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Saluez, riches heureux

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Language: French


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[Fine 800 / Inizio 900]
Canzone di autore anonimo, cantata a Douarnenez, Bretagna, durante lo sciopero de Les Penn Sardin, le operaie addette alla lavorazione delle sardine, del 1924/1925.
Si veda al proposito anche Chanson des sardinières di Jacques Prévert.
Probabilmente l’origine del canto risale tuttavia ai grandi scioperi di fine 800, in particolare quelli che scossero il dipartimento del Tarn e che videro l’ascesa politica della figura di Jean Jaurès, deputato socialista e convinto pacifista e antimilitarista, assassinato da un fanatico nazionalista nel 1914, alla vigilia dello scoppio della Grande Guerra.




Ignoro quale fosse la musica originale, probabilmente quella mutuata da qualche precedente canto anarco-sindacale… Ne trovo però una versione in un album recente intitolato non a caso “Le Chant des Sardinieres”, realizzato nel 2007 da Marie Aline Lagadic e Klervi Rivière, due cantanti bretoni, anzi, per l’esattezza del Pays Bigouden o Cap Caval, un’antica area
culturale situata nel sud-ovest del Finistère.



Un canto che fu l’inno delle sardinières di Douarnenez, che dopo oltre 40 giorni di sciopero ad oltranza, e nonostante indimidazioni e violenze, riuscirono ad ottenere una paga migliore e soprattutto oraria, mentre prima venivano sottopagate e per di più a cottimo. Il successo dello sciopero fu reso possibile anche grazie all’appoggio dell’intera comunità di Douarnenez, con in testa il sindaco comunista Daniel Le Flanchec, il quale subì anche un grave attentato da parte di sicari mandati dai padroni. Un altro fatto curioso è che proprio nel 1925, in occasione delle elezioni municipali, la cittadinanza in massa indicò come consigliere proprio una sardinière leader dello sciopero appena conclusosi vittoriosamente, ma Joséphine Pencalet (1886-1972) non era nemmeno candidata perché ancora il diritto di voto non era riconosciuto alle donne, e tanto meno quello ad essere elette nelle istituzioni. Così le elezioni vennero invalidate e ripetute.
Dès le matin au lever de l'aurore,
Voyez passer ces pauvres ouvriers,
La face blême et fatigués encore,
Où s'en vont-ils? Se rendre aux ateliers,
Petits et grands, les garçons et les filles,
Malgré le vent, la neige et le grand froid,
Jusqu'aux vieillards et les mères de famille,
Pour le travail ils ont quitté leur toit

Saluez, riches heureux, ces pauvres en haillons,
Saluez, se sont eux qui gagnent vos millions.

Ces ouvriers en quittant leur demeure
Sont-ils certains de revenir le soir?
Car il n'est pas de jour ni même d'heure
Que l'on en voit victime du devoir!
Car le travail est un champ de bataille
Où l'ouvrier est toujours le vaincu
S'il est blessé qu'importe qu'il s'en aille,
A l'hôpital, puisqu'il n'a pas d'écus!

Saluez, riches heureux, ces pauvres en haillons,
Saluez, se sont eux qui gagnent vos millions.

Combien voit-on d'ouvriers, d'ouvrières
Blessés soudain par un terrible engin,
Que reste-t-il? Pour eux c'est la misère,
En récompence, aller tendre la main,
Et sans pitié, l'on repousse ces braves
Après avoir rempli le coffre d'or,
Les travailleurs ne sont que des esclaves
Sous les courroux des maîtres du trésor.

Saluez, riches heureux, ces pauvres en haillons,
Saluez, se sont eux qui gagnent vos millions.

Que lui faut il à l'ouvrier qui travaille?
Etre payé le prix de sa sueur,
Vivre un peu mieux que d’couché sur la paille,
Un bon repos après son dur labeur
Avoir du pain au repas sur la table,
Pouvoir donner ce qu'il faut aux enfants,
Pour son repos, un peu de confortable
Afin qu'il puisse travailler plus longtemps

Saluez, riches heureux, ces pauvres en haillons,
Saluez, se sont eux qui gagnent vos millions.

Contributed by Bernart Bartleby - 2014/1/14 - 09:17



Language: Italian

Tentativo di traduzione italiana di Bernart Bartleby.
SALUTATE, RICCHI SPENSIERATI

Fin dal mattino prima dell’alba
Vedete passare quei poveri operai
La faccia livida e stanca ancora
Dove vanno? Vanno al lavoro
Piccoli e grandi, ragazzi e ragazze
Nonostante il vento, la neve ed il gran gelo
Persino i vecchi e le madri di famiglia
Hanno lasciato la loro casa per andare a lavorare.

Salutate, ricchi spensierati, questi straccioni
Salutate, sono loro che vi fanno guadagnare i vostri milioni

Questi operai, lasciando casa loro
Sono sicuri di ritornarci alla sera?
Che non è certo da ieri o da oggi
Che li si vede finire vittime del dovere!
Perché il lavoro è un campo di battaglia
Dove l’operaio è sempre il perdente
Se si ferisce, chi se ne frega che vada
In ospedale, tanto non ha protezione!

Salutate, ricchi spensierati, questi straccioni
Salutate, sono loro che vi fanno guadagnare i vostri milioni

Quanti ne avete visti di operai ed operaie
Ferirsi all’improvviso con qualche terribile attrezzo
Cosa resta loro? Soltanto la miseria
Come ricompensa, l’elemosina
E senza pietà, vi disfate di quei coraggiosi
Dopo che vi hanno riempito le casse d’oro
I lavoratori non sono altro che schiavi
Esposti ai capricci dei padroni del tesoro.

Salutate, ricchi spensierati, questi straccioni
Salutate, sono loro che vi fanno guadagnare i vostri milioni

Di cosa avrebbe bisogno l’operaio che lavora?
Di essere pagato il giusto per il proprio sudore
Di una prospettiva migliore che non un misero pagliericcio
Di un buon riposo dopo il duro lavoro
Di avere pane a sufficienza sulla sua tavola
Di poter dare ai propri figli ciò di cui hanno bisogno
Di una vita più confortevole e di riposo
Affinchè possa lavorare più a lungo.

Salutate, ricchi spensierati, questi straccioni
Salutate, sono loro che vi fanno guadagnare i vostri milioni

Contributed by Bernart Bartleby - 2014/1/14 - 09:18




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