Er Papa ride? Male, amico! È sseggno
c’a mmomenti er zu’ popolo ha da piaggne. (1)
Le risatine de sto bbon padreggno
pe nnoi fijjastri (2) sò ssempre compaggne.
Ste facciacce che pporteno er trireggno
s’assomijjeno tutte a le castaggne:
bbelle de fora, eppoi, pe ddio de leggno,
muffe de drento e ppiene de magaggne.
Er Papa ghiggna? Sce sò gguai per aria:
tanto ppiú cch’er zu’ ride (3) de sti tempi
nun me pare una cosa nescessaria.
Fijji mii cari, state bbene attenti.
Sovrani in alegria sò bbrutti esempi.
Chi rride cosa fa? Mmostra li denti.
c’a mmomenti er zu’ popolo ha da piaggne. (1)
Le risatine de sto bbon padreggno
pe nnoi fijjastri (2) sò ssempre compaggne.
Ste facciacce che pporteno er trireggno
s’assomijjeno tutte a le castaggne:
bbelle de fora, eppoi, pe ddio de leggno,
muffe de drento e ppiene de magaggne.
Er Papa ghiggna? Sce sò gguai per aria:
tanto ppiú cch’er zu’ ride (3) de sti tempi
nun me pare una cosa nescessaria.
Fijji mii cari, state bbene attenti.
Sovrani in alegria sò bbrutti esempi.
Chi rride cosa fa? Mmostra li denti.
Note autografe di Belli, dai Sonetti romaneschi:
(1) Piangere.
(2) - Il nostro romanesco ha ragione. Noi difatti siam figli di Gesù Cristo e della Chiesa sua sposa, la quale, morto il primo marito, è tornata a tante altre nozze, e non cessa malgrado della sua decrepitezza.
(3) - Il suo ridere.
(1) Piangere.
(2) - Il nostro romanesco ha ragione. Noi difatti siam figli di Gesù Cristo e della Chiesa sua sposa, la quale, morto il primo marito, è tornata a tante altre nozze, e non cessa malgrado della sua decrepitezza.
(3) - Il suo ridere.
envoyé par Bernart - 30/10/2013 - 14:31
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Versi del grande poeta romano dai “Sonetti romaneschi”.
Musica di Adriano Bono, dallo spettacolo “Adriano Bono e La Banda De Piazza Montanara”, da cui è stato tratto anche un disco intitolato “996 vol.1 – I Sonetti romaneschi di G. G. Belli”.
“Un sonetto estremamente caustico. Originariamente era dedicato a Papa Gregorio XVI, considerato dal Belli la radice di molti dei malcostumi morali, sociali e politici che avevano reso la sua Roma stalla e chiavica der monno. A questo Papa furono dedicati moltissimi sonetti, e fu uno dei protagonisti più importanti dell'intero canzoniere. Tanto che quando morì, Belli disse di lui: "A Papa Gregorio je volevo bene perché me dava er gusto de potenne dì male". Oggi, attualizzando il discorso, mi pare che il senso del sonetto sia ancora estremamente valido, e che la canzone possa essere dedicata a tutti quei potenti che un po' troppo spesso si fanno vedere in televisione con ghigni o grasse risate sulla faccia.Vi viene in mente qualcuno in particolare?” (Adriano Bono)