שפּילט זשע מיר כּליזמרלעך
ס קעשענעווער שטיקעלע
אָבער מיטן קנאַק
הונגעריק און שלעפֿעריק
און נאַקעט און באָרוועס
אין קעשענע נישטאָ קײן פּיאַטאַק
צו מיר געהערט די גאַנצע וועלט
און איך די גאַנצע וועלט געהער
דאָס איז דאָך שױן פֿעסטגעשטעלט אַ פֿאַקט
און טאָמער וועט מען מיר ניט גלײבן
טאָמער וועט מען פֿרעגן ווער
קען איך אים באַווײַזן אַ קאָנטראַקט
צרות און גריזאָטע עגמות נפֿש און יעסורים
אָט דאָס זעט איר האָב איך אױפֿן פּאַק
האָב איך גאָרניט דאַרף איך גאָרניט
וועל איך גאָרניט ניט פֿאַרלירן
וועט מען מיך נישט רופֿן קײן טשודאַק
שפּילט זשע מיר כּליזמרלעך
דאָס האַרץ זאָל אַזש צעגײן אין מיר
בײַ די קרובֿים בין איך פּשוט ברק
נישט געשמײכלט נישט געחנפֿעט
אַלץ געזען נאָר ניט געגנבֿעט
בײַ מײַן מחותן בין איך אַ באָסיאַק
די רײַכע האָבן צו פֿיל עסן
איז בײַ זײ דער מאָגן שווער
ליגן זײ אױף דאַטשעס אָנגעפּאַקט
און ניט איך עס און ניט איך טרינק
איז בײַ מיר דער מאָגן לער
קען איך לײַכטער צוטאַנצן צום טאַנץ
שפּילט זשע מיר כּליזמרלעך
דאָס האַרץ זאָל אַזש צעגײן אין מיר
צרות האָב איך אָט אַזאַ מין זאַק
הונגעריק און שלעפֿעריק און נאַקעט און באָרוועס
אין קעשענע נישטאָ קײן פּיאַטאַק
ס קעשענעווער שטיקעלע
אָבער מיטן קנאַק
הונגעריק און שלעפֿעריק
און נאַקעט און באָרוועס
אין קעשענע נישטאָ קײן פּיאַטאַק
צו מיר געהערט די גאַנצע וועלט
און איך די גאַנצע וועלט געהער
דאָס איז דאָך שױן פֿעסטגעשטעלט אַ פֿאַקט
און טאָמער וועט מען מיר ניט גלײבן
טאָמער וועט מען פֿרעגן ווער
קען איך אים באַווײַזן אַ קאָנטראַקט
צרות און גריזאָטע עגמות נפֿש און יעסורים
אָט דאָס זעט איר האָב איך אױפֿן פּאַק
האָב איך גאָרניט דאַרף איך גאָרניט
וועל איך גאָרניט ניט פֿאַרלירן
וועט מען מיך נישט רופֿן קײן טשודאַק
שפּילט זשע מיר כּליזמרלעך
דאָס האַרץ זאָל אַזש צעגײן אין מיר
בײַ די קרובֿים בין איך פּשוט ברק
נישט געשמײכלט נישט געחנפֿעט
אַלץ געזען נאָר ניט געגנבֿעט
בײַ מײַן מחותן בין איך אַ באָסיאַק
די רײַכע האָבן צו פֿיל עסן
איז בײַ זײ דער מאָגן שווער
ליגן זײ אױף דאַטשעס אָנגעפּאַקט
און ניט איך עס און ניט איך טרינק
איז בײַ מיר דער מאָגן לער
קען איך לײַכטער צוטאַנצן צום טאַנץ
שפּילט זשע מיר כּליזמרלעך
דאָס האַרץ זאָל אַזש צעגײן אין מיר
צרות האָב איך אָט אַזאַ מין זאַק
הונגעריק און שלעפֿעריק און נאַקעט און באָרוועס
אין קעשענע נישטאָ קײן פּיאַטאַק
inviata da Bernart Bartleby - 16/2/2014 - 17:46
Lingua: Yiddish
In Yiddish traslitterato, da Yidlid - Chansons yiddish
KESHENEVER SHTIKELE
Shpilt zhe mir klezmorlekh,
's Keshenever shtikele,
Ober mitn knak.
Hungerik un shleferik,
Un naket un borves,
In keshene nishto keyn piatak.
Tsu mir gehert di gantse velt,
Un ikh di gantse velt geher
Dos iz dokh shoyn festgeshtelt a fakt.
Un tomer vet men mir nit gleybn,
Tomer vet men fregn ver,
Ken ikh im bavayzn a kontrakt.
Tsores un grizote agmes nefesh un yesurim,
Ot dos zet ir hob ikh oyfn pak.
Hob ikh gornit darf ikh gornit,
Vel ikh gornit nit farlirn,
Vet men mikh nisht rufn keyn tshudak.
Shpilt zhe mir klezmorlekh,
Dos harts zol azh tsegeyn in mir,
Bay di kroyvim bin ikh poshet brak.
Nisht geshmeykhlt nisht gekhonfet,
Alts gezen nor nit geganvet,
Bay mayn mekhutn bin ikh a bosiak.
Di raykhe hobn tsu fil esn,
Iz bay zey der mogn shver,
Lign zey oyf datshes ongepakt.
Un nit ikh es un nit ikh trink,
Iz bay mir der mogn ler,
Ken ikh laykhter tsutantsn tsum tants.
Shpilt zhe mir klezmorlekh,
Dos harts zol azh tsegeyn in mir,
Tsores hob ikh ot aza min zak.
Hungerik un shleferik un naket un borves,
In keshene nishto keyn piatak.
Shpilt zhe mir klezmorlekh,
's Keshenever shtikele,
Ober mitn knak.
Hungerik un shleferik,
Un naket un borves,
In keshene nishto keyn piatak.
Tsu mir gehert di gantse velt,
Un ikh di gantse velt geher
Dos iz dokh shoyn festgeshtelt a fakt.
Un tomer vet men mir nit gleybn,
Tomer vet men fregn ver,
Ken ikh im bavayzn a kontrakt.
Tsores un grizote agmes nefesh un yesurim,
Ot dos zet ir hob ikh oyfn pak.
Hob ikh gornit darf ikh gornit,
Vel ikh gornit nit farlirn,
Vet men mikh nisht rufn keyn tshudak.
Shpilt zhe mir klezmorlekh,
Dos harts zol azh tsegeyn in mir,
Bay di kroyvim bin ikh poshet brak.
Nisht geshmeykhlt nisht gekhonfet,
Alts gezen nor nit geganvet,
Bay mayn mekhutn bin ikh a bosiak.
Di raykhe hobn tsu fil esn,
Iz bay zey der mogn shver,
Lign zey oyf datshes ongepakt.
Un nit ikh es un nit ikh trink,
Iz bay mir der mogn ler,
Ken ikh laykhter tsutantsn tsum tants.
Shpilt zhe mir klezmorlekh,
Dos harts zol azh tsegeyn in mir,
Tsores hob ikh ot aza min zak.
Hungerik un shleferik un naket un borves,
In keshene nishto keyn piatak.
inviata da Bernart Bartleby - 16/2/2014 - 17:47
Lingua: Italiano
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
16 febbraio 2014
16 febbraio 2014
Una traduzione condotta il più possibile alla lettera dal testo originale yiddish. Laddove necessario, sono state inserite delle note esplicative. Il nome della città è stato riportato nella sua forma russa, dato che è quello che ha dato la forma yiddish (Keshenev). Curiosamente, ma forse non è un caso, è molto simile al termine yiddish per "tasca", keshene, pure presente nel testo. [RV]
IL MOTIVETTO DI KIŠINËV 1
Sonatemi dunque, musicanti 2
il motivetto di Kišinëv,
Ma con brio. 3
Sono affamato e assonnato,
scalzo e gnudo,
in tasca non ho manco un soldo. 4
Il mondo intero è mio,
e io sono di tutto il mondo:
è un fatto già appurato.
E se non mi si crederà,
se me lo si domanderà,
potrei mostrargli un contratto.
Pene e dolori, sofferenze e ambasce, 5
di questo, vedete, ne ho pieno un sacco.
non ho niente, non mi serve niente,
non ho niente da perdere,
nessuno mi chiamerà un tipo strano.
Sonate dunque per me, musicanti,
il cuore mi si scioglierà dentro!
Per i miei non sono altro che un relitto.
Nessun sorriso per me, nessun complimento,
ho visto di tutto ma non ho rubato niente,
per i miei parenti acquisiti 6 sono un accattone. 7
I ricchi hanno troppo da mangiare,
hanno lo stomaco pesante,
stanno rintanati nelle loro dacie. 8
E io invece non mangio e non bevo nulla,
il mio stomaco è vuoto
e allora più leggero mi do al ballo.
Sonate dunque per me, musicanti,
il cuore mi si scioglierà dentro!
Di pene ne ho un sacco pieno,
Sono affamato e assonnato, scalzo e gnudo,
in tasca non ho manco un soldo.
Sonatemi dunque, musicanti 2
il motivetto di Kišinëv,
Ma con brio. 3
Sono affamato e assonnato,
scalzo e gnudo,
in tasca non ho manco un soldo. 4
Il mondo intero è mio,
e io sono di tutto il mondo:
è un fatto già appurato.
E se non mi si crederà,
se me lo si domanderà,
potrei mostrargli un contratto.
Pene e dolori, sofferenze e ambasce, 5
di questo, vedete, ne ho pieno un sacco.
non ho niente, non mi serve niente,
non ho niente da perdere,
nessuno mi chiamerà un tipo strano.
Sonate dunque per me, musicanti,
il cuore mi si scioglierà dentro!
Per i miei non sono altro che un relitto.
Nessun sorriso per me, nessun complimento,
ho visto di tutto ma non ho rubato niente,
per i miei parenti acquisiti 6 sono un accattone. 7
I ricchi hanno troppo da mangiare,
hanno lo stomaco pesante,
stanno rintanati nelle loro dacie. 8
E io invece non mangio e non bevo nulla,
il mio stomaco è vuoto
e allora più leggero mi do al ballo.
Sonate dunque per me, musicanti,
il cuore mi si scioglierà dentro!
Di pene ne ho un sacco pieno,
Sono affamato e assonnato, scalzo e gnudo,
in tasca non ho manco un soldo.
NOTE alla traduzione
[1] Lo shtikele del titolo è, propriamente, il diminutivo di shtuk “pezzo; brano (musicale)”. In italiano si ha una scelta tra “arietta”, “motivetto”, “canzoncina” eccetera; ho scelto “motivetto”.
[2] Abbiamo qui il diminutivo (affettivo) -al plurale- di una delle parole yiddish più famose: klezmer. Si tratta dell'intera tradizione musicale degli ebrei ashkenaziti dell'est europeo. Klezmer è il nome della musica, derivato dall'ebraico כלי זמר (kley zemer, alla lettera “strumenti musicali”); i sonatori, o “musicanti” come qui ho tradotto, sono detti klezmorim. Su tutta la musica klezmer (da non scrivere “kletzmer”, come molti fanno) consiglierei la lettura dell'intero articolo di en.wikipedia, completissimo.
[3] Il termine yiddish knak significa “brio, splendore”. Ho visto che nelle versioni in francese e inglese è stato tradotto con “maestria”; ci può stare, ma non del tutto.
[4] Per “soldo” si usa qui un termine russo, piatak (пятак). Si tratta della comune monetina da cinque copechi (in russo: пять = “5”), che non valeva nulla allora come non vale nulla oggi. In russo si ha quindi il “cinquino” laddove noi abbiamo il “quattrino”.
[5] I termini sono qui tutti sinonimi e si sono usati, di conseguenza, quattro sinonimi italiani. Da notare che, nell'originale, a parte grizote tutti i termini per “pena, dolore”, appartenendo alla sfera intima e affettiva, sono di origine ebraica (tsore, agmes nefesh, yefurim). Per esprimere gioia, dolore, amore e odio lo yiddish ricorre quasi sempre a antiche parole bibliche.
[6] Il termine yiddish mekhutn (di origine ebraica) indica i "parenti acquisiti col matrimonio" (proprio o di un altro parente).
[7] Il termine bosiak, che nelle versioni in inglese e francese non viene tradotto, significa “accattone, mendicante”. Non è parola di origine russa, ma serba: božjak, ove è presente la radice panslava di “Dio” (Bog). Il “mendicante” è chi “invoca Dio” o “si affida a Dio”. A sua volta, si tratta di un'antichissima parola di origine iranica (baγ): è presente, tra le altre cose, nel nome (non arabo, ma iranico) della città di Bagdad, letteralmente "data da Dio" (baγ-dad).
[8] Parola russa oltremodo famosa (дача). Nonostante la grafia italiana (dacia), non ha nulla a che vedere con la storica regione ove si trova l'attuale Romania; indica, come è noto, la bella casa di campagna che, in Russia, è sempre stata sinonimo di agiatezza. Famose le dacie che nell'ex URSS venivano concesse ai papaveri del Partito o, comunque, alle persone in vista. Le prime dacie vennero costruite ai tempi di Pietro il Grande, e il loro carattere di privilegio è insito nel nome: дача (dača) è un sostantivo formato sulla radice del verbo “dare” (in russo дать dat', l'antichissimo verbo pan-indoeuropeo) e significa quindi “cosa data, concessione”.
[1] Lo shtikele del titolo è, propriamente, il diminutivo di shtuk “pezzo; brano (musicale)”. In italiano si ha una scelta tra “arietta”, “motivetto”, “canzoncina” eccetera; ho scelto “motivetto”.
[2] Abbiamo qui il diminutivo (affettivo) -al plurale- di una delle parole yiddish più famose: klezmer. Si tratta dell'intera tradizione musicale degli ebrei ashkenaziti dell'est europeo. Klezmer è il nome della musica, derivato dall'ebraico כלי זמר (kley zemer, alla lettera “strumenti musicali”); i sonatori, o “musicanti” come qui ho tradotto, sono detti klezmorim. Su tutta la musica klezmer (da non scrivere “kletzmer”, come molti fanno) consiglierei la lettura dell'intero articolo di en.wikipedia, completissimo.
[3] Il termine yiddish knak significa “brio, splendore”. Ho visto che nelle versioni in francese e inglese è stato tradotto con “maestria”; ci può stare, ma non del tutto.
[4] Per “soldo” si usa qui un termine russo, piatak (пятак). Si tratta della comune monetina da cinque copechi (in russo: пять = “5”), che non valeva nulla allora come non vale nulla oggi. In russo si ha quindi il “cinquino” laddove noi abbiamo il “quattrino”.
[5] I termini sono qui tutti sinonimi e si sono usati, di conseguenza, quattro sinonimi italiani. Da notare che, nell'originale, a parte grizote tutti i termini per “pena, dolore”, appartenendo alla sfera intima e affettiva, sono di origine ebraica (tsore, agmes nefesh, yefurim). Per esprimere gioia, dolore, amore e odio lo yiddish ricorre quasi sempre a antiche parole bibliche.
[6] Il termine yiddish mekhutn (di origine ebraica) indica i "parenti acquisiti col matrimonio" (proprio o di un altro parente).
[7] Il termine bosiak, che nelle versioni in inglese e francese non viene tradotto, significa “accattone, mendicante”. Non è parola di origine russa, ma serba: božjak, ove è presente la radice panslava di “Dio” (Bog). Il “mendicante” è chi “invoca Dio” o “si affida a Dio”. A sua volta, si tratta di un'antichissima parola di origine iranica (baγ): è presente, tra le altre cose, nel nome (non arabo, ma iranico) della città di Bagdad, letteralmente "data da Dio" (baγ-dad).
[8] Parola russa oltremodo famosa (дача). Nonostante la grafia italiana (dacia), non ha nulla a che vedere con la storica regione ove si trova l'attuale Romania; indica, come è noto, la bella casa di campagna che, in Russia, è sempre stata sinonimo di agiatezza. Famose le dacie che nell'ex URSS venivano concesse ai papaveri del Partito o, comunque, alle persone in vista. Le prime dacie vennero costruite ai tempi di Pietro il Grande, e il loro carattere di privilegio è insito nel nome: дача (dača) è un sostantivo formato sulla radice del verbo “dare” (in russo дать dat', l'antichissimo verbo pan-indoeuropeo) e significa quindi “cosa data, concessione”.
Lingua: Francese
Traduzione francese da Yidlid - Chansons yiddish
LE PETIT AIR DE KICHINEV
Jouez-moi donc, musiciens,
Le petit air de Kichinev
Mais avec maestria
Affamé et épuisé
Nu et nu-pied
Dans la poche, pas un centime.
Le monde entier m'appartient,
Et j'appartiens au monde entier
C'est un fait avéré
Et si l'on ne me croyait pas
Si quelqu'un me demandait
Je pourrais lui montrer un contrat
Soucis et chagrins, peines et souffrances,
De cela, vous voyez, j'en ai plein ma besace
Je n'ai rien, je n'ai besoin de rien,
Je n'ai rien à perdre
On ne me traitera pas d'excentrique
Jouez donc pour moi musiciens
Jusqu'à me fendre le coeur
Pour la famille je suis un simple rebut
On ne me sourit pas, on ne me flatte pas
Tout vu mais rien volé,
Pour mon beau-père je suis un bosiak
Les riches ont trop à manger
Leur estomac est lourd
Ils sont entassés dans leurs datchas
Et je ne mange pas, et je ne bois pas,
Mon estomac est vide,
Je suis plus léger pour danser.
Jouez donc pour moi musiciens
Jusqu'à me fendre le coeur
Les soucis j'en ai plein le sac
Affamé et épuisé, nu et nu-pied
Dans la poche, pas un centime.
Jouez-moi donc, musiciens,
Le petit air de Kichinev
Mais avec maestria
Affamé et épuisé
Nu et nu-pied
Dans la poche, pas un centime.
Le monde entier m'appartient,
Et j'appartiens au monde entier
C'est un fait avéré
Et si l'on ne me croyait pas
Si quelqu'un me demandait
Je pourrais lui montrer un contrat
Soucis et chagrins, peines et souffrances,
De cela, vous voyez, j'en ai plein ma besace
Je n'ai rien, je n'ai besoin de rien,
Je n'ai rien à perdre
On ne me traitera pas d'excentrique
Jouez donc pour moi musiciens
Jusqu'à me fendre le coeur
Pour la famille je suis un simple rebut
On ne me sourit pas, on ne me flatte pas
Tout vu mais rien volé,
Pour mon beau-père je suis un bosiak
Les riches ont trop à manger
Leur estomac est lourd
Ils sont entassés dans leurs datchas
Et je ne mange pas, et je ne bois pas,
Mon estomac est vide,
Je suis plus léger pour danser.
Jouez donc pour moi musiciens
Jusqu'à me fendre le coeur
Les soucis j'en ai plein le sac
Affamé et épuisé, nu et nu-pied
Dans la poche, pas un centime.
inviata da Bernart Bartleby - 16/2/2014 - 17:48
Lingua: Inglese
Traduzione inglese da Yidlid - Chansons yiddish
THE LITTLE SONG OF KISHINEV
Do play for me, musicians
The little song of Kishinev
Play it brilliantly
Hungry and sleepy
And naked, and barefoot
Not a penny in my pocket.
The whole world belongs to me
And I belong to the whole world
This is a well established fact
And if someone shouldn't believe me
If someone should ask
I could show him a contract.
Troubles and sorrow, sadness and pain,
Of these, you see, I've got a full bag.
I have nothing, I need nothing
I've got nothing to lose
No one will call me a crank.
Do play for me musicians,
Till my heart melts
For my relatives I'm just a wretch
One doesn't smile at me, doesn't flatter me
Saw everything but stole nothing,
For my in-laws I'm a bosiak.
The rich have to much food
Their stomach is heavy
They lie packed up in their datchas.
And I don't eat and I don't drink
My stomach is empty
I can dance easier.
Do play for me musicians,
Till my heart melts
I have a full sack of troubles
Hungry and sleepy and naked and barefoot
Not a penny in my pocket.
Do play for me, musicians
The little song of Kishinev
Play it brilliantly
Hungry and sleepy
And naked, and barefoot
Not a penny in my pocket.
The whole world belongs to me
And I belong to the whole world
This is a well established fact
And if someone shouldn't believe me
If someone should ask
I could show him a contract.
Troubles and sorrow, sadness and pain,
Of these, you see, I've got a full bag.
I have nothing, I need nothing
I've got nothing to lose
No one will call me a crank.
Do play for me musicians,
Till my heart melts
For my relatives I'm just a wretch
One doesn't smile at me, doesn't flatter me
Saw everything but stole nothing,
For my in-laws I'm a bosiak.
The rich have to much food
Their stomach is heavy
They lie packed up in their datchas.
And I don't eat and I don't drink
My stomach is empty
I can dance easier.
Do play for me musicians,
Till my heart melts
I have a full sack of troubles
Hungry and sleepy and naked and barefoot
Not a penny in my pocket.
inviata da Bernart Bartleby - 16/2/2014 - 17:49
Il sito "YIDLID - Chansons Yiddish" è veramente benemerito e fatto oltremodo bene; riporta regolarmente i testi in alfabeto ebraico (a volte quasi si tende a scordare che lo yiddish non si scrive con l'alfabeto latino...) e le trascrizioni sono fatte perfettamente e secondo i criteri YIVO. Ha un solo "difetto": è un sito di lingua francese. Indi per cui vi si trovano traslitterazioni alla francese come "Kichinev", "Irgoun Zvaï Leoumi" e persino "Likoud". Il francese è quella lingua dove bisogna scrivere "Lenine", "Pouchkine" e "Pougatchoff", che Iddio li stramaledica; quando vedo cose del genere divento un misogallo. Indi per cui mi sono permesso di riportare le franciosate di questa pagina a una sana traslitterazione internazionale.
Riccardo Venturi - 16/2/2014 - 22:13
Ahi, me coregest les franscesismes! Epur tu le sè bien que jè suì an pù fransé! Ah que domage! Ah quelle onte!
B.B. (Brighitto Bardotto) - 16/2/2014 - 22:34
A proposito, Riccardo, sai come tradurre il termine "bosiak", che certamente è di origine russa?
Bernart Bartleby - 16/2/2014 - 22:45
Bellissima la foto che hai messa! :-PPPP
(E perfetta come illustrazione direi...)
(E perfetta come illustrazione direi...)
Riccardo Venturi - 16/2/2014 - 23:10
A proposito della foto, i colbacchi di pelliccia ostentati dai due potentoni mi pare mostrino - ma potrei sbagliarmi - anche l'ordine gerarchico e, quindi, alimentare che vige in natura e anche laddove l'essere umano, nei suoi consorzi, torna ad essere una bestia: da notarsi infatti che il copricapo sfoggiato da Vladimir è di pelliccia di lupo, mentre quello di Silvio sembra soltanto più ricco e imponente ma in realtà pare proprio essere di volpe...
Putin, il grande cacciatore, e Berlusca, la volpina che si ciba dei suoi avanzi..
Putin, il grande cacciatore, e Berlusca, la volpina che si ciba dei suoi avanzi..
Bernart Bartleby - 17/2/2014 - 09:09
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Testo trovato su Yidlid - Chansons yiddish
Un bellissimo brano tradizionale Yiddish che ho preferito non attribuire ad anonimo ma a Moyshe Oysher (1906-1958), uno dei più grandi “chazanim” - i cantori in ebraico - di sempre.
Nato a Lipcani, in Moldavia, nel 1921 raggiunse suo padre emigrato in Canada. Dotato di una voce calda e potente (come “il ruggito di un leone”), Moyshe Oysher fece fortuna negli USA esibendosi non solo nelle sinagoghe ma anche nei grandi teatri, ricoprendo diversi ruoli negli allestimenti della Chicago Opera Company. Tra gli anni 30 e 40 partecipò anche ad alcune pellicole di ambientazione ebraica.
“La melodia di Kišinëv” allude alla città di Chişinău (Kišinëv / Кишинëв in russo) in Moldavia dove, all’inizio del 900, quasi metà della popolazione era di fede ebraica. Il degradarsi della situazione economica, anche grazie ad una protratta siccità, ed il crescere del sentimento antisemita nella restante popolazione, specie di lingua russa, alimentato ad arte da autorità e media, portarono nel 1903 e 1905 a ripetuti e terribili pogrom. Nel 1903 furono scatenati dal giornale di lingua russa Bessarabec (Бессарабец) che sostenne che l’omicidio di un giovane cristiano fosse opera di ebrei per confezionare col suo sangue i pani azzimi; nel 1905 scaturirono da manifestazioni contro lo zar che alcuni preti ortodossi riuscirono a rivolgere contro la popolazione ebraica. Nella seconda occasione, i danni furono più limitati (“solo” una ventina di morti) perchè la comunità vessata si era organizzata in squadre armate di autodifesa. Fu proprio in seguito ai pogrom di Chişinău che il movimento sionista prese forza, soprattutto nella sua forma più radicale, nazionalista e anti-comunista capeggiata da Vladimir Žabotinskij, la spina dorsale di ciò che sarà in seguito il feroce gruppo paramilitare ebraico Irgun Zvai Leumi e quindi il Likud israeliano.