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Gaib do chuil isin charcair

anonimo


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[secolo IX]
[IX Century]

I testi antico-irlandesi (a sinistra) sui margini della Grammatica di Prisciano del monastero di S. Gallo.
I testi antico-irlandesi (a sinistra) sui margini della Grammatica di Prisciano del monastero di S. Gallo.


Si tratta di una breve quartina nello schema metrico detto rannaigecht bec (8/2, 8/2, 8/2, 8/2); uno dei moltissimi metri che un filí, il poeta e cantore abbaziale che aveva tenuto ancorata l'Irlanda già cristiana alle sue antichissime tradizioni pagane, doveva conoscere a memoria. Nessun dubbio né che facesse parte di un componimento più ampio, né che fosse accompagnata dalla musica. Anche l'irlandese antico è una di quelle lingue per cui “declamare” e “cantare” sono espressi con lo stesso verbo.

Siamo, probabilmente, nella seconda metà del IX secolo. La quartina superstite è il terzo insieme di versi che si incontrano annotati sui margini della Grammatica di Prisciano conservata nel monastero di San Gallo (il testo fu edito da W. Stokes e J. Strachan nel celebre Thesaurus Palæohibernicus (thesaurus antico irlandese), II, p. 290. La riprendo dall'Antica lirica irlandese a cura di Melita Cataldi e Pearse Hutchinson, pubblicata nella collana Einaudi di poesia nel 1982 (volume n° 174, pp. 50/51).

Può essere letta, probabilmente e alla luce degli altri testi che la accompagnano, come espressione di una fase drammatica per il mondo gaelico, che si avvicinava alla perdita della propria libertà politica e culturale (i problemi e i conflitti irlandesi hanno radici antichissime). Ma la nostra sensibilità ha il diritto e il dovere di leggerla anche nella sua breve crudezza descrittiva. Una cella, una prigione, la schiavitù, il bastone. È la galera di ogni tempo. La galera eterna. [RV]
Gaib do chuil isin charcair
ni róis chluim na colcaid
truag insin amail bachal
rot giuil ind srathar dodcaid.

inviata da Riccardo Venturi - 21/3/2014 - 23:33




Lingua: Italiano

Traduzione italiana di Melita Cataldi e Pearse Hutchinson
(V. introduzione)
PRENDI IL TUO ANGOLO NELLA PRIGIONE

Prendi il tuo angolo nella prigione;
non ti toccherà letto di piume né di paglia.
Penoso è questo: tu schiavo del bastone,
il basto della sventura attanagliato sopra di te.

inviata da Riccardo Venturi - 21/3/2014 - 23:37




Lingua: Inglese

English traslation
(from Wikisource)

The following translation is that given in the Thesaurus Palæohibernicus, II, p. 290.

gaibdochuil
TAKE THY CORNER IN THE PRISON

Take thy corner in the prison
thou shalt reach neither down nor pallet:
sad is that, thou servant of the rods,
the packsaddle of ill-luck has stuck to thee.

inviata da Riccardo Venturi - 21/3/2014 - 23:41


Molto sommario...ma vero.
(krzyś)

Secondo me, ancor più vero proprio perché sommario. Doveva poi essere per forza tutto sommario: si trattava di annotazioni quasi "clandestine" sui margini di manoscritti contenenti tutt'altro (questo qui, una grammatica latina). Spesso erano "probationes pennae", vale a dire frasi scritte a caso per provare se una penna d'oca era ben temperata. E così, spesso, lo scrivano ci metteva delle cose nel suo volgare. Il primo documento scritto della lingua olandese è una cosa del genere: un amanuense del XI secolo, per provare la sua penna, scrisse a Rochester nel Kent, sul margine di un codice, la frase Hebban olla vogala nestas hagunnan hinase hic anda thu, uuat unbidan uue nu?, "tutti gli uccelli hanno cominciato a fare il nido tranne io e te; che cosa aspettiamo?". A volte mi immagino un Krzysiek amanuense del X secolo che scrive commenti in polacco dell'epoca dei Piasti sui margini di qualche codice... [RV]

hebban

21/3/2014 - 23:54




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