Patria de mi ternura y mis dolores,
Patria de amor de primavera y agua,
hoy sangran tus banderas tricolores
sobre las alambradas de Pisagua.
Pero saldrás al aire a la alegría
saldrás del duelo de estas agonías
y de esta sumergida primavera,
libre en la dignidad de tu derecho
y cantará en la luz y a pleno pecho
tu dulce voz ¡oh! Patria prisionera.
Existes, Patria, sobre los temores
y arde tu corazón de fuego y fragua,
hoy entre carceleros y traidores,
ayer entre los muros de Rancagua.
Pero saldrás al aire a la alegría
saldrás del duelo de estas agonías
y de esta sumergida primavera,
libre en la dignidad de tu derecho
y cantará en la luz y a pleno pecho
tu dulce voz ¡oh! Patria prisionera.
Patria de amor de primavera y agua,
hoy sangran tus banderas tricolores
sobre las alambradas de Pisagua.
Pero saldrás al aire a la alegría
saldrás del duelo de estas agonías
y de esta sumergida primavera,
libre en la dignidad de tu derecho
y cantará en la luz y a pleno pecho
tu dulce voz ¡oh! Patria prisionera.
Existes, Patria, sobre los temores
y arde tu corazón de fuego y fragua,
hoy entre carceleros y traidores,
ayer entre los muros de Rancagua.
Pero saldrás al aire a la alegría
saldrás del duelo de estas agonías
y de esta sumergida primavera,
libre en la dignidad de tu derecho
y cantará en la luz y a pleno pecho
tu dulce voz ¡oh! Patria prisionera.
inviata da Riccardo Venturi - 13/8/2006 - 09:04
Lingua: Italiano
Versione italiana di Riccardo Venturi
13 agosto 2006
13 agosto 2006
LA PATRIA PRIGIONIERA
Patria della mia tenerezza e dei miei dolori,
Patria di amore, di primavera e d’acqua,
oggi sanguinano le tue bandiere tricolori [*]
sui recinti in filo spinato di Pisagua.
Però uscirai all’aria, all’allegria,
uscirai dalla pena di queste agonie
e da questa sommersa primavera [**]
libera nella dignità del tuo diritto
e canterà nella luce a pieno petto
la tua dolce voce, o Patria prigioniera.
Esisti, Patria, al di là dei timori
e arde il tuo cuore di fuoco e fucina,
oggi tra carcerieri e traditori,
ieri tra le muraglie di Rancagua.
Però uscirai all’aria, all’allegria,
uscirai dalla pena di queste agonie
e da questa sommersa primavera [**]
libera nella dignità del tuo diritto
e canterà nella luce a pieno petto
la tua dolce voce, o Patria prigioniera.
Patria della mia tenerezza e dei miei dolori,
Patria di amore, di primavera e d’acqua,
oggi sanguinano le tue bandiere tricolori [*]
sui recinti in filo spinato di Pisagua.
Però uscirai all’aria, all’allegria,
uscirai dalla pena di queste agonie
e da questa sommersa primavera [**]
libera nella dignità del tuo diritto
e canterà nella luce a pieno petto
la tua dolce voce, o Patria prigioniera.
Esisti, Patria, al di là dei timori
e arde il tuo cuore di fuoco e fucina,
oggi tra carcerieri e traditori,
ieri tra le muraglie di Rancagua.
Però uscirai all’aria, all’allegria,
uscirai dalla pena di queste agonie
e da questa sommersa primavera [**]
libera nella dignità del tuo diritto
e canterà nella luce a pieno petto
la tua dolce voce, o Patria prigioniera.
Lingua: Italiano
Questa versione in italiano, presente nel disco "Inti-Illimani 4 Hacia la libertad" del 1975, è quella cantata dagli Inti-Illimani come controcanto della canzone.
LA PATRIA PRIGIONIERA
Patria di tenerezza e di dolori,
Patria d'amore d'acqua e primavera,
sanguinan le bandiere tricolori
sopra i fili spinati di Pisagua.
Tornerai alla luce e all'allegria
dalle pene uscirai dell'agonia
e da questa sommersa primavera
libera e degna del tuo buon diritto
e canterà nel vento a pieno petto
la voce tua Patria prigioniera.
Patria sei al di là dei timori,
arde il tuo cuor di fuoco e nella forgia,
oggi fra carcerieri e traditori,
ieri fra le muraglie di rancagua.
Tornerai alla luce e all'allegria
dalle pene uscirai dell'agonia
e da questa sommersa primavera
libera e degna del tuo buon diritto
e canterà nel vento a pieno petto
la voce tua Patria prigioniera.
Patria di tenerezza e di dolori,
Patria d'amore d'acqua e primavera,
sanguinan le bandiere tricolori
sopra i fili spinati di Pisagua.
Tornerai alla luce e all'allegria
dalle pene uscirai dell'agonia
e da questa sommersa primavera
libera e degna del tuo buon diritto
e canterà nel vento a pieno petto
la voce tua Patria prigioniera.
Patria sei al di là dei timori,
arde il tuo cuor di fuoco e nella forgia,
oggi fra carcerieri e traditori,
ieri fra le muraglie di rancagua.
Tornerai alla luce e all'allegria
dalle pene uscirai dell'agonia
e da questa sommersa primavera
libera e degna del tuo buon diritto
e canterà nel vento a pieno petto
la voce tua Patria prigioniera.
inviata da Jacopo Capurri - 27/7/2015 - 22:52
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Dall'album "Volume 6"
Da una poesia di Pablo Neruda
Musica di Sergio Ortega
Sicuramente una delle più famose canzoni degli Inti-Illimani, basata su una poesia di Pablo Neruda scritta al tempo della dittatura di Gabriel González Videla (anni '50), e adattata forzatamente alla realtà successiva al golpe fascista di Pinochet dell'11 settembre 1973.
Nel testo della canzone sono nominate due località, Pisagua e Rancagua, che hanno fatto la storia della più dura repressione e della guerra in Cile.
All'interno dell'Intendenza si trovava la cosiddetta Fiscalia, dove agivano i "Consigli di guerra" (Consejos de Guerra). Qui un altro famigerato torturatore, il tenente Medina, si divideva tra l'attività di consigliere militare e quella di boia, ben sostenuto dal comandante dei "Consigli di guerra", il tenente colonnello Cristián Ackerner San Martín. Una volta condannati, i prigionieri venivano inviati di nuovo al carcere di Rancagua per scontare la pena. Ma anche quando non erano condannati, spesso venivano tenuti in carcere. A chi invece usciva, la Gendarmeria consegnava un "Certificato di reclusione". Molti dei detenuti, una volta rilasciati, venivano prelevati e inviati in confino in diverse località del paese.