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Le storie di ieri

Francesco De Gregori
Lingua: Italiano


Francesco De Gregori

Lista delle versioni e commenti


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[1975]
Testo e musica di Francesco De Gregori
Lyrics and Music by Francesco De Gregori
Da/from "Rimmel"
rimdeg

Interpretata anche da Fabrizio De André in "Volume 8" [1975]
Also performed by Fabrizio De André in the album "Volume 8" [1975]
rimdeandre

Da tempo volevo inserire questa bellissima canzone, una canzone contro il neofascismo che è indissolubilmente una canzone contro la violenza, la guerra ed il revisionismo, che non poteva mancare in questo sito. Mi decido a farlo oggi grazie alle parole di Antonio Piccolo, che ha scritto un bel commento, che qui riportiamo.
(Lorenzo Masetti)

STORIE DI IERI
di Antonio Piccolo
tratto da "La storia siamo noi" di Antonio Piccolo, Bastogi editrice, 2007. Per gentile concessione dell'autore.


De André - De Gregori


Un’efficace denuncia contro il neofascismo.“È una delle canzoni di De Gregori dal taglio più apertamente politico, anche se le strofe più schierate si danno il cambio con altre assai più evocative, puntando lo sguardo su un bambino che gioca in cortile”1. L’intero brano gioca su un’alternanza di soggetti tra il padre e il figlio, che sono figure simboliche dello ieri e dell’oggi e, sebbene De Gregori canti soprattutto alla prima persona singolare, si tratta di finzione autobiografica. Con il padre si parla del passato fascista, con il bambino si parla del presente minacciato dal neofascismo. Sono “storie di ieri” che si riflettono nell’oggi, analizzate con un evidenziato distacco storico, più che politico: benché l’io lirico dica “mio padre”, al momento di parlare di sé canta in terza persona de “il bambino”.

Prima di parlare del presente, è storicamente necessario raccontare e spiegare il passato, traendo le responsabilità storiche oggettive (“la storia dà torto e dà ragione”2). La lezione di De Felice è visibile fin dall’inizio: il fatto che la “storia comune” sia condivisa dall’intera “generazione” del padre - e non da un ristretto gruppo di persone - sottolinea un dato oggettivo, se non una condanna: il fascismo ebbe un’indiscutibile e pressoché totale base di consensi. “L’affermazione comunista che a quest’epoca la «borghesia italiana» era stretta attorno al fascismo è indubbiamente, come valutazione dell’atteggiamento dominante nella stragrande maggioranza sia dei ceti medi sia della borghesia vera e propria, da accettare in pieno”3. Una storia condivisa e portata avanti con entusiasmo e spontaneità, tant’è vero che la versione originale della canzone non parlava di “storia”, bensì di “sogno comune” (come testimoniato dalla versione inedita del ’74 e da quella pubblicata e cantata da De André nel suo Volume VIII). MussoliniL’io lirico, che spesso viene sostituito dal narratore onnisciente, emette il proprio giudizio nella stessa rappresentazione della vicenda, con l’uso di due sineddoche4 : non si dice che “al cortile parlava” Mussolini, bensì “la mascella”, il tratto caratteristico e più banalmente pittoresco del duce; inoltre, si abbassa il valore delle folle oceaniche che riempivano le piazze, raccontando che non parlava al popolo o alla piazza, bensì “al cortile”. Chi sono poi i morti che lo hanno “smentito”? Il verbo “smentire” farebbe pensare ad un’azione cosciente e voluta, come è stata quella dei partigiani, da“tutta gente che aveva capito” quale erano. Eppure, il fatto che nella versione originale De Gregori abbia scritto “troppi morti lo hanno TRADITO” ci fa pensare ad altro: il sogno, Mussolini e il padre sono stati traditi da tutta la gente morta, chi per la follia suicida della guerra, chi per il terrore illiberale: morti che nella loro moltitudine costituiscono ironicamente “tutta gente che aveva capito” e invece non aveva capito nulla.

Cosa fa il bambino, cosa fanno oggi i piccoli italiani della Repubblica antifascista? Giocano in mezzo alla natura, sognano, volano, addirittura. Forse, vittime di una coscienza storica precaria e di una cultura antifascista non sentita nel profondo, vivono nella più totale inconsapevolezza, dimentichi degli orrori del ventennio. E, nel frattempo, gli eredi del fascismo si rinnovano, hanno capito che riproporre l’ideologia alla vecchia maniera non serve a nulla, che “a giocare col nero perdi sempre” (splendida ironia con l’allusione al gioco degli scacchi). I cavalli di Salò “sono morti di noia” nel fare i vecchi fascisti duri e puri, vanno rivestiti ed abbelliti agli occhi della gente, imparano ad usare “facce serene” (come canterà nella quinta strofa) e a riproporre anche il vecchio tiranno con un aspetto nuovo: “Mussolini ha scritto anche poesie”. Perché poi “i cavalli”? Forse perché è l’animale che incarna di più, nell’immaginario comune, l’epopea eroica e trionfale che il fascismo aveva fatto propria? Comunque, non c’è niente da fare: l’io lirico, che si sdoppia da bambino protagonista a narratore onnisciente, emette ancora una condanna, più emotiva che storica stavolta, come testimonia il sarcasmo dei versi 14-15: se Mussolini era un poeta, vuol dire che “i poeti” sono proprio delle “brutte creature” e, comunque, sono dei truffatori (ritorna il concetto: “lo hanno smentito”).

Intanto, cresce la consapevolezza del figlio, che guarda al padre (cioè alla generazione precedente), che è un classico “ragazzo tranquillo” di cultura democristiana, che non si scompone né si avvede di chi torna a ribadire i concetti del vecchio fascismo. Ma, soprattutto, non si avvede di essere vittima di un nuovo fascismo incalzante, che non impone le idee in maniera autoritaria, ma fa sì che queste vengano accettate in maniera totale ed incondizionata dai cittadini stessi, attraverso i mass media, per esempio. Così, il padre “è convinto di avere delle idee” perché “legge molti giornali” e non capisce che, in realtà, gliele stanno imprimendo dall’alto. È lo stesso concetto espresso proprio in quegli anni da Pasolini sulla televisione, dicendo che “nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi”5. Il figlio, parziale espressione della nuova generazione, invece è sveglio, si rende conto di questo fascismo mascherato: non è un ragazzo tranquillo in quanto fuori dai canoni imposti dal Centro e, per questo, “è una nave pirata”.

Infatti, la quinta strofa è un chiaro discorso in prima persona del bambino. Vede una scritta che inneggia al Movimento Sociale6 sul muro di fronte casa sua, cioè nelle immediate vicinanze, come a dire che la minaccia è concreta e tangibile. È diventato consapevole delle “storie di ieri”, tant’è vero che si stupisce: “e anche adesso è rimasta una scritta nera”. E riesce anche a cogliere quel cambio dei cavalli di Salò, che avevano capito che “a giocare col nero”, cioè con il fascismo vecchio stile, si perde sempre. I vecchi fascisti sono diventati politicamente astuti e si rivestono di una finta patina di liberalità e democrazia, solo esteticamente: “i nuovi capi hanno facce serene / e cravatte intonate alla camicia”. Giorgio AlmiranteÈ un De Gregori non solo amaramente sarcastico, ma anche insolitamente chiaro: il riferimento a Giorgio Almirante7 e alla sua squadra è praticamente ovvio e avvalorato dal fatto che nella versione inedita del ’74 canta espressamente “Almirante ha la faccia serena”, mentre De André canta “il gran capo ha la faccia serena”.

Adesso basta giocare, “il bambino nel cortile si è fermato”. Ha conquistato la consapevolezza della minaccia neofascista, del pericolo della perdita di memoria storica che è gia in atto. È finito il tempo di sognare ed è arrivato quello di svegliarsi e agire. Una fase di passaggio vissuta in un luogo ideale fra il neofascismo che ha appena visto sul muro di fronte casa sua (“ricordi vicini”) e il vecchio fascismo del ventennio (“rumori lontani”), splendidamente sottolineata da una rule changing creativity8: “si è seduto tra i ricordi vicini e i rumori lontani”. L’azione necessaria è anche consequenziale: “guarda il muro” con quell’orribile scritta che “dice che il Movimento vincerà” e, subito dopo, “si guarda le mani”. È ora di usarle per riaffermare la propria identità antifascista, con i valori della Resistenza e della Costituzione del ‘48: una costante della “poetica storica” di De Gregori e un fondamento della sua formazione. “Auguriamoci che l’antifascismo (il rifiuto ideale e culturale, non solo storico, del fascismo) si articoli sempre più spesso nelle problematiche di oggi, nel rifiuto della violenza, nell’accettazione del diverso, nei grandi e non banali, né retorici temi dell’organizzazione della fratellanza e dell’invenzione del futuro. Solo se si incarna nelle pratiche quotidiane di tutti gli uomini, a destra come a sinistra, l’antifascismo può diventare arnese politico e non repertorio storiografico”9.

*

1
da “Francesco De Gregori. Quello che non so, lo so cantare” di Enrico Deregibus, Giunti, 2003.

2
da La storia (F.De Gregori), in Scacchi e tarocchi (1985).

3
da “Mussolini il duce, vol.I, Gli anni del consenso 1929-1936” di Renzo De Felice, Einaudi, 1974.

4
sineddoche: si verifica quando un termine è usato per significarne un altro più ampio e più specifico.

5
dall’articolo “Sfida ai dirigenti della televisione” di Pier Paolo Pasolini, “Corriere della Sera”, 9 dicembre 1973.

6
il Movimento Sociale Italiano è un partito d’ispirazione fascista nato nel 1946 ad opera di reduci della Repubblica Sociale di Salò ed ex esponenti del regime fascista. Nel 1993, con la “svolta di Fiuggi”, cambia nome in Alleanza Nazionale.

7
Giorgio Almirante fu redattore de “Il giornale della razza” durante il ventennio, firmò permessi per le fucilazioni della Repubblica di Salò, fu poi tra i fondatori dell’MSI nonché suo segretario in più periodi fino al 1987, quando fu sostituito - per suo volere - da Gianfranco Fini.

8
rule changing creativity: si basa sulla bisociazione (associazione divergente). Questa consiste nell’introduzione di un elemento (coro, persona, situazione, parola astratta) in conflitto col termine cui è legata, ma dalla cui unione emerge un particolare messaggio comunicativo. (da “Aspetti di una teoria del linguaggio” di Noam Chomsky, Boringhieri, 1965).

9
dall’articolo “Una settimana da non dimenticare” di Francesco De Gregori, “L’Unità”, 29 aprile 1995.


Antonio Piccolo, recentemente diplomato con il massimo dei voti al Liceo Classico "Antonio Genovesi" di Napoli, ha scritto per la maturità un'interessante tesina (poi diventata un libro) dove si analizzano i nessi fra l'opera del cantautore Francesco De Gregori e la Storia e, in particolare, i nessi di alcune canzoni della sua opera con alcuni periodi storici.
Mio padre ha una storia comune,
condivisa dalla sua generazione.
La mascella al cortile parlava,
troppi morti lo hanno smentito,
tutta gente che aveva capito.

E il bambino nel cortile sta giocando
tira sassi nel cielo e nel mare.
Ogni volta che colpisce una stella,
chiude gli occhi e comincia a sognare
chiude gli occhi e comincia a volare.

E i cavalli a Salò sono morti di noia,
a giocare col nero perdi sempre.
Mussolini ha scritto anche poesie,
i poeti che brutte creature,
ogni volta che parlano è una truffa.

Ma mio padre è un ragazzo tranquillo,
la mattina legge molti giornali.
È convinto di avere delle idee
e suo figlio è una nave pirata,
e suo figlio è una nave pirata.

E anche adesso è rimasta una scritta nera,
sopra il muro davanti casa mia,
dice che il movimento vincerà.
I nuovi capi hanno facce serene
e cravatte intonate alla camicia.

Ma il bambino nel cortile si è fermato
si è stancato di seguire aquiloni.
Si è seduto tra i ricordi vicini, rumori lontani
guarda il muro e si guarda le mani,
guarda il muro e si guarda le mani
guarda il muro e si guarda le mani

1/9/2006 - 17:11




Lingua: Inglese

English Version (of De Gregori's version) by Riccardo Venturi, 13 maggio 2008
Versione inglese (della versione di De Gregori) di Riccardo Venturi, 13 maggio 2008
STORIES OF YESTERDAY

My father has a common story
that he shares with his generation.
The jaw spoke addressing the court,
too many dead proved him wrong,
all those who had understood.

And the child is playing in the courtyard
casting stones to the sky and in the seas.
Every time that he strikes a star,
closes his eyes and starts dreaming,
closes his eyes and starts flying.

And the horses in Salò died with boredom,
if you play with black, you always lose.
Mussolini used to write poems, too,
poets are nasty guys, indeed,
every time they speak, it's a cheat.

But my father is a peaceful guy,
reads a lot of morning newspapers.
He's so sure he has ideas,
and his son is a pirate ship,
and his son is a pirate ship.

And still now a black graffito stands
on a wall just in front of my home,
it says that the movement is going to win.
The new leaders have quiet faces,
they wear ties matching their shirts.

But the child in the courtyard has stopped,
he's got tired to follow kites flying.
He sits down between close memories and distant noises,
watching at the wall and then at his hands,
watching at the wall and then at his hands,
watching at the wall and then at his hands.

13/5/2008 - 11:18




Lingua: Francese

Version française (de la version de De Gregori) par Riccardo Venturi, 13 mai 2008.
Versione francese (della versione di De Gregori) di Riccardo Venturi, 13 maggio 2008.
LES HISTOIRES D'HIER

Mon père a une histoire commune
qu'il partage avec sa génération.
La Mâchoire parlait à la cour,
trop de morts l'ont démenti,
c'étaient tous ceux qui avaient compris.

L'enfant dans la cour joue à lancer
des pierres dans le ciel et dans la mer.
Chaque fois qu'il atteint une étoile
ferme les yeux et commence à rêver,
ferme les yeux et commence à voler.

Les chevaux à Salò sont morts d'ennui,
si on joue avec le noir, on va perdre.
Mussolini a écrit aussi des poèmes,
les poètes, c'est bien des sales types,
chaque fois qu'il parlent, c'est l'arnaque.

Mais mon père est un gars bien tranquille,
au matin, il lit un tas de journaux.
Il est convaincu qu'il a des idées,
et son fils est un bateau pirate,
et son fils est un bateau pirate.

Et on lit encore une inscription noire
sur le mur juste en front de chez moi,
elle dit que le mouvement va gagner.
Les nouveaux chefs à la figure sereine,
la cravate assortie à la chemise.

Mais l'enfant dans la cour a arrêté de jouer,
il en a eu assez de suivre les cerfs-volants.
Assis entre des souvenirs proches et des bruits lointains
il regarde le mur, puis regarde ses mains,
il regarde le mur, puis regarde ses mains,
il regarde le mur, puis regarde ses mains.

13/5/2008 - 16:38




Lingua: Francese

Version française – Histoires d'Hier – Marco Valdo M.I. – 2008
Chanson italienne – Storie d'ieri - Francesco De Gregori

Décidément, cette chanson suscite la traduction. Je l'avais traduite une première fois dans la version de Fabrizio De André; je la retrouve dans la version originale de Francesco De Gregori. C'est à ce moment que je découvre que Riccardo Venturi les avait déjà faites... Que faire, dès lors ? Je prends le parti de la revisitation. L'art de la traduction est redoutable, il ouvre le monde sur mille variantes et plus encore, quand la chanson elle-même est déjà polymorphe. Doit-on espérer une synthèse et par qui ? Ou nous gardons-nous la joie de savourer la diversité du monde....
Voyons voir la version de la version originale de Francesco De Gregori...

Ainsi parlait Marco Valdo M.I.
HISTOIRES D'HIER

Mon a père a une histoire commune,
partagée avec toute sa génération.
La Mâchoire parlait dans la cour,
Trop de morts l'ont démentie,
toutes gens qui avaient compris.

Et l'enfant joue dans la cour,
lance des pierres dans la mer et au ciel.
Chaque fois qu'il touche une étoile,
il ferme les yeux et commence à rêver,
il ferme les yeux et commence à voler.

Et les chevaux à Salò sont morts d'ennui,
à jouer le noir, on perd toujours.
Mussolini a aussi écrit des poésies,
les poètes quelles brutes, quelles créatures,
Chaque fois qu'ils parlent, c'est une imposture.

Mon père est un homme tranquille,
le matin il lit les journaux.
Il est convaincu d'avoir des idées
et son fils est un bateau pirate,
et son fils est un bateau pirate.

Et à présent encore, il reste un écrit noir,
sur le mur devant la maison,
qui dit que le mouvement vaincra.
Les nouveaux chefs ont le visage serein
et la cravate assortie à la chemise.

Mais l'enfant dans la cour s'est arrêté
Il est fatigué de suivre les cerfs volants
Il s'est assis entre ses souvenirs voisins et les bruits lointains
Il regarde le mur et se regarde les mains.
Il regarde le mur et se regarde les mains.
Il regarde le mur et se regarde les mains.

inviata da Marco Valdo M.I. - 29/11/2008 - 14:30




Lingua: Italiano

La versione cantata da Fabrizio De André
LE STORIE DI IERI

Mio padre aveva un sogno comune
condiviso dalla sua generazione
la mascella al cortile parlava
troppi morti lo hanno tradito
tutta gente che aveva capito.

E il bambino nel cortile sta giocando
tira sassi nel cielo e nel mare
ogni volta che colpisce una stella
chiude gli occhi e si mette a sognare
chiude gli occhi e si mette a volare.

E i cavalli a Salò sono morti di noia
a giocare col nero perdi sempre
Mussolini ha scritto anche poesie
i poeti che strane creature
ogni volta che parlano è una truffa.

Ma mio padre è un ragazzo tranquillo
la mattina legge molti giornali
è convinto di avere delle idee
e suo figlio è una nave pirata
e suo figlio è una nave pirata.

E anche adesso è rimasta una scritta nera
sopra il muro davanti casa mia
dice che il movimento vincerà
il gran capo ha la faccia serena
la cravatta intonata alla camicia.

Ma il bambino nel cortile si è fermato
si è stancato di seguire gli aquiloni
si è seduto tra i ricordi vicini i rumori lontani
guarda il muro e si guarda le mani
guarda il muro e si guarda le mani
guarda il muro e si guarda le mani.

1/9/2006 - 17:20




Lingua: Inglese

English Version (of De André's version) by Riccardo Venturi, May 13, 2008
Versione inglese (della versione di De André) di Riccardo Venturi, 13 maggio 2008
STORIES OF YESTERDAY

My father had a common story
that he shared with his generation.
The Jaw spoke addressing the court,
too many dead betrayed him,
all those who had understood.

And the child is playing in the courtyard
casting stones to the sky and in the seas.
Every time that he strikes a star,
closes his eyes and starts dreaming,
closes his eyes and starts flying.

And the horses in Salò died with boredom,
if you play with black, you always lose.
Mussolini used to write poems, too,
poets are strange guys, indeed,
every time they speak, it's a cheat.

But my father is a peaceful guy,
reads a lot of morning newspapers.
He's so sure he has ideas,
and his son is a pirate ship,
and his son is a pirate ship.

And still now a black graffito stands
on a wall just in front of my home,
it says that the movement is going to win.
The great leader has a quiet face,
he wears a tie matching his shirt.

But the child in the courtyard has stopped,
he's got tired to follow kites flying.
He sits down between close memories and distant noises,
watching at the wall and then at his hands,
watching at the wall and then at his hands,
watching at the wall and then at his hands.

13/5/2008 - 11:22




Lingua: Francese

Version française (de la version de De André) par Riccardo Venturi, 13 mai 2008.
Versione francese (della versione di De André) di Riccardo Venturi, 13 maggio 2008.
LES HISTOIRES D'HIER

Mon père avait une histoire commune
qu'il partageait avec sa génération.
La Mâchoire parlait à la cour,
trop de morts l'ont trahi,
c'étaient tous ceux qui avaient compris.

L'enfant dans la cour joue à lancer
des pierres dans le ciel et dans la mer.
Chaque fois qu'il atteint une étoile
ferme les yeux et commence à rêver,
ferme les yeux et commence à voler.

Les chevaux à Salò sont morts d'ennui,
si on joue avec le noir, on va perdre.
Mussolini a écrit aussi des poèmes,
les poètes, c'est bien des drôles de types,
chaque fois qu'il parlent, c'est l'arnaque.

Mais mon père est un gars bien tranquille,
au matin, il lit un tas de journaux.
Il est convaincu qu'il a des idées,
et son fils est un bateau pirate,
et son fils est un bateau pirate.

Et on lit encore une inscription noire
sur le mur juste en front de chez moi,
elle dit que le mouvement va gagner.
Le grand chef à la figure sereine,
la cravate assortie à la chemise.

Mais l'enfant dans la cour a arrêté de jouer,
il en a eu assez de suivre les cerfs-volants.
Assis entre des souvenirs proches et des bruits lointains
il regarde le mur, puis regarde ses mains,
il regarde le mur, puis regarde ses mains,
il regarde le mur, puis regarde ses mains.

13/5/2008 - 16:49




Lingua: Italiano

La versione inedita, con il riferimento diretto ad Almirante
LE STORIE DI IERI

Mio padre aveva un sogno comune,
condiviso dalla sua generazione.
La mascella la cortile parlava,
troppi morti lo hanno tradito,
tutta gente che aveva capito.

E il bambino nel cortile sta giocando
tira sassi nel cielo e nel mare.
Ogni volta che colpisce una stella,
chiude gli occhi e comincia a sognare
chiude gli occhi e comincia a volare.

E i cavalli a Salò sono morti di noia,
a giocare col nero perdi sempre.
Mussolini ha scritto anche poesie,
ah, i poeti che strane creature,
ogni volta che parlano è una truffa.

Ma mio padre è un ragazzo tranquillo,
la mattina legge molti giornali.
È convinto di avere delle idee
e suo figlio è una nave pirata,
e suo figlio è una nave pirata.

E anche adesso è rimasta una scritta
sopra il muro davanti casa mia,
dice che il movimento vincerà.
Almirante ha la faccia serena
la cravatta intonata alla camicia.

Ma il bambino nel cortile si è stancato
si è stancato di seguire gli aquiloni.
Si è seduto tra i ricordi vicini, rumori lontani
guarda il muro e si guarda le mani,
guarda il muro e si guarda le mani.

1/9/2006 - 17:42




Lingua: Italiano

Versione cantata da Cristiano De André e i Gang
dalla compilation "Fatto per un mondo migliore" (1996)

In questa versione, molto bella, le parole non seguono né la versione di De Gregori né quella di Fabrizio De André ma le mettono insieme.
LE STORIE DI IERI

Mio padre ha una storia comune,
condivisa dalla sua generazione.
La mascella al cortile parlava,
troppi morti lo hanno smentito,
tutta gente che aveva capito.

E il bambino nel cortile sta giocando
tira sassi nel cielo e nel mare
ogni volta che colpisce una stella
chiude gli occhi e si mette a sognare
chiude gli occhi e si mette a volare.

E i cavalli a Salò sono morti di noia
a giocare col nero perdi sempre
Mussolini ha scritto anche poesie
i poeti che strane creature
ogni volta che parlano è una truffa.

Ma mio padre è un ragazzo tranquillo
la mattina legge molti giornali
è convinto di avere delle idee
e suo figlio è una nave pirata
e suo figlio è una nave pirata.

E anche adesso è rimasta una scritta nera,
sopra il muro davanti casa mia,
dice che il movimento vincerà.
I nuovi capi hanno facce serene
e cravatte intonate alle camicie.

Ma il bambino nel cortile si è fermato
si è stancato di seguire gli aquiloni
si è seduto tra i ricordi vicini i rumori lontani
guarda il muro e si guarda le mani
guarda il muro e si guarda le mani
guarda il muro e si guarda le mani.

3/9/2006 - 12:22


Ecco cosa scrivevano i futuri uomini di cultura (antifascista) italiani :

CORRIERE DELLA SERA 11 giugno 1939 - Paolo Monelli :
(Gli ebrei) appaiono tutti uguali , come i cinesi , come i negri, come i cavalli , adeguati agli incroci consanguinei, dall'eguale vita , dagli uguali squallidi orizzonti. Non si capisce la ragione di questo darsi d'attorno tutta la giornata, di questo affaccendarsi senza tregua.
Sono miserabili, tengono stretti i loro quattrinelli nella pezzuola o nel pugno. Sono un esausto serbatoio, questi ghetti polacchi. Ogni anno di ebrei ne emigrano a decine di migliaia, invadono il mondo, eppure son sempre numerosi.
Sono oggi quattro milioni,prolifici e straordinariamente resistenti nonostante le miserabili condizioni di vita.
La Polonia paga oggi il filo di una politica troppo accogliente per secoli"

CIVILTÀ FASCISTA , gennaio 1936 Indro Montanelli
Ma già dal 1936 avevamo un giovane giornalista Indro Montanelli che da Asmara cosi' scriveva :"Ci sono due razzismi:
uno europeo - e questo lo lasciamo ai biondi d'oltralpe;
e uno africano - e questo è un catechismo che , se non lo
sappiamo, bisogna affrettarsi a impararlo e adottarlo.
Non si sarà mai dominatori, se non avremo la coscienza esatta di una nostra fatale superiorita'.Coi negri non si fraternizza.Non si può. Non si deve. Almeno finché non si dia data loro una civiltà... non cediamo a sentimentalismi, niente indulgenze, niente amorazzi. Si pensi che qui devon venire famiglie e famiglie nostre. Il bianco comandi.
Ogni languore che viene da dentro che possa intiepidirci di
dentro non deve trapelare fuori.

CORRIERE DELLA SERA 1 novembre 1938 - Guido Piovene
Recensione del libro di Telesio Interlandi "Contra Judaeos"

Si deve sentire d'istinto, e per quasi d'odore, quello che v'é di giudaico nella cultura.
gli ebrei possono essere nemici e sopraffatori della nazione che li ospita. Di sangue diverso e coscienti dei loro vincoli, non possono che collegarsi contro la razza ariana.
L'enorme numero di posizioni eminenti che sono occupate in Italia dagli ebrei è il risultato di una tenace battaglia.

CORRIERE DELLA SERA,5 LUGLIO 1941 - Curzio Malaparte
"basta spingersi nei quartieri poveri (di Jassy) per rendersi
conto del pericolo sociale che rapprenta l'enorme massa del
proletariato giudaico. È infatti uno dei miseri tuguri di
quei quartieri da dove sono partite le prime fucilate contro i soldati."

LA PROVINCIA GRANDA 4 agosto 1942 - Giorgio Bocca:
Questo odio degli ebrei contro il fascismo è la causa della guerra attuale. La vittoria degli avversari solo in apparenza sarebbe una vittoria degli ebrei.
A quale ariano, fascista o non fascista, può sorridere l'idea, in un tempo non lontano, essere lo schiavo degli ebrei?

Articolo citato da storia illustrata del 1943 : ALDO MORO
"La razza e' l'elemento biologico, che creando particolari affinità, condiziona l'individuazione del settore particolare dell'esperienza sociale, che è il primo discriminativo della particolarità dello stato.

SANTA MILIZIA(settimanale): 24 settembre 1942 Benigno Zaccagnini - Articolo "Problemi razziali : il meticciato":
La razza puo' considerarsi come un termine intermedio tra individuo e specie, cioè tra due termini opposti, intendendo la specie nel suo significato biologico, come la somma di tuti gli individui capaci di dare fra loro incroci fecondi.

ROMA FASCISTA (settimanale), 24 settembre 1942 - Eugenio Scalfari ; Gli imperi moderni quali siamo noi li concepiamo sono basati sul cardine"Razza",escludendo pertanto l'estensione della cittadinanza da parte dello stato nucleo alle altre genti.

P.S.: A voi un commento : e poi non bisogna dimenticarsi gli illustri nomi di Dario Fo, Pietro Vivarelli, Bocca...... cio dimostra quello che siamo noi italian , vigliacchi ed ipocriti. Voltagabbana!
E invito tutti ad abbandonare l'odio di sessanta anni fa per avviare una politica di dialogo e pacificazione.
Come ciò ha fatto Pansa con i libri "Il sangue dei vinti"
e "sconosciuto 1945". Pansa è di sinistra!.
Vivissimi saluti! [Willy]


Sinceramente interessante leggere tutte le dichiarazioni dei personaggi qui riportati; c'era chi diceva che il peggior prodotto del fascismo italiano sia stato...l'antifascismo (equazione perfettamente applicabile anche al fatto che il peggior prodotto del comunismo, in Italia e altrove, sia stato l'anticomunismo). E non c'è neppure da stupirsene: molti degli intellettuali antifascisti italiani "di punta" avevano mosso i loro primi passi nel fascismo militante di anteguerra. Fortunatamente alcuni di loro presero una ben precisa coscienza man mano che gli eventi procedevano (penso specialmente a Giorgio Bocca e a Paolo Monelli. Altri, invece, sono rimasti dei fascisti più o meno "mascherati" (penso specialmente a Indro Montanelli, e anche, forse ti sorprenderà questa mia affermazione, a Eugenio Scalfari). Il libro di Pansa si riferisce comunque, se non erro, alle vicende del "Triangolo della morte" in Emilia nel primo dopoguerra, quando si scatenò la rappresaglia su molti fascisti, e anche su persone che non c'entravano per nulla. Sono comunque d'accordo sul dialogo e sulla pacificazione, in un sito come questo non potrebbe essere altrimenti; a condizione che non serva a chiudere gli occhi sulle responsabilità e sui crimini del nazifascismo. Se "dialogo e pacificazione" significa riabilitare la Repubblica di Salò e chi, con essa e per essa, andò ad aiutare i nazisti a Marzabotto, a Sant'Anna di Stazzema, a Sant'Angelo di Arcevia, a Boves, a Vinca e in altre decine di luoghi sparsi per la penisola, beh, qui non ci possiamo assolutamente stare, e su questo non intendo -te lo dico chiaramente- neppure discutere. Le uccisioni emiliane del primo dopoguerra, e sarebbe bene che se lo ricordasse anche il "sinistro" Pansa (sinistro in tutti i sensi) non provennero comunque dal nulla. Provennero da venti e passa anni di un regime di morte che aveva portato il paese alla rovina totale. Saluti! [RV]



Le dichiarazioni che ho riportato testimoniano realmente cosa pensavano molti presunti "intellettuali" che dopo la caduta del fascismo saliranno sul carro del vincitore formando la nuova classe intellettuale antifascista democristiana e marxista. E non chiamatemi revisionista!
Cerco di ripristinare la verita' dei fatti e coerentemente.
Stragi come Boves e Marzabotto non vanno affatto dimenticate ma anzi per la loro efferatezza vanno commemorate. Io sono nipote di un sottoufficiale della "Acqui" morto a Cefalonia nell'otto settembre...e scusate se e' poco
Come non meno non sono stragi di serie B l'eccidio di Schio, le Foibe , i morti del "triangolo della morte" e i preti uccisi! Ci vuol una pacificazione per costruire un futuro senza rancori e divisioni! [Willy]


Tra i personaggi che hai nominato farei qualche distinzione, soprattutto per Giorgio Bocca che fu resistente e partigiano, e di cui poi tutto si può dire che sia saltato su qualche "carro". Nella mia particolare visione, poi, non devi credere certamente che io sia molto tenero col PCI, partito che, come ebbe a dire un giovane (anzi giovanissimo) Adriano Sofri direttamente in faccia non ricordo se a Togliatti o a Luigi Longo, "ha di fatto impedito la rivoluzione in Italia".
Quanto alle stragi, non si tratta qui né di dimenticarne nessuna, né di stabilire una divisione politica. Non esistono "stragi di destra" e "stragi di sinistra" (o meglio: stragi monopolizzate dalla destra e stragi monopolizzate dalla sinistra). Esistono solo innocenti morti atrocemente. E' necessario, appunto per non dimenticare, analizzare in profondità le cause storiche degli eventi; ad esempio, come scordare che dietro la terribile rappresaglia delle Foibe c'erano stati anni e anni di stragi, vessazioni e oppressioni fasciste sulle popolazioni slave della zona? E come non dimenticare il terribile fascismo emiliano, quello che aveva mandato a morte i fratelli Cervi, quello che in tutta la regione, durante la guerra, aveva causato alla popolazione lutti a non finire? Bisogna andare dietro alle cose, ad ogni cosa. E dietro a tutti questi episodi c'è il fascismo. Strano che a Giampaolo Pansa non sia venuto in mente! Saluti e buonanotte. [RV]


Stragi iniziate dal Fascismo e terminate dal Comunismo. Se rifuggi dalle colpe che poi toccarono ai comunisti sei un fazioso. Potrei fornirti l'elenco di tutte le vittime
dei vari "triangoli della morte" senza temere confronti con le altre dell'altra barricata. E sono veramente tanti!
E poi i preti cosa avevano fatto? E Norma Cossetto ? Figlia di un gerarca , Ma dai! E poi con l'elenco di prima volevo sottolineare come noi italiani siamo pronti a cambiar camicia!
Al di la se uno come Bocca e come dite voi "redento" rimane il fatto che le azioni e i fatti scomodi di qualcuno come Vivarelli (ex amico di Borghese e unico italiano a essere iscritto al P.C di Cuba) vengano occultate per accusare gli altri di essere cio' che si era e si vuol rimanere. Saluti! [Willy]


Notoriamente, infatti, l'Italia, a partire dal dopoguerra, è stata segnata da "stragi del comunismo". Dai, su, sennò mi sembra di avere a che fare con Berlusconi. Quanto alla mia faziosità, non ho mai detto di non esserlo. Io sto coi miei e dalla mia parte, amico, non so se ancora s'era capito. Il fatto che amministri un sito di particolari canzoni dove cerco quotidianamente di dare voce a ogni cosa (a parte i gruppazzi nazifascisti, questo te lo vorrei dire chiaramente a scapito di futuri equivoci, qualora ti ripunga vaghezza di sottoporre a approvazione certa roba), non significa che io non abbia le mie visioni, le mie convinzioni e che per essa io non sia disposto a lottare, perdendoci magari una discreta quantità di tempo. Da fazioso, anzi faziosissimo, ti dico quindi che, per me, nessuna foiba, nessun prete (cosa avevano fatto? ma delle eroiche imprese di alcuni preti emiliani durante gli anni della guerra hai mai sentito parlare?), nessuna Norma Cossetto, pur restando fermo il mio dispiacere per tutti i morti innocenti, di qualsiasi parte, potranno mai controbilanciare quel che il nazifascismo ha commesso in Italia e nel mondo. Con questo non intendo "occultare" niente, ed è bene che si parli di queste cose, sempre e comunque. Così come, qui dentro, se vai a scorrere bene l'elenco delle canzoni ospitate, i crimini dello stalinismo non sono certamente sottaciuti, né è riservato loro alcun "trattamento di favore". Sono, giustappunto, tutte le "storie di ieri", che ribadisco visto che siamo nel commento ad una canzone che si intitola così. Ma visto che in questa canzone di parla espressamente di Giorgio Almirante, e visto che hai nominato Telesio Interlandi, colgo l'occasione per ricordare che l'onorevole Giorgio Almirante, repubblichino e "figlio spirituale" di un personaggio come Mezzasoma", della rivista "La difesa della razza" di Interlandi fu vicedirettore e caporedattore fin dall'inizio delle leggi razziali antiebraiche. Storie di ieri, ma che non cessano di avere precise ripercussioni sull'oggi. La divisione che è stata operata in Italia dal fascismo non è venuta meno, per il semplice motivo che non è venuto meno il fascismo, anche se magari adesso ha altri nomi. Bene: contro il fascismo io combatto, a modo mio e con le mie armi. Non sono un "pacifista" nel senso stretto del termine; sono un antimilitarista. E con queste specificazioni che ritengo necessario, chiudo per oggi. Saluti! [RV]


Vorrei solo aggiungere che i pezzi riportati da Willy sono un esempio di quello che De Gregori riesce ad esprimere in due versi: "un sogno (o una storia) comune / condiviso dalla sua generazione", ovvero l'esatto opposto della celebre tesi di Benedetto Croce secondo cui il fascismo sarebbe stato "l’invasione degli Hyksos" in un territorio sano. (Lorenzo Masetti)


Scusa Lorenzo,potresti spegarti meglio? [Willy]


In attesa della risposta di Lorenzo Masetti, provo a rispondere io. Come Lei sicuramente saprà, egr. sig. Willy, l’ “invasione degli Hyksos” si verificò nell’antico Egitto, quando un popolo di provenienza straniera, dalle fonti coeve detto appunto “Hyksos”, penetrò in Egitto scalzando totalmente la civiltà fino ad allora presente ed imponendone con la violenza una nuova. Il paragone di Croce indica quindi che egli riteneva che il fascismo fosse una sorta di “corpo estraneo” che si era imposto con la violenza in un “terreno sano”, cioè privo degli elementi fondanti e costitutivi del fascismo. La teoria del Suo concittadino Croce (per il quale nutro peraltro scarsissima stima) è errata. In Italia i prodromi del fascismo c’erano già tutti, e da tempo; vuoi con la casta militare piemontese, vuoi soprattutto con i grandi potentati industriali e agrari, vuoi con la presenza di una chiesa cattolica retriva e oscurantista che appoggiò il fascismo sin dall’inizio. L’Italia non era, e non è mai stata, un “terreno sano”. L'affermazione di Croce non deve comunque sorprendere: da intellettuale campione del "liberalismo" non poteva avere presente che le radici del fascismo, e di tutti i fascismi, sono proprio nella deriva naturale dello stato liberale di stampo classico; per questo (nonostante Piero Gobetti) la parola "liberale" mi fa tuttora inorridire. Sono storie di ieri e anche di oggi. Quindi, mi permetta, le dichiarazioni dei vari personaggi da Lei riportate sono un po’ come la famosa scoperta dell’acqua calda. Null’altro si sarebbe potuto pretendere da persone che mossero i loro primi passi nel fascismo: altro non era possibile, a meno di non opporsi apertamente come solo alcuni (pochi) fecero, finendo sotto processo nei Tribunali Speciali istituiti nel 1926, al confino e in galera (quando non davanti al plotone di esecuzione). Alcuni di loro, con il prosieguo degli eventi, assunsero una diversa coscienza; e faccia attenzione a questa espressione, perché è importante. Assumere una diversa coscienza non significa “voltare gabbana”. Le vicende che possono aver portato un Giorgio Bocca (ma La pregherei d’ora in poi di voler citare sempre le fonti di quel che scrive) a fare certe affermazioni debbono essere situate in questo preciso contesto. Non si spiegherebbe altrimenti come un Elio Vittorini abbia pubblicato i suoi primi scritti in una rivista “dissidente” della Gioventù Italiana del Littorio; e questo non è che un esempio. Alcune persone, quindi, presero coscienza e lottarono contro il fascismo; altre, invece, restarono sostanzialmente fasciste, divenendo casomai dei fascisti clericali (trovo poca differenza, che so io, tra un Amintore Fanfani e un Carrero Blanco). In effetti, mi preme dirLe che le sue osservazioni sul democristianismo non sono sostanzialmente sbagliate, ma solo su quello. In Italia non si è avuta una vera soluzione di continuità tra il fascismo e il “regime democratico” (o meglio: democristiano). Nella DC storica gli elementi compromessi con il fascismo erano numerosi (un esempio per tutti: il ministro Scelba). L’impianto dello stato italiano nelle sue componenti giuridiche e poliziesche rimase lo stesso: si pensi solo a certi questori come Guida. Rimasero fascisti personaggi chiave dei grandi gruppi industriali. In Italia fu permessa senza alcun problema la riformazione di un partito neofascista come il MSI, quando la Costituzione recita che “è vietata, sotto ogni sua forma, la ricostituzione del disciolto Partito Fascista”. E’, quindi, la solita Italia di sempre, che si tramanda fino ai giorni nostri. Non vi è stata nessuna epurazione che abbia colpito i gangli vitali del potere. Se Mussolini non fosse stato fucilato, dopo pochi anni ce lo saremmo ritrovato libero, pimpante e arzillo, e deputato al Parlamento. Il maresciallo Graziani, viceré di Libia nonché noto macellaio e torturatore, dopo qualche anno era già in libertà e rigorosamente iscritto al MSI. Il “sangue dei vinti”? Quali vinti? Le valutazioni storiche non si fanno sui morti e sul loro numero: si fanno sui vivi. La storia d'Italia ci dice che gli stessi vivi che erano al potere sotto il fascismo si sono poi ben riciclati nella "democrazia" e nello stato dei golpisti istituzionali, di Gladio, delle stragi, dei servizi segreti deviati, delle trame occulte, della repressione a senso unico, delle leggi speciali, della mafia. Proprio un bel "terreno sano". Saluti. [RV]


Egr sig Venturi,le ricordo che l'on Scelba e' quel barone democristiano che promulgo'l'odiosa Dodicesima Disposizione Transitoria , la legge appunto detta "legge Scelba" che pribisce il reato "d'opinione". E poi i vinti sono tutti colorp che non salendo sul carro dei vincitori , scelsero di rimaere fascisti, pagando' cio' con la vita.
E poi io che sono un "camerata" doc le dico che enti antinazionali "gladio" , "servizi segreti" "P2" possono sono fascisti nella forma ma assoutamente non con la sostanza . E le ricordo che migliaia di giovani repubblichini scelsero, per dirla come De Gregori "La parte sbagliata", per combattere le forze straniere che invasero il paese. Sopratutto gli americani, mentre i partigiani li accolsero a braccia aperte....
E poi sulla chiesa reazionaria , essendo seguace di Nietzsche dovrebbe immaginare cosa penso su di essa...[Willy]


Credo che sia opportuno lasciare questo ultimo intervento senza nessun commento, perché si commenta da solo. Avverto che eviterò di rispondere ulteriormente, ovviamente senza censurare in nessun modo eventuali altri interventi (che saranno sempre pubblicati). Saluti. [RV]


Ma Masetti non si fa vivo per un maggiore chiarimento? [Willy]


Lorenzo Masetti, che, Le ricordo, è il titolare di questo sito che è ospitato nella sua homepage personale, risponderà se e quando ne avrà il tempo e la voglia. Vorrei gentilmente ricordarLe che, nonostante la nostra disponibilità, tutti noi abbiamo anche altre occupazioni e che dobbiamo anche lavorare per guadagnarci di chi vivere. Ad esempio, tra pochi giorni (esattamente sabato 9 settembre) il qui presente RV deve fare un trasloco a 800 km di distanza, e per diverso tempo non avrà la possibilità di occuparsi più di tanto del sito. Non si stupisca quindi se le Sue questioni, tra non molto, avranno delle risposte più rade. Saluti. [RV]

1/9/2006 - 19:23


msifuori


Come necessario e sentito "colophon" per questa canzone, una foto che ho cercato per anni e che ho finalmente reperito nel sito di Marco, un amico e compagno livornese. Ritrae la storica e gigantesca scritta "MSI FUORILEGGE" dipinta nel 1972 sulle mura della Fortezza Nuova di Livorno, e che resiste ancora seppure sbiadita dal tempo. Nessuno l'ha mai cancellata. La si vedeva a pochissima distanza da quella che è stata casa mia per anni, da tutta piazza del Voltone (o della Repubblica).

Riccardo Venturi - 13/5/2008 - 16:45


Carissimo Riccardo.

Per prima cosa mi scuso con te per non essermi fatto più vivo...
Sei sempre nella mia rubrica del cell. e un giorno di questi ti chiamo....
Volevo puntualizzare che la foto che hai pubblicato non è reale.
E' ritoccata con (mi sembra) Photoshop.
La scritta originale è stata cancellata (male, perchè qualcosa è rimasto) dall'amministrazione di "sinistra".
C'è stata una proposta , da parte del movimento antagonista livornese, per ridipingerla con un "Blitz" ma non ne è stato fatto di niente...

Ciao

Marco

Marco Romoli - 23/1/2009 - 15:18


Carissimo Marco, boia dé!

Purtroppo che la foto era stata ritoccata lo sapevo a prescindere; a Livorno ci vengo ancora abbastanza spesso, e quando passo da piazza del Voltone un'occhiata alla fortezza ce la butto sempre. E' pur vero che qualcosina si legge ancora; vorrà dire che prima o poi ir blizze s'andrà a farlo noi!

Beh, come tutti sanno, però, non solo il MSI non è stato messo fuorilegge, ma quei fuorilegge sono attualmente al governo anche se ora, nel nome, ci hanno la "libertà". Dell'amministrazione "di sinistra" di Livorno, di Firenze e delle altre città dove ancora c'è meglio che non ne parli nemmeno.

Quanto a me, sarà meglio che ti dia qualche telefono e indirizzo nuovo perché ho cambiato casa, a Firenze. Chiama allo 055/9060723, cellulare 339/4723095. L'indirizzo è: Riccardo Venturi, via dell'Argingrosso 65/C, 50142 Firenze.

La prossima volta che vengo a Livorno sarebbe bene vedessi, così magari si va ar Montinero a pregà la madonna che ci svegli dall'incubi di 'vesto tempo. Dé, armeno si vede se funziona lei!

Saluti e abbracci

Riccardo Venturi - 23/1/2009 - 17:25


"Mussolini ha scritto anche poesie"... e Hitler dipingeva pure... Ecco l'audio di una critica non proprio lusinghiera rispetto alla valenza artistica del furiere...

Alessandro - 5/5/2009 - 15:33


Gang
La rossa primavera
2011


Gang
La rossa primavera
2011


La rossa Primavera“La Rossa Primavera”, il 13° album dei Gang, è un Cammino lungo i canti della Resistenza. Un Cammino che ripercorre le tracce piu’ significative e passa per la migliore canzone d’autore italiana ispirata dalla lotta contro il nazi-fascismo. Non potevano mancare le canzoni dei Gang. Ospiti i Ned Ludd, e dall’incontro con il loro spirito folkeggiante nasce un nuovo episodio che testimonia e ribadisce la scelta di stare ancora oggi dalla parte giusta, quella della Resistenza contro i nuovi e i vecchi fascismi.

Fischia il vento (tradizionale) - Dante Di Nanni (Stormy Six) - La Brigata Garibaldi (tradizionale) - Su in collina (Francesco Guccini) - Poco di buono (Claudio Lolli) - La pianura dei sette fratelli (Gang) - Pane, giustizia e libertà (Massimo Priviero) - Tredici (Yo Yo Mundi) – E quei briganti neri (tradizionale) – Festa d'aprile (Franco Antonicelli) – 4 maggio 1944 - In memoria (Gang) - Eurialo e Niso (Gang e Massimo Bubola) - Pietà l'è morta (Nuto Revelli) - Aprile (Gang) - Le storie di ieri (Francesco De Gregori)


DonQuijote82 - 25/4/2011 - 21:38


Versione dei L'Orage
2016
La macchina del tempo

macchina

dq82 - 16/11/2015 - 15:18


La bella versione rock di Giorgio Canali in Perle per porci, album di cover pubblicato nel 2016

7/1/2017 - 20:21


Ma nell'introduzione, nella fotina di Giorgio Almirante, alla sua destra seduto mi pare di scorgere Maurizio Gasparri, o mi sbaglio? Carrierone!

B.B. - 1/2/2019 - 23:14




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