I am on the rock and then I check a stock
I have to run like a fugitive to save the life I live
I'm gonna be Iron like a Lion in Zion
I'm gonna be Iron like a Lion in Zion
Iron Lion Zion
I'm on the run but I ain't got no gun
See they want to be the star
So they fighting tribal war
And they saying
Iron like a Lion in Zion
Iron like a Lion in Zion
Iron Lion Zion
I'm on the rock (running and you running)
Then I check a stock (running like a fugitive)
I had to run like a fugitive just to save the life I live
I'm gonna be Iron like a Lion in Zion
I'm gonna be Iron like a Lion in Zion
Iron Lion Zion
Iron Lion Zion
Iron Lion Zion
Iron like a Lion in Zion
Iron like a Lion in Zion
Iron like a Lion in Zion…
I have to run like a fugitive to save the life I live
I'm gonna be Iron like a Lion in Zion
I'm gonna be Iron like a Lion in Zion
Iron Lion Zion
I'm on the run but I ain't got no gun
See they want to be the star
So they fighting tribal war
And they saying
Iron like a Lion in Zion
Iron like a Lion in Zion
Iron Lion Zion
I'm on the rock (running and you running)
Then I check a stock (running like a fugitive)
I had to run like a fugitive just to save the life I live
I'm gonna be Iron like a Lion in Zion
I'm gonna be Iron like a Lion in Zion
Iron Lion Zion
Iron Lion Zion
Iron Lion Zion
Iron like a Lion in Zion
Iron like a Lion in Zion
Iron like a Lion in Zion…
envoyé par Bernart - 3/9/2013 - 13:34
Esiste un filmato, facilmente reperibile su internet, che ritrae l'imperatore [Hailé Selassié] in divisa cachi e a capo scoperto, sorridente e rilassato, nel grande giardino del suo palazzo. Si odono gli augelli cantare. Il Leone di Giuda raggiunge una poltroncina senza pretese e la troupe lo inquadra in primo piano. Selassié guarda l'obiettivo e dice:
Fin dai tempi di Menelik, l'impero etiopico era stato un Golia africano: aveva conquistato territori con la forza e con la forza li aveva mantenuti. Solo nel confronto impari con un Moloch tecnologico europeo l'Abissinia poteva dirsi un David. Quello di Selassié, dal rientro ad Addis Abeba fino al colpo di stato che lo depose nel 1975, fu senza dubbio un governo autoritario, con tare ereditate dal sistema feudale e altre importate dal capitalismo. Come un Franz Joseph africano, l'ultimo dei negus neghesti regnò troppo a lungo su un impero che andava in putrefazione.
Tuttavia, nella storia della Guerra d'Etiopia è facile distinguere tra aggrediti e aggressori, come è facile distinguere i leoni tranquilli dalle pecore ruggenti. Cercate il filmato di un qualunque discorso di Mussolini, guardate la iattanza fracassona, la grevità... Poi cercate quel filmato di Hailé Selassié, in his palace garden at Addis Abeba.
da Point Lenana di Wu Ming 1 e Roberto Santachiara, Einaudi, p. 424.
"it is good that you are here to record this picture of me in my Palace garden in Addis Ababa. People who see this throughout the world will realize that - even in the 20century - with Faith, courage and a just cause David will still beat Goliath"
Fin dai tempi di Menelik, l'impero etiopico era stato un Golia africano: aveva conquistato territori con la forza e con la forza li aveva mantenuti. Solo nel confronto impari con un Moloch tecnologico europeo l'Abissinia poteva dirsi un David. Quello di Selassié, dal rientro ad Addis Abeba fino al colpo di stato che lo depose nel 1975, fu senza dubbio un governo autoritario, con tare ereditate dal sistema feudale e altre importate dal capitalismo. Come un Franz Joseph africano, l'ultimo dei negus neghesti regnò troppo a lungo su un impero che andava in putrefazione.
Tuttavia, nella storia della Guerra d'Etiopia è facile distinguere tra aggrediti e aggressori, come è facile distinguere i leoni tranquilli dalle pecore ruggenti. Cercate il filmato di un qualunque discorso di Mussolini, guardate la iattanza fracassona, la grevità... Poi cercate quel filmato di Hailé Selassié, in his palace garden at Addis Abeba.
da Point Lenana di Wu Ming 1 e Roberto Santachiara, Einaudi, p. 424.
Non vorrei entrare nel merito di certi discorsi "antifascisti" o "rastafariani", ma per pura coincidenza il sabato scorso una persona mi ha raccontato la storia di un medico, Rudolf Weigl (però, "la verità vera" italiana è un po' diversa a quanto pare https://it.wikipedia.org/wiki/Tifo_esa...) . Ecco, nel 1939 quest'inventore del vaccino contro il tifo esantematico si trovava in Etiopia per combattere l'epidemia di questo morbo. Visto che per ottenere il primo vaccino si doveva allevare dei pidocchi direttamente sulla pelle umana, nei tempi della seconda guerra mondiale a Lviv, il nonno del sudetto tizio si prestava a "dare da mangiare a pidocchi" per produrre la medicina. Dopo la guerra ha combattuto per edificare un monumento e nominare una strada a Breslavia, dedicati a questo incredibile dottore, che ha salvato direttamente migliaia di persone durante l'ultimo conflitto mondiale, e indirettamente le centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. Per dirne una, il suo vaccino veniva anche contrabbandato dietro le mura del ghetto di Varsavia.
http://rudolf-weigl.inmemoriam.org/
http://rudolf-weigl.inmemoriam.org/
Krzysiek Wrona - 17/3/2015 - 23:54
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Scritta da Bob Marley
Incisa per la prima volta nella collezione postuma intitolata “Songs of Freedom” pubblicata nel 1992.
Spesso questa canzone viene erroneamente associata alla grave aggressione che la famiglia Marley subì nel 1976 a Kingston. Bob, ferito, tenne comunque il previsto concerto due giorni più tardi ma poi si trasferì con i familiari in Inghilterra.
Se andiamo oltre una lettura puramente religiosa, “rastafariana” del testo, questa canzone ci racconta una storia di resistenza. Il suo protagonista fu Tafarì Maconnèn (1892-1975), meglio noto come Hailé Selassié, negus d’Etiopia prima e dopo l’avventura coloniale italiana.
Dopo l’incidente pretestuoso di Ual Ual, quando nel 1934 truppe coloniali somalo-italiane occuparono un’oasi in territorio etiope, Hailé Selassié si rivolse alla Società delle Nazioni per ottenere tutela contro le minacce del regime fascista italiano. Non ottenne nulla: ieri come oggi la diplomazia e gli organismi internazionali sono paralizzati ed impotenti di fronte ad aggressioni esterne e conflitti interni. Nell’ottobre del 1935 Mussolini annunciò la “mobilitazione generale” contro l’Etiopia. Hailé Selassié cercò di coordinare l’esercito sotto il comando dei diversi ras regionali, ma fallì nell’intento. Dopo il violentissimo confronto avvenuto a Mai Ceu il 31 marzo 1936 (le perdite fra gli invasori furono notevoli, ma quelle etiopi di molto superiori), il negus ordinò la ritirata verso Dessiè.
Fu a quel punto che, di fronte all’ormai inevitabile sconfitta dovuta alle soverchianti forze occupanti, Selassié partì in un rischioso viaggio, un pellegrinaggio alla volta della città santa di Lalibela, la Gerusalemme della Chiesa ortodossa etiopica, dove – come dice la canzone di Marley: “I am on the rock and then I check a stock” – si trattenne in preghiera in una delle chiese monolitiche scavate nella roccia, chiedendo a Dio consiglio.
Poi, “like a fugitive to save the life I live”, si trasferì con la famiglia imperiale a Gibuti e da lì a Gerusalemme.
Nel maggio, dopo che il criminale di guerra maresciallo Pietro Badoglio ebbe dichiarato l’Etiopia provincia italiana, Selassié fu nuovamente ascoltato presso la Società delle Nazioni dove, parlando in amarico nonostante conoscesse perfettamente il francese, denunciò ancora una volta l’aggressione italiana e portò le prove dell’uso da parte dell'esercito invasore di armi chimiche contro la popolazione civile (si veda al proposito il bellissimo film “Fascist Legacy” diretto nel 1989 dal regista Ken Kirby, prodotto dalla BBC e trasmesso nel Regno Unito ma mai dalla RAI in Italia):
(Hailé Selassié, 30 giugno 1936)
L’esilio proseguì a Bath, in Gran Bretagna, fino al 1941 quando il negus fece ritorno in patria unendosi alla “Gideon Force”, un’unità d’élite dell’esercito britannico composta quasi interamente da soldati provenienti da paesi africani.
L’Italia fascista fu sconfitta e Selassié - il “leone di Sion invincibile come l’acciaio” - rientrò trionfalmente ad Addis Abeba il 5 maggio del 1941.