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Rolihlahla

Mayibuye
Langue: anglais


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(Giovanni Allevi)
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(Luca Barbarossa)


[1978]
Nell’album intitolato «The spear of the nation», traduzione inglese della sigla «Umkhonto we Sizwe» (MK), il braccio armato dell’African National Congress sudafricano.
Realizzato e pubblicato in Olanda con il titolo «Die Speer van het Volk»
Testo trovato sul South African Audio Archive

Mayibuye - The spear of the nation



Sottoscrivendo in pieno quanto sintetizzato da Riccardo nel suo contributo «Due o tre cose su Mandela»
Dedicated to Rolihlahla Nelson Mandela, the ANC leader serving life imprisonment on Robben Island.

Mandela Mandela
Mandela says fight for freedom
Mandela says freedom now
All we say is away with slavery
In our land of Africa.

Rolihlahla
Rolihlahla Mandela
Freedom is in your hands
Show us now the way to freedom
In our land of Africa.

envoyé par Bernart Bartleby - 7/12/2013 - 20:32


Sempre nel disco del gruppo Mayibuye è presente una canzone in lingua Xhosa intitolata «Hamba Kahle Mkhonto». La propongo qui a commento perchè si tratta di una canzone di guerra cantata dalle unità di Umkhonto we Sizwe che nel 1967-68 combatterono in Zimbabwe a fianco del Zimbabwe African People's Union contro il governo razzista rhodesiano di Ian Smith , sconfessato persino dagli inglesi.
La canzone dice - più o meno: «Noi militanti di Umkhonto we Sizwe siamo pronti ad uccidere i boeri... mia madre è felice quando uccido un boero... i bianchi e i boeri tormentano le nostre famiglie e noi li colpiremo con mitagliatori e bazooka»
Ricordo - come peraltro ha già fatto Riccardo nel suo intervento citato sopra - che l’organizzazione Umkhonto we Sizwe, braccio armato dell’ANC, fu co-fondata nel 1961 da quel Rolihlahla Nelson Mandela che oggi vorrebbero farci passare per un pacifista e che invece fu prima di tutto un partigiano e un combattente...

HAMBA KAHLE MKHONTO

Hamba kahle mkhonto we sizwe,
Tihna Abantu bomkhonto Sizimisele
Ukuwa bulala woma lamabunu

Khwela phezukwendlu
Ubutshele umanishaya
Ibhunu umama vyajabula

Amabhunu ahlupa abazali
Ekhaya bathi ziphi
Izingane zabo
Sizbashaya nge
Nge bazooka

Bernart Bartleby - 7/12/2013 - 21:08


L'OMBRA DEL GAL SULLA MORTE DI DULCIE SEPTEMBER?


(Gianni Sartori)




Solo un'impressione, un dubbio.


Un'intuizione? Forse.


Quando Dulcie Evonne September venne ammazzata – a Parigi nel marzo 1988 – tutti ovviamente puntammo il dito sui Servizi segreti sudafricani.


Ipotesi scontata, visti i precedenti. Per citarne uno, l'assassinio di Ruth First a Maputo nel 1982.


Senza per questo escludere una tacita approvazione (se non addirittura complicità) da parte di qualche autorità dell'Esagono. Soprattutto pensando che la rappresentante dell'ANC in Francia (oltre che per Svizzera e Lussemburgo) stava indagando sui traffici di armi tra Parigi e Pretoria (più o meno illegali visto che, almeno formalmente, c'era l'embargo).


Eppure, ripeto forse, potrebbe esserci dell'altro. Una collaborazione, una “sinergia” con la banda di mercenari parastatali denominata GAL (specializzata nell'eliminazione dei dissidenti baschi rifugiati in Francia e in cui ebbero un ruolo determinante alcuni neofascisti italici).



Del resto è storicamente documentato che militanti fascisti europei (vedi l'Aginter Press) avevano collaborato negli anni settanta col regime dell'apartheid contro i movimenti di liberazione in Namibia e Angola. Tra loro almeno un paio di italiani operativi nelle squadre della morte antibasche, (sia nei settanta con il BVE che successivamente con il GAL).



Nel 1987, poco prima della tragica fine, Dulcie September era stata a Gernika (Guernica) per il 50° anniversario del bombardamento nazifascista dell'aprile 1937.

Qui invitata da Herri Batasuna, il partito della sinistra indipendentista – abertzale – basca.



Solo una coincidenza?


O – da più parti magari – si temeva che tra i due movimenti di liberazione venisse a saldarsi una pericolosa (per i dominanti naturalmente) collaborazione?


Senza volerci costruire un romanzo, direi che la questione meriterebbe un approfondimento.

All'epoca rimasi colpito per il modo in cui era stata assassinata. Quasi spudoratamente mentre apriva la porta dell'ufficio dell'ANC in Rue des Petites-Ecuries.



Per certi aspetti, la stessa dinamica utilizzata per eliminare le tre femministe curde nel gennaio 2013. Sempre a Parigi, all'Istituto curdo in Rue Lafayette.


E anche qui non mancarono sospetti di complicità “interne”, visto e considerato che poi il principale accusato è deceduto in carcere a pochi giorni dal processo (processo che era già stato ripetutamente rinviato).


Sempre allora, pensai anche a tutte le circostanze in cui mi ero trovato al fianco di Benny Nato, negli anni ottanta rappresentante dell'ANC in Italia (oltre che per la Grecia), sia per strada che in treno. Oppure a quella volta che – a Verona – Zanotelli ci indicò con lo sguardo un paio di personaggi che transitavano poco lontano, sussurrando “Sicurezza, Servizi...” (e di sicuro non si riferiva a quelli italiani).



Anni dopo rimasi colpito, direi commosso, scoprendo che sia a Parigi che a Nantes le era stata dedicata una piazza (e anche un paio di scuole in altre località).

Ma soprattutto per la targa posta dal Gernika Batzordea. Pakea eta Askatasuna (Comitato di Gernika Pace e Libertà) per ricordare appunto la sua partecipazione all'evento del 1987 nella città martire basca .


Con le due bandiere - l'ikurrina e quella dell'ANC - e la scritta sotto la sua foto: Agur eta ohore burkide maitea!*


Mentre al centro della targa si legge: MAYBUYE AFRIKA! AMANDLA! JO TA KE IRABAZI ARTE.




Gianni Sartori



* nota: per la cronaca e a scanso di equivoci: qui eta (scritto minuscolo) sta per la congiunzione “e”.

Gianni Sartori - 6/8/2021 - 15:39




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