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Nâzım Hikmet: İnsanların türküleri

GLI EXTRA DELLE CCG / AWS EXTRAS / LES EXTRAS DES CCG
Lingua: Turco


Lista delle versioni e commenti


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(Nâzım Hikmet)
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(Nâzım Hikmet)
Tencere tava havası
(Kardeş Türküler)


[1960]
Ignoro in quale raccolta fossero originariamente contenuti questi versi del grande poeta turco... La traduzione in francese si trova in quella intitolata “Il neige dans la nuit”, a cura di Münevver Andaç e Guzine Dino, Gallimard, 1999.



Una poesia che voglio dedicare alle CCG/AWS e a quanti gli danno vita...
İnsanların türküleri kendilerinden güzel,
kendilerinden umutlu,
kendilerinden kederli,
daha uzun ömürlü kendilerinden.
Sevdim insanlardan çok türkülerini.
İnsansız yaşayabildim
türküsüz hiçbir zaman.
Hiçbir zaman beni aldatmadı türküler de.

Türküleri anladım hangi dilde söylenirse söylensin.

Bu dünyada yiyip içtiklerimin,
gezip tozduklarımın,
görüp işittiklerimin,
dokunduklarımın, anladıklarımın
hiçbiri, hiçbiri,
beni bahtiyar etmedi türküler kadar...

inviata da Bernart - 20/11/2013 - 21:35




Lingua: Francese

Traduzione francese di Münevver Andaç e Guzine Dino, dalla raccolta “Nâzım Hikmet. Il neige dans la nuit”

Il neige dans la nuit
LES CHANTS DES HOMMES

Les chants des hommes
Sont plus beaux qu’eux-mêmes
Plus lourds d’espoir
Plus tristes
Plus durables…
J’ai toujours compris tous les chants
Rien en ce monde
De tout ce que j’ai pu boire et manger
De tous les pays où j’ai voyagé
De tout ce que j’ai pu voir et entendre
De tout ce que j’ai pu toucher et comprendre
Rien, rien
Ne m’a rendu aussi heureux
Que les chants
Les chants des hommes.

inviata da Bernart - 20/11/2013 - 21:37




Lingua: Francese

Versione francese come cantata, per esempio, da Monique Morelli, Jacques Bertin e Francesca Solleville.
L’autore della musica di questa versione è André Grassi (1911-1972), compositore, arrangiatore, direttore d’orchestra e liricista. Probabilmente è sua la strofa centrale che non compare nel testo originale di Hikmet.

Le chant des hommes (196?)

La versione francese di Francesca Solleville
LES CHANTS DES HOMMES

Les chants des hommes sont plus beaux qu'eux-mêmes,
plus lourds d'espoir,
plus tristes,
plus durables.

Plus que les hommes j'ai aimé leurs chants.

J'ai pu vivre sans les hommes
jamais sans les chants ;
il m'est arrivé d'être infidèle
à ma bien aimée,
jamais au chant que j'ai chanté pour elle ;
jamais non plus les chants ne m'ont trompé.

Quel que soit leur langage
j'ai toujours compris tous les chants.

Rien en ce monde,
de tout ce que j'ai pu boire et manger,
de tous les pays où j'ai voyagé,
de tout ce que j'ai pu voir et apprendre,
de tout ce que j'ai pu chercher et comprendre,
rien, rien ne m'a jamais rendu aussi heureux
que les chants,
les chants des hommes...

inviata da Bernart - 20/11/2013 - 21:40




Lingua: Italiano

Tentativo di traduzione dal francese di Bernart.
IL CANTO DEGLI UOMINI

I canti degli uomini
Sono più belli degli uomini stessi
Più carichi di speranza
Più tristi
Più durevoli...

Ho sempre compreso i loro canti

Nulla a questo mondo
di tutto ciò che ho potuto bere e mangiare
di tutti i paesi dove sono stato
di tutto ciò che ho potuto vedere ed ascoltare
di tutto ciò che ho potuto toccare e intendere
nulla, nulla
mi ha mai reso così felice
come i canti
i canti degli uomini...

inviata da Bernart - 20/11/2013 - 21:42




Lingua: Russo

Traduzione russa di Давид Самойлов (David Samoylov, 1920-1990), uno dei più importanti poeti russi del secondo dopoguerra. Dal blog Négresse Verte
ПЕСНИ ЛЮДСКИЕ ПРЕКРАСНЕЙ, ЧЕМ ЛЮДИ

Песни людские прекрасней, чем люди,
надёжней, чем люди,
печальней, чем люди,
прочнее, чем люди,
И песни любил я больше людей.

Я бы мог бы жить в одиночестве,
прожить без песен не мог,
я изменял любимой,
но песням её был верен,
и песни мне не изменяли,
я их понимал на любом языке.

В этом мире
из всей жратвы и питья,
из всех путешествий
и происшествий,
из всего, чему я внимал,
из всего, что я понимал,
обнимал и трогал, -
ничто, ничто не делало меня
счастливей, чем песни.

inviata da Bernart - 21/11/2013 - 08:22


Un canto di grande bellezza, e pure non c'entrando niente con le canzoni contro la guerra, menomale ha trovato il suo posto nelle Extras!
Per la deviazione passionale ho contato i versi che, dai 15 dell'originale, per 20 in russo, passano a 23 in italiano :)
Ed er pathos cresce, mano mano che si traduce...
Devo provare a tradurlo, ma per prima cosa, non conosco né turco né francese; per seconda, tengo paura che provandoci supererò 30 versi boni :)

Krzysiek Wrona - 22/11/2013 - 00:34


Non direi che non c'entri proprio nulla con le CCG, anzi... Credo che la poesia di Hikmet esprima bene almeno una delle ragioni per cui le CCG sono nate: "I canti degli uomini sono più belli degli uomini stessi"...
Sennò queste pagine avrebbero potuto essere l'ennesimo, forse inutile sito "contro la guerra" e invece sono qualcosa di assolutamente originale e - vorrei dire - rivoluzionario.

Bernart - 22/11/2013 - 14:57


Questa poesia entra a pieno titolo nell'archivio delle Canzoni Contro la Guerra, d'accordo con Bernart.
Sto pensando di registrare una versione cantata in turco. Una cosetta di basso livello, è per un amico.

Per quanto riguarda la traduzione italiana, vi chiedo a quali versi turchi corrisponda: "Mi è capitato persino di essere infedele alla mia amata, mai al canto che ho intonato per lei ". Oppure non è che manca un pezzo in turco?

Grazie di cuore.

[ΔR-PLU] - 21/7/2015 - 12:36


Ciao [ΔR-PLU], mi pare di ricordare che il testo in turco lo presi da qui... In effetti nella versione francese ci sono quei due versi in più ma potrebbe trattarsi di una licenza del traduttore (trattasi forse di Francesca Solleville, ma non ne sono sicurissimo)...
Saluti

Bernart Bartleby - 21/7/2015 - 13:38


A un orecchio ulteriore mancano alcuni versi.
Se senti da qui mancano 4 secondi di poesia.
A questo link invece trovo il verso «Kadınlarımı aldattım, türkülerini asla», molto plausibilmente quello mancante. Non somiglia però ai 4 secondi del video, non so il turco.

***

Ulteriore ricerca: e invece no, mi devo ricredere, dice proprio quel verso. In questo video l'interprete Ulvi Tanrıverdi ha avuto la gentilezza di fare anche il simil-karaoke per la poesia ed è facile desumere che manchi proprio quel verso. La pronuncia di Nâzım Hikmet mi è sembrata molto diversa (anche in altre parti della poesia), ma penso sia lo stesso verso.

Che manchi proprio quel verso, tradotto in italiano con «Mi è capitato persino di essere infedele alla mia amata», potrebbe essere significativo per il clima che si respira in Turchia e un'autocensura addirittura inconscia, ma senza altri appigli lascerei questa ipotesi non rigorosa solo come suggestione...

Per il resto dice due volte "Sevdim" (ma non lo scrive a video) e sposta i "beni" rispetto alla versione in cima a questa pagina (che è originale a parte il verso).
«Hiçbir zaman beni aldatmadı türküler de» diventa «Hiçbir zaman aldatmadı beni türküler de»
e «beni bahtiyar etmedi türküler kadar» diventa «bahtiyar etmedi beni türküler kadar».

È giusto però che Canzoni Contro la Guerra riproduca la versione originale inserendo «Kadınlarımı aldattım, türkülerini asla» prima di «Hiçbir zaman beni aldatmadı türküler de».

Grazie davvero.

[ΔR-PLU] - 21/7/2015 - 18:57


Mi segnala Flavio Poltronieri che la traduzione francese e anche quella russa (e di conseguenza quella italiana tentata dal sottoscritto) contengono versi estranei e diversi dall'originale turco di Hikmet...

Suggerirei agli Admins di mettere la pagina "Under Construction", fintanto che non si risolvono i dubbi.

Grazie a Flavio e a tutti voi.

Saluti

PS Anche [ΔR-PLU] aveva intuito a suo tempo qualcosa che non andava...

B.B. - 20/5/2018 - 14:49


La recensione di un ospite soddisfatto recita: “Spettacolare struttura nel cuore della città, a breve distanza a piedi dalle più interessanti attrazioni, camere spaziose e pulite e con vista Moschea Blu, bellissimo giardino ben curato, ottime cena e colazione, servizio sempre al top! Consigliato al 100%!” Non so quanti siano gli hotels di lusso al mondo nati dalla ristrutturazione di un penitenziario criminale, ma il Four Season a Sultanahmet in origine era proprio quella prigione, costruita nel 1919, in cui venne detenuto anche Nazim Hikmet, il grande poeta turco nato a Salonicco nel 1902 e ne conserva ancora l’iscrizione originale in caratteri arabi, sopra la porta: “Istanbul Criminal Detention Center”. Da parte nostra, in Italia, i versi fiammeggianti delle poesie del "comunista romantico" sono finiti nei ritornelli delle canzoni di qualche cantautore e, ahimè, anche nelle confezioni dei Baci Perugina, nel 2001 ricordo di averli uditi nella recitazione di Margherita Buy, durante la proiezione de “Le Fate ignoranti” di Ferzan Ozpetek. L'implacabile censura della repubblica turca, più ancora di quella ottomana, li ha però lungamente e vergognosamente proibiti. Nessuna tolleranza per chi difendeva con la sua semplice poesia, il proletariato turco o denunciava il genocidio armeno. “Ali vi saluta. Ali, 14 anni,conduce il gregge in alto sulla montagna, ha visto sua madre colpita dai gendarmi, ha visto suo fratello morire di malaria. Il gregge davanti, Ali dietro a piedi nudi. Gli occhi di Ali: ambra nera”. Ogni 21 marzo l'UNESCO festeggia la Giornata Mondiale della Poesia e nel 2002, quando venne proclamato "l'anno di Nazim", gli venne restituita, trentanove anni dopo la morte, la cittadinanza cancellata dopo l'esilio in Unione Sovietica, dove visse tanto tempo, affascinato dalla conoscenza di Vladímir Majakovskij e dove la sua tomba è rimasta, nel cimitero moscovita di Novodevičij (Новоде́вичье кла́дбище, Novodevič'e kladbišče), presso il convento. Aveva appena 19 anni Nazim quando conobbe Majakovskij e in quel tempo era tutto un fiorire di associazioni poetiche a Mosca tra cui anche i “futuristi comunisti”. Il critico Yakup Kadri, descrisse le sue parole come “la prima espressione della rivoluzione nella poesia turca, persino nella lingua turca”. In effetti bisogna dire che le frasi di Nazim Hikmet sconvolgevano tutte le regole dei versi e i sistemi di metrica fino ad allora utilizzati e arrivavano addirittura ad oltrepassare i limiti del dizionario turco. Mi piace ricordare quello che disse Ahmet Hasim: “prima era come se la poesia fosse una musica suonata da uno strumento solo, con Hikmet da un’orchestra intera”. Una recente, piacevole sorpresa è stato scoprire camminando sotto una leggera pioggerellina, di pomeriggio, a Bolzano che il passaggio con giardinetti tra viale Europa e via Visitazione in direzione di via Milano porta il nome di questo poeta dell'esilio, di questo principe delle strade che si mescolava anonimamente alla folla mentre la sua poesia oltrepassava tutte le frontiere alla velocità di un uccello migratore, di questo quasi fantasma che non ancora adolescente, recitava al nonno derviscio Nazim Pacha: “Mentre la corona del nulla serra la mia fronte, la gioia e il dolore si sono affacciati alla mia anima”. Mi tornano alla mente gli antichi canti patriottici cantati in coro che ho ascoltato tra i tavoli di un ristorante di fronte al mare a Büyükada, la più vasta delle isole dei Principi. Ho letto che all'epoca di Nazim le poesie più che recitate, venivano cantate, seguendo lo stile del grande poeta Yahya Kemal: un languido, orientale ritmo di nostalgia. E chi lo ha conosciuto dice che anche a Hikmet piacesse moltissimo cantare, cantava addirittura in carcere, addirittura anche quando al processo a porte chiuse fu chiesta per lui la condanna a morte per impiccagione. Aveva già passato rinchiuso quattordici anni e gliene restavano da scontare ancora ben diciassette. Venne perseguitato, condannato. Condannato per incitamento all'ammutinamento nelle forze armate. Poi, dopo che scrisse il poema “L’epopea di Sherok Bedrettini” anche per ammutinamento nella marina militare (al soldo di una potenza straniera). Ma in realtà la sua colpa era quella di essere comunista, con l'aggravante che perfino i giovani ufficiali leggevano le sue poesie. Venne rinchiuso, come scrisse Pablo Neruda, in condizioni indecenti su di una nave trasformata in prigione. Erano gli anni '30 e un capo di stato maggiore spingeva perché la Turchia entrasse in guerra a fianco dei nazisti, così per buon esempio aveva pensato ad una punizione esemplare per il poeta. Spellarono a bastonate le piante dei piedi di quelli che considerarono i suoi complici. Quel generale alla fine fu cacciato e addirittura la Turchia dichiarò guerra a metà del 1945 proprio alla Germania. Anche là ci sono cose che non cambiano mai anche quando cambia tutto e Nazim, continuarono a liberarlo prima e a incarcerarlo dopo. Nel 1950, appena dopo la riduzione della pena seguita a un lungo sciopero della fame e aver vinto il premio Nobel per la Pace, pensarono bene di richiamarlo alle armi a 50 anni compiuti e con un infarto alle spalle e di mandarlo a combattere contro i comunisti in Corea. “….ad Ankara ho mangiato frutta fresca e bruciato la mia identità, ho lasciato Ankara col cuore leggero, ho preso il treno, il treno se n'è andato, lo spazio che separa Ankara e la Corea è uno spazio di fumo color grigio cenere, è un male che uccide, che uccide senza pietà, in Corea ci sono querce dappertutto, le nostre carogne hanno nutrito l'uccello e il lupo….” A quel punto non gli rimaneva che eludere la libertà vigilata e fuggire. E fuggì, avventurosamente, in barca. Fu raccolto stremato nelle acque del Mar Nero da un mercantile battente bandiera rumena e accolto a Mosca con tutti gli onori. Ma poi Stalin decise quello che neanche i turchi avevano osato: una sera l'autista che gli era stato assegnato entrò mezzo ubriaco nella dacia a Predelkino e gli confessò piangendo che l'ordine di fingere un incidente stradale per ammazzarlo, gli era stato dato direttamente da Lavrentij Pavlovič Berija, il capo della polizia segreta sotto Stalin e Primo Vicepresidente del Consiglio dei Ministri di quella Unione Sovietica. A raccontare questo fu Evgenij Aleksandrovič Evtušenko. “….le case del villaggio sono buie, il cielo è stellato, le porte piangono, Memet ha disertato, è ferito perché ha combattuto i gendarmi, è ferito ma non si arrende, noi, dieci, mille Memet, dieci, mille disertori….il deserto e l'oceano blu e le tristi strade dei fiumi e la terra lavorata e le città, un mattino all'alba, cambieranno di destino, quando un mattino all'alba essi appoggeranno le loro mani sporche alla terra e si alzeranno....il giorno tanto atteso non è ancora venuto, di ripiegare le bandiere, ascoltate, quello che ascoltate sono le urla degli sciacalli, serrate i ranghi, ragazzi, questa lotta è contro il fascismo, questa lotta è la lotta della libertà....ho seminato i miei morti come dei grani sulla terra, certi riposano ad Odessa, alcuni ad Istanbul, a Praga altri, il paese che preferisco è la terra intera, venuto il mio turno copritemi con la terra tutta intera”

Flavio Poltronieri

Flavio Poltronieri - 21/5/2018 - 06:20


Carissimi perfidissimi Admins, come vi ho anticipato, questa pagina necessita di qualche correzione. Infatti sia ΔR-PLU prima che Flavio Poltronieri dopo hanno notato nelle traduzioni francese e russa l’inserimento di alcuni versi estranei al testo originale di Hikmet. Anche la prima traduzione francese da me proposta è affetta da quell’errore, e infatti non si tratta di quella di Münevver Andaç e Guzine Dino.


Un ringraziamento a Flavio Poltronieri, e anche a Voi per la pazienza.

(B.B.)

Speriamo di aver rimesso tutto per benino

29/5/2018 - 08:42




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