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Ballata dell'ostruzionismo

Alberto D'Amico
Lingua: Italiano



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(Alberto D'Amico)


[1920/1970]
Un testo scritto da Pino Masi ma ricavato da documenti risalenti al 1919-20.
Nello spettacolo del Collettivo teatrale di Parma intitolato “La grande paura” (1970)

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Il periodo compreso fra il 1919 e il 1920 fu in Italia e in Europa quello del cosiddetto “biennio rosso”, per via delle agitazioni sociali e delle lotte operaie e contadine culminate da noi nell’occupazione delle fabbriche del settembre 1920.
Il “biennio rosso” fu per le classi dirigenti il biennio della “grande paura”, quella del dilagare della rivoluzione comunista, ma lo spavento passò dopo poco: in Germania, l’insurrezione berlinese e la Repubblica dei consigli bavarese furono schiacciate nel sangue; in Italia i padroni, coadiuvati dal “pompieraggio” di Partito socialista e sindacati, fomentarono l’ascesa del movimento fascista e delle sue squadracce.



«Ho voluto che gli operai facessero da sé la loro esperienza, perché comprendessero che è un puro sogno voler far funzionare le officine senza l'apporto di capitali, senza tecnici e senza crediti bancari. Faranno la prova, vedranno che è un sogno, e ciò li guarirà da pericolose illusioni.»

(Giovanni Giolitti, citato da Enzo Biagi nella sua “Storia del Fascismo”, 1964)

«Come classe, gli operai italiani che occuparono le fabbriche si dimostrarono all'altezza dei loro compiti e delle loro funzioni. Tutti i problemi che le necessità del movimento posero loro da risolvere furono brillantemente risolti. Non poterono risolvere i problemi dei rifornimenti e delle comunicazioni perché non furono occupate le ferrovie e la flotta. Non poterono risolvere i problemi finanziari perché non furono occupati gli istituti di credito e le aziende commerciali. Non poterono risolvere i grandi problemi nazionali e internazionali, perché non conquistarono il potere di Stato. Questi problemi avrebbero dovuto essere affrontati dal Partito socialista e dai sindacati che invece capitolarono vergognosamente, pretestando l'immaturità delle masse; in realtà i dirigenti erano immaturi e incapaci, non la classe. Perciò avvenne la rottura di Livorno e si creò un nuovo partito, il Partito comunista.»

(Antonio Gramsci, L’Unità, 1 ottobre 1926)
Forza compagni, per battere il padrone
bisogna colpire la sua produzione
così si vincerà.

Ostruzionismo e sabotaggio
sono le armi di chi ha più coraggio.

Anche restando dentro un'officina
possiamo mandare il padrone in rovina
è lui che pagherà.

Ostruzionismo e sabotaggio
sono le armi di chi ha più coraggio.

Per le riparazioni faremo l'impossibile
per impiegare più tempo possibile
è tempo del padron.

Ostruzionismo e sabotaggio
sono le armi di chi ha più coraggio.

E quando un capo comincia a esagerare
ci rifiutiamo tutti di obbedire
finché non se ne va.

Ostruzionismo e sabotaggio
sono le armi di chi ha più coraggio.

Se il sindacato, strumento del padrone
vuol contrattare la nostra condizione
noi gli si impedirà.

Ostruzionismo e sabotaggio
sono le armi di chi ha più coraggio.

Quando un crumiro vuole lavorare
col corteo interno lo facciamo sloggiare
che fuga che farà!

Ostruzionismo e sabotaggio
sono le armi di chi ha più coraggio.

E se i ritmi vogliono aumentare
noi s'allenta un bullone per farli rallentare
e la si spunterà.

Ostruzionismo e sabotaggio
sono le armi di chi ha più coraggio.

E se un compagno viene trasferito
si blocca la catena e non si muove un dito
finché non tornerà.

Ostruzionismo e sabotaggio
sono le armi di chi ha più coraggio.

Se licenzian qualcuno per questi motivi
si presenti ugualmente al lavoro fra i primi
noi lo faremo entrar.

Ostruzionismo e sabotaggio
sono le armi di chi ha più coraggio.

inviata da Bernart - 25/11/2013 - 12:57




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