E si nasce in famiglia
voluti o non voluti
nel migliore dei casi
da genitori innamorati
E si forma un gruppo chiuso
dove siamo più protetti
col possesso un po’ geloso
degli amori e degli affetti
All’inizio tutti emozionati
sopraffatti dalla meraviglia
ci si abitua poco a poco
a vivere in famiglia.
E si cresce in famiglia
tra i baci e le carezze
che ti cullano il sonno
e le prime tue certezze.
Nella quiete di una vita
racchiusa in poche stanze
si definiscono pian piano
le prime fragili alleanze.
E il timore di equilibri incerti
ti consiglia come comportarti
e c’è già l’ambiguità
del gioco delle parti.
La famiglia è un espediente
per amare e farsi amare
ti lascia certe impronte
che non puoi più cancellare
E si vive in famiglia
in cerca di un’intesa
e con l’intima certezza
di essere il centro della casa.
Ma arriva quasi all’improvviso
come un miracolo inatteso
quando ti senti più tranquillo
il lieto evento di un fratello
Per nascondere lo smarrimento
per reprimere le gelosie
sei costretto ad inventar
le prime ipocrisie
La famiglia è il grande sogno
di ogni coppia innamorata
e ti lascia dentro un segno
che ti resta per la vita
E si soffre in famiglia
col tempo aumentano i veleni
le normali frustrazioni
e anche gli inganni più meschini
Si impazzisce in famiglia
fingendo di essere felici
si sprofonda e si affoga
tra gli egoismi più feroci
Per sfuggire a una realtà grottesca
metti in tasca una fotografia
e sei pronto a abbandonare tutto
e andare via
La famiglia tanto amata
è una morbida coperta
che ti lascia una ferita
che rimane sempre aperta
Ma all’improvviso gli occhi di una donna
e ritrovi quella meraviglia
che ti invoglia giustamente
a farti una famiglia.
voluti o non voluti
nel migliore dei casi
da genitori innamorati
E si forma un gruppo chiuso
dove siamo più protetti
col possesso un po’ geloso
degli amori e degli affetti
All’inizio tutti emozionati
sopraffatti dalla meraviglia
ci si abitua poco a poco
a vivere in famiglia.
E si cresce in famiglia
tra i baci e le carezze
che ti cullano il sonno
e le prime tue certezze.
Nella quiete di una vita
racchiusa in poche stanze
si definiscono pian piano
le prime fragili alleanze.
E il timore di equilibri incerti
ti consiglia come comportarti
e c’è già l’ambiguità
del gioco delle parti.
La famiglia è un espediente
per amare e farsi amare
ti lascia certe impronte
che non puoi più cancellare
E si vive in famiglia
in cerca di un’intesa
e con l’intima certezza
di essere il centro della casa.
Ma arriva quasi all’improvviso
come un miracolo inatteso
quando ti senti più tranquillo
il lieto evento di un fratello
Per nascondere lo smarrimento
per reprimere le gelosie
sei costretto ad inventar
le prime ipocrisie
La famiglia è il grande sogno
di ogni coppia innamorata
e ti lascia dentro un segno
che ti resta per la vita
E si soffre in famiglia
col tempo aumentano i veleni
le normali frustrazioni
e anche gli inganni più meschini
Si impazzisce in famiglia
fingendo di essere felici
si sprofonda e si affoga
tra gli egoismi più feroci
Per sfuggire a una realtà grottesca
metti in tasca una fotografia
e sei pronto a abbandonare tutto
e andare via
La famiglia tanto amata
è una morbida coperta
che ti lascia una ferita
che rimane sempre aperta
Ma all’improvviso gli occhi di una donna
e ritrovi quella meraviglia
che ti invoglia giustamente
a farti una famiglia.
inviata da Bernart Bartleby - 3/2/2014 - 15:11
Monologo dallo spettacolo “Far finta di essere sani”, 1973/74
LA FAMIGLIA
- Io, voglio dire io e te, noi due chiusi protetti, nel nostro rifugio, nella nostra tana.
- E quelli fuori?
- Niente, quelli fuori non ci interessano. Noi, solo noi, i più puliti i più uniti, i migliori
- No, ma guarda che anche a noi è successo
- Silenzio, che resti fra di noi, zitti. Noi lottiamo resistiamo, avvinghiati disperatamente l’uno all’altro, attaccati come mignatte
- Scusa, io dovrei andare un attimo
- Vengo anch’io
- Allora non ci vado
- Giustooo, qui fermi seduti, sulle nostre due comode poltrone...
LA FAMIGLIA
- Io, voglio dire io e te, noi due chiusi protetti, nel nostro rifugio, nella nostra tana.
- E quelli fuori?
- Niente, quelli fuori non ci interessano. Noi, solo noi, i più puliti i più uniti, i migliori
- No, ma guarda che anche a noi è successo
- Silenzio, che resti fra di noi, zitti. Noi lottiamo resistiamo, avvinghiati disperatamente l’uno all’altro, attaccati come mignatte
- Scusa, io dovrei andare un attimo
- Vengo anch’io
- Allora non ci vado
- Giustooo, qui fermi seduti, sulle nostre due comode poltrone...
Bernart Bartleby - 3/2/2014 - 15:19
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Di Giorgio Gaber e Sandro Luporini
Nello spettacolo intitolato “Un’idiozia conquistata a fatica”, andato in scena dal 1998 al febbraio 2000, quando fu interrotto per l’aggravarsi dello stato di salute di Gaber.
Saluto con grande favore l’inserimento della Canzone del padre di Faber tra le CCG e con questo contributo sottoscrivo il relativo commento di Riccardo Venturi.