépitaient les balles ennemies
Sur ces monts, ces collines et ces vallées
On mourait en disant ceci
Oh Gorizia, à jamais tu es maudite
Pour chaque coeur qui écoute sa conscience
Notre départ s'est fait dans la douleur
Et pour beaucoup il n'y eut pas de retour
Oh vous, les lâches qui restez bien au chaud
Près de vos femmes sur les matelas de laine
Vous vous moquez de nous, chair humaine
Cette guerre nous apprend à punir
Vous osez appeler « champ d'honneur »
Cette terre aux confins du pays
Ici l'on meurt en criant «Assassins !
Et un jour, vous serez maudits »
Chère épouse qui ne peux pas m'entendre
Je recommande à mes proches compagnons
De bien veiller pour moi sur nos enfants
Et je meurs avec ton nom dans le coeur
Vous les traîtres, vous Messieurs les officiers
Cette guerre c'est vous qui l'avez voulue
Massacreurs de notre chair à canon
Vous avez gâché notre jeunesse
Oh Gorizia, à jamais tu es maudite
Pour chaque coeur qui écoute sa conscience
Notre départ s'est fait dans la douleur
Et pour personne il n'y eut de retour
2009-01-14-én
Augusztus ötödikén korán reggel
indultak az olasz seregek
Goriziára, távoli országokra
és mindenki szomorúan indult le.
A golyók a szakadó eső alatt
úgy hullottak, mint a jégeső;
dombokon, hegyeken, völgyeken át
meghalva úgy kiabáltunk:
Ó Gorizia legyen átkozott
minden szívben, aminek van lelke!
Szomorú volt elindulásunk,
olyan sok sohasem tért vissza.
Ti gyávák, akik feküdtek
gyapjúágyakon feleségetekkel,
eladott emberhús mészárosai
s az ifjúság veszte vagytok.
Ti becsület mezejének hívjátok
Ezt a határon túl levő földet;
itt meghaltunk kiabálva: Gyilkosak,
rátok legyen az elátkozás.
Feleségem, aki nem hallsz engem,
gyermekeinket a közeli társak
gondoskodására bízom,
meghalok névükkel szívemben.
Tisztek urak, árulók,
akik akartátok ezt a háborút,
eladott emberhús mészárosai,
s az ifjúság veszte vagytok.
Ó Goriziaa legyen átkozott
minden szívben, aminek van lelke!
Szomorú volt elindulásunk,
olyan sok sohasem tért vissza.
Articolo di Natasa Gajdarova (7.10.2010)
1916. augusztus 4-e és 16-a között az olasz 3. hadsereg támadást indított az Isonzó-fronton. A cél a görzi osztrák-magyar hídfő elfoglalása volt, amit a kétszeres túlerőben lévő olasz seregnek hatalmas áldozatok árán sikerült is elérnie. Ez volt a hatodik isonzói csata, amelynek során az olaszok kezére került Görz, azaz Gorizia városa. Bár az osztrák-magyar hadvezetés ennek következtében kénytelen volt kiüríteni a Doberdó-fennsíkot is, az olasz győzelem igazi áttörést nem hozott a háború menetében. A veszteségek azonban mindkét oldalról óriásiak voltak: olasz részről több mint 50 ezer, s osztrák-magyar oldalról is meghaladta a 40 ezer főt. Egyetlen front, egyetlen csatájában, mindössze tizenkét nap leforgása alatt.
(Lucio Fabi: Le strade della memoria)
Az O Gorizia tu sei maledetta című népdal egyike azoknak a háborúellenes olasz daloknak, amiket nemcsak az első világháború idején nem volt szabad énekelni, de még évtizedekkel később sem. Olaszországban ugyanis még sokáig tabu volt a Nagy Háború árnyoldalairól beszélni vagy énekelni. Jól szemlélteti a dal utóéletét az a történet, hogy amikor a hatvanas években az olasz értelmiség egy része ismét felfedezi magának a népdalokat, köztük a háborús dalokat is, akkor ezek nyilvános előadása olykor botrányba fullad. Ez történt legalábbis, amikor a fent említett dalt az 1964-es spoletói Due Mundi Fesztiválon Michele Straniero és Fausto Amodei énekelni kezdték: hamarosan elszabadultak az indulatok, előadásukat jobboldali érzelmű polgárok és katonatisztek bekiabálással próbálták félbeszakítani, az előadást követően pedig a hadsereg megsértésével vádolva feljelentették őket.
A dal, amely az olasz anarchista és baloldali háborúellenes hagyomány részévé vált, az egyszerű közkatonák szemszögéből láttatja a háborút, és erősen bírálja az olasz hadvezetést, a tiszteket, akiket „gyilkosoknak” nevez. Megítélése épp ezért a mai napig vitatott.
Az eredeti változatot Cesare Bermani gyűjtötte Novarában egy olyan embertől, aki a Goriziánál harcolt katonáktól hallotta énekelni. Az alábbi felvételen a dalt Sandra Mantovani előadásában hallhatjuk. A szöveg magyar átirata csupán az eredeti tartalom visszaadására szorítkozó nyersfordítás, ezért szívesen vennénk, ha valamelyik olvasónk késztetést vagy ihletet érezne egy szebb változat kidolgozására, és azt elküldené nekünk.
Augusztus ötödike reggelén
az olasz seregek elindultak,
a távoli Gorizia földje felé
bizony, szomorúan indultak útnak.
Hegyen-völgyön, dombokon
az ellenséges golyók
úgy záporoztak ránk, mint a jégeső
s ezt mondogattuk, miközben hullottunk:
Ó, Gorizia, légy átkozott!
Szívből kívánja ezt, akinek lelke van,
fájdalmas volt az indulás,
és sokan nem tértek vissza többé már.
Ó, ti gyávák, kik asszonyokkal
hevertek paplanos ágyban,
és a vásárra vitt bőrünkön nevettek,
ez a háború megtanít, hogy büntessünk.
Becsület mezejének hívjátok
ezt a határon túli földet,
itt halunk meg azt kiáltva: gyilkosok,
egy nap utolér majd titeket az átok!
Drága hitvesem, ki most nem hallasz,
gyermekeinket közeli társaim
gondjaira bízom,
és nevüket szívembe zárva meghalok.
Ó, Gorizia, légy átkozott!
szívből kívánja ezt, akinek lelke van,
fájdalmas volt az indulás,
és senki sem tért vissza többé már.
Contributed by Riccardo Venturi - 2013/8/25 - 12:36
Ferenc Baranyi magyar fordítása
Gorizia ha in ungherese più traduzioni che in qualsiasi altra lingua, ivi compresa questa di Ferenc Baranyi. Si tratta di una versione d'arte e, ovviamente, cantabile perfettamente. Da segnalare che, pur proveniente da una pagina originale, la segnalazione è stata fatta nei commenti all'articolo di Natasa Gajdarova sul blog A Nagy Háború írásban és képben (La Grande Guerra in documenti e immagini). La ragione è facilmente comprensibile: a maledire Gorizia e la guerra non c'erano soltanto gli italiani da una parte, ma anche gli austroungarici dall'altra. Anche per questo queste traduzioni ungheresi sono molto, molto importanti e dicono fin troppe cose. Nel riprodurre la traduzione su questo sito sono stati ripristinati i caratteri speciali ungheresi corretti, al posto di quelli "sostitutivi" che dovrebbero essere maledetti almeno quanto Gorizia. [RV]
Nyári nap volt, felvirradt a hajnal,
sok bajtársunk elindult a frontra,
lelkük búbánat nagy súlya nyomta,
várta őket az országhatár.
Zúgó szélvészben, ömlő esőben
s golyózáporban pusztultak ezrek,
és kik öldöklő harcban elestek,
így kiáltoztak, félholtan már:
Ó, Gorizia, lesújt rád az átkunk!
Minden háborgó szív téged vádol!
Tudtuk mindnyájan már induláskor,
hogy sok társunk nem tér vissza majd.
Ó, ti gyávák, kik túléltek mindent,
selymes ágyakban, asszonyt csókolva,
vígan éltek - s mi hullunk halomra,
mert a háború gyilkolni hajt.
Mind, kik járják a véres mezőket
túl a feltépett országhatáron,
haldokolván azt sóhajtják: szálljon
átok arra, ki ölni uszít!
Drága párom, ha nem látlak többé,
emlegess régi társakkal engem,
őrizd emlékem csöpp gyermekemben,
s óvd, hogy ő majd ne végezze így.
Ó, Gorizia, lesújt rád az átkunk!
Minden háborgó szív téged vádol!
Tudtuk mindnyájan már induláskor,
hogy sok társunk nem tér vissza majd.
Contributed by Riccardo Venturi - 2013/8/25 - 12:49
video YouTube ripreso dal blog gerontakos
Ελληνική μετάφραση του Σταμάτη Κυριακή
από ένα βίδεο YouTube από το μπλογκ gerontakos
Σάββατο, Φεβρουαρίου 07, 2015
Διάσημο Ιταλικό αντιπολεμικό τραγούδι. Αναφέρεται στην αιματηρότατη Μάχη της Γκορίτσια (3-5 Αυγούστου 1916) ανάμεσα στους Αυστριακούς και τους Ιταλούς.
Η φονικότατη μάχη κόστισε πάνω από 100.000 νεκρούς και δεκάδες χιλιάδες νεκρά άλογα.
Η Γκορίτσια ήταν διαφιλονικούμενη πόλη από τρεις εθνότητες και βρίσκεται κοντά στην Τεργέστη της βόρειας Ιταλίας.
Το πρώτο βίντεο που αναρτούμε περιέχει και την ελληνική μετάφραση του τραγουδιού, ενώ το δεύτερο αποτελεί τμήμα της αντιπολεμικής ταινίας Uomini contro του Francesco Rosi (1970), που στηρίχτηκε στο βιβλίο "Ένα χρόνο στο οροπέδιο" του Emilio Lussu. Είναι ένα σκληρό κατηγορητήριο του μιλιταριστικού πνεύματος, που οδηγεί , μέσω της τυφλής στρατιωτικής πειθαρχίας, χιλιάδες άνδρες στη σφαγή, για την εξυπηρέτηση των συμφερόντων των ισχυρών.
Το πρωί στις πέντε του Αυγούστου
ξεκίνησαν τα Ιταλικά στρατεύματα
για την μακρινή γη της Γκορίτσια
μαζί με τον θρήνο του καθενός.
Ανάσκελα κάτω από την βροχή
και τις εχθρικές σφαίρες
σε εκείνους λόφους και τις κοιλάδες
πεθαίνουν λέγοντας:
Ω! Καταραμένη Γκορίτσια
για κάθε καρδιά με συνείδηση!
Θρήνος ή αναχώρηση
και χωρίς επιστροφή για πολλούς.
Ω! Δειλοί που μείνατε πίσω
με τις γυναίκες στα κρεβάτια σας,
περιγελώντας τον ανθρώπινο πόνο,
αυτός ο πόλεμος έχει σημαία την κοροïδία
Εσείς που ονομάσατε πεδίο της τιμής
αυτή την γη εκεί στα σύνορα,
εδώ που πεθαίνουμε φωνάζοντας,
Δολοφόνοι καταραμένοι να είστε.
Αγαπημένη μου γυναίκα που δεν με νοιώθεις,
πες στους κοντικούς μας συντρόφους
να προσέχουν τα παιδιά,
πεθαίνω με το όνομα σου στην καρδιά.
Ω! Καταραμένη Γκορίτσια
για κάθε καρδιά με συνείδηση!
Θρήνος ή αναχώρηση
και χωρίς επιστροφή για πολλούς.
Contributed by Riccardo Venturi - Ελληνικό Τμήμα των ΑΠΤ "Gian Piero Testa" - 2016/10/2 - 01:28
La versione ebraica non è la traduzione del testo italiano, ma una canzone da me scritta, per la stessa melodia, poco dopo un servizio di riserva in Libano. Tale periodo è narrato nelle Avventure Libanesi.
הנוסח העברי חובר אחרי שרות מילואים בלבנון, ואינו תרגום של המקור. השיר המקורי חובר ע"י חייל אלמוני בעת מלחמת העולם הראשונה, והפך לאחד השירים המפורסמים ביותר של האנרכיסטים, מתנגדי המלחמה.
הגרסה העברית מדברת על תקופה אחרת, אך הלחן והנושא זהים
Parole: Autore ignoto
Musica: Autore ignoto
Ebraico: Daniel Shalev
dal sito di Daniel Shalev
כֹה יפיתְ, רק אתמול, בין ערְבַיים,
איך עולה הֱעשן לשמיים
והאָרץ בוערת, היום?
כששמענו קטיושה שורקת
במרום שמעל נהריה,
אז ידענו: הרגע הגיע,
ויצאנו לקרב בצפון.
לוּ ידענו, בַיום שהתחילה:
מלחמה היא דבר ללא ערך,
בה כולנו יוצאים אל הדרך,
אך רבים לא ישובו משם.
בקרבות על השוּף, על שַתילַה
שוב נזכרתי היום, ודוֹמני
שמג'וּניה ועד הליטַני
השלום לא ישוב לעולם.
לבנון היפה, את שותקת,
אַת רואה, ואַת לא מדברת,
כי היום, בַאתמול את נזכרת,
הוא נראה לךְ רחוק מחלום.
לבנון היפה, את שותקת,
כל מילה באמת מיותרת,
כי יכול להיות גם אחרת,
כשמחר שוב יבוא השלום.
Contributed by DonQuijote82 - 2011/11/1 - 10:03
Jam matene, aŭguste la kvinan
marŝis for itala la armeo
al Gorico, la urb' de pereo
kaj dolore ja kunmarŝis ni.
Sub pluvego sitele pluvanta
hajlis kugloj de la malamiko
sur la montoj, en granda paniko
oni mortis je tiu ĉi kri':
Ho Gorico, vi tre malbeninda
por la koroj kun sana konscio
ni ekmarŝis kun tim-emocio
Kaj tro multaj revenos ne plu.
Malkuraĝe vi kuŝas en lito
kun edzino kaj en varmaj domoj
vi mokantoj de ni, morto-homoj,
ĉi-milito nin puŝas al pun'.
Vi ĝin nomas “honora la kampo”
jenan landon ja ekster la limo,
sed ni mortas kriante pri krimo.
Malbenitaj pluestu nur vi.
Mi, edzino, kiu ne aŭdas min,
kamaradojn petegas kun fido
pri protekto de eta la ido.
Mortas mi, via nomo en kor'.
Perfidintoj, ho vi oficiroj,
vi sinjoroj militdezirantoj
kaj malriĉajn junulojn buĉantoj,
detruantoj de la junular'.
Ho Gorico, vi tre malbeninda
por la koroj kun sana konscio
ni ekmarŝis kun tim-emocio
kaj tro multaj revenos ne plu.
En 1964, el Nuovo Canzoniere Italiano, una agrupación de investigadores y ejecutores de música popular, presentó esta canción en el Festival dei due Mondi de Spoleto, en el espectáculo Bella ciao, dedicado a la guerra. En el momento en que Michele Straniero entonó la penúltima estrofa, Traditori, signori ufficiali, dos oficiales del ejército presentes en la sala protestaron con fuerza e intentaron interrumpir el espectáculo. Todo el grupo del Nuovo Canzoniere Italiano fue denunciado por ofensa a las fuerzas armadas.
La mañana del cinco de agosto
Se movían las tropas italianas
Para Gorizia las tierras lejanas
Y cada uno, dolido, partió.
Bajo el agua que llovía a cántaros
Granizaban las balas enemigas
En los montes, cerros, grandes valles
Se moría diciendo así:
Oh Gorizia, tú eres maldita
Por cada alma que tiene conciencia
Dolorosa nos fue la partida
Y para muchos no hubo regreso.
Oh, cobardes, ustedes que se quedan
Con sus esposas en camas calientes
Escarnecedores de nosotros, carne humana
Nos enseña esta guerra a castigarlos.
Ustedes llaman "el campo de honor'
A esta tierra más allá de las fronteras
Aquí se muere gritando: "Asesinos,
Algún día malditos serán"
Querida esposa, que tú no me escuchas
Les suplico a los compañeros cercanos
Que me cuiden a mis niños,
Que muero con su nombre en el corazón.
Traidores señores oficiales,
Que la guerra ustedes la quisieron,
Carniceros de carne vendida
Y ruina de la juventud
O Gorizia, tú eres maldita
Por cada alma que tiene conciencia
Dolorosa nos fue la partida
Y para muchos no hubo regreso.
Di seguito una breve descrizione del film tratta dal sito di Documè - Circuito Indipendente del Documentario Etico e Sociale :
"I dischi del sole", di Luca Pastore(*)
(Italia - 2004 - 90' - 16 mm - Prod. Fandango)
L’etichetta discografica i dischi del Sole rappresenta una delle più importanti esperienze di ricerca, documentazione e diffusione della musica e cultura popolare italiane. I legami del gruppo di personaggi artefici di quel progetto con il contesto sociale, politico e storico degli anni tra il ’65 e il ’75 hanno impresso indelebilmente il marchio dell’etichetta nella cultura indipendente italiana, anche a dispetto di una legittimazione “ufficiale” di gran lunga inferiore ai reali meriti culturali che quella esperienza ha ricoperto e tuttora ricopre.
Dichiarazione dell’autore: “I protagonisti del nostro film sono i dischi narrati attraverso videoclip che mettono in rapporto le immagini degli eventi raccontati nelle canzoni con l’oggi e le sue contraddizioni politiche e umane. Abbiamo scelto di privilegiare le canzoni rispetto ai personaggi, ciascuno dei quali meriterebbe un approfondimento al di là delle possibilità di durata di un documentario: il nostro è solo uno dei possibili percorsi attraverso quelle storie, un punto di vista sicuramente parziale ma, spero, interessante e affascinante”.
(*) Biografia: (Torino, 1961) ha fondato nel 1983 la casa di produzione Legovideo. Con il suo socio Alessandro Cocito («Cocito & Pastore») ha realizzato numerosi contributi che uniscono videoarte e televisione, soprattutto per Raitre. Critico musicale per «il manifesto» dal 1994 al 1997, lui stesso musicista (suona con i Fluxus), realizza sonorizzazioni e colonne sonore. Ha curato la regia di numerosi documentari, clip musicali, filmati per enti e istituzioni, videomagazine e corti per la tv, oltre ad alcune installazioni videoartistiche per vari enti museali.
Filmografia: “Orizzonti di gloria” (cm,1984, co-regia Luca Gasparini), “Il processo” (cm, 1984),“Ultima spiaggia” (cm, 1986), “Adieu Dalí” (1987), “Unoequattordici” (cm,1988),“Intervalli italiani ed europei” (cm, 1989-1992), “Ufficio di collocamento” (cm, 1993), “Ira” (1994), “Senza titolo” (cm, 1995), “Subaquea” (1997), “Welat/Patria” (1996-1999), “Derelict Land” (cm, 1999), “Le due orfanelle” (2000), “Dopo?” (cm, 2000), “Eredità di una rivoluzione” (2000), “Cortile d’acqua” (2001), “Io arrivo da Giove” (2001), “Come fossili cristallizzati nel tempo” (2002), “Dovevano almeno ottenere di fare la rotazione” (2003); “I dischi del sole” (2005).
Alessandro - 2006/3/23 - 13:42
I primi goffi versi del canto, evidentemente trasposti in Gorizia con intenti del tutto opposti, recitano:
grandinavan nemiche le palle
Gl'italiani non voltan le spalle
Vanno avanti a battagliar
CCG/AWS staff - 2008/11/5 - 09:41
Fondamentale canzone, comunque!
Lorenzo Caccianiga - 2010/2/23 - 14:03
Via G.P.Orsini 73
Canzoni contro la guerra
con
Coro Musiquarium, Alessio Lega, Marco Rovelli, Davide Giromini, Rocco Marchi, Francesca Baccolini
Volantino
di ΔR-PLU
Ho scritto questo testo un mattino di questi. Per avere dieci volte la sua efficacia probabilmente dovevo scriverlo qualche mese fa.
Questo è il mio modo di somatizzare quella che ritengo una sconfitta anche personale. Non ho potuto/voluto/dovuto fare molto di fronte alla sfacciataggine dell'Ateneo fiorentino nel ricattare in un modo così basso quella parte degli studenti di psicologia a cui sta più a cuore il destino della propria disciplina. Soffro a ripensarmi in un atteggiamento recalcitrante nelle dichiarazioni eppure al contempo accondiscendente se si pensi alle ripetute occasioni (in particolare una) in cui dipendeva solo da me far saltare l'attivazione di una laurea magistrale e chi si è visto s'è visto.
Chi tocca Psi tocca tutti.
Troverete qui l'introduzione del Collettivo LaboratorioQuindici / Psi per Vendetta della Scuola di Psicologia, un tentativo di "entrare nel merito" con una certa distanza su cosa ha prodotto quello che è successo.
Questa (PDF) invece è la storia triste che capiterà a tutti gli studenti di psicologia (per chi ci sarà) l'anno prossimo. Raccontarla in modo fiabesco è sintomatico di un contraccolpo che dopo mesi ancora si accusa.
Alla sera del 20 gennaio
s'apprestava la Torretta a occupare[1],
ma per colpa di un porco maiale
la protesta d'un colpo sfumò.
Giornalista per tua conoscenza[2]
in fermento eran gli studenti,
trapelasti di fuori dai denti
e San Marco il tutto fermò[3].
O Torretta tu sei maledetta
ogni studente che sente sua scienza
dolorosa gli fu permanenza
e la laurea a niente servì.
Disertori del DSS[4]
Che la guerra l'avete voluta
Vostra carne rimane venduta
al nemico di una profession[5].
O Geppetti[6] che voi ve ne state
a Careggi su sedie di cuoio
meritaste un sol manicomio
per l'offerta[7] che avremo a subir.
Per la Nozzoli nostra prorettrice[8]
pur saremmo dei maleducati[9]
ma se fossimo stati occupati
la sua testa doveva saltar.
Burattinai di questo Ateneo
mai agiremo a vostro imperio
dei padroni lo stesso criterio
ambo i crani faremo scalpir[10].
Cara Psi[11] che tu non mi ascolti,
questo strazio galleggia le vene,
ma la rabbia si fa di pantere[12]
e vendetta più fredda sarà[13].
O Torretta tu sei maledetta
ogni studente che sente sua scienza
dolorosa gli fu permanenza
e la laurea a niente servì.
[2] Il comunicato sull'occupazione della Torretta non è stato mai pubblicato ma è stato girato da un giornalista in Rettorato con un inoltro "per conoscenza".
[3] In Piazza San Marco ha sede il Rettorato dell'UniFI. L'Ateneo ha avuto la possibilità di ricattare gli studenti con una telefonata e farli desistere dal pubblicare il comunicato di occupazione.
[4] Il Dipartimento delle Scienze della Salute doveva partecipare agli incontri per la stesura dell'offerta formativa. Stefanile (scheda personale), in qualità di rappresentante del DSS, non si è mai presentata negli incontri cruciali.
[5] I medici dicono agli psicologi come fare il mestiere. Un po' come il macellaio che dice al falegname come si raddrizza una trave!
[6] Direttore del DSS (scheda personale) che ha dettato il finesettimana al telefono i corsi della nuova laurea magistrale in clinica e neuroscienze, con una forte sproporzione verso clinica e ospedalizzazione della materia.
[7] nel senso di "offerta formativa", come si struttura il corso di laurea magistrale.
[8] Prorettore alla didattica (scheda personale) e artefice della famigerata chiamata agli studenti di psicologia. Il ricatto è stato che l'Ateneo non avrebbe concesso il nuovo corso di laurea magistrale se avessero occupato la Torretta. Queste sono le ragioni didattiche che un prorettore alla didattica adduce per aprire/chiudere un corso.
[9] Curiosità: mi sono beccato un "maleducato" dalla persona qui sopra perché ritenevo (e ritengo) sciatto il lavoro che c'è stato dietro la presentazione dell'offerta formativa. Mi sono tenuto basso e "sciattezza" è un eufemismo perché il termine adatto sarebbe "aberrazione" visto il processo che ci ha condotti a questo punto.
[10] Scalpo ai crani dei padroni e dei burattinai dell'Ateneo (con evidente riferimento a Geppetti).
[11] "Psi" può stare per il collettivo, per gli studenti e/o per una disciplina che non si rende ancora conto dello stupro che ha subìto.
[12] I movimenti universitari rivendicano più o meno a ragione l'eredità del movimento della Pantera.
[13] Altro gioco di parole tra il detto "la vendetta è un piatto che si serve freddo" e il nome del collettivo di psicologia "Psi per Vendetta".
Contributed by [ΔR-PLU] - 2014/6/1 - 06:35
dq82 - 2014/12/5 - 14:00
Cos’è accaduto a #Gorizia il 23 maggio? Guerra, fascismi, confini, sdoganamenti
Interessante articolo su giap, a cui rimandiamo
CCG Staff - 2015/5/30 - 21:38
Come molti di voi già sapranno il 4 novembre a Carrara durante le celebrazioni della "vittoria", Soledad Nicolazzi, figlia del mitico Alfonso tipografo di quasi tutta la stampa anarchica, nonché nipote della grande ed indimenticata Paola cantante e militante, avendo intonato "O Gorizia", è stata presa di peso da 8 militari e portata in caserma per l'identificazione.
Un episodio grave e che non trova giustificazione.
Sembra di essere tornati indietro di 51 anni quando a Spoleto la stessa canzone fece scandalo ed il regista ed altri dello spettacolo "Bella ciao" furono denunciati per vilipendio alle forze armate.
Non credo che questo si debba far passare ed allora in un momento di passione, che ancora dura, ho pensato di organizzare un'incursione a Carrara per cantare tutti insieme Gorizia ed altri canti contro la guerra.
Da Roma sto organizzando un pullman dalla mattina alla sera. Il gruppo Germinal di Carrara e Soledad ci aspettano con gioia.
L'appuntamento è per sabato 12 dicembre alle 15 a Carrara in piazza Gramsci.
Abbiamo anche l'alternativa in caso di pioggia.
Sarà una cosa informale, senza palco.
Ogni gruppo o singolo può preparare 4 pezzi e poi Gorizia tutti insieme. Chi non canta ci sosterrà con la presenza e la passione
Dovunque siate, che cantiate o no, gruppi o singoli,
VI ASPETTIAMO!!!!!
Chi vuole partire da Roma con noi mi può contattare.
Pregherei tutti gli altri, da Genova, Firenze, Livorno, Fosdinovo, Massa, Bologna....di farmi sapere se ed in quanti verranno perché devo comunicarlo a Soledad che deve organizzare logisticamente il tutto.
FORZA!!!!
Venite, diffondete, pubblicizzate, diamo risposte collettive.
FORZA!!!
Tutti insieme, oggi più che mai, contro tutte le guerre.
Un abbraccio.
Susanna
Susanna Cerboni tramite Roberta de "Il Deposito" - 2015/11/18 - 21:10
L’ultima volta che è finita sul giornale è stato un mese fa, in occasione delle celebrazioni del 4 novembre, festa della Vittoria nella Prima Guerra mondiale e, oggi, Festa delle Forze Armate. Al termine del discorso commemorativo del sindaco con tanto di fascia tricolore, in una Piazza D’Armi gremita di persone e di rappresentati dei vari corpi militari, lei, Soledad Nicolazzi, ha cominciato a cantare da sola “Gorizia”, l’inno proibito dei soldati sul fronte ed il più famoso grido contro ogni guerra, e puntualmente è stata allontanata di forza da carabinieri e polizia.
...continua sulla Gazzetta di Massa e Carrara
CCG Staff - 2015/12/8 - 23:37
CANTIAMOGLIELE!
Una giornata di cori popolari e politici
PER OPPORCI ALLA GUERRA
OGGI COME IERI
PER RIVENDICARE IL DIRITTO
A SCOPRIRE, COLTIVARE E PRESERVARE
IL TERRITORIO, LA CULTURA E LA STORIA
DI CARRARA
Carrara, sabato 12 Dicembre
evento feisbuk (scusate)
Sulla compagna Soledad, articolo de IL TIRRENO del 5/11/2015
Una donna interrompe la tradizionale cerimonia. Identificata e rilasciata subito
«Interventi di stampo fascista, quella canzone mi è venuta dal cuore per la città»
Intona un canto anarchico
alla festa delle Forze armate
CARRARA La canzone anarchica e antimilitarista, “Gorizia tu sei maledetta” irrompe nella cerimonia della Giornata nazionale delle Forze Armate, in piazza d’Armi. Una donna anarchica, Soledad Nicolazzi, ha interrotto la tradizionale festa del 4 novembre con un canto pacifista. Mentre tutto intorno c'era silenzio, durante la lettura dei messaggi istituzionali e davanti a centinaia di persone e personalità politiche e militari, la donna ha iniziato a intonare alcune strofe del canto "O Gorizia tu sei maledetta", brano della tradizione anarchica e antimilitarista. Polizia e carabinieri l'hanno dovuta allontanare per permettere il regolare svolgimento della manifestazione. Comunque nei suoi confronti non è stato preso alcun provvedimento. La donna è stata solo identificata. Su facebook la notizia è immediatamente rimbalzata. Scrive Matteo sulla pagina di “Carrara non abbandonare la città”: «La mia amica Soledad ha cantato a squarciagola "Gorizia tu sei maledetta". È stata subito bloccata e aggredita da uno sciame di poliziotti. E identificata. Sono stato identificato anche io, perché ero vicino a lei e ho cantato qualche verso di quella canzone. Una brutta scena che cozzava con i bei discorsi del sindaco». La canzone, "Gorizia tu sei maledetta", fu cantata per la prima volta da fanti che entrarono nella città dopo la battaglia di Gorizia tra il 9 e il 10 agosto 1916 che costo la vita a oltre 50 mila soldati italiani. Chi veniva sorpreso a cantarla rischiava la fucilazione. «Sono andata a quella manifestazione per capire di cosa si trattasse - racconta la donna a Il Tirreno - visto che le scuole erano state invitate, inclusa quella di mio figlio. Quando ho sentito l’intervento delle autorità mi sono sentita di intervenire: era un discorso di stampo fascista, patriottico, che sembrava idolatrare quella guerra. E mi sono sentita di intervenire per questa città medaglia d’oro al valor militare per la resistenza che ha portato avanti» «Quella canzone, mi è venuta da dentro, dal cuore - continua Soledad - È una canzone che parla del macello della guerra del 15-18, una canzone che parla di pace. E io volevo ricordare proprio la storia di questa canzone. Quando mi sono avvicinata al palco mi sono venuti addosso in sette per farmi smettere di cantare. E mi sembra una reazione sproporzionata».
fonte: Carrara Assemblea Permanente (feisbuk, scusate) #carrarasiribella #nonabbandonarelacittà #siamotutticittadini #pertornareliberi#
[ΔR-PLU] - 2015/12/9 - 23:21
[2003]
"Danni Collaterali" edito da "Il Manifesto"
reinterpretano, con opportuna traduzione, celebri brani anglo-americani di autori sensibili al tema pacifista: Emerson, Lake&Palmer, Bruce Cockburn.
Mark Knopfler, Dougie Mac Lean, Sinead O'Connor, Ani Di Franco, oltre a brani originali e nuovi. Tutte le canzoni, anche le riesecuzioni di repertorio d¹autore, sono (con un'unica eccezione) incisioni del tutto inedite.
Le persone che hanno contribuito a questo progetto si sono telefonate e incontrate nei giorni che precedevano la guerra in Iraq, non solo con l'intento di fare qualcosa di utile per i movimenti e le associazioni che si battono fattivamente per la pace, ma anche e più semplicemente per una spinta emotiva. Le canzoni forse non possono cambiare il mondo, ma se un artista non si lascia toccare da ciò che avviene nel mondo, può in teoria restare un artista, ma di certo è una persona da poco. Il semplice fatto che la maggior parte delle canzoni qui contenute siano degli anni'80-'90, recentissime e del tutto nuove, testimonia che la guerra non è mai finita, né si è mai smesso di cantare per la Pace.
Girotondo - La loro democrazia - Luglio, agosto, settembre (nero) - Che ci hanno fatto? - Se la storia - Un uomo fortunato - Brindisi alla vittoria - Danni Collaterali - Al milite ignoto - Pacifisti oltranzisti - Sarà, però... - Fratelli di guerra - Gorizia - Lampante
dq82 - 2016/4/2 - 10:36
Gianandrea Fasan - 2016/5/12 - 10:11
Con Sandra Mantovani, scomparsa ieri sera a Milano (dove era nata nel 1928), il mondo della musica popolare perde un'altra figura di grande rilievo. Ricercatrice e interprete, voce indimenticabile del folk revival, maestra di molte generazioni, Sandra Mantovani - compagna di vita e di lavoro di Roberto Leydi - ha fatto parte del nucleo dei fondatori del Nuovo Canzoniere Italiano e tra il 1962 e il 1966 ha preso parte agli spettacoli clou di quella fervida stagione, collaborando all'incisione di numerosi Dischi del Sole. Successivamente, con il gruppo dell'Almanacco Popolare, la sua attività è proseguita con quella particolare cifra stilistica che ha reso la sua inconfondibile voce una delle colonne sonore della stagione della musica popolare.
Grazie Sandra.
Alla sua famiglia il nostro più sincero e affettuoso cordoglio.
Istituto Ernesto de Martino
CCG Staff - 2016/10/2 - 22:21
[ΔR-PLU] - 2018/2/5 - 19:26
Sembra di essere tornati a quegli anni...
Servire il Popolo - 2019/10/31 - 13:10
Lorenzo - 2020/1/26 - 18:13
Per merito del vostro meraviglioso sito, nell'arco degli anni, ho scoperto e suonato tantissime meravigliose canzoni. Stasera ho preparato O GORIZIA TU SEI MALEDETTA che Giovanna Marini propose al pubblico con conseguenze di tumulti veri e propri. Si tratta di un dolente e meravigliosa canzone antimilitarista della Prima Guerra Modiale.
Non so se sul vostro sito c'e' l'eventuale spazio per la condivisione di questo genere di video ma, nella speranza che cio' sia possibile, ecco a voi la versione per flauto dolce. Se la cosa fosse dovesse interessarvi vi mandero' a poco a poco tutti i video di canzoni che proporro' su quest'argomento.
CCG Staff - 2023/10/31 - 17:49
In un momento storico in cui parlare di pace o anche solo di cessate il fuoco sembra un'eresia rispetto alla narrazione dominante, il duo di Ludovica Valori e Paolo Camerini, già in sintonia con Manfredi dopo vari incontri artistici – tra cui quello dell'estate 2023 a Frosolone (Isernia) per l'apprezzata rassegna musicale e culturale Rocciamorgia – ha deciso di cimentarsi con un brano che rimane ancora spiazzante nella sua potenza, nella sua disperazione, nella pretesa utopica di dire no alla violenza e alla guerra, che sia essa per uno straccio di bandiera o per la conquista di un fazzoletto di terra.
I musicisti – Ludovica Valori al pianoforte, fisarmonica, voce e trombone, Paolo Camerini al contrabbasso e all'elettronica, assieme a Fabio Gammone alla chitarra – camminano così con Max Manfredi in un Mausoleo dedicato ai caduti della Prima Guerra Mondiale e sulle assi del palco di un piccolo teatro indipendente. Artisti dallo sguardo vero, sempre in viaggio sul sentiero della consapevolezza, ci esortano a credere ancora in un mondo libero dalla violenza e dagli autoritarismi.
Ludovica Valori - 2024/2/29 - 11:06
Note for non-Italian users: Sorry, though the interface of this website is translated into English, most commentaries and biographies are in Italian and/or in other languages like French, German, Spanish, Russian etc.
Fu uno dei più pazzeschi massacri di una guerra tutta pazzesca.
"O Gorizia tu sei maledetta" è una canzone nella guerra, che da sempre fa parte della tradizione anarchica e antimilitarista.
Si dice che chi veniva sorpreso a cantare questa canzone durante la guerra era accusato di disfattismo e poteva essere fucilato.
La versione originale venne raccolta da Cesare Bermani, a Novara, da un testimone che affermò di averla ascoltata dai fanti che conquistarono Gorizia il 10 agosto 1916.
“Le strofe di questo canto sono spesso inestricabilmente connesse con quelle di Addio padre e madre addio, che a volte ricorrono del resto già in fogli volanti del tempo della guerra italo-turca. […] Secondo Oreste Ronfani la canzone – che si diceva fosse stata scritta da un sardo – venne cantata clandestinamente, sebbene un ordine del giorno del comando supremo la proibisse pena la fucilazione”.
Da C. Bermani, Guerra guerra ai palazzi e alle chiese, ed.Odradek, p.311
Dall'entrata in guerra dell'Italia nel maggio 1915 e prima della fine dell'anno, già 121000 italiani e 75000 austroungarici erano morti sul fronte italiano. Un inverno particolarmente rigido aveva fatto cessare provvisoriamente le ostilità ma nel marzo 1916 gli italiani lanciano una nuova offensiva. In maggio sono gli austroungarici a contrattaccare, raggiungendo Vicenza e Venezia. La situazione è critica per l'esercito italiano quando Cadorna inaspettatamente ordina una nuova offensiva che costringe le truppe austriache alla ritirata. Il 4 agosto gli italiani lanciano una sesta offensiva e avanzano verso Gorizia, piccola città slovena dell'impero, tappa obbligata per conquistare Trieste, importante porto austroungarico e città strategica.
Gorizia viene conquistata a durissimo prezzo l'8 agosto 1916, ed è in questa occasione che viene composta questa celebre e dolente canzone antimilitarista.
Ma l'anno successivo l'ultima offensiva italiana viene polverizzata da un brutale attacco congiunto degli austriaci e degli alleati tedeschi. Con la disfatta di Caporetto le truppe italiane saranno costrette a indietreggiare di ben 100 km lungo il Piave. Gorizia verrà riconquistata solo nel novembre 1918.
Nel 1964 venne presentata al Festival dei Due Mondi di Spoleto dal Nuovo Canzoniere Italiano nello spettacolo "Bella ciao", suscitando l'ira dei benpensanti. Quando Michele L. Straniero e Fausto Amodei iniziarono a cantare "Gorizia" avvennero incidenti in sala; la destra cercò di impedire le rappresentazioni; Straniero, Leydi, Crivelli e Bosio furono denunciati per vilipendio delle forze armate.
(Cesare Bermani, da A - rivista anarchica)
"Finalmente siamo in scena di fronte a una sala tutta piena. Cominciamo a cantare. Silenzio tombale : sono tutti incuriositi da questi canti, a partire dal Bella Ciao di Giovanna Daffini. Via via che si procede, crescono i commenti, mormorati, qualche volta anche detti ad alta voce. Alla strofa di Sandra Mantovani "...e nelle stalle più non vogliam morir..." una voce di donna urla : "Posseggo duecento anime e nessuna di loro è morta nelle stalle!". Seguono una serie di "Buuuu" dal loggione.
Finalmente si alza Michele Straniero e intona Gorizia. Alla strofa "Traditori signori ufficiali / voi la guerra l’avete voluta / scannatori di carne venduta / questa guerra ci insegni a punir" succede l’ira di Dio. Una voce si leva dalla platea : "Evviva gli ufficiali" seguita da cori di "Evviva l’Italia". Dal loggione arriva, una risposta immediata e viene lanciata in platea una sedia, mentre si intona Bandiera Rossa. Dal basso rispondono con Faccetta Nera. Spintoni a destra e a sinistra. Tutt’intorno, la gente continua a discutere sempre più "animatamente". Insomma, si menano."
(racconto di Giovanna Marini)
La strofa "Traditori signori ufficiali" non è presente in tutte le versioni ed è stata certamente aggiunta in seguito. In origine proviene da "O Venezia", sulla cui melodia, perfettamente adattabile, viene a volte cantata anche "O Gorizia". Tra le due canzoni esiste certamente una correlazione molto stretta.
Questa strofa è comunque presente in alcune registrazioni sul campo a Colle Val d'Elsa e nel Mantovano, ma non in quelle nell'Alessandrino.
Oltre alle formule provenienti dalle già citate O Venezia e Addio padre e madre, il testo di O Gorizia attinge anche ai versi di un canto guerrafondaio del 1912 intitolato Canto di un eroe ferito ovvero lo squillo della vittoria dimostrando come la poesia popolare sappia utilizzare testi anche di segno opposto rovesciandone il significato.
La versione più classica per voce femminile è quella di Sandra Mantovani (interprete nel Bella Ciao originale del 1964). Nello spettacolo riedizione di Bella Ciao 50 anni dopo è cantata da Lucilla Galeazzi. Giovanna Marini ha curato una versione corale con il coro della Scuola popolare di musica di Testaccio.
Anche Alessio Lega la canta spesso nei suoi spettacoli. I Radiofiera l'hanno interpretata nell'EP interamente dedicato alla Prima Guerra Modiale, 17.000.000
L'ordine in cui si cantano le strofe è abbastanza variabile. Le prime tre strofe sono comuni a quasi tutte le interpretazioni. Qui le riportiamo nell'ordine cantato da Sandra Mantovani nel disco "Bella ciao" (che però omette la strofa "Traditori signori ufficiali..." che fu invece cantata a Sploeto scatenando le reazioni in sala).