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L'insurgé

Eugène Pottier
Langue: français


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[1884]
Paroles d'Eugène Pottier
Musique de Pierre Degeyter

Testo di Eugène Pottier
Musica di Pierre Degeyter

In “Chants révolutionnaires”, 1887 (edizione ampliata nel 1908)‎

Tornato dall'esilio negli Stati Uniti, a seguito dell'amnistia, Eugène Pottier compone nel 1884 "L'insurgé" in omaggio a Blanqui e ai Comunardi. Si tratta, probabilmente, del componimento (giustamente) più famoso di Pottier, se si esclude ovviamente L'Internationale. E "L'insurgé" ha anche lo stesso compositore per quanto riguarda la musica: Pierre Degeyter.

‎‎“L’insurgé” cui è dedicata questa canzone è Eugène Protot (1839-1921) che insorto fu per tutta la ‎sua vita.‎



Nato in una famiglia povera, riuscì a portare a termine gli studi di diritto e negli anni di Napoleone ‎III fu avvocato difensore di molti oppositori del Secondo Impero, condividendo più volte con loro il ‎carcere. ‎
Nel maggio del 1870 fu condannato per “complotto contro l’Imperatore” e pochi mesi dopo era a ‎difendere la Comune come capitano della guardia nazionale. Nella Comune fu anche il principale ‎motore della riforma del sistema giudiziario, liberandolo dal suo carattere aristocratico e ‎rifondandolo sulla base dei principi di democrazia e di giustizia uguale e gratuita per tutti.‎
Ferito sulle barricate durante La semaine sanglante, riuscì a riparare il Svizzera. ‎
Condannato a morte in contumacia, rientrò in Francia solo alcuni anni dopo l’amnistia concessa ai ‎comunardi nel 1880 (è proprio il ritorno di Protot a Parigi che viene salutato da Pottier in questa ‎canzone) ma non gli fu concesso di riprendere la professione forense. Lui non si diede per vinto e, ‎forte dei suoi studi in orientalistica e della sua perfetta conoscenza dell’arabo e del persiano, riuscì a ‎sopravvivere traducendo e collaborando a diverse pubblicazioni, come la “Revue du monde ‎musulman”.‎
Socialista anarchico, fu fiero oppositore del marxismo che riteneva sciovinista e paternalista, fatto ‎di intellettuali oligarchi lontani dal popolo. In particolare, si oppose all’istituzione della Festa del 1° ‎Maggio con la motivazione che si trattava di una “fête allemande dans laquelle les esclaves ‎modernes… implorent de meilleurs traitements, s’agenouillent devant le maître et reconnaissent la ‎légitimité de leur servitude”.‎

Morì povero com’era nato.‎


chantsrev Eugène Pottier fu frequentatore di circoli rivoluzionari repubblicani già dal 1832 per poi approdare a quelli socialisti e fourieristi nel 1848, anno in cui partecipò alle rivoluzioni di gennaio e giugno: fu in questo periodo, frequentando anche i locali dove venivano declamate poesie e canzoni, che inizia a comporre canti di propaganda a sfondo politico-sociale stampati e diffusi su fogli volanti.

Tra i tanti testi è degno di nota quel “Propaganda delle canzoni” che rappresentava, all’epoca, il suo manifesto politico: In tempo di pace, l’esercito è una morsa / Nelle mani di chi governa, / Per serrare la gogna al collo / Del popolo senza giberne. / ... Aderì all’Internazionale e nel 1870 organizzò una Camera del lavoro con 500 membri aderenti anch’essi all’Internazionale, fu uno strenuo antimilitarista, oltre che pacifista; partecipò attivamente alla Comune di Parigi nel marzo 1871 ed alla sua caduta venne ricercato e condannato a morte in contumacia ma riuscì ad espatriare rifugiandosi prima in Belgio e poi a Londra e negli Stati Uniti dove soggiornò poi sette anni continuando il suo impegno sociale.

Rientrò in Francia nel 1880, in seguito all’amnistia. La raccolta “Chants révolutionnaires" fu pubblicato per la prima volta solo nel 1887, stampato in 1.500 copie qualche mese prima della scomparsa dell’autore. “Muore il 6 novembre 1887. Seimila persone seguono, il giorno dopo, il suo funerale (tra gli oratori, per gli anarchici, Luisa Michel), la polizia interviene perchè non sopporta la bandiera rossa dietro al feretro ma dovette cedere, di fronte alla protesta di quei vecchi cospiratori ex galeotti, ex garibaldini, poeti e ribelli, che conducevano al finale riposo la salma di tanto battagliero militante”.

Caserne et forêt - Défends-toi, Paris !‎ - Don Quichotte - Elle n'est pas morte! - En avant la classe ouvrière - Guillaume et Paris - J’ai faim‎ - Jean Misère - L’anthropophage - L’auge - L'abolition de la peine de mort - L'insurgé - L'Internationale - La grève - La grève des femmes - La guerre - La mort d'un globe - Le pressoir - La Terreur Blanche - Laissez faire, laissez passer! - Le chômage - Le défilé de l'Empire - Le grand Krack - Le Moblot - Les classes dirigeantes - Leur bon Dieu - Madeleine et Marie‎ - N’en faut plus‎ - Propagande des chansons - Quand viendra-t-elle ?‎ - Tu ne sais donc rien ?‎


L’insurgé, son vrai nom c’est l’homme
Qui n’est plus la bête de somme,
Qui n’obéit qu’à la raison.
Et qui marche avec confiance,
Car le soleil de la science,
Se lève rouge à l’horizon.

Devant toi, misère sauvage,
Devant toi, pesant esclavage,
L’insurgé se dresse
Le fusil chargé.

On peut le voir aux barricades
Descendre avec les camarades,
Riant, blaguant, risquant sa peau
Et sa prunelle décidée
S’allume aux splendeurs de l’idée,
Aux reflets pourpres son drapeau.

Devant toi, misère sauvage,
Devant toi, pesant esclavage,
L’insurgé se dresse
Le fusil chargé.

En combattant pour la Commune,
Ils savent que la terre est une,
Qu’on ne doit pas la diviser,
Que la nature est une source
Et le Capital une bourse
Où tous ont le droit de puiser.

Devant toi, misère sauvage,
Devant toi, pesant esclavage,
L’insurgé se dresse
Le fusil chargé.

Il revendique la machine,
Il ne veut plus courber l’échine
Sous la vapeur en action,
Puisque l’exploiteur à main rude
Fait instrument de servitude
Un outil de rédemption.

Devant toi, misère sauvage,
Devant toi, pesant esclavage,
L’insurgé se dresse
Le fusil chargé.

Contre la classe patronale,
Il fait la guerre sociale
Dont on ne verra pas la fin,
Tant qu’un seul pourra sur la sphère
Devenir riche sans rien faire,
Tant qu’un travailleur aura faim.

Devant toi, misère sauvage,
Devant toi, pesant esclavage,
L’insurgé se dresse
Le fusil chargé.

A la bourgeoisie écœurante
Il ne veut plus payer la rente,
Combien de milliards tous les ans !
C’est sur vous, c’est sur votre viande
Qu’on dépèce un tel dividende,
Ouvriers, mineurs, paysans.

Devant toi, misère sauvage,
Devant toi, pesant esclavage,
L’insurgé se dresse
Le fusil chargé.

Il comprend notre mère aimante,
La planète qui se lamente
Sous le joug individuel;
Il veut organiser le Monde,
Pour que de sa mamelle ronde
Coule un bien-être universel.

envoyé par Riccardo Venturi - 11/8/2006 - 12:29




Langue: italien

Versione italiana di Riccardo Venturi
12 agosto 2006
L’INSORTO

L’Insorto, il suo vero nome è Uomo
che non è più animale da soma,
che obbedisce solo alla ragione
e che cammina con fiducia
perché il sole della scienza
si alza rosso all’orizzonte.

Innanzi a te, selvaggia miseria,
innanzi a te, schiavitù grave
l’Insorto si leva
caricato il fucile.

Lo si può vedere alle barricate
scendere assieme ai compagni,
ridendo, scherzando, rischiando la pelle
e la sua pupilla decisa
s’accende ai brillìi dell’idea,
la sua bandiera ha riflessi purpurei.

Innanzi a te, selvaggia miseria,
innanzi a te, schiavitù grave
l’Insorto si leva
caricato il fucile.

Combattendo per la Comune
sanno che la terra è una,
che essa non può esser divisa,
che la natura è una sorgente
e il Capitale una borsa
da cui tutti han diritto ad attingere.

Innanzi a te, selvaggia miseria,
innanzi a te, schiavitù grave
l’Insorto si leva
caricato il fucile.

Egli rivendica la macchina,
non vuole più curvare la schiena
sotto il vapore in azione.
Lo sfruttatore ha mano rude
e fa strumento di schiavitù
d’uno strumento di redenzione.

Innanzi a te, selvaggia miseria,
innanzi a te, schiavitù grave
l’Insorto si leva
caricato il fucile.

Contro la classe padronale
egli fa la guerra sociale
di cui non si vedrà la fine.
Finché uno solo in questo globo
potrà arricchirsi senza far niente,
finché un lavoratore avrà fame.

Innanzi a te, selvaggia miseria,
innanzi a te, schiavitù grave
l’Insorto si leva
caricato il fucile.

Alla borghesia sfibrante
non vuole più pagar la rendita,
quanti miliardi tutti gli anni !
E’ su di voi, sul vostro desinare
che viene fatto un tal dividendo,
contadini, minatori, operai.

Innanzi a te, selvaggia miseria,
innanzi a te, schiavitù grave
l’Insorto si leva
caricato il fucile.

Egli capisce la nostra amorevole madre,
il pianeta che si lamenta
sotto il giogo della proprietà privata ;
vuole organizzare il mondo
perché dal suo rotondo seno
sgorghi il benessere universale.

Innanzi a te, selvaggia miseria,
innanzi a te, schiavitù grave
l’Insorto si leva
caricato il fucile.

12/8/2006 - 00:56




Langue: anglais

English Translation by Lander Vander Linden (Belgium)

Own translation.

Regards,

Lander Vander Linden
Belgium


Dear Lander, as we do not accept translation variants we have opted for "rebel". Thank you for your excellent translation. [RV]
THE REBEL

The rebel, his real name is man
Who is no longer a beast of burden,
Who only obeys to reason.
En who marches with confidence,
because the sun of science
raises red at the horizon

Before you, dire poverty,
Before you, harsh oppresson,
The rebel raises himself
Rifle charged.

You can see hem at the barricades
Bringing down [the enemies] with his comrades,
Laughing, joking, risking his skin
And his steadfasty eye
Lights up at the splendours of the idea
At the purple gazes of his flag.

Before you, dire poverty,
Before you, harsh oppresson,
The rebel raises himself
Rifle charged.

Whilst fighting for the Commune,
they know the earth is one,
and can’t be divided,
that nature is a source
and Capital is a purse
Where everyone has the right to dip into.

Before you, dire poverty,
Before you, harsh oppresson,
The rebel raises himself
Rifle charged.

He claims the machine,
Doesn’t any longer want to be a subservient
Under the steam in action
Since the heavy-handed exploiter
Uses the subordination
A tool of salvation.

Before you, dire poverty,
Before you, harsh oppresson,
The rebel raises himself
Rifle charged.

Against the patronal classes,
he wages the social war
of which one can’t see the end,
as long as one person on this earth
can become rich without doing a thing,
[and] as long as one worker is hungry.

Before you, dire poverty,
Before you, harsh oppresson,
The rebel raises himself
Rifle charged.

To the sickening bourgeoisie,
he no longer wants to pay the rent,
How many millions each year !
It’s on you, on your flesh
that they distribute such a dividend,
Workers, miners, farmers.

Before you, dire poverty,
Before you, harsh oppresson,
The rebel raises himself
Rifle charged.

He understands our loving mother,
the planet who is in distress
under the individual yoke;
He wants to organise the World,
so that from it’s round bosom,
glides a universal sense of well-being.

envoyé par Lander Vander Linden - 2/9/2007 - 19:21




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