Polos camiños de Cangas
a voz do vento xemía:
ai, que soliña quedache,
María Soliña.
Nos areales de Cangas,
Muros de noite se erguían:
Ai, que soliña quedache,
María Soliña.
As ondas do mar de Cangas
acedos ecos traguían:
ai, que soliña quedache,
María Soliña.
As gueivotas sobre Cangas
soños de medo tecían:
ai, que soliña quedache,
María Soliña.
Baixo os tellados de Cangas
anda un terror de agua fría:
ai, que soliña quedache,
María Soliña.
a voz do vento xemía:
ai, que soliña quedache,
María Soliña.
Nos areales de Cangas,
Muros de noite se erguían:
Ai, que soliña quedache,
María Soliña.
As ondas do mar de Cangas
acedos ecos traguían:
ai, que soliña quedache,
María Soliña.
As gueivotas sobre Cangas
soños de medo tecían:
ai, que soliña quedache,
María Soliña.
Baixo os tellados de Cangas
anda un terror de agua fría:
ai, que soliña quedache,
María Soliña.
envoyé par Bernart - 2/10/2013 - 08:27
×
Versi di Celso Emilio Ferreiro, dalla raccolta intitolata “Longa noite de pedra” pubblicata nel 1962 e stracensurata dal regime franchista.
Una delle poesie più intense e famose del grande poeta gallego, messa in musica da diversi autori, tra cui Falsterbo 3, Xavier, Amancio Prada, Astarot, Benedicto, Los Tamara, Luar Na Lubre e Carlos Núñez con Teresa Salgueiro, l’ex splendida voce dei Madredeus.
La lunga notte di pietra è la lunga notte della libertà sotto il fascismo…
Una poesia in cui Celso Emilio Ferreiro associa l’oscurità dei suoi tempi a quelli dell’Inquisizione, raccontando l’orribile vicenda della persecuzione di María Soliña (o Soliño), una donna vissuta tra 16° e 17° secolo a Cangas de Morrazo, in Galizia.
Nata intorno al 1550, María aveva sposato un pescatore povero ma intraprendente, Pedro Barba, che divenne ben presto un importante imprenditore ittico. La famiglia divenne quindi benestante, con molte proprietà a Cangas e nei suoi dintorni. Non solo, acquisì anche “derechos de presentación” ecclesiastici, ossia la facoltà di proporre i priori di un paio di parrocchie del posto, un privilegio molto ambito tra i ricchi. Ma nel 1617 i pirati turchi, sbarcati a Vigo, raggiunsero Cangas e la misero a ferro e fuoco. I nobili della cittadina, persi molti averi e proprietà di rendita nel saccheggio, pensarono bene di rivalersi su coloro che, come i Barba/Soliña, erano riusciti a conservare qualcosa di tutto ciò che avevano costruito in anni di duro lavoro. Lo stratagemma per spogliare i “borghesi” dei loro beni fu il ricorso al tribunale dell’Inquisizione, con la scusa che parecchie donne, durante le violenze perpetrate dai turchi, erano impazzite dal dolore per la perdita dei loro cari e potevano essere giudicate come streghe. Anche María Soliña, non più giovane, aveva perso il marito ed il fratello nel confronto con i pirati e spesso, nottetempo, si recava sulla spiaggia per vedere se il mare ne avesse restituito i corpi. Fu così facile accusare anche lei di “brujeria”. María Soliña fu arrestata con un’altra decina di donne, come lei tutte vedove disperate e indifese, furono ferocemente torturate per estorcere loro le confessioni e poi giudicate come streghe e infine private di tutti i loro beni e privilegi.
María Soliña morì povera e sola poco tempo dopo, senza essersi mai ripresa dal dolore e dalle sevizie subite, prima dai pirati turchi e poi dai suoi stessi “nobili” concittadini.