Wiosenny dzień - zapach lip
Po deszczu ulica lśni
Stuk podków i siodeł skrzyp
Koń wiosnę poczuł i rży
Bandytów złapano dwóch
Przez miasto prowadzą ich
Drży koński przy twarzy brzuch
Drży twarz przy końskim brzuchu
Długo czekali na tę wiosnę
Całe swoich piętnaście lat
W marszu w Aleje Ujazdowskie
Z twarzy uśmiech dziecięcy spadł
Idą i drogi swej nie widzą
W myślach pierwszy piszą już list
Konie wędzidła swoje gryzą
Uszy drąży kozacki gwizd
To dzieci w słów wierzą sens
To dzieci marzą i śnią
To dzieciom sen spędza z rzęs
Dobro płacone ich krwią
Dorośli umieją żyć
Dorosłym sen - mara - śmiech
To dzieci będą się bić
Za słów dorosłych prawdę
Przeszli, nie widać ich zza koni
Znika po kałużach ich ślad
Jeszcze w ostrogę szabla dzwoni
Czymże byłby bez tego świat
Pusta ulica pachnie deszczem
W drzewach jasny puszy się liść
W mokrym powietrzu ciągle jeszcze
Krąży kozacki gwizd!
Po deszczu ulica lśni
Stuk podków i siodeł skrzyp
Koń wiosnę poczuł i rży
Bandytów złapano dwóch
Przez miasto prowadzą ich
Drży koński przy twarzy brzuch
Drży twarz przy końskim brzuchu
Długo czekali na tę wiosnę
Całe swoich piętnaście lat
W marszu w Aleje Ujazdowskie
Z twarzy uśmiech dziecięcy spadł
Idą i drogi swej nie widzą
W myślach pierwszy piszą już list
Konie wędzidła swoje gryzą
Uszy drąży kozacki gwizd
To dzieci w słów wierzą sens
To dzieci marzą i śnią
To dzieciom sen spędza z rzęs
Dobro płacone ich krwią
Dorośli umieją żyć
Dorosłym sen - mara - śmiech
To dzieci będą się bić
Za słów dorosłych prawdę
Przeszli, nie widać ich zza koni
Znika po kałużach ich ślad
Jeszcze w ostrogę szabla dzwoni
Czymże byłby bez tego świat
Pusta ulica pachnie deszczem
W drzewach jasny puszy się liść
W mokrym powietrzu ciągle jeszcze
Krąży kozacki gwizd!
envoyé par Krzysiek Wrona - 9/9/2013 - 21:47
Langue: italien
Traduzione italiana di Riccardo Venturi
(Con qualche intervento di Cristoforo Cornacchia)
15/16 maggio 2016 ecc.
(Con qualche intervento di Cristoforo Cornacchia)
15/16 maggio 2016 ecc.
PRIMAVERA 1905
Un giorno di primavera – il profumo dei tigli
Dopo la pioggia la strada brilla.
Rumore di zoccoli e cigolìo di selle,
Il cavallo ha sentito la primavera e nitrisce.
Due banditi catturati,
Li portano per la città
Palpita il ventre del cavallo all'altezza della faccia.
Palpita la faccia all'altezza del ventre del cavallo.
A lungo hanno atteso questa primavera,
Tutti i loro quindici anni
In marcia per le Aleje Ujazdowskie
Dal viso è come caduto un sorriso di bimbi,
Camminano e non vedono che strada fanno
Nei pensieri già scrivono la prima lettera,
I cavalli mordono le loro briglie,
Buca le orecchie il fischio dei cosacchi.
Sono i ragazzi a credere nel senso delle parole,
Sono i ragazzi a fare sogni e fantasie
Ed è ai ragazzi che toglie il sonno
Il bene ripagato col loro sangue. [1]
Gli adulti sanno come vivere
Per gli adulti il sonno è incubo o risata,
Sono i ragazzi che combatteranno
Per la verità delle parole degli adulti.
Sono passati via, non si vedono più dietro ai cavalli
Si perdon le loro orme nelle pozze.
E ancora sullo sperone risuona la spada,
Che cosa sarebbe il mondo senza di questo.
La strada vuota odora di pioggia,
Sugli alberi si agitano le foglie lucide,
Nell'aria umida, ancora di continuo
Si sente su e giù il fischio dei cosacchi!
Un giorno di primavera – il profumo dei tigli
Dopo la pioggia la strada brilla.
Rumore di zoccoli e cigolìo di selle,
Il cavallo ha sentito la primavera e nitrisce.
Due banditi catturati,
Li portano per la città
Palpita il ventre del cavallo all'altezza della faccia.
Palpita la faccia all'altezza del ventre del cavallo.
A lungo hanno atteso questa primavera,
Tutti i loro quindici anni
In marcia per le Aleje Ujazdowskie
Dal viso è come caduto un sorriso di bimbi,
Camminano e non vedono che strada fanno
Nei pensieri già scrivono la prima lettera,
I cavalli mordono le loro briglie,
Buca le orecchie il fischio dei cosacchi.
Sono i ragazzi a credere nel senso delle parole,
Sono i ragazzi a fare sogni e fantasie
Ed è ai ragazzi che toglie il sonno
Il bene ripagato col loro sangue. [1]
Gli adulti sanno come vivere
Per gli adulti il sonno è incubo o risata,
Sono i ragazzi che combatteranno
Per la verità delle parole degli adulti.
Sono passati via, non si vedono più dietro ai cavalli
Si perdon le loro orme nelle pozze.
E ancora sullo sperone risuona la spada,
Che cosa sarebbe il mondo senza di questo.
La strada vuota odora di pioggia,
Sugli alberi si agitano le foglie lucide,
Nell'aria umida, ancora di continuo
Si sente su e giù il fischio dei cosacchi!
[1] Spędzać komuś sen z powiek [z rzęs], alla lettera „togliere via a qualcuno il sonno dalle palpebre [dalle ciglia]”, significa „tenere qualcuno sveglio [la notte]. Si veda la nota alla nota di K.W.
Nota alla nota:
Ti voglio dire grazie un'altra volta, Riccardo, per aver tradotto questa canzone. Il passo a cui si riferisce la tua nota è abbastanza difficile di capire anche in polacco, ma lo renderei così:
"E sono i ragazzi che gliene toglie il sonno
(Il pensiero di) Il bene (comune) pagato con la loro sangue."
Cioè, la tua intuizione "ad sensum" è stata buona, ma il contesto, il significato della fraze è un po' diverso.
Mi sembra che ti è sfuggito un verso della ultima strofa, il quarto:
"Czymże byłby bez tego świat" - "Che cosa sarebbe il mondo senza questo", un verso ironico che, essendo una domanda dovrebbe finire con un punto interrogativo, però manco il testo originale lo contiene :)
E forse userei la parola "morso (delle briglie)" al posto delle sole "briglie".
Un grande salud.
Krzysiek
Ti voglio dire grazie un'altra volta, Riccardo, per aver tradotto questa canzone. Il passo a cui si riferisce la tua nota è abbastanza difficile di capire anche in polacco, ma lo renderei così:
"E sono i ragazzi che gliene toglie il sonno
(Il pensiero di) Il bene (comune) pagato con la loro sangue."
Cioè, la tua intuizione "ad sensum" è stata buona, ma il contesto, il significato della fraze è un po' diverso.
Mi sembra che ti è sfuggito un verso della ultima strofa, il quarto:
"Czymże byłby bez tego świat" - "Che cosa sarebbe il mondo senza questo", un verso ironico che, essendo una domanda dovrebbe finire con un punto interrogativo, però manco il testo originale lo contiene :)
E forse userei la parola "morso (delle briglie)" al posto delle sole "briglie".
Un grande salud.
Krzysiek
Krzysiek - 17/5/2016 - 22:32
Ecco, finalmente eseguite le correzioni e le integrazioni. Ora mi dedico all'Urlo: Krzyk Krzysiek...?
Riccardo Venturi - 19/5/2016 - 00:27
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Testo: Jacek Kaczmarski
Musica: Zbigniew Łapiński
Nell'album "Muzeum" [1981]
Voce, chitarra: Jacek Kaczmarski
Voce, chitarra: Przemysław Gintrowski
Voce, piano: Zbigniew Łapiński
"Primavera del 1905", 1906, olio su tela, 121 x 170,5 cm, Museo Nazionale di Varsavia
Patrol Kozaków („La pattuglia dei Cosacchi”), forse più noto col titolo di Wiosna 1905 roku („La primavera del 1905”) è probabilmente il quadro più famoso del pittore polacco Stanisław Masłowski (1853-1926). Pittore realista famoso soprattutto per gli stupendi paesaggi, in questo quadro volle invece rappresentare, sempre col massimo realismo, un paesaggio di desolazione e di repressione. „Del 1905” dovrebbe, forse, ricordare qualcosa parlando di Polonia; ad esempio, che so io, la Warszawianka 1905 roku (Naprzód Warszawo!) e la rivoluzione antizarista e indipendentista che fu schiacciata nel sangue al pari della rivoluzione che era scoppiata in tutto l'Impero Russo. Jacek Kaczmarski non scrisse a caso questa canzone nel 1980, pubblicandola poi in album nel 1981, l'anno dell' „autoinvasione” del generale Jaruzelski e della legge marziale in ciò che, in pratica, era tornato ad essere il „Territorio della Vistola” del 1905 (formalmente era scomparsa anche la denominazione di „Polonia”).
Non nuovo a prendere ispirazioni da celebri opere d'arte per le sue canzoni, Jacek Kaczmarski tornò a quel vecchio quadro di Masłowski (è del 1906) dove si vede una scena della primavera dell'anno precedente. Le maestose Aleje Ujazdowskie, specie di „Unter den Linden” varsaviese quasi deserte, se non fosse per una figura sullo sfondo che reca dei fiori; sul selciato, solo una pattuglia di Cosacchi a cavallo, che stanno portando via due „banditi”, due ragazzini polacchi di quindici anni arrestati, uno vestito con un abito che sembra due volte più grande di lui e un cappello. Si chiama repressione. Si chiama potere che schiaccia. Nel 1905, nel 1981, e per chissà quanti altri anni della storia e della geografia umana.
Che fine avranno fatto quei due ragazzi di cui non si sa neppure il nome, e che "nei pensieri già scrivono la prima lettera" dalla prigionia, mentre vengono portati via? Jacek Kaczmarski tributò loro una strofa di questa canzone. I ragazzi sulle barricate di ogni storia. I ragazzi portati via dalle pattuglie di gendarmi. I ragazzi che scompaiono, mentre le loro orme si perdono nelle pozzanghere. [RV]