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Il tessitore damerino

Quelli di Anarres
Language: Italian


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quellidiannares

L'8 maggio del 1898 a Milano, durante la "protesta dello stomaco", in cui migliaia di persone scesero in piazza contro gli aumenti del prezzo del pane, più di cento delle stesse, tra cui molte donne e bambini, rimasero uccise a causa delle cannonate fatte esplodere sulla folla dal generale Fiorenzo Bava Beccaris, su ordine dell'allora re Umberto l. Spinto dall'odio, e dal desiderio di vendetta, Gaetano Bresci, un giovane tessitore anarchico emigrato in America, decise di fare ritorno in Italia per rendere giustizia al popolo milanese: il 29 luglio del 1900, a Monza, assassinò il re. Ad oggi, mentre brulicano le piazze, le strade e gli edifici intitolati al re Umberto l di Savoia, nulla, a parte un vicolo in quel di Prato, sua città natale, ed un busto alla memoria a Carrara, resta di Gaetano Bresci... Quelli di Anarres hanno per ciò voluto rendere omaggio al tessitore Gaetano "Damerino" Bresci dedicandogli una loro canzone.

Ps L'eccidio di Milano avvenne, come da sopra descritto, l'8 maggio del 1898 e non, come narrato nella canzone, il 29 agosto del 1900. Quelli di Anarres si scusano per la svista che verrà "ritoccata" nella versione "disco" del brano, prossimamente in uscita.
Dal commento al video
Tu provenivi da una terra assai lontana,
un mare immenso come il cielo dalla casa madre ti separava.
In bagaglio una pistola e un fazzoletto rosso e nero,
la legge del taglione era allora il solo tuo pensiero.
Era il tempo della fame e le sommosse
che a spari di cannone un milite represse:
ventinove agosto millenovecento…
quel giorno in terra più di cento.

Monza, la tua meta, un monarca il tuo obiettivo,
poco più che a vent’anni dettavi allora il tuo destino.
Tre, o forse quattro colpi, diverse son le storie,
ma quell’uomo cadde al suolo colpito in pieno al cuore.
Era il tempo di Merlino e Malatesta,
delle gesta della banda del Matese,
l’epoca del cantico internazionalista,
in quei giorni nessuno mai si arrese.

Ma era un tipo ad hoc, scuro nei capelli
col fare elegante, da modi nobili e belli.
Lunghi baffi spessi, al collo un farfallino
passo cadenzato, perfetto damerino

Un mese esatto appena dopo nella Piazza Beccaria
dovesti fronteggiare un’avversa a te giuria.
Scritta era la sorte, di te e degli ideali,
il mondo ti era avverso tranne che pochi intellettuali.
Era il tempo quando poi nelle città,
si articolava sotto voce: libertà;
quando chi isolato in una fredda cella
cantava: “Addio Lugano Bella”.

“Lei, sovversivo, è imputato di regicidio,
nulla a sua discolpa, nemmeno appare poi pentito”.
“Io, sua eccellenza, non ho ucciso un individuo,
ma null’altro che un monarca, quindi un barbaro principio”.
Era il tempo di quando poi ai condannati,
a vita li attendevano lavori forzati,
ma a quel giovane toccò però la sorte
del primo “datosi” alla morte.

Ma era un tipo ad hoc, scuro nei capelli
col fare elegante, da modi nobili e belli.
Lunghi baffi spessi, al collo un farfallino,
passo cadenzato, perfetto damerino

Contributed by adriana - 2013/3/1 - 08:10



Language: Italian

La versione su disco

2015
La donna, la taverna, il dado
La donna, la taverna, il dado
feat. Marino Severini
Tu provenivi da una terra assai lontana,
un mare immenso come il cielo dalla casa madre ti separava.
In bagaglio una pistola e un fazzoletto rosso e nero,
la legge del taglione era allora il solo tuo pensiero.

Era il tempo della fame e le sommosse
che a spari di cannone un milite represse:
si era quasi a fine ormai dell'ottocento
in quei giorni i morti furon cento.

Monza, la tua meta, un monarca il tuo obiettivo,
poco più che a vent’anni dettavi allora il tuo destino.
Tre, o forse quattro colpi, diverse son le storie,
ma quell’uomo cadde al suolo colpito in pieno al cuore.

Era il tempo di Merlino e Malatesta,
quello poi del cantico internazionalista,
delle gesta della banda del Matese,
di guerre tra lui e il borghese

Ma era un tipo ad hoc, scuro nei capelli
col fare elegante, da modi nobili e belli.
Lunghi baffi spessi, al collo un farfallino
passo cadenzato, perfetto damerino

Un mese esatto appena dopo nella Piazza Beccaria
dovesti fronteggiare un’avversa a te giuria.
Ma scritta era la sorte, di te e degli ideali,
il mondo ti era avverso tranne che pochi intellettuali.

Era il tempo quando poi nelle città,
si articolava sotto voce: libertà;
quando chi isolato in una fredda cella
cantava: “Addio Lugano Bella”.

“Lei, sovversivo, è imputato di regicidio,
nulla a sua discolpa, nemmeno appare poi pentito”.
“Io, sua eccellenza, non ho ucciso un individuo,
ma null’altro che un monarca, quindi un barbaro principio”.

Era il tempo di quando poi ai condannati,
a vita li attendevano lavori forzati,
ma a quel giovane toccò però la sorte
del primo “datosi” alla morte.

Ma era un tipo ad hoc, scuro nei capelli
col fare elegante, da modi nobili e belli.
Lunghi baffi spessi, al collo un farfallino,
passo cadenzato, perfetto damerino

Contributed by dq82 - 2016/2/6 - 12:57




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