Lingua   

Forever In My Mind

Christy Moore
Lingua: Inglese


Christy Moore

Lista delle versioni e commenti


Ti può interessare anche...

On the Blanket
(Christy Moore)
Ordinary Man
(Christy Moore)
I figli del Bloody Sunday
(Antica Tradizione)


Lyrics and Music by Christy Moore
Testo e musica di Christy Moore

hst
O'Hara, Hughes, McCreesh and Sands,
Doherty and Lynch
McDonnell, Hurson, McIlwee, Devine

Darkened years of winter have passed
Summer waits for spring before it lives
Blanket clad and wasted the winter has been long
No gleam of hope a thoughtless nation gives
In silence we walked through the streets
As one by one our hungerstrikers died.

O'Hara, Hughes, McCreesh and Sands,
Doherty and Lynch
McDonnell, Hurson, McIlwee, Devine

Their memory is forever in my mind
Pictures of their faces in my eyes
My sorrow and grief will not subside
And my love for them I will not diguise
In silence we walked through the streets
As one by one our hungerstrikers died.

O'Hara, Hughes, McCreesh and Sands,
Doherty and Lynch
McDonnell, Hurson, McIlwee, Devine

inviata da Riccardo Venturi - 30/8/2006 - 22:16



Lingua: Francese

Version française de Licorne, d'après Chants pour une Irlande libre
À JAMAIS DANS MA MÉMOIRE

O'Hara, Hughes, McCreesh et Sands,
Doherty et Lynch
McDonnell, Hurson, McIlwee, Devine

De sombres années d'hiver sont passées
L'été attend le printemps pour se montrer
Abandonnés sous vos couvertures l'hiver a été long
Une nation sans âme n'a pas l'ombre d'un espoir
Nous avons défilé dans les rues en silence
Alors que un par un mourraient nos grèvistes de la faim.

O'Hara, Hughes, McCreesh et Sands,
Doherty et Lynch
McDonnell, Hurson, McIlwee, Devine

Leur souvenir est à jamais dans ma mémoire
Leurs visages devant mes yeux
Ma tristesse et ma misère ne faibliront pas
Et je ne cacherais pas mon amour pour eux
Nous avons défilé dans les rues en silence
Alors que un par un mourraient nos grèvistes de la faim.

O'Hara, Hughes, McCreesh et Sands,
Doherty et Lynch
McDonnell, Hurson, McIlwee, Devine

inviata da Riccardo Venturi - 30/8/2006 - 22:47


COMMEMORAZIONI IRLANDESI TRA MEMORIA E NOSTALGIA
Gianni Sartori

Metto le mani avanti. Manco da troppo tempo dall’Irlanda (e da Derry in particolare) per poter attribuire queste mie considerazioni a qualcosa di più della nostalgia e dell’intuizione.

Come per Euskal herria (anche se ci sono ritornato qualche volta pure in questo XXI secolo, ma sempre più da “turista” e sempre meno da osservatore impegnato e testimone) la maggior parte dei miei ricordi irlandesi (l’imprinting) risalgono al secolo scorso, in un contesto profondamente diverso.

Sicuramente sconto l’anagrafe, oltre al fatto di aver dovuto toccare quasi con mano anche aspetti oscuri della lotta di liberazione. Per dirne un paio, la questione dei possibili accordi - mancati - con Londra che avrebbero potuto salvare la vita di almeno sei dei prigionieri in sciopero della fame nel 1981 e il caso di Jean McConville (vedi “Seppellite il mio cuore a Milltown”).

Tuttavia riemerge con forza un senso profondo di commozione ogni qual volta sento il nome o vedo l’immagine appunto di quei dieci militanti di IRA e INLA “morti affinché altri fossero liberi”. Nonostante tutte le contraddizioni, gli errori e - talvolta almeno - qualche cedimento o voltafaccia.

Per cui non mi poteva lasciare indifferente il video degli onori militari tributati a Mickey Devine a quarant’anni dalla morte (20 agosto 1981) davanti al grande murale che lo ricorda in quel di Derry.

Così come in maggio era stato reso onore a Patsy O’Hara.

Oltre ai ricordi personali (la visita alle loro tombe nei primi anni ottanta, qui accompagnato dall’amico Tony Gillespie e gli incontri con i genitori di Patsy) ho ripensato anche ad altri onori militari. Quelli resi alla madre, Peggy O’Hara, durante le sue esequie nel 2015.

Un episodio che doveva scatenare non solo le indignate proteste dei partiti unionisti (i “lealisti” protestanti), ma anche l’esplicito disaccordo di qualche esponente del Sinn Fein che vedeva in tale gesto un pericolo per il difficile e tortuoso percorso di convivenza scaturito dagli accordi del Venerdì Santo. In particolare lo aveva criticato Martin McGuinness che ai funerali di Peggy (nei cui confronti esprimeva sempre il massimo rispetto) aveva preso parte nonostante dall’area socialista rivoluzionaria-repubblicana (quella dell’INLA e dell’IRSP che considerava gli accordi un cedimento all’imperialismo inglese) venisse l’esplicito invito ad astenersi in quanto “persona non gradita” .

Malato da tempo, nel 2017 anche Mc Guinnes era deceduto. Oltre a Gerry Adams ai suoi funerali era presente Bill Clinton. Una presenza sicuramente discutibile, ma sappiamo che doveva risponderne alla comunità irlandese statunitense che in genere vota per il Partito Democratico e - sempre in genere - sosteneva i Repubblicani. Non solo economicamente. Davanti alla bara di Mc Guinness, avvolta nel tricolore irlandese, l’ex presidente statunitense lo aveva pubblicamente onorato ricordandone il fondamentale contributo per la soluzione politica del conflitto.
Poi all’aperto, davanti a una folla immensa, il cantautore Christy Moore aveva eseguito la sua ballata “The Time Has Come” (scritta con Donal Lunny) dolcissima e tristissima.

Solo ora, quasi inconsapevolmente, mi sono ricordato che era dedicata a Patsy O’Hara il militante dell’INLA, figlio di Peggy e morto in sciopero della fame il 21 maggio 1981(la quarta vittima, per la precisione). E parlava dell’ultimo incontro tra Peggy e il figlio. Quando - come mi aveva raccontato lei stessa- Patsy le chiese di non consentire che venisse sottoposto all’alimentazione artificiale al momento del coma. Una scelta terribile come si può ben comprendere.

Non credo - potrei anche sbagliarmi ma non credo - che Christy Moore l’abbia eseguita per caso o senza essersi consultato con i familiari di McGuinness.

In fondo, pur avendo intrapreso strade talvolta divergenti (almeno apparentemente, ma forse talvolta complementari) erano tutti e tre figli di Derry, dei quartieri-ghetto cattolici (Bogside, Gobnoscale, Creggan..), avevano vissuto sulla propria pelle la repressione (la “Domenica di sangue”), il carcere e anche i tempi della rivolta di strada (la scritta "State entrando nella libera Derry" giganteggia ancora sul muro - abbattuto dagli inglesi, ma ricostruito - su cui comparve durante la rivolta del Bogside).
Niente di strano quindi che il leggendario cantautore irlandese abbia voluto in qualche modo riunificare e onorare il loro comune destino di proletari irlandesi, la loro comune lotta per la libertà.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 26/8/2021 - 00:08




Pagina principale CCG

Segnalate eventuali errori nei testi o nei commenti a antiwarsongs@gmail.com




hosted by inventati.org