Dar is ein niet raet geraden
to Gottorp up dem Schlate
dat hefft her Claes van Alfelde getan
sinen edlen Heren to bate
He let wol buwen ein gut schlot
unsem erlichen lande to grame
do sprack sick Roleffs Bojeken söne
de beste in unsem lande:
"Tredet herto, gi stolten Dithmarschen!
unsem kummer wille wi wreken
wat hendeken gebuwet haen
dat können wol hendken tobreken"
De Ditmarschen repen averlut:
"dat lide wi nu und nummermere
wi willen darumme wagen hals und gut
und willen dat gar ummekeren
Wi wille darumme wagen goet und bloet
und willen dar alle umme sterven
er dat der Holsten er avermoet
so scholde unse schone lant vorderven".
to Gottorp up dem Schlate
dat hefft her Claes van Alfelde getan
sinen edlen Heren to bate
He let wol buwen ein gut schlot
unsem erlichen lande to grame
do sprack sick Roleffs Bojeken söne
de beste in unsem lande:
"Tredet herto, gi stolten Dithmarschen!
unsem kummer wille wi wreken
wat hendeken gebuwet haen
dat können wol hendken tobreken"
De Ditmarschen repen averlut:
"dat lide wi nu und nummermere
wi willen darumme wagen hals und gut
und willen dat gar ummekeren
Wi wille darumme wagen goet und bloet
und willen dar alle umme sterven
er dat der Holsten er avermoet
so scholde unse schone lant vorderven".
Contributed by Riccardo Venturi - 2006/8/29 - 03:09
Language: German
Versione tedesca dal Deutscher Volksliederarchiv
Deutsche Fassung aus dem Deutschen Volksliederarchiv
Deutsche Fassung aus dem Deutschen Volksliederarchiv
WAS HÄNDE GEBAUT, KÖNNEN HÄNDE ZERBRECHEN
Es ist ein neuer Anschlag geschehen
zu Gottorp auf dem Schlosse
das hat Herr Klaus von Ahlfelde getan
seinen edlen Herrn zunutze
Er ließ wohl bauen ein festes Schloß
unserm schönen Lande zur Schande
da sprach sich Rolf Boikensohn
der beste in unserem Lande:
"Tretet herzu, ihr stolzen Dithmarschen
unsern Kummer wollen wir rächen
Was Hände gebauet hab'n
können Hände auch zerbrechen"
Die Dithmarschen riefen überlaut:
"Das leiden wir nun und nimmermehre
wir wollen darum wagen Hals und Gut
und wollen das ganz umkehren!
Wir wollen darum wagen Gut und Blut
und wollen dafür alle sterben
eh' daß der Holsteiner Übermut
so sollte unser schönes Land verderben".
Es ist ein neuer Anschlag geschehen
zu Gottorp auf dem Schlosse
das hat Herr Klaus von Ahlfelde getan
seinen edlen Herrn zunutze
Er ließ wohl bauen ein festes Schloß
unserm schönen Lande zur Schande
da sprach sich Rolf Boikensohn
der beste in unserem Lande:
"Tretet herzu, ihr stolzen Dithmarschen
unsern Kummer wollen wir rächen
Was Hände gebauet hab'n
können Hände auch zerbrechen"
Die Dithmarschen riefen überlaut:
"Das leiden wir nun und nimmermehre
wir wollen darum wagen Hals und Gut
und wollen das ganz umkehren!
Wir wollen darum wagen Gut und Blut
und wollen dafür alle sterben
eh' daß der Holsteiner Übermut
so sollte unser schönes Land verderben".
Contributed by Riccardo Venturi - 2006/8/29 - 03:13
Language: Italian
Versione italiana di Riccardo Venturi
(dalla versione tedesca standard)
(dalla versione tedesca standard)
QUEL CHE MANI HANNO FATTO, MANI POSSON DISFARE
C’è stato un nuovo attacco
al castello di Gottorp
lo ha fatto ser Klaus di Ahlfelde
in favore dei suoi nobili
Ha costruito un possente castello
per opprimere la nostra bella terra
e allora parlò Rolf Boikensohn,
il migliore del nostro paese:
“Accorrete, fiera gente dei Dithmarschen
vogliamo vendicare la nostra pena
quel che mani hanno fatto
mani posson disfare“.
La gente dei Dithmarschen gridò:
„Questo non lo patiremo mai più,
vogliamo rischiare la pelle e i beni
e vogliamo rovesciare ogni cosa!
Vogliamo rischiare pelle e sangue
e vogliamo morire per tutto questo
prima che la sfrenatezza holsteinese
distrugga così la nostra terra“.
C’è stato un nuovo attacco
al castello di Gottorp
lo ha fatto ser Klaus di Ahlfelde
in favore dei suoi nobili
Ha costruito un possente castello
per opprimere la nostra bella terra
e allora parlò Rolf Boikensohn,
il migliore del nostro paese:
“Accorrete, fiera gente dei Dithmarschen
vogliamo vendicare la nostra pena
quel che mani hanno fatto
mani posson disfare“.
La gente dei Dithmarschen gridò:
„Questo non lo patiremo mai più,
vogliamo rischiare la pelle e i beni
e vogliamo rovesciare ogni cosa!
Vogliamo rischiare pelle e sangue
e vogliamo morire per tutto questo
prima che la sfrenatezza holsteinese
distrugga così la nostra terra“.
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Doveva prima o poi succedere che le CCG mi facessero…rispolverare la mia antica e oramai quasi dimenticata formazione di filologo germanico. Così ecco che nel nostro sito compare, proveniente dal glorioso Deutscher Volksliederarchiv, questo antichissimo testo in basso tedesco, o Plattdeutsch, o Plattdüütsch che dir si voglia, la cui grafia è però leggermente “modernizzata”. Andiamo a guardarne un po’ la storia.
La paludosa contrada dei Dithmarschen, nello Schleswig-Holstein, estesa e contesissima regione nell’estremo nord tedesco al confine con la Danimarca, tenne fin dal medioevo una cronaca redatta in latino, intitolata “Neocorus”, nella quale si registravano gli avvenimenti salienti di ogni singolo anno (era, cioè, una cosiddetta “cronaca annalistica” o “Jahreschronik”). Nel XIX secolo, il filologo Steinitz, che stava analizzando gli antichi documenti del Dithmarschen e le sue composizioni popolari, si imbatté in questa canzone (perché si tratta indubbiamente di una canzone popolare) e chiese qualche lume al grande poeta e folklorista Ludwig Uhland. Costui, che conosceva il “Neocorus”, si accorse che nel luglio del 1404 era accaduta nei Dithmarschen una vera e propria rivolta contro lo strapotere dei nobili holsteinesi, che stavano impiantando una rete di castelli per il totale controllo militare della zona (abitata in prevalenza da libere comunità contadine). I nobili, intanto, stavano già provvedendo a farsi la guerra tra di loro, come il ser Klaus di Ahlfelde che aveva attaccato il castello di Gottorp. Fu allora che la gente della località costiera di Sankt Peter-Ording, dove Ahlfelde aveva fatto costruire un possente castello, si ribellò sotto la guida del Rolf Boikensohn nominato nella canzone: la guerra tra i nobilastri stava distruggendo tutta la zona, causando lutti e rovine. Fu così che si ebbe una delle prime rivolte contadine nella storia tedesca. "Quel che mani hanno fatto, mani possono distruggere"; e il castello di Sankt Peter-Ording fu disfatto e dato alle fiamme.